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@willyrs

Caronte, Inverno, Ciclo quinto, giorno 10 - Forestern, Confini nord dell'impero

La tua arma rifulge di un palore bianco quasi spettrale, il potere manifesto della tua divinita', come manifesta e' la sua volonta' di aiutarti in questo scontro. Una consapevolezza ultraterrena ti invade i sensi per un attimo, facendo fluire pensieri che non sono del tutto tuoi, ma forse suggerimento di qualcuno di piu' alto. Il guerriero davanti a te e' abile, abituato a combattere all'ultimo sangue senza protezioni se non uno scudo e le sinistre benedizioni dei suoi dei. Non sei all'altezza di combatterlo frontalmente, soprattutto senza la protezione della tua armatura. Se vuoi sconfiggerlo dovrai utilizzare l'ingegno. Ricordati che nel Banthara non ci sono regole di sorta e che nel terreno di scontro potrebbe esserci la chiave per la tua vittoria. L'illuminazione lascia le tue membra, mentre il nemico davanti a te, vedendoti caricare ti sorprende lanciandoti contro la sua lancia. che cosa fai?

@luisfromitaly

Will, Inverno, Ciclo quinto, giorno 23 - Quartiere dei Giardini, Ora del pasto serale.

Sei nato per questo, per cacciare e uccidere. Lo senti nelle ossa che sorreggono i tuoi muscoli vibranti, nella saliva che invade la tua bocca e nel cuore che pompa con forza. Il fanciullo non può niente contro di te, sorpreso dal tuo ingresso soccombe sotto il tuo peso e senza poter reagire si limita a morire di morte orribile. Il suo sangue ha un sapore diverso, piu' amaro e molto piu' metallico di quello che hanno solitamente gli umani. Ma non ha molta importanza per te, non adesso. Hai preso una vita di un ragazzo poco piu' grande di un bambino senza esitare, perche' dovrebbe importarti il sapore del suo sangue? Il magister e' vicino a te, affianco ad un uomo grande come un armadio, mentre tu riacquisti la tua forma normale, piu' o meno. Oltre allo spropositato sopracciglio, i tuoi occhi sono rimasti quelli del predatore. Obliqui occhi felidi, decisamente appariscenti ma che almeno ti permettono di vedere chiaramente anche al chiarore della luna. Che cosa fai?

Gizekh

Shank, Inverno, Ciclo quinto, giorno 23 - Quartiere Elfico, Imbrunire

Le tue mani scorrono rapide e precise, ma forse la voce dei tuoi inseguitori ti mette fretta ed i tuoi attrezzi da scasso, fatto il loro lavoro, si rompono in mille pezzi. Forse davvero qualcuno lassu' ce l'ha con te in quella giornata d'inverno. La stanza in cui irrompi e' grande e decadente, con molti mobili rotti e polverosi, due porte che si aprono sul fondo, un grande camino su di uno dei lati e delle ripide scale che salgono ai piani superiori. I cacciatori presto saranno qui, che cosa fai?

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@Marco NdC

Khalya, Inverno, Ciclo quinto, giorno 23 - Castelfranco, Quartiere dei GIardini, Villa del Marchese - Ora del pasto serale

Le luci della tua torcia danzano sui muri sinistramente iscritti con la lingua oscura del caos. Non sai leggerli, ma avverti come le parole cerchino, senza riuscire, di trovare uno spiraglio nella tua divina immunità. La stessa pietra sembra reagire a te con frustrazione, forse perche' non puo' operare su di te ne soggezione ne influenza. Candelabri e piccoli soprammobili d'oro, pizzi e sete ammucchiati. L'opulenza finita a prendere polvere in uno scantinato, fra mobili di pregio sacrilegamente marchiati. Le tracce del tuo nemico si rivelano a te. Scie di sangue vermiglio macchiano i mobili che presto finiranno preda delle tue fiamme purificatrici, guidandoti verso il fondo della stanza. Se decidi di seguirle tieni a mente che potrebbe essere saggio rallentare la tua opera di bonifica, prima che i fumi ti annebbino la mente o che le fiamme minino la solida dell'edificio. Il tuo nemico e' rannicchiato a terra, mentre una striscia di sangue e liquido verdastro macchiano la parete alle sue spalle in direzione di un delle finestrelle aperta sulla strada che fiancheggia la dimora. I suoi occhi ti guardano animati di una luce verdastra ed immonda. Il suo sorriso beffardo si schiude mentre ti parla con quella voce che hai imparato ad odiare. 

