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Avventura a Koor


Sir. Soccio

Messaggio consigliato

@Khitan @Voignar @Menog @Linden @Pyros88 @Hiltor

Classiche regole per i post da parte dei giocatori. Vi prego di allegare una piccola descrizione come spoiler ed allegare il vostro nome ad ogni post

Una Quest Inattesa

"Una parola cortese ti porterà più lontana di una moneta d'oro" -  Proverbio del posto.

Piove. La pioggia serale scroscia lungo le incanalature della taverna "La Pinta Avvelenata", che, al contrario di quanto suggerisca il nome, vi accoglie insieme ad un altra ventina di avventurieri (mal contati) fra le sue calde mura in pietra beige. E' una giornata alle porte della primavera, ma la passata stagione non sembra volerle cedere il posto ed il fuoco scoppietta nel camino illuminando gli stendardi di alcune città sudiste appesi alle quattro pareti insieme ad alcune teste di animali impagliati (principalmente cervi, daini ed altra selvaggina dell'entroterra). "Quanto ancora per un boccale?chiede un uomo alzandosi al tavolo da parte al vostro.

Il clima è giovale e la vostra serata scorre fra il baccano degli altri clienti. "Porto Fortuna e le sue vie..." sentire dire da una voce. Un gruppo di sei nerboruti nani, seduti non lontano da voi, parlotta animatamente ed alcuni picchiano sul tavolo i polsi laminati nel tentativo di mettere gli altri a tacere. Uno fuma nervosamente mentre fruga nel proprio zaino mentre i restanti cinque, dai quali sono visibili borracce ed asce adagiati da parte ad essi, sono appoggiati a ciascuna gamba in legno del tavolo. Sembrano essersi dimenticati delle portate, alcuni maialini selvatici arrostiti interi, posati di fronte loro mentre fumano nell'aria. "Gabil gund Mazarbul! Non ci noteranno se...

Vi sono degli halfing (impossibile contarli, vista la loro abitudine a sgusciare sopra e sotto i tavoli) i quali intonano canti folkloristici su una giumenta brandendo pinte come fossero trofei ed insozzando il pavimento con pozzanghere di birra chiara .Uno di loro estrae quello che sembra a tutti gli effetti un ukulele ed accompagna il canto. 

"La giumenta è scappata
E il bardo camminerà
Finché l'avrà trovata
Ma il fiume è in piena
Le strade inondate...
"

Il resto degli avventori, degli umani di media età sparpagliati nella taverna, assiste alla scena, chi unendosi al coro brinando con complicità chi con sguardo impassibile. Un mezzelfo, seduto in disparte, assiste alla scena con uno smorfia da cui si intravede un leggero disgusto. Non si nota la parte superiore del volto poiché indossa un mantello con copricapo verde chiaro dal quale emergono dei vecchi stivali logori e sporchi di fango. Sul tavolo una candela quasi consumata, delle pergamene sulle quali è poggiato un calamaio ed una penna d'oca il cui inchiostro fresco, di un blu spento, gocciola sulle stesse. "Suona quella di Balak il Guerriero, Rob!" chiede un halfing a gran voce. 

L'aroma speziato di trinciato d'alcune pipe, le churchwarden dei nani, si mischiano con i profumi dello stufato di cinghiale che proviene dal resto del bancone, nella cucina. Una nube di fumo grigio si forma immobile sopra le vostre teste, avvolgendo come nebbia i lampadari pendenti dalle travi del tetto."Fergus, portaci anche le tue patate al forno!" urla un uomo. 

Fergus, il corpulento oste della taverna, vi si avvicina cercando di non inciampare nel suo lungo e sudicio grembiule in cuoio. Passa la grassoccia mano sulla fronte per asciugarla dal sudore con uno straccio che ripone in una tasca dei pantaloni."Cosa posso servire a degli avventurieri? Abbiamo un ottimo stufato di cinghiale con salsa al sambuco stasera." chiede con affanno non ricordandosi i vostri volti, nonostante voi siate recati spesso alla Pinta per avere ristoro.

