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Inviato

Pinamonte da Brembate

Il lugubre spettacolo del morbo fa da tetro contraltare alla splendida giornata primaverile. Se il cielo sorride così alle miserie dell'uomo, significa che il mondo deve espiare colpe che ancora non abbiamo appieno riconosciuto. Tenendo per me questi oscuri pensieri, trascorro il viaggio a fianco di Leonteos, discorrendo amabilmente della lingua dei Greci che tanto bramo di imparare, ottenendo pure qualche piccolo successo. Verso mezzodì si staglia all'orizzonte il monastero di Cairate.
Potremmo fermarci al desco dei monaci. Lasceremo loro un piccolo aiuto in cambio di cibo e novelle da queste lande, che ne dite.
Ciò detto, sprono la cavalcatura verso il vetusto edificio.

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Inviato

Flavio Malaspina

Faccio i dovuti scongiuri alla vista dei malati, stando ben accorto a non farmi vedere da Pinamonte. Sono un cristiano, è vero, ma la superstizione è tanta, e il timore che queste malattie ti portino via con loro è sempre alta; la morte per un morbo è sempre vista come inutile, quasi offensiva per chi ama le sfide e le arti marziali.

Continua a tenere un'andatura normale, lasciando che Brandimarte viaggi scarico; non mi sembra corretto verso gli altri viaggiare a cavallo mentre loro sono a piedi, per cui vista la vicinanza al luogo d'incontro, preferisco fare quattro passi e tenere il loro stesso ritmo.

"Buona idea, Pinamonte. Tenersi informati è un aspetto fondamentale. Magari sono altri fratelli del suo ordine" dico sorridendo

Inviato (modificato)

Affronto il (breve) cammino di fronte a noi in scioltezza. Lasciando la locanda senza preoccupazioni, se non una piccola curiosità nell'incontrare questo nobile, mi avventuro lungo le strade campagnole del ducato. Il clima, con il bel tempo in arrivo, mi infondono buon umore ed entusiasmo verso la nostra missione. La più grande sfida è, infatti, non tormentare i miei compagni di viaggio con aneddoti e domande. 

Solo la vista dei dottori, con la loro maschera, mi turba. Ci mancava la rogna.  Penso tra me e me mentre proseguo cercando di non prestar loro attenzione né a lasciar trasparire la mia preoccupazione. Una canzone potrebbe sollevare un po' l'atmosfera, ma ora è meglio di no.

 

Modificato da Sir. Soccio
Inviato

Giungete alle porte del monastero in tarda mattinata e venite accolti dal portinario e da un giovane novizio, che vi salutano con garbo e vi fanno entrare. Il novizio vi invita a seguirlo, dicendovi che vi scorterà dall'abate. Percorrete un lungo e spoglio corridoio, superando diverse porte chiuse, quindi svoltate a sinistra ritrovandovi nel chiostro. Nel piccolo giardinetto interno notate alcuni monaci benedettini dediti alla meditazione e alla preghiera. Li superate in religioso silenzio percorrendo tutto il porticato, finché giungete ad una piccola porta in legno. Il novizio la apre e vi invita a seguirlo all'interno. Vi trovate in un altro corridoio come quello percorso precedentemente; "Non manca molto" vi dice a bassa voce, oltrepassando la porta dell'infermeria. "Ecco, Padre Bartolomeo è qua fuori!" aggiunge poi aprendo un'altra piccola porta in legno. 

Vi ritrovate in un altro giardino, ricolmo di piccole piante officinali. Chini sui vegetali molti monaci sono impegnati nel lavoro di raccolta. Il novizio vi scorta dal più anziano di loro, un uomo sulla settantina, con una curata barba bianca e i capelli della tonsura del medesimo colore. Non appena il novizio lo informa della vostra presenza si alza in piedi a fatica, vi squadra dalla testa ai piedi e, riconoscendo in Pinamonte la figura di un chierico, sorride benevolo.

"Salve a voi, viandanti" esordisce rivolgendosi al gruppo "..e a voi, fratello!" aggiunge poi rivolgendosi direttamente a Pinamonte. "Lasciate che mi presenti, sono l'abate padre Bartolomeo Sironi, come posso servirvi?"

Inviato

Flavio Malaspina

Lascio che sia Pinamonte a rispondere, di certo il più portato tra noi quattro nel disquisire con membri del clero.

Mi guardo attorno con un mezzo sorrisino sulla faccia; ho sempre trovato la vita monastica una sorta di "oasi felice", dove i più intelligenti, ma anche deboli ed inadatti al duro lavoro, per dirla tutta, si ritiravano per vivere una vita pacata, dove non mancava mai nulla

A parte le donne....e a volte anche no....

Inviato

Λεοντεύς

Mi dirigo al monastero con gli altri viandanti, mentre rifletto silenziosamente sul bando per arruolare uomini valenti, ossia gente d'arme: forse il conte ha un problema di brigantaggio o una faida da combattere contro un altro feudatario, però potrebbe anche essere una mossa del duca, che fa radunare piccoli contingenti ai vassalli per poterli unire all'esercito improvvisamente rafforzato e pronto alla guerra. Immerso nei miei pensieri, ignoro quasi i due monatti e mi prefiggo di investigare sul conte a fondo.