<< Lui ti vede Paladina e credo anche che tu gli piaccia. Ha preparato un dono per te, e' bellissimo. Con un armatura scintillante, occhi sognanti e tutto il resto. >>

Richiude le labbra solo per sputarti addosso un liquido venefico,  poi il corpo si affloscia come privo di ossa a sorreggere le carni. Che cosa fai?

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Shank, ladro umano. 

Appena entro all'interno della casa avverto subito il puzzo che emana la casa per essere rimasta a lungo chiusa. 

Beh, graziosa la casetta... Potrebbe tornarmi utile un posto come questo. 

Chiudo la porta e cerco di bloccarla con il primo mobile che mi pare abbastanza resistente da poter darmi qualche altro istante di vantaggio sugli inseguitori. 

Mi guardo intorno e nella penombra riesco a notare solo una lunga scalinata in marmo che porta ai piani superiori sulla destra, qualche cianfrusaglia sparsa per la stanza, un tavolino che al momento si regge su tre piedi,  un paio di sedie e due porte collocate in fondo alla stanza, ognuna al lato opposto dell'altra. 

Sarei molto curioso di visitare questa casa, non sia mai riesca a trovare qualcosa di valore ma per ora, devo pensare a fuggire e direi che le scale sono fuori questione dato che questo edificio ha le finestre sbarrate neanche fosse un carcere. 

Optando per la porta a sinistra, mi affretto a raggiungerla e giro il pomello d'ottone ormai scolorito, aprendola. 

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Wlfrido Baax, druido elfo 

 

Se prima avevo risentito solo degli strascichi di istinti bestiali, ora invece avverto subito che è avvenuta addirittura una mutazione impropria: ho la certezza che sia opera dell’Arvil e di essermi avvicinato ad uno dei suoi epicentri di corruzione.

Pronto a contenere la paura e la diffidenza nel volto del mio interlocutore, mi rivolgo al Magister in alto protocollo diplomatico: chino leggermente il capo, pugno destro alla spalla opposta.

<<Possano il Sole illuminare la Via dell’Imperatore e le Sette Stelle preservare la Purezza degli Elfi>>  - speriamo che questo qua non sia un caprone e che riconosca la simbologia del protocollo di corte, se no chissà come reagisce alla mia deformità.Devo ottenere la sua fiducia, procediamo per gradi va...- e mi avvicino:

<< Ho già curato in passato un Magister di BiancoGiardino, fatemi controllare quella brutta ferita. Era stato avvelenato da una Yespik’ha Purpurea, fortunatamente lo salvai in tempo grazie alle antitossine elfiche che mi porto sempre dietro... Skaj’en* ( in elfico: accidenti ) che brutta ferita! Erano denti o zanne? >>

Mentre parlo e gli controllo la ferita valuto anche se sia il caso di applicare il medicamento per evitare l’infezione -...chè gli Umani non si lavano molto...- Strappo la veste preziosa del ragazzo a terra ne ricavo una benda per fasciare la ferita.

<< Vi avverto che forse i pericoli non sono finiti qua, Magister: ho visto la proprietaria di questa casa letteralmente volare sui tetti della città per venire di corsa qua e calarsi dal tetto proprio poc’anzi... >>  -meglio non menzionare altro*...-  << ...temo che possa essere pericolosa. >>

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Edited by luisfromitaly

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Daleor, stregone umano, Villa del Marchese

La vista si annebbia mentre i primi effetti del veleno si manifestano. La porta che collega il modo dei vivi con quello degli spiriti è ancora aperta sotto di me quando mi rendo conto che non riuscirò a completare l'incantesimo. Con un tonfo cado in ginocchio sul pavimento, sono in balia della creatura ma non riesco ancora a rialzarmi.

Ad un tratto vetri provenienti dalla finestra mi colpiscono, vedo un grosso felino entrare con un balzo nella stanza. L'animale con pochi eleganti movimenti riesce ad atterrare il selvitore di Mellario e con un morso pone fine alla sua miserabile esistenza.

Terminato l'assalto letale, la fiera, si trasforma in un elfo, la mia mente richiama i giorni delle lotte nell'Ovest. ´È senza dubbio un Druido, non so cosa vuole nè perchè sia qui ma devo tenere alta la guardia.'

L'elfo rivolge a me il suo sguardo: i suoi occhi sono ancora quelli della bestia. I suoi modi sono però tuttaltro che animaleschi, sembra conoscere gli arcaici protocolli di corte degli elfi, tuttora in vigore ma che di fatto pochi utilizzano, vista le condizioni di povertà in cui vivono i signori delle foreste.