 

Premessa sul villaggio. Per tutti.

Spoiler

Nessuno degli avventori, eccetto i nani, indossa delle armature, presumibilmente sono mercanti o contadini. Vi trovate nel villaggio di Erith sul fiume, sito ad un viaggio di un giorno dalla capitale: vi risiedono qualche centinaio di anime a prevalenza umana ed halfing. Oltre alla dimora del borgomastro e dell'armeria, è il classico villaggio agricolo immerso nel verde tipico sudista.

 

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Gilon Whiteflame

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Gilon è una nano giovane (per gli standard dei nani), sulla sessantina. Ha i capelli castani tagliati corti e una barba non troppo folta raccolta in una grossa treccia sotto il mento. I suoi occhi sono scuri e gioviali, il sorriso pronto e franco. Ha una fisico robusto e mani callose e ricoperte di bruciature, tipiche di ha lavorato in una forgia. Indossa una cotta di maglia e abiti da viaggio di colore verde scuro. Accanto alla sedia ha appoggiato un martello da guerra, uno scudo rotondo con inciso il volto di Tymora circondato dai tipici trifogli e una piccola lira. Lo scudo, di ottima fattura, a una ispezione ravvicinata dimostra vari graffi e indentature, segno che è stato utilizzato parecchie volta in battaglia. La persona di Gilon è sicuramente amichevole e sorridente, ma il suo armamentario parla anche di un nano abituato a combattere.

In una serata fresca e piovosa non c'è niente di meglio di una taverna calda e stipata di gente. I rumori, i profumi, le storie sono come miele per le mie orecchie e le mie narici. La giornata è stata lunga, la strada percorsa a piedi tanta e la Signora che Sorride mi ha concesso di arrivare in tempo per occupare l'ultimo tavolo disponibile assieme a qualche amico. Mi sto ancora godendo la senzazione del calore del camino che mi asciuga le ossa dalla pioggia quanto l'oste piomba per prendere la nostra ordinazione.

Stufato abbondante e birra abbondante per me esclamo senza esitazione Come al solito aggiungo con un sorriso per l'oste smemorato.

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Sshelia "Occhi d'oro" Szsatslam

Descrizione

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Ssheila è una yuan-ti di sangue puro e la sua discendenza esotica è chiaramente visibile. Per quanto abbia un aspetto prevalentemente umano, i tratti del volto sono più sottili del normale, il naso tende ad essere meno pronunciato e le labbra sono appena visibili. Ciò che colpisce maggiormente di lei però, guardandola in volto, sono gli occhi: grandi, dorati e con le pupille assottigliate. Nonostante i tratti "strani" per la normalità di Koor, non si può dire che non abbia una bellezza particolare, forse non per tutti i gusti, ma sicuramente attira più di uno sguardo quando cammina per le strade. Capelli neri come la pece e lucenti, lunghi più o meno fino alle spalle e perfettamente dritti, incorniciano il volto dalla pelle olivastra. Ad uno sguardo attento si possono notare tracce di scaglie sulla pelle del volto ma non sono visibili ad uno sguardo di sfuggita. 

Il resto del corpo, longilineo e sinuoso, è interamente ricoperto da abiti. Indossa prevalentemente maglie leggere, con colori tendenti al verde scuro, rigorosamente a collo alto, sormontate da un'armatura in pelle non eccessivamente pregiata. Pantaloni attillati di pelle con gli stessi toni scuri, stivali comodi e guanti fino al gomito. Questo fa sì che l'unica parte visibile del suo corpo sia effettivamente il volto. 

Raramente l'avete vista con armi addosso, se non un semplice pugnale, nulla di sfarzoso, alla cinta. 

In generale sta molto per le sue, parla poco, avete potuto vederla lavorare nella locanda come sguattera. Le poche volte in cui si è seduta al vostro tavolo, più per mancanza di tavoli liberi che per scelta, non si è dimostrata una compagnia eccessivamente divertente, rifiutando di bere ed evitando buona parte delle possibili domande che possiate averle rivolto. Le poche volte che ha parlato avete tutti potuto notare come la sua voce sia graffiata, come se avesse qualche problema alle corde vocali. 

