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Inviata
Le zecche avevano reso la vita impossibile a tutti nel sistema. Non era la considerazione di pochi soliti agitatori, bensì una consapevolezza che via via crescrendo, aveva raggiunto strati sempre più ampi tra gli abitanti, fino a diventare pressoché unanime. Si, qualche zecca c’era sempre stata, ma non aveva mai costituito un problema realmente degno di nota. Qualche comare se ne lamentava, ma a qualcun altro finivano per dare pure da mangiare, cosicché al netto di qualche borbottio, la questione tornava puntualmente sotto il tappeto.
Da qualche tempo però la situazione si era fatta ben diversa: non c’era creatura che non se ne lamentasse; erano ovunque a dar tormento a ogni ora del giorno, qualunque cosa si facesse, che le s’ignorasse o si cercasse di scacciarle. E a dimostrazione del fatto che fosse stata inequivocabilmente passata la misura, una certa voce aveva preso a circolare tra tutti gli animali. Per la verità qualcuno l’auspicava da tempo, qualcun altro si limitava a sperarlo segretamente, altri avevano avuto l’audacia di reclamarlo a gran voce (ancorché a nessuno era mai parso che tali invettive sortissero alcuna conseguenza di sorta) e ovviamente altri paventavano che la toppa si sarebbe alla fine rivelata peggio del buco. In ogni caso non c’erano più dubbi ormai che l’uomo sarebbe intervenuto nella questione.
L’uomo era una creatura estremamente particolare, perlopiù indecifrabile. Taluni lo ritenevano in qualche modo “uno di loro”, altri giuravano non avrebbero mai avuto nulla a che spartire con lui. Certo era che lo si vedeva molto raramente, ancorché quasi tutti erano pronti ad assicurare di averlo osservato dal vivo almeno una volta nella loro vita, o quanto meno di esserselo fatto raccontare da un vicino congiunto che aveva avuto più fortuna di lui. Ora l’uomo sarebbe intervenuto, e per le zecche non ci sarebbe stato scampo, finalmente sarebbero state fatte fuori, e la calma e l’ordine sarebbe tornata a regnare. Sul come ci sarebbe riuscito però, le voci erano ancora un poco confuse, talvolta in contraddizione tra loro, ma la tesi più accreditata era quella secondo cui egli aveva disposto un prodigioso dispositivo, in grado di attirare su di sé tutti quegli odiosi parassiti, quindi “farli morire”. Proprio su questo si spendevano le congetture più disparate, qualcuno sosteneva doveva trattarsi di un richiamo visivo, altri vagheggiavano si sarebbe udito un particolare verso, altri ovviamente pensavano le avrebbe attirate con un aroma specificatamente studiato allo scopo. E poi “come” sarebbero morte? Intrappolate fino alla morte per fame, per sete? Forse schiacciate o ingoiate? Travolte dall’acqua o bruciate?
Non era dato sapere quando il fantomatico dispositivo sarebbe stato azionato, certo a breve, ma almeno un poco di tempo doveva esserci ancora. Per poter andarlo a vedere. Capire. Vedere un po’ come funzionava. Doveva trattarsi di qualcosa eccezionalmente complesso, incredibilmente potente, qualcosa cui non sarebbe più capitato di poter assistere poi per chissà quanti anni. Certo non avrebbero mai dovuto interferire, non potevano rischiare di far insospettire, spaventare, le zecche, altrimenti tutto sarebbe stato compromesso e nessuno desiderava una cosa del genere, ovviamente. Ben si guardava dal compromettere l’operazione il leone, il re, che per troppo tempo aveva dovuto sopportare l’insolenza delle zecche. Ma allo stesso modo non volevano rovinare tutto proprio ora i bufali, così docili e mansueti, non potevano non chiedersi che avessero mai fatto di male per meritarsi una simile seccatura. Al contrario erano invece convinte che le zecche meritassero la morte le formiche, loro così laboriose avevano dovuto fare buon viso a quei parassiti che impunemente avevano invaso il loro territorio, e preso ovunque capitasse senza alcun criterio. Ma a dire il vero per quelle “scroccone” ne a avevano anche le cicale. E i nobili cavalli allora? Un intera comunità oppressa da quelle inestetiche creature. Le volpi erano forse quelle che meno di tutti avevano speso parole sull’incresciosa situazione, ma se non ti fai un po’ furbo è inevitabile che prima o poi finirai per metterti di traverso a quelli sbagliati, pensavano. Gli elefanti non avevano mai smesso di dichiarare che erano troppo grossi perché quelle minuscole pulci potesseo dargli noia, eppure anche loro non potevano negare gli avrebbe procurato una sottile soddisfazione, vedere quei petulanti insetti schiacciati una volta per tutte. E si sarebbe potuto andare avanti a parlare anche degli ippopotami, delle iene e dei canguri. A voler ben vedere non c’era creatura del sistema che più o meno palesemente non desiderasse la fine delle zecche, che fossero sterminate. E non a caso ivi si trovavano infatti tutti, chi in fervida attesa, chi con aria di falsa indifferenza, ad aggirarsi nei paraggi nell’attesa che il dispositivo si azionasse. Non doveva mancare molto ormai, una volta acceso le zecche vi sarebbero piombate sopra da ogni dove, e sarebbero morte. Così almeno si supponeva dovesse andare, qualcosa del genere insomma. Doveva essere questione di poco ormai, da un momento all’altro sarebbe successo. Il tempo di dare solo un’occhiata, vedere l’inizio, e poi si sarebbero ritirati tutti, ognuno per le sue faccende. Solo un momento ancora, e poi sarebbero andati via, per tornare a dedicarsi a ben più importanti faccende. Stavano già avviandosi verso casa sebbene con la coda dell’occhio ancora indugiassero.
E un momento dopo furono tutti morti. Tutte.
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Inviato

complimenti, scrivi veramente bene!

La storiella è molto carina, se posso solo il finale mi sembra un pò affrettato e non sono sicuro di averlo capito del tutto, perché prima dici "tutti" morti e poi "tutte"?

Inviato (modificato)

Grazie per l'apprezzamento. Almeno nelle mie intenzioni, il racconto dovrebbe avere più chiavi di interpretazione, sia a livello dei fatti narrati che di conseguenza dei significati associati. Per questo per me non è stato facile mediare tra "il dovere di raccontare", e quello di lasciare appunto alcuni punti aperti. Non escludere cioè dalle possibilità, almeno quelle interpretazioni alternative che almeno io ho pensato (ma magari tu ne hai colte altre ancora, sarebbe bello).

Modificato da MadLuke
Inviato

si, immagino tu ti riferisca al puntare il dito verso una determinata razza/specie/comunità/etnia/religione che solo perché sentita come "sgradita" dalle altre, quello che non è tanto chiaro (a me, almeno) è il passaggio dal "tutti" al "tutte". Quindi sono morti tutti gli animali? così immagino io leggendo il testo, ma allora non sarebbe più chiaro ripetere "tuttI" invece che "tuttE" che lascia la speranza/ il dubbio che a morire siano solo le zecche. TuttO qui :)

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