"Ho già curato in passato un Magister di BiancoGiardino, fatemi controllare quella brutta ferita. Era stato avvelenato da una Yespik’ha Purpurea, fortunatamente lo salvai in tempo grazie alle antitossine elfiche che mi porto sempre dietro... Skaj’en* ( in elfico: accidenti ) che brutta ferita! Erano denti o zanne?" Esordisce l'elfo.

'Ed io ho versato il sangue del tuo popolo, nell'Ovest.' Penso, con una punta di tristezza.

"Chi sei tu? Apprezzo il tuo aiuto, sempre che tu ora non rivolga le tue bestie contro di me, cosa ti porta qui?"

Dopo aver studiato per qualche momento l'elfo decido che non è per me una minaccia permettendogli di aiutarmi con la ferita ed il veleno. Con il mio stiletto mi procuro un piccolo taglio nei pressi del morso, cercando di far uscire il veleno, riscaldo la lama su una torcia e la utilizzo per cauterizzare le ferite causate dal morso ed il taglio¹. Durante l'intera operazione l'elfo mi assiste e sono stupito dalla sua competenza in campo medico.

Terminata la medicazione, scendo le scale e faccio cenno al Druido di seguirmi fino al piano di sotto.

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Khalya, paladina di Yvet Lorne

 Stendo uno di quei teli grigi a terra. Alla rinfusa gli lancio sopra tutto ciò che abbia un buon valore, ed il più delle volte mi viene restituito un luccichio e un tintinnio. Chiuderò il telo a mo’ di sacco prima di abbandonare la fornace che sto aizzando. Sperando che sia questa la volontà degli dei…

Tossisco.
Ho considerato che le finestrelle soprelevate mi dessero il tempo di regolare i conti con un “certo marchese”, sbuffando al di fuori il fumo denso e fuligginoso.  
Immagino le narici di un drago infuriato, mentre passo all’armadio successivo.
Ma la temperatura sale, la fronte inizia ad imperlarsi, e la cappa nera ad abbassare il suo pestifero sipario.

Così la mia torcia rallenta la sua opera, fino a fermarsi del tutto, quando il luccichio della scia di sangue attira la mia attenzione.
Eccolo lì il marchese: al termine di quella scia, spalle al muro, e senza più un barlume della sua raffinatezza.
Gli era solo rimasto quell’ostinato, insolente sorrisetto…

Vediamo come il sorrisetto reagisce a questo: faccio per frantumare la gemma con un ampio fendente della spada.
Quella messa in scena è per valutare la sua espressione, fosse anche un piccolo tradimento.
Devo capire cosa farci con questa gemma. Distruggere prima di capire, non è sempre la mossa più saggia contro un nemico potente, che va ben oltre questo seminterrato.

Ed è forse questo voler capire che mi guadagna “l’ ammirazione” del marchese, e a quanto pare quella di qualcun altro.

Stringo i denti. Faccio sfrigolare ed essiccare con la torcia, lo sputo che imbratta la mia armatura, sperando di neutralizzarne la carica infettiva. Di qualsiasi natura essa sia.
Quando mi avvicino con la spada e i nervi tesi, Mellario è già collassato su sé stesso.
‘Lui ti vede Paladina e credo anche che tu gli piaccia. Ha preparato un dono per te, e' bellissimo. Con un armatura scintillante, occhi sognanti e tutto il resto’, ripeto a mente le sue parole…
E seppur Mellario, o quello che ne rimane, sia alla mia mercé, non abbasso ancora la guardia.
Chiedo ancora che mi sia rivelato il male, prima di sferrare un ultimo fendente per decapitarlo.
Voglio assicurarmi che il suo “sgonfiarsi” non abbia portato la sua essenza altrove.

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Wlfrido Baax, druido elfo

 

Tiro un respiro di sollievo ben conscio di essere ancora in una situazione difficile. Non sembra particolarmente maldisposto nei miei confronti.Devo imparare a non giudicare gli Umani, non subito per lo meno.

Assistendolo nella medicazione applico subito una polvere di croco selvatico perchè mi rendo conto che il morso ha avvelenato il Magister: non mi sembra* di notare movimenti nella salone per cui ne approfitto subito per rinsaldare la fiducia concessa. 

<< Potete stare tranquillo, sono intervenuto per salvarvi, e potete ben immaginare che qua anche io rischio molto. Rimandiamo i dettagli, per ora vi basti sapere che stavo seguendo la dama misteriosa e il suo percorso mi ha condotto proprio in questa casa, ora. Dalle finestre ho visto che eravate in pericolo e ...immagino abbiate capito che sono un Druido >>  

Lo seguo mentre si avvia allo scalone, ma sono sempre all’erta: l’Arvil è forte nell’aria. Controllo tutta la sala, i varchi e la rampa superiore.

