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Inviata

Sibilante e pungente come l'odore di un insetto, subdolo e opprimente come un testimone di Geova, vorace e famelico come una vongola (la famosa vongola vorace), attanagliato come un granchio al retino, unto e appiccicoso come le manine gommose in regalo nei pacchetti di patatine mi aggiro rovente.

Si perchè brucio, ardo, comusto (o come cavolo si dice) insomma, scotto. Gli Amerigani direbbero che sono hot, che dalle parti loro è pure un complimento. Qui invece, semplicemente, sono rovente e mi arrovello.

Se l'omicidio fosse depenalizzato, probabilmente avrei l'ergastolo uguale. Perchè soffoco la gente, la stendo, di alcuni mi faccio beffe, di altri ne faccio scempio. Taluni riesco addirittura a renderli inutili.

Ho solo un nemico che temo tantissimo, che l'ultima volta mi accolse con una musichina scema che mi gira ancora in testa e che non riesco a far svanire.

Mi prese alle spalle, mentre ero distratto a vedere i miei effetti su una formosa liceale, pronta a spogliarsi per me.

Arrivò come un fallo da dietro, talmente inaspettato che persi l'equilibrio.

Caddi e potei solo svicolare, ricacciato da dove ero venuto, ma ancora più agguerrito di prima.

Come un lembo di nebbia svanii, ma lasciando dietro di me una minaccia:

"Non mi coglierai di nuovo alla sprovvista, URURU SARARA!"

E adesso aiuto, sto impazzendo, vagheggio, vaneggio, viareggio, vo a reggio...vi prego, toglietemi la canzoncina dalla testa...

Altrimenti, afoso come solo io so fare, vi appiccicherò tutte le magliette addosso, vi disidraterò facendovi spendere interi stipendi in bottigliette d'acqua, vi bollirò in mare (che è già salato di suo) pare bere il vostro brodo mentre fate il bagno.

Vi prego, liberatemi da quest'inferno che mi fa ballare senza ch'io lo voglia.

Vi prego, aiuto

il vostro odiato Caldo

ururu....sarara....ururu....sarara....ururu....sarara....

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Inviato

Ah, tempo caduco che vaghi senza stampella, siimi amico e sostienimi nel lungo resoconto che mi accingo a fare dell'epopea fugace, ma per poco, della prigionia di Paris Hilton.

Perchè costei troppo bevve e troppo guidò. Il di lei padre si stava accingendo a comprare il Parco della Vittoria e la di lei madre stava correndo al via a ritirare i 20.000 dollari giornalieri. Peccato per la pescata di imprevisti sbagliata. Ma si sa che è colpa del segnalino perchè aveva scelto il fiasco.

Ah, tempo mordace, cercherò di tenerti al guinzaglio munito di apposita museruola perchè sei razza pericolosa (bastardo) per cui "ci si dovrebbe avere il porto d'armi per quelle bestie li" perchè incapace di gesti istintivi, sei pura volontà a priori e financo premeditatore. Da noi non esiste la pena di morte ma l'eutanasia coatta per cane pericoloso è all'ordine del giorno.

Ah, tempo di melma, che piovi da giorni e sembra novembre quando invece è giugno e fa un freddocane quando invece dovrebbe fare un caldoporco, lo so che è perchè ti tengo al guinzaglio, però ogni tanto una grugnitina potresti anche farla perchè questo più che effetto serra è una schizofrenia bella e buona. Prova a tornare dallo psichiatra quello bravo che ti ha tolto le mezze stagioni.

Ah, tempo lascivo che ci fai li in terra? Ah ecco, senza stampella a reggere anche me non ce l'hai fatta...

Inviato

TELE WEB - TRASPORTI

ovvero un non ho sonnetto in endecasandali sciolti mentre il taxi di Morfeo è fuori servizio

Ho letto blog snob di tipi hip hop

che aman gli spot col sound di Bjork,

che ascoltano rap, che si fan dei trip

...sai com'è, pippan crack

Ho letto le news di chi fora il frejus,

gli accorati j'accuse di chi non prende il bus,

che va contro i surplus ma si beve il brut

...che poi è normale se anche lui rut'...

Ho letto di flop nel grande sport,

di grandi bang non prodotti da gang

di gol e di cash, e del look trash

di un certo Rafa e del suo smash

Su un sito argentino ho giocato a trùco

tirando su col naso, ingoiato muco

se clicco sul link che mi manda in un buco

divento farfalla, da bravo bruco?