Giunti al monastero, saluto il monaco.

"Buon giorno, possiamo chiedere la vostra ospitalità per il pranzo?"

Inviato

Buona idea, quella del pranzo. 

Sebbene la vita monastica mi abbia sempre affascinato, con i suoi agi e privilegi, non sono proprio l'uomo adatto a farsi avanti con il monaco. La mia presenza in un monastero è fuori posto come quella di un abate in qualche bordello (nonostante ne abbia visto più di uno). Seguo i miei compagni lungo i corridoi canticchiando nella mente una vecchia ballata, limitandomi ad osservare cosa stiano facendo i presbiteri. Forse c'è qualche erbetta interessate in quel chiosco. Il silenzio mi risulta assordante ed ansiogeno allo stesso tempo

Giunti di fronte a Padre Sironi, faccio un leggero inchino con il capo accennando un sorriso imbarazzato. Portatemi via di qua.

Inviato

Pinamonte da Brembate

Mi avvicino all'abate, sfiorando appena l'anello che porta alla mano con le labbra in segno di rispetto.
Stimato abate, mi chiamo Pinamonte, appartengo all'ordine dei Domenicani. Siamo in viaggio verso il convento di Torba, dove siamo attesi dall'abate Alberto di Castiglione.
Lasciate che vi introduca i miei compari di cammino...
dico presentandoli uno ad uno.
In verità, vorremmo soltanto riposare un poco e condividere del pane e della preghiera, prima di rimetterci in cammino. Sarebbe un onore avere la vostra compagnia...

Inviato

Ho un piccolo sussulto e quasi trasalisco. Gesù Cristo, ti prego, la cena con l'abate no. Fa che debba pregare, che si addormenti o abbia smarrito la dentiera! Posso sopportare tutto, ma cena con il morto no!

Accenno un altro sorriso. 

Inviato

L'abate sorride benevolo ad ognuno di voi quando gli viene presentato da Pinamonte. "Siete i benvenuti alla nostra mensa e, di questi tempi, si ha sempre un gran bisogno di preghiera. Temo purtroppo che non potrò dilettarmi della vostra compagnia." risponde, afferrando le mani di Pinemonte tra le sue "Ora et labora!" aggiunge poi, tornando a guardare le piantine officinali sulle quali era chino quando lo avete raggiunto "Il Morbo Nero purtroppo non concede tregue alla povera gente. Ci è stato inviato un chierico, Alberto da Pavia, che con la sua magia divina sta provando a limitare il morbo... Ma i malati giù al lazzaretto sono molti e noi monaci abbiamo il dovere di aiutarlo come meglio possiamo con le medicine naturali di cui Nostro Signore ci ha provvisto." 

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Inviato

Pinamonte

Siano benedette le vostre mani e le vostre opere. Il Signore poserà di certo il suo sguardo benevolo su coloro che meritano perdono e salvezza rispondo all'abate.
L'epidemia è dunque molto grave. Non vi ruberemo altro tempo, abate. Ah già che ci siamo... Ci è stato detto che il Conte Berengario Castiglioni sta reclutando forze. Avventurieri, per l'esattezza. Avete per caso novella di cosa possa trattarsi? Forse riguarda proprio il morbo.

Inviato (modificato)

Massimo Guareschi

La mia attenzione si desta improvvisamente. Padre, esordisco ricorrendo a tutto il mio tatto, potrebbe parlarci di questo morbo? Abbiamo incontrato dei medici lungo il nostro cammino... concludo nella speranza che l'abate colmi la mia curiosità. 

Questa storia del Morbo Nero è tanto scabrosa quanto affascinante.

Modificato da Sir. Soccio
Inviato

Flavio Malaspina

Alla menzione del morbo, torno a voltarmi in modo discreto, facendo gli scongiuri senza essere visto

Ancora....è una cosa costante ormai....

Sono più attratto dalla menzione del chierico e dalla sua capacità di manipolare la magia divina, uno strumento così strano e misterioso, che da sempre ha suscitato la mia curiosità

"Un chierico che esercita la magia divina....non una cosa che si vede tutti i giorni....." dico con incredulità . La situazione deve davvero essere difficile per far entrare in campo i chierici

Attendo che l'abate risponda ai miei compagni, mentre immagino coma possa trattare i malati con questa ignota manifestazione di potere conosciuta con il nome di magia

Inviato (modificato)

Λεοντεύς

Vista la gestualità dell'abate, che potrebbe essere venuto in contatto col morbo nel lazzaretto, ma che prende per mano Pinamonte, fo un passo indietro, mascherandolo con un inchino di ringraziamento.

"La ringrazio dell'accoglienza, padre. 

Si ha un'idea di come avvenga il contagio di questo morbo?"

Intanto decido tra me e me che per prudenza cercherò di evitare a prescindere qualsiasi contatto fisico.