Questo Magister non è nuovo alla diplomazia: probabilmente come incantatore di guerra avrà assistito a qualche trattativa militare ai confini settentrionali? oppure con noi Druidi?Oppure è un membro stimato dell’Accademia avvezzo alla poliica della Corte Imperiale? Sono curioso di saperlo.  Adesso comunque mi tocca affrontare il suo Templare, speriamo che interceda per me.

 

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Caronte, chierico umano

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La mia supplica sembra essere esaudita: un pensiero più alto di me mi suggerisce che la protezione del caos mi rende molto svantaggiato in caso di affronto diretto, quindi devo pensare in fretta a una strategia differente..

Mentre carico il mio avversario, questi mi attacca dalla distanza con la sua lancia: decido di scartare di lato anche se l'agilità non è il mio forte, sperando che la mancanza della mia armatura mi permetta di avere lo slancio necessario a non essere colpito dalla sua arma. Durante questa azione, osservo anche il suolo dell'arena per vedere se posso sfruttarlo a mio vantaggio.

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@Marco NdC

Khalya, Inverno, Ciclo quinto, giorno 23 - Castelfranco, Quartiere dei GIardini, Villa del Marchese - Ora del pasto serale

Il tuo gesto non smuove di un millimetro l'astuto marchese, eppure nei suoi occhi assottigliati vedi chiaramente un moto d'ira velocemente sostituito dallo stupore per la tua finta. Forse non si aspettava che tu lo avresti messo alla prova per valutare l'importanza del gioiello, ma che come molti fedeli della Luce, ti saresti limitata a distruggerlo. Esso ha valore per lui questo e' chiaro, forse uno strumento di potere od una componente di valore per i rituali, ma comunque non abbastanza da salvarlo.

Quando decapiti il marchese la pelle si straccia come vuota, le ossa sono gia' poltiglia e se tu controllassi gli organi interni risulterebbero mancanti. Un guscio vuoto in cui non avverti piu' la precedente nefandezza del caos, come se nel suo ultimo attacco, che ha corroso la tua armatura fino alla sottoveste, avesse consumato tutte le sue energie. La sua anima, se ne aveva una. Le fiamme lambiscono alcuni dei mobili, mentre gli altri aspettano che completi la tua opera di epurazione. La pietra, brilla di una luce piu' fioca adesso ed il sacco con i tesori raccolti giace non molto lontano dall'ingresso da cui senti provenire dei passi. Che cosa fai?

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@luisfromitaly@Knefröd

Will e Daleor, Inverno, Ciclo quinto, giorno 23 - Quartiere dei Giardini,Villa del Marchese Ora del pasto serale

Il veleno e' debellato, i vostri sforzi congiunti ti hanno protetto Magister ed insegnato una lezione preziosa. Non sei l'unico pericolo da cui guardarsi. Mentre ti riprendi, dal pavimento avverti un calore preoccupante, mentre un fumo nero filtra fra le assi del pavimento. Gli ospiti del marchese sembrano via via riprendere un contatto reale con cio' che li circonda e dare il giusto peso alla situazione singolare difronte ai loro occhi. Alcuni si alzano ed escono di fretta, altri cercano di capire cosa e' successo ma non rimarranno comunque ancora a lungo nella villa. Mentre vi avviate di sotto, la figura longilinea di Ren scivola dai piani superiori. << Bel trucchetto quello che hai fatto.>> dice nella tua direzione Will, con voce civettuola e musicale, per poi gettare uno sguardo indecifrabile a te Daleor, forse per capire in che modo hai risolto la questione con la paladina. La sala di sotto ricolma di fumo, che sale dalle fiamme che stanno consumando i mobili di legno. I simboli dell'oscura lingua del caos ovunque. Una gemma dall'aspetto sinistro getta una luce verdastra e leggera sulle pareti imbrattate e oltre di essa Khalya e quello che rimane del Marchese. Che cosa fate?

 

@willyrs

Caronte, Inverno, Ciclo quinto, giorno 10 - Forestern, Confini nord dell'impero

Scegli tra:

  • Sei veloce Chierico, ma il terreno e' scivoloso, con fango e buche ricolme d'acqua in cui affondi scivolando a terra. In quell'attimo che ti serve per rimetterti in guardia, il tuo avversario ha raccolto l'ascia e si getta su di te menando un colpo dall'alto verso il basso, diretto alla tua testa.
  • Scarti ma non abbastanza velocemente da salvare il tuo scudo, che viene spaccato in due dalla lancia del capotribu', che per' ora si trova ancora disarmato. Cerchera' di raccogliere un altra arma probabilmente, ma stai attento.