  • 2 settimane dopo...
  • 2 settimane dopo...
Inviato

Vecchia produzione...

IL DADO NELLA RETE

Le possibilità della vita sono solo sei. Il dado rotola e cambia sempre la sua posizione, le sei possibilità si rincorrono e variano e sempre si modificano in un inseguimento che non si conclude mai se non quando il dado finisce nella rete.

Il grasso portiere d'albergo rise grassamente come sè stesso alla vista del tizio, piccolo e fremente, che gli chiese una camera per la notte.

La vecchia baldracca si volse a guardare lo spettacolo.

Il pianista, sorbito un piccolo sorso del suo gin, smise di suonare e andò verso camera sua.

Il cuoco si tolse cappello e grembiule e si accese un sigaro.

Nella sua poltrona l'avventore abituale voltò pagina del giornale.

Un'angusta stanzetta si trovava dietro la porta seicentosei, impregnata dell'odore dolciastro della biancheria nuova nel letto e dei muri muffiti. Si respirava aria che sapeva d'antico lì dentro. Il piccolo uomo del bancone entrò e, poggiata la valigia sul letto, iniziò subito a disfarla e ad ordinare i vestiti nel piccolo armadio.

Conclusa quest'operazione, che svolse con una meticolosità e una precisione quasi maniacale, senza fermarsi uscì nel pianerottolo per usufruire del servizio di toilette al piano.

Nel tragitto incontrò un uomo in vestaglia, lo stesso che leggeva il giornale, che non lo degnò nemmeno di uno sguardo.

Uscito dalla toilette, dopo le abluzioni della sera, il piccolo tizio rifiutò le avances della vecchia baldracca e tornò nella camera seicentosei.

Le bollicine salivano nel bicchiere sul comodino, insesorabili.

Il dado ruota nella sua piccola sfera di cristallo emettendo brevi lampi di luce.

Il vento soffiava, facendo sbattere le imposte malferme dell'albergo. Nella notte si udiva un ritmo inuguale di percussioni. Il piansita lo prese come spunto per il pezzo che stava scrivendo, al cuoco venne l'ispirazione per il pranzo del giorno dopo, il grasso portiere si affannava, sudato, cercando di fissare le imposte rese vive dal vento.

Il nonsense e l'imprevedibilità del dado, tutto ciò che ruota e la teoria del caos...nulla ha un senso comprensibile o il senso che ha è comprensibile solo a livelli troppo alti per avere un senso.

I tasti e le lettere che si rincorrono negli scritti, il libro che è un continuo divenire e il tempo che è solo presente e passato e futuro contemporaneamente, l'intangibilità del tempo. Il delirio a volte è più coerente delle scientifiche teorie esposte precisamente. Il senso intimo delle cose non si sa dove vada nè quale sia la sua origine.

Il mattino si presentò più calmo, senza vento, ma incupito da una fitta coltre di pesanti nubi che oscuravano parzialmente il calore del sole.

Il piccolo tizio si alzò dal letto e si diresse, con la chiave della camera seicentosei nella tasca della vestaglia, verso la toilette al piano per le abluzioni del mattino che svolse in sei minuti e sei secondi netti, come sempre aveva fatto fin da bambino. Tornò dunque in camera sua e con la stessa accuratezza con cui aveva tolto i vestiti dal bagaglio, rifece la valigia e scese per la colazione. Il cuoco lo servì col suo sigaro in bocca, quindi, sazio, tornò in camera, prese la valigia, saldò il conto e se ne andò. Il grasso portiere d'albergo non rise questa volta, anzi sembrava intristito e, congedatosi dal piccolo tizio che già prendeva la via della porta per entrare in strada verso chissà che occupazioni, si diresse nel suo studio e lucidò la pistola.

A mezzogiorno la prima colazione fu servita al cliente abituale che, sempre in vestaglia, guardava dritto davanti a se come nel vuoto. La vecchia baldracca pasteggiava in un angolo della sala, già agghindata come per la prima in teatro. Il pianista era già da tempo al pianoforte in camicia che scriveva nuove note che avrebbero dovuto rincorrersi sul pentagramma come i chiassosi giochi dei bambini nei vicoli cittadini.

Un altro giro di dado, e la vita se ne scorre, l'imprevedibilità delle sequenze di cifre che senza una logica precisa formano numeri sempre più grandi.