Ovviamente la mia serata libera dev'essere una delle serate in cui la locanda è più piena, complice anche la pioggia battente all'esterno. Appoggiata allo schienale della sedia, costretta ad unirmi ad un tavolo già occupato, attorniata da avventurieri che ho già visto di passaggio ma con cui non mi sono mai curata di conversare troppo, mi guardo attorno, cercando di nascondere il fastidio sul mio volto. Sorrido di tanto in tanto quando qualcuno mi rivolge la parola, sorrisi di cortesia accompagnati da poche parole, ma non sono mai io ad iniziare una conversazione. Preferisco di gran lunga ascoltare. 

Quando Fergus si avvicina chiedendo l'ordinazione mi volto verso di lui. Acqua e qualcosa di leggero per me Fergus. Gli rispondo con un mezzo sorriso. Lavoro in questa locanda da abbastanza tempo da aspettarmi che sappia i miei gusti. Ti devo già abbastanza soldi così com'è, senza aver bisogno di aumentare il debito con i tuoi prezzi sproporzionati. Il tono è quasi giocoso, per quanto possa essere giocoso il mio tono. Mi piace stuzzicare il corpulento uomo. 

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Reddoc Finner, Halfling Ranger

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La pelle del viso è vistosamente liscia, seminascosta da un ciuffo castano che si adagia sulla fronte piuttosto spaziosa. Le orecchie, già piccole di suo, spuntano appena dietro alle folte basette arruffate. A causa della ridotta statura, Reddoc non appare in nessun modo minaccioso, al contrario trasmette gioia e tranquillità, forse anche grazie al suo usuale sorriso sincero. Sotto gli abiti da viandante, semplici ma ordinati, si intravede una corporatura piuttosto robusta, rispettando pur sempre i canoni di un piccolo halfling. Sulla schiena, oltre alla sua attrezzatura da esploratore, è sempre ben visibile l'arco lungo, un compagno essenziale in ogni suo viaggio.
E' quasi impossibile incontrare Reddoc senza che vicino a lui si possa scorgere il suo fedele compagno Blanko, una pantera dal manto grigio scuro a tratti ricoperto da macchie nere. I suoi occhi di un verde molto acceso sono a dir poco penetranti, ma fortunatamente è un compagno giocoso ed estroverso, almeno finché non ha motivo per dubitare degli estranei che si trovano vicino a lui.

La serata particolarmente gioviale e calorosa fa sì che sul mio viso prenda forma un sorriso ancor più profondo del solito. I canti folkloristici degli allegri halfling mi ricordano le feste di paese al mio villaggio natìo, per cui il mio sguardo si posa su di loro quasi come fosse magnetico, e intono alcune parole delle tradizionali filastrocche mentre con la mano destra poso delle leggere pacche sulla schiena di Blanko, seduto al mio fianco, per scandire il tempo della musica. Con l'altra mano invece senza accorgermene disegno alcuni gesti come se agitassi un immaginario boccale di birra sempre seguendo le canzoni... la forza dell'abitudine!
Sono talmente preso che quasi mi dimentico degli amici al tavolo, ed è la voce dell'oste che mi riporta con i piedi per terra. Aspetto che Gilon e Sshelia facciano i loro ordini e poi scandisco a Fergus il mio: "lo stufato è perfetto, con una buona dose di salsa per favore, e un boccale di birra, Goldenhop se ne avete". Provo sempre a chiedere una birra fatta col buon luppolo del mio amato villaggio. Poi preciso: "mi raccomando Fergus, non lesinate con le porzioni... sarò pur sempre un halfling, ma lo sai che sono una buona forchetta..." rivolgendomi all'oste in tono amichevole e confidenziale, sempre senza perdere il sorriso che ormai accompagna dall'inizio la serata. "Ah Fergus, non ti dimenticare la bistecca per Balko!" gli ricordo in ultima battuta.