Il terreno di scontro e' fatto di terra umida e fango scivoloso, con pozze d'acqua alcune piu' profonde di altre. Intorno a voi i membri della tribu' stringono un cerchio, alcuni di loro seduti su pietre o ciocchi di legno, con le armi in mano oppure conficcate a terra. Che cosa fai?

 

Gizekh

Shank, Inverno, Ciclo quinto, giorno 23 - Quartiere Elfico, ora del pasto serale

Riesci a spostare una cassettiera guadagnando altri istanti preziosi, per gettarti nella stanza di sinistra. Si tratta di una cucina e come il resto dell'abitazione sembra abbandonata da decenni. Scaffali con vasi di vetro e muffe, tavoli e sedie, calderoni spenti e padellami. Qualche ingombrante armadio, una finestra ovviamente sbarrata con delle assi ed un montacarichi rudimentale. Senti i tuoi inseguitori cercare di forzare la porta d'ingresso.Che cosa fai?

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Edited by Crees

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Caronte, Chierico Umano

Il mio scarto non è sufficiente per schivare completamente la lancia del mio avversario, che cozza prepotentemente contro il mio scudo: decido di lasciarlo andare per evitare di essere troppo sbilanciato dal contraccolpo e rischiare di cadere. Tuttavia, fingo di cadere abbassandomi a terra e cercando di raccogliere del fango con la mano che prima reggeva lo scudo e lanciarlo sul volto del guerriero.

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Edited by willyrs

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Wilfrido Baax, druido elfo

 

Ricambio le parole inaspettate dell’ultima arrivata con il mio nuovo insondabile sguardo felino: <<mi sono ispirato a voi, naturalmente>> 

Non mi sfugge il comportamento degli ospiti nel salone: non hanno alcun riguardo per la dama. Evidentemente mi sbagliavo: lei non è la padrona di casa qua e nessuno sembra conoscerla, a parte il Magister. Non saprei proprio immaginare quale possa essere il loro legame...  Con galateo le cedo il passo e le permetto di precedermi nella discesa. 

Arrivato, riconosco subito la stanza come l’epicentro dell’Arvil: tutto l’ambiente puzza orrendamente di magia nera. Dalla pietra verde la corruzione si irradia a impulsi, e in risonanza i glifi alle pareti si illuminano flebilmente in un grande osceno rituale oscuro.

Nel mio campo visivo ho la dama incappucciata di schiena, il Magister che la conosce, il Templare con la spada insanguinata, un cadavere decapitato e ...il Caos. 

...e se mi fossi sbagliato?!

Assalito da un dubbio atroce mi concentro esclusivamente sugli Umani: li devo visualizzare nella mia mente perchè gli impulsi della pietra mi confondono, ma voglio scoprire quello che mi si nasconde. 

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Edited by luisfromitaly

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Khalya, paladina di Yvet Lorne
 

Afferro la testa di Mellario, o quella specie di ammasso molliccio e raccapricciante che ne rimane, trascinandola per la lunga treccia.
Nel girarmi mi accorgo della nuova compagnia.
‘Le mie preghiere sono servite…’, sospiro, felice di rivedere Daleor. Ho temuto per lui.
C’è lì anche uno strano elfo, dagli occhi felini, che se non fosse per la familiarità con cui il Magister gli sta accanto, avrei già messo mano alla spada.
I due sembrano conoscersi e tanto mi basta. Per cui accenno un inchino, sia all’elfo, sia alla ritrovata Ren. Verrà il tempo per i chiarimenti anche con lei.

Tuttavia il gruppo sembra quasi ignorarmi, attirato dalla gemma al centro.
Il suo bagliore proietta riverberi danzanti, ammalianti e maligni, sui loro volti.
Conosco le sue brame, ricordo bene quando ha cercato di insidiare la mia mente.
«Questa la prendo io se non vi spiace», facendola scivolare in una tasca.

Nel mentre le travi scricchiolano, e tizzoni ardenti iniziano a cadere come pioggerella di uno scenario infernale.
«Qui lo spettacolo è finito. Daleor… Magister», mi correggo «avrei molte domande da farti, ma non è né il momento, né il luogo.»

Afferro il telo con il tesoretto per i quattro angoli. Li unisco e ne ricavo un sacco di fortuna, che trascino faticosamente su per le scale.
Sacco alla sinistra, testa di Mellario alla destra, mi affaccio nel salone principale che prima ci aveva accolti col suo pacchiano ed ipocrita “benvenuti”.