Il dado non cade nella rete finchè è dentro la sua piccola sfera di cristallo, ma la sfera di cristallo si rompe e una fitta ragnatela avvolge il dado e lo ferma, lo immobilizza e gli impedisce di scorrere ancora.

Un'auto investì il piccolo tizio non appena fuori dall'albergo, il grasso portiere d'albergo si sparò con la sua lucida pistola e il gas lasciato aperto dal cuoco si incendiò quando costui si accese l'ennesimo sigaro e fece esplodere la cucina. Il lampadario cadde addosso alla vecchia baldracca con fragoroso tintinnio, il muro crollò addosso al pianista che aveva appena concluso la sua sinfonia e un furioso mattone schizzò violentemente sulla tempia del cliente abituale che stramazzò al suolo.

Col lancio del dado era uscito lo zero.

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Umido, tumido, frgido...un razzo!

Pollo sudando a gocce pesanti ad ogni respiro, fritto di nube di olio di geranio per tener lontano i vampiri alati e tigrati.

E man mano che emano allitterazioni letterarie m'arrovento il sulo col ventilatrone sparaflashato in fianco all'ascella importante.

Ah la lingua blu degli appunti che serpeggia violenta nel mio immaginario collettivo che forse è espressione abusata. L'abuso di espressioni per fortuna non è penalmente perseguibile, come i deputati. Ah deputato decapitato si muove lo stesso che tanto ha la faccia come il sulo che quindi se lo desuli muore, se lo decapiti vive.

Chissà se anche il loro è arrovellato.

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Respiro male aria densa e filamentosa, appiccicosa afa che mi chiude i polmoni e mi annebbia il pensiero.

Barcollo privo di equilibrio, satollo e ubriaco di umidità, con un vuoto alla bocca dello stomaco che mi risucchia e non mi riempie, che è il mio centro, verso cui ogni mia cellula tende, calamita di me stesso.

Ma poi mi tuffo.

Subacqueo annaspo, inghiotto il mare senza sputarlo fuori.

Assorbo e assimilo e assolutamente aspetto di colmare col calmo mare il malconcio me.

Gonfio, tronfio, sbronzo e bronzeo il tamarro che mi teme mi guarda dall'alto della costa con fare mesto.

Oggi egli non si immergerà, non mi sfiderà, non affronterà la mia ira perchè io sono il Leviatano e adesso son quarzi per tutti...

AUGH...

...e chiamatemi Ismaele che ci devo dire un paio di cose...

  • Mi piace 1
Inviato

"Devi dare un po' di reputazione in giro prima di darla di nuovo a Piri...".

Ma chi l'ha inventata questa cretinata? Perchè non posso reputarti per ogni cosa bella che dici? Perchè non posso rendere omaggio alla tua creatività sempre così dirompente?

Piri Wyrm, lo dico anche io!!!

Continua: io rimango a leggerti.

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Platone: "Eraclito puzza, ne ho una precisa idea e financo manifestazione materiale"

Socrate: "Lo so, ma so anche di non sapere"

Platone: "Sempre bravo te a lavartene le mani. Eraclito invece non si lava da giorni"

Socrate: "Embè...aiutalo a partorire da solo la volontà di lavarsi"

Platone: "Secondo me tu hai un grosso complesso di Edipo"

Socrate: "Mi piacerebbe, è sempre in tour"

Platone: "Tornando a noi. Se Eraclito puzza devo metterlo di fronte all'evidenza del fatto compiuto e poi prenderlo a cazzotti, perchè non posso più fare il giro del chiostro accanto a lui senza fermarmi ad ogni angolo a vomitare dallo schifo"

Socrate: "Fermamente sostengo che non devi malmenarlo ma fargli capire con sottintesi che si deve lavare. L'opera del saggio è il far trovare la strada della verità allo stolto"

Platone: "No no, io questo lo massacro di botte perchè il suo Puzzare lede la mia sfera personale, quindi è legittima difesa"

Socrate: "Se ti defeca nel cappello lede la tua sfera personale, l'odore in quanto intangibile non lo fa. Aggressione di primo grado"

Platone: "Sai che quasi quasi prendo a schiaffi te? Ma secondo te perchè puzza così?"

Socrate: "Eh...è roba di biochimica, di cui non se ne può parlare semplicemente perchè son 5 miliardi di anni che va avanti, quindi noi, comunque sia, saremo sempre dietro...questa roba la devo dire a Zenone...aspetta che prendo il cellulare e lo chiamo..."