Una volta che tutti hanno risposto all'oste mi rivolgo ai commensali: "finalmente mettiamo qualcosa sotto i denti!" strofinando le mani l'una con l'altra.

Modificato da Hiltor
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Tuor 

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Un ragazzo sui venticinque anni, col volto ed il corpo segnati dagli elementi e dalla vita all’aperto. Tuor ha una folta chioma di capelli neri tagliati corti, ed una barba appena accennata, sul volto fanno capolino gli occhi color acciaio

veste abiti semplici, pantaloni e tuniche di buona fattura ma dal taglio modesto, con i guanti uno bianco ed uno nero tipico della fede di Tyr, di cui porta fiero Il medaglione al collo, di solito gira senza le sue armi, tranne un vecchio coltello alla cintura 

Birra Fergus, a volontà! Dico allegro al locandiere, mentre prendo posto, non ho molta fame, ma piuttosto voglia di finire in bellezza una giornata tranquilla. Mentre aspetto la birra, mi metto a battere con un piede il tempo del motivetto cantato dagli halfling, dando appena uno sguardo al nano che porta le insegne di Tymora in bella mostra 

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Valinor Vavendis (umano guerriero) 

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Valinor è un uomo sulla trentina carnagione chiara, capelli ed occhi scuri, mentre baffetti, pizzetto e barbetta contornano bocca e sottolineano il profilo della mandibola. Ha uno sguardo fermo determinato, a tratti si direbbe freddo e disincantato, come se ne avesse passate troppe per sorridere alla vita in maniera spensierata. Ha un fisico allenato, spalle larghe, braccia forti, che gli danno un aspetto erculeo nonostante l'altezza nella norma. 

Se non fosse per il suo equipaggiamento, basterebbe anche solo il suo portamento militare, a far intuire chi sia: un soldato. E poi bisognerebbe essere davvero sfortunati per avere delle cicatrici simili senza aver mai calcato i campi di battaglia. Infatti Valinor ha una vasta zona a lato della testa e del volto segnata come da una profonda ustione che scende fino al collo, curata molto bene peraltro, e che rimane per lo più nascosta dalla sua folta capigliatura. A dissipare ogni dubbio, se non all'osservatore più distratto, tre spille attaccate al petto sulla tunica che copre la sua armatura di cotta di maglia con spallacci di metallo: una abbastanza semplice dei volontari arruolatisi nell'esercito, quella più elegante di Ufficiale di Fanteria ed infine la splendente Medaglia al Valore di Talor, ottenibile solo per indubbi meriti sul campo e che lo indica come un vero eroe della guerra, con tutta probabilità quella di un decennio fa contro il Nord. Sotto la corta tunica, stretta in vita da un grosso cinturone, indossava dei pratici pantaloni da viaggio con delle ginocchiere e gambali di metallo, corredati da dei pesanti stivali e guanti di cuoio rinforzati con lamine di metallo, mentre sulle spalle indossa un mantello blu scuro, il cui tessuto è indubbiamente di buona qualità, e foderato di bianco sul lato interno. A tracolla porta appeso un grosso scudo scapezzato con capo a punta prominente, la cui superficie metallica ha aspetto resistente ma anche vissuto, assieme ad un arco lungo ed una faretra, mentre al fianco pende una lunga spada dall'elsa e fodero semplici, ma eleganti, pareva un'arma di ottima qualità e di valore. 

Giungo ad Erith Sul Fiume, un villaggio ad un giorno di viaggio dalla capitale, anche m il to meno se in sella ad un buon destriero e cambiando cavalcatura nei punti di posta atti a tale scopo per i messaggeri del regno. Sono già stato qui altre volte, ma in fondo non c'è nulla di strano, il mio compito mi porta a girovagare per il Powys e a tornare di tanto in tanto negli stessi posti, qualcosa che mi ricorda molto la mia infanzia passata sul carrozzone di mio padre, un mercante ambulante. 