Sollevo la testa mostrandola al gigante, di cui vorrei conoscere il nome. Per ora mi accontento del suo sguardo. Lo sguardo di chi assapora l’ebbrezza di essere vivo e libero.
Lo abbraccerei se non avessi le mani impegnate, così mi limito ad un sorriso: «Ho mantenuto la mia promessa. Adesso vai. Il mondo ti spalanca le sue porte, e attraversatele dovrai trovare la tua strada. Non sarà facile, ma la parte più difficile l’hai già fatta: ritrovare te stesso.»

Gli astanti, o quegli stolti che ancora sono rimasti almeno, fissano prima me, poi il macabro trofeo che trascino, con i loro occhioni increduli ed esitanti.
«Questo era Mellario».
Lo esibisco passeggiando lentamente in cerchio, affinché tutti possano osservarlo bene.
«Mellario era un servo del Caos, corrotto e corruttore. Oggi il Bene ha avuto una piccola vittoria nella grande guerra contro il Male. Gioite se siete rinsaviti. Tremate se ancora cospirate nel fango».

Li lascio alle loro espressioni contrastanti, abbandonando l’edificio.
Una volta fuori, mi lascio baciare dalla luna, ormai alta in cielo.
Sento la carezza di mia Madre, che mi ripaga di una giornata estenuante.
Sorrido ancora.
Dopodiché faccio mulinare la testa del marchese per la treccia. Ottenuto un effetto fionda, la lancio in una di quelle finestrelle che danno al seminterrato, che adesso, oltre a vomitare fumo nero come inchiostro, sputacchiano scintille guizzanti e crepitanti.
Mi allontano senza voltarmi più. Di quella magione non resterà che un cumulo di macerie, che levando alta la colonna fumante, sarà di monito a tutti i corrotti di Castelfranco.

Edited by Marco NdC

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Shank, ladro umano. 

«Diamine! Da qui non si esce» esclamo non appena entro all'interno della stanza 

Che faccio? Che faccio? Che faccio? 

Mi tormento preso dall'agitazione, esco rapidamente dalla cucina e torno nella sala. 

Maledetti! Speriamo che quell'armadio regga ancora un po'. 

Ancora convinto del mio ragionamento, mi catapulto verso la seconda porta, entrando. 

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Daleor, stregone umano, Villa del Marchese

Ricambio l'occhiata di Ren con uno sguardo glaciale, non sono affatto contento del suo operato e della sua insolenza nei miei confronti.

Varcata la soglia della stanza dove il duello tra Mellario e Khalya ha appena avuto luogo, osservo il volto della Paladina: c'è qualcosa di strano in lei. 'Appiccare il fuoco e decapitare è un modus operandi più consono ai seguaci del Caos.'

Khalya sembra molto sicura di se mentre minaccia i presenti con la testa del Lord in mano, ma la mia attenzione è completamente rivolta alla verde pietra che apparteneva a Mellario, ho modo di vederla solo per un istante ma tanto mi basta per riconoscere alcune delle rune incise sulla superfice¹.

Mi rivolgo a Wilfrido dicendo "Ti ringrazio, se non fosse stato per il tuo intervento forse le storti dello scontro sarebbero state differenti. Purtroppo temo che l'avermi difeso ti procurerà più imprevisti che benefici. Non so come l'Accademia reagirà quando saprà cosa è successo qui questa notte ma farò quanto in mio potere per sdebitarmi. I nostri destini sono ora intrecciati. Se non ti dispiace vorrei discutere un momento con Khalya in privato, Ren resterà qui con te. Possa la Stella a Sette Punte degli elfi rimanere unita." Concludo con la frase di congedo del protocollo di corte prima di incamminarmi verso la Paladina.

Uscito dalla villa trovo Khalya, il suo volto è stanco ed  i suoi occhi persi nella luce della luna. "Cosa è successo lì dentro? Perchè hai dato fuoco all'abitazione? Se la casa brucia tutto ciò che abbiamo contro Mellario scompare...eccetto quella pietra. Dovevamo indagare ancora, osservare e comprendere non appiccare il fuoco! Cosa ti ha spinto ad un gesto così avventato?" il mio sguardo è serio ma trasmette un velo di tristezza.

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Edited by Knefröd

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@willyrs

Caronte, Inverno, Ciclo quinto, giorno 10 - Forestern, Confini nord dell'impero 

La tua, chierico, era una buona mossa, davvero. Avresti potuto ottenere un buon vantaggio su di lui ma invece. Mentre "finti" la tua caduta uno dei tuoi piedi affonda nella mota fino e oltre la caviglia, sorprendendoti e rendendo il tuo tentativo lento ed impacciato. Il tuo avversario se ne avvantaggia, torreggiando su di te e colpendoti al volto con il suo scudo, prima che tu possa lanciare la terra e lasciandoti al suolo sanguinante, mentre lui recupera l'ascia da terra. Il naso ti duole, e' rotto probabilmente.(d8) Sei sporco di mota e terra, in trappola di un gioco a cui il barbaro sembra piu' avvezzo. Ma non tutto e' perduto. Egli attende, inneggiando alla folla urlante, ed e' questa sua sicurezza che potrebbe tradirlo. Egli ti sottovaluta, tu non piu'. Che cosa fai?

