MadLuke Inviata 4 Aprile 2018 Segnala Inviata 4 Aprile 2018 (modificato) Ciao a tutti, nel corso degli anni, ho pià volte sentito di giocatori che a causa di un problema personale, pure serio, come perdita del lavoro, della fidanzata, malattia, ecc. hanno abbandonato le campagne cui stavano partecipando adducendo che non erano nella condizione mentale necessaria per giocare, pensare a divertirsi, godersi il gioco. Non erano cioè dell'umore giusto. Ebbene io in 25 anni e più che gioco ho attraversato ovviamene periodi di vita belli e altri brutti (comprese le esperienze citate sopra ad esempio), ma mai queste mi hanno fatto venire meno la voglia di giocare. Semplicemente se mi trovo a vivere in un bel periodo, per me D&D è la ciliegina sulla torta, se mi trovo a vivere un brutto periodo invece, giocare costituisce quell'oretta circa, di evasione quotidiana, in cui non penso ai problemi (che non solo non causa ulteriori crolli del mondo, ma magari aiuta pure a distrarsi e riprendere con altro piglio "la vita vera"). Che ne pensate? Ciao, MadLuke. Modificato 4 Aprile 2018 da MadLuke 1
The Machine Inviato 4 Aprile 2018 Segnala Inviato 4 Aprile 2018 Concordo, si tratta di una valvola di sfogo per i momenti brutti diciamo (per quelli belli è ovviamente un piacere), consente di staccare e per qualche oretta essere altrove. 1
Lucane Inviato 4 Aprile 2018 Segnala Inviato 4 Aprile 2018 In parte concordo con te, anche per la mia esperienza il gioco, o comunque progettare il gioco, dato che ho quasi sempre fatto il master, mi ha regalato momenti in cui staccare anche nei momenti bui. Tuttavia ci sono stati dei momenti della mia vita in cui ero davvero stanco. Stanco fisicamente per i turni di lavoro massacranti, stanco mentalmente per via di una lunga e impegnativa terapia psicologica che ho portato avanti per anni, stanco emotivamente per questioni legate alla mia sfera familiare e alla mia relazione sentimentale che non sempre è stata lieve. Questa stanchezza sfibrante mi ha portato, in determinati momenti a volte lunghi fino a un anno, a non avere nessuna voglia di giocare o di pensare al gioco. La stanchezza vinceva sul desiderio di rilassarmi con una bella giocata o sessione di scrittura. Il relax e il divertimento derivanti dal gioco erano soppiantato dalla necessità di riposare corpo e mente. Preferivo dunque leggere un libro o guardare un film, attività molto meno ''interattive''rispetto al gioco. Ciò detto sono anni che, nonostante gli alti e i bassi della quotidianità, la scintilla del giocare non si spegne. Sto attento ad alimentare anche nei momenti grigi, perché mi rendo conto che giocare fa bene. Inventare mondi e avventure e personaggi e fondamentale per la mia mente, anche per affrontare quei problemi che in passato mi hanno bloccato.
Albert Rosenfield Inviato 4 Aprile 2018 Segnala Inviato 4 Aprile 2018 Spero che, malgrado il titolo, si possa parlare anche di esperienze di altri giochi. A parte questo, credo che il gioco in generale sia molto legato alle condizioni sociali in cui si esprime. Non credo che abbia un potere taumaturgico intrinseco e, se preso per il verso storto, può anche andare male. Personalmente ho anche io una lunga storia personale di gioco pluriventennale, ma fatta di alti e bassi, di stacchi, sia miei che di altri. Ora io personalmente ho una rinnovata passione, devo dire che negli anni passati ho visto molto l'influenza che le condizioni di vita e di umore hanno avuto su alcuni amici e compagni di gioco. Sono cose da non prendere sottogamba proprio perchè il gioco (nè il gioco di ruolo, ne altri giochi in generale) hanno un potere magico di intervento su questi aspetti, ma sono situazioni molti complesse in cui l'alchimia degli elementi non è per niente scontata.