Anche in momenti come questo in locanda, non posso abbassare la guardia, il mio compito non ammette pause, se non quando indicatomi dai miei superiori. Fra queste persone potrebbe celarsi un nemico dell'Impero, qualcuno intenzionato ad usare la magia per scopi malvagi: uccidere, distruggere o corrompere; non posso permettere che accada. La magia è straordinaria e bellissima, ma anche pericolosa e devastante il mio corpo e la mia mente lo sanno fin troppo bene. 

Accanto a me siedono individui particolari, li ho già incrociati altri volte in queste settimane al sud, forse anche loro hanno qualcosa da nascondere. Di sicuro potrei azzardarti a fidarmi del ragazzo devoto a Tyr, dio onorevole e giusto, ma che dire invece di questa donna dagli strani lineamenti e dagli occhi simili a quelli di un serpente? Anche la sua voce sembra il sibilo di una serpe, che abbia anche denti avvelenati? 

Il corpulento oste ci propone il piatto della giornata ed un nano, devoto a Tymora a giudicare dall'emblema sullo scudo, chiede una porzione generosa di arrosto ed abbondante birra: "Anche per me, grazie." mi limito ad aggiungere conciso. Accanto a me ho mezzuomo fin troppo gioviale ed allegro, quasi fastidioso al pari degli altri membri della sua razza che cantano sguiatamente e facendo un baccano terribile assieme a buona parte del resto della clientela. Se solo sapessero che posto è il mondo, altro che giumenche scappate e ballare su guerrieri del passato le cui gesta spesso erano infondate o largamente rimaneggiate. 

In tutto quel trambusto il mio sguardo cade su un gruppo di nani, in viaggio a giudicare dal loro equipaggiamento, che parlottano fra loro in maniera sospetta e su un individuo solitario intento a scrivere su delle pergamene con un inchiostro blu, strano colore per scrivere qualcosa di normale. Anche lui sembra non essere di qui e quando rispose brevemente ad una dele cameriere, ho potuto notare che si tratta di un mezzelfo, dettaglio altrimenti celato dalla testa chinata e coperta da un largo cappuccio. 

 

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Malakai Balkisson, umano "guerriero" warlock hexblade

 

descrizione

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image.png

34 enne ormai, Malakai mostra qualche segno del tempo, specialmente nella barba e negli occhi, ma per il resto rimane in forma, anche a causa della vita di avventuriero.

 

La serata è rilassante fino ad adesso, il caldo della locanda aiuta  a sopportare il leggero dolore che la ferita al ginocchio mi da con la pioggia.

Sentire raccontare di gesta di vari eroi mi fa sorridere, sapendo che esistono anche due o tre storielle simili su di me, ma mi è stato solo riferito, non ho ancora avuto l'onore di sentirle cantare.

Vada per lo stufato con la birra anche per me

faccio mentre massaggio un po' il ginocchio destro mentre ascolto la canzone

comunque credo che la storia di Balak sia stata gonfiata, come tutte le ballate, figuratevi che mi hanno detto che in alcune sono stato ferito cinque volte...alla terza ero già più di là che di quà, figuriamoci se mi beccavano altre due...

faccio una leggera risata mentre cerco per fumare non trovandomi addosso la pipa e ricordandomi di averla persa cinque giorni fa durante lo scontro con un cavaliere lungo la via, diamine se aveva fretta quell'uomo.

Ma ditemi...come vi vanno le cose ultimamente ?

Modificato da Menog
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Valinor Vavendis (umano guerriero)

Adesso ci si mette pure questo a cercare di fare conversazione e non ha nemmeno ancora bevuto. Ma cosa ha oggi la gente? E' per caso la giornata del "Fare nuove conoscenze" o del "Chi trova un amico trova un tesoro"? Uno non può nemmeno sostare in santa pace per rifocillarsi e rinfrancarsi sotto un tetto che la gente ti assilla con queste domande di circostanza solo perché non sopporta la solitudine o non sa affrontare l'imbarazzo del silenzio fra sconosciuti costretti a sedere fianco a fianco attorno ad un tavolo ognuno con la propria vita ed i propri pensieri. Ma poi perché dovrebbe interessargli sapere come stiamo? Bah.