Gizekh

Shank, Inverno, Ciclo quinto, giorno 23 - Quartiere Elfico, ora del pasto serale

Mentre ti richiudi la porta della seconda stanza alle spalle, i due cacciatori fanno breccia nella vecchia casa. << Esci fuori furfante, e' meglio per tutti! >> 

Una grande sala rettangolare ti si para davanti. E' molto probabile che qui, molti anni prima venissero consumati grandi banchetti ed intrattenuti gli ospiti. L'ennesimo mastodontico camino, un tavolo per venti e piu' persone, sedie ed armadi. Sul soffitto dei lampadari pericolanti ed in fondo alla stanza una doppia porta a vetri che da su un piccolo giardino. Intanto i due cacciatori senti che parlano di dividersi per trovarti. Che cosa fai?

 

@Marco NdC@luisfromitaly@Knefröd

Khalya, Will e Daleor, Inverno, Ciclo quinto, giorno 23 - Quartiere dei Giardini,Villa del Marchese Ora del pasto serale

Druido, i tuoi ferali occhi indagano i presenti senza chiedere poi molto tempo per rivelarti qualcosa di loro. La paladina e' effettivamente quello che e' ma c'e qualcosa di strano nel Magister e nella sua bella compagna. Le movenze di lei sono innaturalmente perfette, cosi' come sotto il suo ampio cappuccio scorgi i segni di una trasformazione che potrebbe essere druidica se solamente lei fosse una dell'antico popolo. Ma non lo e'. E' qualcos'altro anche se non sapresti dire ancora cosa. Riguardo l'incantatore e' solamente una sensazione. La sua attrazione per la pietra luminescente e quei nervi distesi mentre si trova in un luogo pregno dell' Arvil ti inducono a pensare che ne sia pratico, se non addirittura corrotto da esso. 

La casa comincia a cedere alle fiamme, le prime macerie cadono fumanti ed i primi vetri si frantumano. Gruppetti di persone, alcuni superstiti spaventati dell'accaduto, altri vicini del marchese o semplici curiosi, si fermano a guardare. Il gigante si e' dileguato assieme ai funzionari piu' importanti che giustamente non vogliono farsi vedere sul luogo. Forse loro gli troveranno un nuovo scopo nella vita, oppure gli daranno i mezzi per lasciare la capitale. Daleor blocca il tuo cammino Khalya, obbligandoti a questionare il tuo agire. Senti davvero di aver agito seguendo l'insegnamenti del tuo ordine? O forse il tuo desiderio di vittoria ha oscurato il tuo solitamente attento giudizio? Una cosa e' certa, la guerra contro il caos non ha quartiere e non ammette esitazioni. La pietra che la paladina conserva nella tasca e' come la tua, Magister. Ti e' bastato leggere le sue rune per sapere che possederla ti darebbe potere su un altro seguace e sopratutto ti permetterebbe di utilizzare incantesimi piu' potenti. Brami dal desiderio di possederla, e mentre parli a Khalya non puoi non pensarci. Che cosa fate?

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Wilfrido,  druido elfo

 

Nel momento in cui comprendo che il cavaliere che impugna la testa sanguinante non è implicato nell’officio dell’orrido rituale, bensì una paladina di un qualche dio imperiale intervenuta a porvi fine, posso tirare un sospiro di sollievo.  Nel suo sguardo percepisco una fierezza ed una determinazione per quanto compiuto che mi assicurano sulla sua integrità: meglio che la gemma sia finita nelle sue mani, la Paladina saprà resistervi con la sua purezza d’animo, piuttosto che nelle mani di questo Magister. Peraltro, se non lo reputa un corrotto del Caos, evidentemente l’incantatore imperiale non dev’essere completamente perduto.

Prima di uscire dalla villa che nella nottata diventerà un cumulo di cenere identifico velocemente le cucine e mi approprio di un bel coltellaccio da cucina che ripongo sotto la mia tunica; dopodiché in una stanza attigua mi approprio di una bellissima tovaglia damascata  - la useró la tovaglia per ripagare a modo mio il debito con la signora Hemmel - e un’altra più piccola di seta blu cangiante: ne faró un copricapo per celare un po’ , nelle evenienze, il mio Segno della Terra. 

