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Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco


Wolf

Messaggio consigliato


www.labarriera.net cerca nel forum e qualcosa trovi.

trovi più insulti al traduttore che correzioni della sua opera, comunque...

Inoltre ci sono un sacco di giochi di parole che vanno persi con la traduzione: anch'io l'ho letto in italiano, ma sempre su LaBarriera ho scoperto qualcosa. ad esempio

Le Piogge di Castamere, la canzone più volte tirata in ballo a proposito di lord Tywin, in lingua originale è Rains of Castamere, omofona con Reynes of Castamere, la casata di cui la canzone parla.

inoltre, molti luoghi sono tradotti in modo non letterale per mantenere la poesia e l'evocatività dell'originale, e magari qualche significato nascosto va perso.

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Premesso che ho letto solo i fiumi della guerra (trovato ad una bancarella per pochi euro e acquistato per curiosità della saga), il libro non mi è piaciuto troppo: la storia è raccontata praticamente sempre dall'alto (i protagonisti sono tutti o quasi nobili); l'opera di Martin mi ha dato l'impressione di già visto; l'intreccio mi è parso troppo aderente ad alcuni clichè propri non del fantasy ma del romanzo storico, con i vari nobili pronti a intessere intrighi e a pugnalare alle spalle, i matrimoni forzati fra giovani e belle donzelle con uomini deformi, il figlio cadetto (deforme) angariato dal re suo padre...

Secondo voi può dipendere dal mio approccio questa mia impressione di già visto? La situazione cambia leggendo i libri dall'inizio o indicativamente i temi del racconto sono questi?

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Premesso che ho letto solo i fiumi della guerra (trovato ad una bancarella per pochi euro e acquistato per curiosità della saga), il libro non mi è piaciuto troppo: la storia è raccontata praticamente sempre dall'alto (i protagonisti sono tutti o quasi nobili); l'opera di Martin mi ha dato l'impressione di già visto; l'intreccio mi è parso troppo aderente ad alcuni clichè propri non del fantasy ma del romanzo storico, con i vari nobili pronti a intessere intrighi e a pugnalare alle spalle, i matrimoni forzati fra giovani e belle donzelle con uomini deformi, il figlio cadetto (deforme) angariato dal re suo padre...

Secondo voi può dipendere dal mio approccio questa mia impressione di già visto? La situazione cambia leggendo i libri dall'inizio o indicativamente i temi del racconto sono questi?

Ho capito male oppure hai iniziato a leggere la saga dal 5° libro (parlando dell'edizione italiana)?

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Ho capito male oppure hai iniziato a leggere la saga dal 5° libro (parlando dell'edizione italiana)?

Il sesto. ;-)

Riguarda alla banalità, non sono d'accordo. E' naturale che Martin si serva a volte di alcuni tipici clichè storici: deve rendere la trama verosimile. Siamo tutti esseri umani, alla fine si gira sempre lì.

Leggi dall'inizio e ne riparliamo.

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Secondo voi può dipendere dal mio approccio questa mia impressione di già visto? La situazione cambia leggendo i libri dall'inizio o indicativamente i temi del racconto sono questi?

Dipende dalla tua concezione di fantasy: secondo me il fatto che non ti piaccia la prospettiva "dall'alto" è indice di una concezione molto "vecchio stile", in cui il contadino di turno salva il mondo grazie all'innata abilità nell'uso del flauto traverso. I fatti sono narrati da una prospettiva del genere per far capire che intanto non si va da nessuna parte senza un esercito, e secondariamente perchè il popolo nelle Cronache è fin troppo realistico, molto simile a com'era la gente nel medioevo: sanno poco, per sentito dire, e non gli importa granchè degli intrighi di corte, subiscono passivamente il volere di altri.

Realismo, insomma, non Regalità. ;-)

Prova a immaginare un capitolo narrato dal punto di vista di una persona comune del medioevo europeo, e dimmi cosa ci trovi di interessante: si sveglia, mangia, lavora, dorme, se va male nel mezzo si ritrova una lama nel petto.