Lo guardo per un attimo, giusto per non avere la scortesia di fare finta di non sentirlo come sarei tentato di fare nonostante l'indubbia impossibilità data la distanza ravvicinata dalla quale mi ha posto la domanda: "Come vuoi che vada, sempre meglio che su un campo di battaglia." dico burberamente e a mezza voce per poi distogliere lo sguardo, come a non voler proseguire la conversazione corroborato dal fatto di non aver aggiunto il fatale: "E tu?" e nel frattempo cerco di non perdermi che cosa dicono i nani fra loro.

Spoiler

Test Percepire +2

 

Modificato da Pyros88
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Tuor

Ah, se ti interessa, c’è qualcuno che canta di come c’erano pure demoni di fuoco e stregoni tra i tuoi nemici dico ridendo a Malakai, mentre invece l’altro umano al tavolo, che pare non aver capito di essere in una caserma e non in battaglia, ringhia una specie di risposta 

Vanno come al solito, cittadina piccola e tranquilla, letti comodi e buona birra

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Gilon Whiteflame (nano paladino)

Con una sonora risata rifilo una potente pacca sulla spalla all'umano di nome Valinor.

Cosa sono questi toni cupi e mesti! Abbiamo buon cibo e buona birra in arrivo, una taverna calda, canzoni e storie! In alto lo spirito, Tymora ci sorride questa sera! C'è anche una dama seduta al tuo tavolo, che vuoi di più!

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Reddoc Finner, Halfling Ranger

"Non fare il modesto Malakai, stando a quel che ci hai raccontato sei stato a un passo dal lasciare questo mondo. Una o due ferite in più nelle voci di corridoio non possono che sottolineare il tuo vero valore" replico con franchezza. 'Ammiro la sua determinatezza nell'aver difeso il proprio villaggio, la propria casa, gli amici...'.

Ascolto poi il prosieguo del discorso, divertendomi ad osservare Valinor che, come impone l'etichetta militare, non si scioglie facilmente neanche durante una serata al caldo in compagnia, e il buon Gilon che prontamente cerca di farlo rilassare trasmettendogli la sua caratteristica leggerezza.

Rispondo dopo gli altri al tentativo di Malakai di instaurare una conversazione: "non c'è male, Malakai, in queste ultime due settimane, io e Balko abbiamo scortato ben 3 gruppi di esploratori, anche se per viaggi brevi. Perciò non mi dispiace proprio una serata al caldo tra cibo, birra e musica".

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Sshelia "Occhi d'oro" Szsatslam

Quando vengo chiamata "dama" dal nano non riesco ad evitare di inarcare un sopracciglio lanciandogli un'occhiata. Non c'è alcuna dama a questo tavolo, fidati. Rispondo laconica. Non c'è fastidio nel tono, sembra non esserci alcuna particolare emozione. Il gruppo inizia quindi a dialogare più o meno amabilmente. Non riesco a trattenere un mezzo sorriso alle risposte del soldato. Credo di sapere cosa sta pensando e mi trovo d'accordo. Tutto questo bisogno di dialogare, di parlare, di condividere. Siamo seduti allo stesso tavolo per sfamare i nostri corpi, non c'è bisogno di dare voce alle nostre bocche. 

D'altro canto so come funziona il mondo, così come so che un alleato in più è meglio di un potenziale nemico, quindi stampo sul volto un sorriso, il più caldo che mi riesca, e mi unisco alla conversazione. La voce graffiata che cerca di essere il più gentile ed accomodante possibile. Oggi è la mia serata libera quindi credo di poter dire che, almeno per ora, sta andando tutto bene. Almeno per una volta non devo lavare i vostri piatti. Mi appoggio quindi più comodamente alla sedia, lanciando un'occhiata significativa al soldato, un'occhiata di solidarietà. Non dico altro però, limitandomi ad ascoltare.

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Naturalmente afferma Fergus accennando un sorriso, che pare più una smorfia di cortesia, per poi andarsene senza proferire altre parole.