Lascio quindi la villa e mi avvicino alla strana coppia che vedo intenta a parlare. Vorrei sapere chi sia stato il proprietario della casa, visto che non è la misteriosa donna incappucciata che peraltro ho abbandonato nell’interrato.

 

Edited by luisfromitaly

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Shank, ladro umano. 

Bene, un'uscita. 

Attraverso la stanza, mentre sento che i due inseguitori si stanno dividendo, raggiungo la porta che da sul giardino e la apro. 

Devo dire che questa casa è veramente molto bella.. Ha sicuramente ospitato persone importanti e potrei, anzi, dovrei approfittarne. 

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Seguo attentamente le domande del Magister, che si concatenano esprimendo la preoccupazione di chi forse ha un gran potere, ma non ha la Fede.
La mia replica sembrerebbe supponente, se non avessi un tono pacato, quasi come a volerlo contagiare.
«Quali prove Daleor? La parola di un paladino non è più una solida prova? Se le mie labbra si macchiassero di menzogna, le benedizioni degli dei diventerebbero maledizioni per me, e gli stessi membri del mio Ordine farebbero a me, quello che io ho fatto a Mellario. E farebbero bene.»

Soppeso l’effetto delle mie parole sull’uomo che ho d’avanti.
Ammiro il suo dono e ne diffido allo stesso tempo. Ma non è questo che mi intriga di lui.
Daleor è un enigma: un uomo combattuto, che cerca l’immortalità in quello che noi chiamiamo “fango di questo mondo”.
Mentre io non bramo altro che immolare la mia vita per una giusta causa, aspirando ad una patria ben diversa.

Volgo il mio sguardo verso i funzionari, che sparpagliandosi per vie e viuzze, si dileguano alla chetichella. Tra loro torreggia il “mio gigante buono”. Lo chiamerò così per ora…
Speravo che intendesse seguirmi, ma lo rispetto e mi emoziono per la sua ritrovata libertà.

«Anche tu e l’elfo avete visto i sotterranei… e poi ci sarebbe la loro testimonianza», continuo accennando verso i “pezzi grossi” che abbandonano la scena. «Qualcuno di loro forse mi pugnalerebbe alle spalle, ma nessuno giurerà il falso in mia presenza, e so quello che dico…», mi taccio, accorgendomi di peccare di immodestia. Aggiungo subito: «…ma se dovessi montare in superbia, beh, ti autorizzo a schiaffeggiarmi.»
Accenno a ridere, immaginando la fuliggine che solleverebbe se lo facesse in quel momento, e dimenticando per un attimo la gravità della situazione.
È un buon segno: vuol dire che ho la faccia sporca, ma la coscienza pulita.

Improvvisamente tiro fuori la gemma, tornando dannatamente seria, e con l’intento di spiazzare il Magister.
«Cosa mi dici di questa? Chi è il vero nemico che dobbiamo combattere Magister? Cosa credi che dovrei farne, e perché?»
Adesso sono io ad incalzarlo con le domande, mentre il chiarore veleggia fluorescente sul suo volto, animandone gli occhi come fiammelle spettrali.
Non vorrei esporre la gemma a lungo, ma voglio che la osservi bene. Ho bisogno di risposte ponderate e sincere.

Nel mentre non lascio eluse le sue ultime obiezioni, seppur non sia sicura che mi ascolti in quel momento.
«Mi hanno addestrata per essere un condottiero. A volte un condottiero deve decidere rapidamente, per tutti, e assumendosene la responsabilità.»
So bene che suoni inappropriato dalla bocca di una della mia età, ma continuo: «Ho deciso, e me ne assumo la responsabilità, che lì non c’era più niente da indagare. Niente, eccetto la gemma che ho tra le dita…»

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Caronte, Chierico Umano

Pago il caro prezzo della mia sfrontatezza: finito con un piede bloccato nel fango, subisco un colpo sul volto da parte dello scudo del guerriero, che mi butta a terra dolorante seppur liberandomi dal fango.

Credo che l'avversario non abbia capito le mie intenzioni dato che si è distratto per vantarsi con la folla che lo acclama, quindi forse posso ritentare alla prossima buona occasione. Dopo aver raccolto l'ascia, mi attende in piedi pensando che la mia fine sia già arrivata. Mi alzo in piedi tenendo la spada in posizione difensiva.

"Vieni a prendermi se credi di aver già vinto! Il tuo Dio non può proteggerti per sempre. PER FENRIR HELDENHAMMER!!!"

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Edited by willyrs