Platone: "Vabbeh...fai pure...io vado con la squadra di rugby dei Peripatetici a dirimere la Spinoza questione con Eraclito"

Spoiler:  
Nota a margine: La conversazione qui sopra riportata è basata su reali scampoli di battute udite con le mie stesse orecchie. L'idea di porre nomi di Alti filosofi deriva, in parte, da qui
  • 3 settimane dopo...
Inviato

Avventore: Scusi barman, un cappio per piacere

Barman: On the rocks?

A: Liscio, grazie...

B: Ecco a lei, ma se posso permettermi le consiglierei di non tirare troppo la corda, signore

A: Se continua con queste insinuazioni me le legherò al dito

B: Lungi da me volerle far perdere il filo dei suo pensieri

A: Oh, se è per quello non c'è problema, si raggomitolano sempre prima di diventar Tesi

E il barman pulisce bicchieri sporchi delle altrui bevute gongolandosi di essere il miglior bugiardo, l'unico che in una serata riesce a darla a bere a tutta quella gente e prima di lavare ogni bicchiere ci guarda dentro per vedere il mondo filtrato dal fondo di un bicchiere.

E da li il mondo è un po' più storto e confuso di quello che dovrebbe essere, quindi pulisce e ascolta il flipper in sottofondo e pensa che la vita è come quello, c'è sempre qualcuno che fa girar le biglie.

Ed è regolare che a furia di spelvicare prima o poi lo manda in tilt.

  • Mi piace 1
Inviato

Piri!

Complimenti! La tua prosa mi ha particolarmente attratto innanzitutto per leggerezza e rapidità, che sono valori del buon scrivere come già indicava Italo Calvino nelle sue “Lezioni americane”.

E hai fantasia, ricchezza di linguaggio, ironia... non manca il ritmo.

Insomma mi piace come scrivi e per ora non ho critiche da farti, ma ci penserò ed eventualmente le comunicherò.

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Mi sento bene disse il sordo con l'apparecchio acustico nuovo.

Infatti ti vedo meglio rispose il cieco con gli occhiali appena presi.

Si ma mi puzza disse l'olfattoleso in un momento di lucidità.

Effettivamente mi ha lasciato l'amaro in bocca aggiunse un buzzurro privo di gusto.

Per non saper nè leggere nè scrivere io mi tocco concluse un tizio senza un minimo di tatto.

Ma questi sono i discorsi sconnessi come un sentiero di montagna su cui mi inerpico tasto dopo tasto cercando la via per raggiungere la vetta perchè da lassù mi han detto che c'è un bel panorama che pare che chi nella vita arriva in alto si può permettere un sacco di cose e quindi io mi chiedo Messner quanti sfizi sia riuscito a togliersi fino ad ora perchè di sfizi quanti se ne è tolti non lo so ma di dita dei piedi per lo meno tre o quattro ha deciso di lasciarli sui monti con annette dove il cielo è sempre blu oppure blue per dirlo in modo esotico o all'inglese che vuol dir malinconia e allora se tutta questa fatica deve portarmi a malinconia chi me lo fa fare di affaticarmi per salire però ormai sono a metà strada e sarebbe un insulto alla strada fatta finora il non raggiungere la vetta anche se a sto punto mi chiedo ma a me della strada che mi frega nel senso che la strada non sono mica io perchè se fossi strada sarei stato forse intrapreso da alcuni ma certamente calpestato da molti quindi forse è meglio proseguire ma son discorsi fatti coi piedi piuttosto qualunquisti che però conquistano me che sono il mio auditorio preferito e come auditorio sono molto capiente ma soprattutto comprensivo talvolta empatico talvolta anti-empatico a seconda di come mi tira il vento che dicono talvolta che sospinga o che soffi ma a volte tira e non si fa scrupoli nemmeno se è il rigore decisivo della finale che sarebbe il caso di raggiungere altrimenti qui io non vado più a letto e voi impazzite alla ricerca dell'unica virgola dell'intero testo.

Ecco.

  • Mi piace 1
Inviato

voi impazzite alla ricerca dell'unica virgola dell'intero testo.

Ecco.

Non ci sono virgole nell'intero testo...

Ma è stato bello leggerlo e rileggerlo per cercarle, tanto quanto usare ctrl-f per controllare se ne era veramente privo.

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