Il fracasso nella taverna prosegue a suon di canti e boccali in ferro che si scontrano in improbabili brindisi. Brindiamo al solstizio di primavera propone un halfing barcollante prima di capitombolare a terra suscitando grasse risate della sua compagnia.  Che sia al giovane Finnan ed ai suoi 111 anni! Esclama un altro halfing. Alla salute, Finnan! Dice un secondo. A te! Quando arriva la Bree di Carote?! (Nota torta della zona) Dice un terzo.

La porta della taverna s'apre, lasciando entrare un soffio di aria fresca e con passo lento, preceduto dal suo fido Reed (un levriero color carbone), il Capitano della Guardia Cittadina Fardan. Con l'armatura borchiata gocciolante, annerita in alcuni punti da bruciature che la pioggia ha parzialmente lavato, e della fuliggine ancora in folto, si guarda intorno per un breve instante, pettina i bruni capelli con una mano e procede verso il bancone. Oh, capitano! Si unisca a noi per una pinta! Chiede una giovane halfing senza ottenere alcuna risposta. Fardan le passa accanto non degnandola di uno sguardo Una ciotola con gli avanzi per Reed ed una pinta per me. pronuncia con la sua voce roca, tradendo un leggero affanno e stanchezza.

Chiedo scusa, sentite da una flebile voce provenire alle vostre spalle, posso prenderla?   Un giovane nano, a giudicare dalla corta barba rossastra, e con una mano su una sedia vuota alla vostra tavolata, vi chiede con un malcelato imbarazzo dietro un sorriso. Indossa anch'egli un'armatura, ma nessun'ascia né altre arma spunta dalla sua schiena. 

 

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Valinor Vavendis (umano guerriero) 

Al passare di una delle cameriere le faccio un cenno richiamando la sua attenzione e quando si avvicina le dico a bassa voce passandogli una moneta adeguata: "La pinta del Capitano Fardan la offro io." 

Arriva poi un giovane nano a chiederci il permesso per la sedia rimasta libera al tavolo, al che gli rispondo con fare e sguardo severi ma voce calma: "La tua ascia dove è finita? Non penserai che la tua armatura basti a proteggerti dal nemico o ritieni che debbanno pensarci i tuoi compagni?" 

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Tuor 

non commento nulla allo scambio tra il guerriero e il resto della tavolata, troppo occupato a bere la mia birra ed a ammirare le cameriere della locanda. Quando entra il capitano, mi limito ad alzare il boccale verso di lui, in segno di saluto. Quando arriva il giovane nano, il grosso guerriero dimostra di avere l’educazione di un pezzo di legno Prendi pure, a noi non serve. Magari ha capito di essere in una taverna, non in battaglia aggiungo rivolto verso il guerriero 

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Valinor Vavendis (umano guerriero) 

"Pfff, queli come lui durano poco e spesso sono più un pericolo che un aiuto per i propri compagni. Meglio che si dia presto una regolata ed impari stare al mondo. Prima regola: mai separarsi dalla propria arma." dico in tono burbero guardando il nano andarsene. 

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Ssheila "Occhi d'oro" Szsatslam

Osservo incuriosita il capitano entrare. Non è mai stato troppo gioviale, non con me perlomeno, ma dal suo sguardo e dal suo comportamento mi sembra ci sia chiaramente qualcosa di sbagliato. Inoltre quelle macchie di fuliggine sull'armatura...

Mi alzo dalla sedia, ignorando il nano e rivolgendomi di sfuggita al soldato. Non sempre una lama è il metodo giusto di affrontare un pericolo. Gli dico senza guardarlo, l'attenzione diretta sul capitano. Molto più spesso le parole giuste al momento giusto possono avere ben più effetto di un'ascia. E senza aspettare risposta mi allontano, avvicinandomi al capitano. 

Mi siedo accanto a lui, fissandolo intensamente, senza preoccuparmi di nascondere il mio interesse. Tutto bene capitano? Mi limito a chiedergli, cercando di modulare la mia voce in modo da sembrare realmente preoccupata. 

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