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Thorlum SenzaCasta - (Rovina di Huruk-Rast)

[SQUADRA II] - Membri insieme a Clint

 

Il nano sottostimò le forze avversarie che riuscirono a respingere l'avanzata degli eroi. 

Thorlum non si diede pervinto e decise di attaccare con ancora più vigore.

 

Master

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Celeste(Ispirata Elocatrice) Eroe(Quori Du'ulora Furia Nera) 

Squadra 1

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Winn'Ier Deh Puh

Gruppo 1

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Chandra 

Gruppo 2

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DM

x i membri della squadra 1 (leader Bjorn) e Sharifa

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x i membri della squadra 2 (leader Clint)

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x tutti

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Sharifa (lizardfolk stregona)

Squadra 1

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Tom Po

@Squadra 2

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Bjorn Havardsson (Kalashtar Ardente)

Squadra 1

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Zhuge Liang

Concludere la farsa

xDM

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Oceiros

Squadra 1

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Winn'Ier Deh Puh

Gruppo 1

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Seline

Squadra 1

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Clint Draconis

Gruppo 2

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Trull Tanner

Squadra 2

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Golban Brown Drowdson

Squadra 1

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Thorlum SenzaCasta - (Rovina di Huruk-Rast)

 

[SQUADRA II] - Membri insieme a Clint

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Chandra

@gruppo 2

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Celeste(Ispirata Elocatrice) Eroe(Quori Du'ulora Furia Nera) 

Squadra 1

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DM

x i membri della squadra 1 (leader Bjorn)

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x i membri della squadra 2 (leader Clint)

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Con un KRAKATOOOM!!! Sharifa Al-Rasul capì che il suo incantesimo aveva investito con successo uno dei battenti della porta che sigillava dall'interno la strada presa da Clint e la sua squadra. Il varco che si creò, provocato dallo scardinamento di parte del battente stesso, fu la prima finestra per la quale gli stremati avventurieri poterono rivedere la lucertoloide. Essi parevano ridotti assai male, coperti di ferite e sanguinanti, ustionati e zoppicanti mentre venivano sommersi anche in quello stesso momento da assalti nemici: balestrieri, morti viventi evocati da una sacerdotessa nel pieno del suo ciclo, raggi roventi di incantatori arrivisti, colpi di katana. Paradiso Velleri non aveva badato a spese per difendere quel posto.

Ma un fuoco di copertura arrivò sotto forma della squadra numero uno, che diede l'occasione al gruppo di oltrepassare la copertura prima di cercare di richiuderla ed isolare all'esterno quegli ostici difensori. Come un sol uomo, tutti gli esperti combattenti all'arma bianca si aggrapparono al battente per cercare di richiuderlo alla meglio, mentre i loro compagni esperti di distanze tenevano impegnato il nemico a suon di incantesimi.

Fu nel corso degli ultimi sforzi che un quadrello, scoccato da chissà quale dei tanti balestrieri, trovò il proprio bersaglio: Zhuge, il viso esposto mentre cercava di dare il suo contributo a quella prova di forza, venne trafitto a un occhio. Egli ricadde, come una bambola di pezza, nel momento in cui i restanti suoi compagni riuscirono a chiudere il varco. Ma per il mago della fenice di giada era troppo tardi, il dardo aveva perforato l'occhio destro trafiggendo il cervello.

Se la prima preoccupazione degli avventurieri potesse essere sulla possibilità di trovarsi subito a fronteggiare altri nemici, specialmente ora che uno di loro era caduto, essi poterono tirare un sospiro di sollievo: non vi erano nemici presenti in questa anticamera, un largo ambiente in cui erano presenti un paio di vagoni di ferro pronto per essere fuso e lavorato, oltre a un paio di ceste di vimini con materiali di scarto. Un paio di armadi tarlati contenevano una ventina di completi da lavoro consistenti in sandali di cuoio di bassa qualità, brache e una veste grigio spento.

L'unica uscita per quella anticamera conduceva a un largo corridoio che portava verso due differenti sezioni la fabbrica e, con una terza deviazione, verso una breve scalinata a quello che doveva essere il quartiere residenziale di coloro che abitavano quel luogo. La presenza di ceste di panni sporchi e cassette di rifiuti alla base della scalinata sembrava confermare questa teoria.

I due ingressi per la fabbrica, come una rapida e breve occhiata potè constatare, conducevano a delle stanze scavate nella roccia, grandi come saloni da ballo, ma al cui interno ben altro avveniva.

La prima sezione della fabbrica pareva un'immensa fonderia, calda come il respiro di un drago rosso. Due immensi calderoni grandi come una stanza ribollivano del ferro che fondeva all'interno, manovrato tramite un insolito sitema di ingranaggi e leve collegato a un bizzarro oggetto simile a una campana di vetro al cui interno una crepitante energia elettrica pulsava, come se una tempesta fosse stata catturata e messa in bottiglia. Un gruppo di Schiacciagoblin coordinavano il periodico versamento del metallo fuso dentro degli enormi stampi fatti di un materiale scuro. I nani che un tempo abitavano ad Huruk-Rast, più di una ventina, avevano il loro bel da fare mentre lavoravano per assicurare che gli stampi venissero messi a raffreddare in ampie vasche, ma la maggior parte dei lavori più rischiosi erano affidati ad altri lavoranti ritenuti di certo più sacrificabili: otto schiavi dai tratti occidentali.