Fezza Inviato 4 Aprile 2018 Segnala Inviato 4 Aprile 2018 Per me dipende da quanto seriamente si decide di giocare, sia dal punto di vista del proprio impegno profuso, sia da quello richiesto dal master
ilmena Inviato 4 Aprile 2018 Segnala Inviato 4 Aprile 2018 (modificato) 1 ora fa, Albert Rosenfield ha scritto: credo che il gioco in generale sia molto legato alle condizioni sociali in cui si esprime Concordo decisamente con te. Se il gruppo di gioco e le condizioni di gioco sono non dico ottimali, ma anche solo buone, la penso come MadLuke, e giocare mi fa stare bene a prescindere dal mio umore del momento (anzi, forse apprezzo quei momenti di più proprio quando arrivano in un periodo storto). Però, alla stessa maniera, se la situazione al tavolo ha qualche difetto (es. persone con cui non si va d'accordo), mi è capitato di andare a giocare controvoglia, se il momento non era dei migliori (e viceversa son passato sopra senza problemi a questi difetti se il mio umore era alto). Credo quindi che la differenza la faccia molto anche il gruppo con cui si gioca e le dinamiche ad esso associate. Modificato 4 Aprile 2018 da ilmena 1
Dr. Randazzo Inviato 4 Aprile 2018 Segnala Inviato 4 Aprile 2018 (modificato) Ritengo che non esista una risposta univoca. L'esperienza emotiva è alla base del "divertimento" che a sua volta è alla base di attività ludiche in generale come il GdR (D&D o altro insomma). Semplicemente se riesci a trovare lo stimolo / divertimento a giocare, indipendentemente dagli avvenimenti belli o brutti della tua vita reale, continui a giocare, altrimenti te ne allontani per poco o per molto tempo. Come tutte le cose, penso inoltre che sia un "ciclo" della tua esistenza. Prima o poi il "ciclo" si chiude e per quanto tu possa provare e ri-provare a giocare, anche cambiando gruppo (party), semplicemente non riesci a ri-provare le emozioni necessarie per farti stare "incollato" alla sedia e al gioco. Non crucciarti troppo per cercare di individuare "il perché" o il "per come" il cerchio si è "chiuso", semplicemente vivi la tua vita anche se ti porta altrove. Il tuo cervello è capace di elaborare dati razionali e irrazionali (intelligenza razionale e intelligenza emotiva). Non si può comprendere razionalmente ciò che è irrazionale per definizione, solo accettarlo oppure non accettarlo. Certo ci puoi provare se ci pensi, ma non è detto che tu arrivi a una risposta esaustiva. Forse sarà una risposta "di comodo" per darti una risposta e tranquillizzarti. Detto questo, giocare per alcuni è un "astrarsi" dalla vita reale, serve quindi a proiettarsi in un mondo fantastico con un'esistenza fantastica. Una sorta di dissociazione per alcune ore, dalla vita "reale". Questo vuol dire che aiuta a "zittire", a non pensare ai problemi, ma anche alle cose belle della vita reale in sé. Non so se "proiezioni di Feuerbach" è il termine giusto per un mondo fantasy (proiezioni dell'Io interiore), però come ogni hobbies, questo fa: ti aiuta a gestire lo stress, proiettandoti in un'altra esistenza. Ok, non ho laurea in psicologia, anzi verrò certamente redarguito da chi ce l'ha. Ditemi cosa ho sbagliato, ma almeno ho espresso il mio pensiero. Modificato 4 Aprile 2018 da Dr. Randazzo 1
MadLuke Inviato 4 Aprile 2018 Autore Segnala Inviato 4 Aprile 2018 8 ore fa, ilmena ha scritto: Però, alla stessa maniera, se la situazione al tavolo ha qualche difetto (es. persone con cui non si va d'accordo),... Ok, però questo non è questione di "periodo storto", è semplicemente che il gruppo di gioco non ti garba, magari stai pazientando nella speranza la situazione migliori... Però a meno di piacevoli sorprese (che non arrivano mai), pure se vincessi al totocalcio è solo questione di tempo prima che saluti tutti e te ne vai. Io invece parlo proprio di quando il gruppo va bene, la campagna piace, però "io non ce la faccio".
Vassallo del Regno Inviato 15 Aprile 2018 Segnala Inviato 15 Aprile 2018 (modificato) Per me D&D è il piacere di non pensare ai problemi giornalieri, che sono tanti, certo sai che ci sono, ma per 1-2 ore ti immergi in un mondo dove la fantasia è sovrana. Ho scritto D&D e non una partita perchè per me vale, anche solo leggere un manuale e scoprire cosa gli scrittori si sono inventati, quanto la loro fantasia è andata in regni misteriosi e che ti fanno sognare. Modificato 15 Aprile 2018 da Vassallo del Regno 2
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