Fine.

Poco adatto per una saga, no? :-D

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Comunque, non sono neanche a metà del secondo libro e già mi sto stancando dell'intreccio intricatissimo. Voglio dire, va bene creare una trama complessa, ma non hai il tempo di goderti la conclusione di una vicenda, che ne sono già partite 10.

Per carità, come ho già detto, sono scritti veramente bene questi libri, però un po' di respiro al lettore bisogna darglielo.

Forse sono troppo insofferente io, ma se leggo per rilassarmi vorrei anche godermi qualche pagina idilliaca di tanto in tanto. :-D

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Voglio dire, va bene creare una trama complessa, ma non hai il tempo di goderti la conclusione di una vicenda, che ne sono già partite 10.

Il problema è che l'autore ha in mente di scrivere in totale 7 libri (circa 14 in Italia). Senza una trama complessa unita ad una vagonata di personaggi sarebbe difficile andare avanti.

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Prova a immaginare un capitolo narrato dal punto di vista di una persona comune del medioevo europeo, e dimmi cosa ci trovi di interessante: si sveglia, mangia, lavora, dorme, se va male nel mezzo si ritrova una lama nel petto.

Fine.

Poco adatto per una saga, no? :-D

No, immagino di no!:lol:

Io non sono granchè amante del fantasy classico (vedi contadinotto che ne giro di di due mesi diventa più bravo mago del regno/guerriero imbattibile/capace di cuocere frittelle ad occhi chiusi e con entrambe le mani legate), ma credo che l'equazione protagonista=nobile non sia indispensabile al realismo; sarebbe potuto essere descritti personaggi che pur utili all'economia del racconto non siano per forza apparteneti ad un ambiente d'elite;

per esempio nei romanzi di Erikson (che non si può definire proprio un fantasy classico) si hanno sia protagonisti a livello altissimo in quanto a nobiltà (alcuni sono addirittura divinità) sia protagonisti di estrazione sociale diversa (buona parte dei protagonisti sono soldati di basso rango).

Per esempio quanto a realismo è descritto molto bene la società di Sette Città (uno dei continenti), ma attraverso gli occhi di un personaggio che si aggira fra le sue vie...

Questo non ho amato troppo di quel poco che ho letto di Martin; il suo preoccuparsi solo della storia dei grandi trascurando le ripercussioni che può avere sui piccoli.

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Questo non ho amato troppo di quel poco che ho letto di Martin; il suo preoccuparsi solo della storia dei grandi trascurando le ripercussioni che può avere sui piccoli.

Questo non è vero. Anche se i piccoli non sono quasi mai protagonisti, Martin fa ben capire quali sono su di loro le ripercussioni delle lotte tra grandi.

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Questa contrapposizione grandi/piccoli io proprio non la vedo.

Teniamo presente che gran parte della storia è vista con gli occhi e le azioni di bambini.

Se non sono piccoli questi...

Credo che Kruppe con i termini grandi e piccoli si riferisca a nobili e plebei (o meno nobili) rispettivamente.

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Credo che Kruppe con i termini grandi e piccoli si riferisca a nobili e plebei (o meno nobili) rispettivamente.

Avevo capito.

Lui diceva che Martin si disinteressa di quel che accade ai piccoli per concentrarsi sui grandi.

Ma prendiamo ad esempio tutta la parte di Arya: nonostante il suo sangue, non è forse una dei piccoli? Costretta a fare quello che le abbiamo visto fare sulle pagine del romanzo? Non subisce gli effetti delle cose dei grandi?

E tutti gli altri personaggi che di nobile non hanno nulla?

Può darsi che il libro non piaccia, questo è chiaro.

Ma pescarne uno a caso nel mezzo e sperare di poterne apprezzare pregi e difetti è un tantino azzardato.

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