Essi erano esclusivamente donne e bambini, questi ultimi di età che variava dagli otto ai quattordici anni. Essi erano tutti vestiti con vestiti grigi e sandali logori per il lavoro a cui erano costretti, distinguibili solo per i capelli che variavano principalmente dal biondo al rossiccio, tonalità che si trovavano nelle terre a nord di Glantria. I disgraziati sembravano fiaccati mentre cercavano di non far cadere su di loro il liquido bollente dai calderoni o di evitare la frusta per non aver cambiato rapidamente l'acqua per il raffreddamento dei materiali. Erano cinque soldati dell'esercito a sorvegliarli, coadiuvati da un comandante dal kimono rosso come il sangue che spesso veniva versato da chi si tagliava erroneamente in quell'inferno di calore e metallo.

L'altra parte dell'immenso complesso non era calda come la fonderia, ma l'attività era comunque assai industriosa, con i lavoranti che operavano a ridosso di due lunghi nastri che, tramite un sistema di ruote e leve collegati a una coppia di campane di vetro colme di una crepitante energia elettrica, si muovevano portando a lavoratori le componenti su cui lavorare. Cinque schiavi bambini operavano sotto le istruzioni urlate degli Schiacciagoblin, una ventina che gestivano principalmente la riparazione di quelli che erano componenti di ferro battuto tramite l'installazione di chiodi e rivetti, mentre ai bambini era riservato il lavoro di precisione con gli ingranaggi più piccoli e gli oggetti più taglienti. I nastri, al termine del loro percorso, conducevano i pezzi verso delle grosse ceste colme di componenti quali grosse chele metalliche o meccanismi di articolazione, mentre uno Schiacciagoblin bruno vestito con una blusa in cuoio di pelle di drago d'oro ispezionava il procedere dei lavori, correggendo i propri simili con qualche leggero rimprovero e rifilando schiaffi gratuiti ai bambini umani. Un comandante dell'esercito del Katai parlottava con un gruppo di quattro soldati. Uno Schiacciagoblin in esoscheletro entrò per poi sollevare, senza alcuno sforzo, una delle ceste per poi tornare da dove era venuto, presso quella che doveva essere la parte centrale del complesso.

Essa era visibile solo in lontananza, raggiungibile da entrambe le linee di produzione, ed appariva come una stanza pulsante di energia blu, che illuminava ritmicamente l'interno tanto che la sua luce era visibile anche dalla posizione in cui riparata in cui si trovavano gli avventurieri.

In entrambe le stanze era presente un parapetto di osservazione, il quale doveva ricongiungersi alla stanza centrale da cui proveniva la luce pulsante blu, a giudicare dalle arcate che si ricongiungevano e dal fatto che non vi erano però scale, in entrambe le linee di produzione, che conducessero ai parapetti.

Gli avventurieri avevano molto a cui pensare.

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Trull Tanner

Il ciambellano non ebbe a pentirsi, inizialmente, della propria scelta di astenersi dalla lotta in quell'ultimo settore. Aveva dato l'esempio fin la', aveva spronato i compagni, e loro avevano risposto da eroi quali indubbiamente erano al suo appello. 

Vedere la sorte infausta abbattersi su Zhuge Liang, invece, fu come se mille di quelle frecce stessero penetrando nei suoi stessi occhi. Quando la porta fu richiusa, torno' da lui, trascino' il corpo, lo compose. Ne strappo' un capello e lo custodi', incerto sul da fare. Dovevano andare avanti, portare oltre l'intero corpo di quel esotico amico non gli era possibile. D'altra parte, non era forse egli colui che si reincarnava costantemente, in un ciclo eterno di lotta contro un nemico altrettanto immortale? Tenne caro quel capello, avrebbe chiesto ad Oceiros se usarlo per dargli nuova vita come adulto, o lasciare che percorresse la ruota delle sue forme vitali fino a rinnovarsi nei lombi di qualche fertile donna.

Il mezzelfo era abbattuto, ma quando vide quel che ancora dovevano attraversare, il cuore prese a sanguinargli direttamente dentro il petto. Non per le ferite, ma per quello a cui stava assistendo. Piccole dita, piccole anime, e grandi sofferenze. Avrebbe voluto avere la forza di afferrare da solo quelle caldere e rovesciarne il contenuto incandescente sui macchinari, sabotando l'intera linea di produzione, perche' nessuno potesse mai piu' essere reso schiavo in quella fabbrica infernale di macchine da guerra. 

Prese dalla sacca due ampolle, e le mostro' a Clint, per ricordargli che potevano farne uso coloro che non avevano ali proprie: due pozioni per volare.
Ne tiro' fuori anche altre tre, con pozioni per ingigantirsi. Ne avrebbe presa una prima dell'ultima sortita, per far piu' danno possibile, ma metteva a disposizione anche le altre due.
Una la offri' direttamente a Tom Po, chiedendogli di assumerla insieme, quando fosse stato il momento. L'altra, con qualche dubbio in piu', la offri' a Thorlum.

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