Modificato da rikkardo
Inviato

Alla domanda di Pinemonte, l'abate inarca le folte sopracciglia e scuote appena la testa. " Vengo a conoscenza ora grazie a voi del fatto che il conte Berengario sia alla ricerca di avventurieri... Posso solo immaginare quale ne sia la motivazione. Mi è giunta ieri novella di alcuni atti di brigantaggio nei dintorni di Castelseprio. Potrebbe trattarsi di questo."

Poi, notando l'interesse della comitiva nei confronti del morbo, aggiunge: "Gli studiosi sostengono che il morbo sia dovuto a miasmi velenosi... Per questo, quando noi monaci abbiamo a che fare con gli ammalati, indossiamo le mascherine. Ma le medicine officinale, nella maggior parte dei casi, servono solo a lenire le sofferenze di quei poveretti. Solo il potere della benevolenza divina è in grado di curare dal morbo. Personalmente ritengo che sia un segno di Dio! Una punizione per la sozzura che caratterizza il nostro tempo, per emendare il mondo dall'eresia. Solo la vera fede e la misericordia del Signore possono salvare da questa piaga." 

Inviato

"Una punizione per la sozzura che caratterizza il nostro tempo"? Beh, comodo fare il puro di cuore quando sei rinchiuso in un monastero a raccogliere fiori.  

Rimango impassibile al discorso dell'abate e compio un lento passo indietro senza dare troppo nell'occhio. Dando un piccolo colpo di gomito Λεοντεύς li domando sussurrando Birra?

 

Inviato

Pinamonte da Brembate

Amen rispondo alla conclusione delle parole dell'abate. Dopotutto, questo morbo sta dimostrando come fede e conoscenza siano sorelle che procedono a braccetto nella luce di Dio.
Non intendiamo disturbarvi oltre, avete molto lavoro da fare. Che Cristo vi abbia sempre in gloria, Padre Bartolomeo. La vostra gentilezza non sarà dimenticata.
Ciò detto, invito i miei compagni di viaggio ad allontanarci dal chiostro seguendo uno dei monaci che ci ha guidati fin lì.
Se ci è concesso, vorremmo desinare qui al convento. Pagando, ovviamente. Un po' di pane e della verdura andranno benissimo dico al monaco che ci accompagna.

Inviato

Λεοντεύς

Le informazioni sul morbo sono tutt'altro che buone: per contagiarsi basta respirarsi addosso e le uniche cure sono i miracoli operati dai preti. Dovrò, quindi, tenermi a debita distanza da chiunque, cosa in definitiva molto difficile da fare, mentre l'emergenza di brigantaggio potrebbe essere una ragione plausibile e rassicurante del bando, su cui merita comunque saperne di più magari dal diretto interessato.

Ricevo una gomitata dal bardo, che mi sussurra se voglia bere della birra.

"E perchè no un vinello?"

Inviato

Il monaco risponde positivamente alla domanda di Pinamonte e vi scorta in un'ampia, ma poco affollata mensa. Pochi minuti dopo che  vi siete accomodati, vi vengono portate delle verdure, del pane, un po di carne e dell'acqua. Consumate il vostro pasto velocemente, non volendo perdere altro tempo al monastero. 

Ripartite nel primo pomeriggio, coprendo la breve distanza che vi separa da Castelseprio in circa un'ora. Tutto intorno alla cinta muraria vedete piccole case e fattorie. Alcuni paesani occupati nelle loro attività lavorative, si fermano a guardarvi al vostro passaggio, domandandosi, forse, cosa mai vi abbia portati in queste terre dimenticate da Dio. Poco prima del castrum notate un largo sentiero sulla destra che scende a valle in mezzo alla boscaglia. Lo oltrepassate finché, finalmente, raggiungete il ponte che conduce al grosso portone d'ingresso sulle mura. Notate come quest'ultime abbiano vissuto tempi migliori. I grossi blocchi di pietra sono rivestiti da edera rampicante e muschio e, qua e là, si scorgono piccoli segni di cedimenti e crolli. Da ultimo, non potete che rimanere colpiti dal forte tanfo che risale dal fossato sotto il ponte. Giunti al portone venite fermati da due guardie armate di lancia. Recano sulla corazza lo stemma della famiglia Castiglioni.

"Identificatevi. Per quale motivo siete a Castelseprio?" vi domanda una della due.

Inviato

Pinamonte da Brembate

Avvicinandomi al ponte, non posso non guardare nel fossato, dopo che il tanfo che emana mi ha colpito come un pugno in faccia. Ha lo stesso odore della morte e del peccato, forse è da là sotto che nasce tutto, così come nel cuore degli uomini marcisce la fede in Dio, così la carne del corpo.
Pace a voi. Sono Padre Pinamonte, dell'ordine dei domenicani. Siamo in viaggio  verso il monastero di Torba, ma strada facendo abbiamo udito che il vostro signore sta cercando avventurieri. E poiché si da il caso che mi accompagnino uomini le cui lame timorate di Dio hanno visto più d'una battaglia, abbiamo pensato di prestare orecchio alla richiesta, se vi compiace.

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