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Inviato

Mmm però c'è una differenza abissale tra essere criptici ed incomprensibili. Prendi Saramago che non usa la punteggiatura (nemmeno i puntini) e salta di palo in frasca seguendo i dialoghi dei suoi personaggi ed i pensieri e le descrizioni e... in un mescolamento che porta al disorientamento. E già lo stile di Saramago di per sè allontana alcuni lettori. Pazienza. Ma Beckett non crede nella trasmissione nel testo bensì usa pur sempre il mezzo letterario per comunicare come può.


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Inviato

E mi piace anche la frase che hai scelto in calce ai tuoi commenti:

“Sino a che ti contrai nel tuo vuoto puoi ancora pensare di essere in contatto con l'Uno, ma non appena pasticci con la creta, sia pure elettronica, sei già diventato un demiurgo, e chi si impegna a fare un mondo si è già compromesso con l'errore e col male.”.

Grazie, grazie. Umberto Eco l'ha scritta appositamente per dare meggior lustro al mio nickname, quindi ho dovuto per forza metterla nella firma. :-D

  • 2 mesi dopo...
Inviato

Questo pomeriggio afoso Giallo piovoso sonoro di vento Mi schiaccia accidiosamente! Sul letto gli occhi aperti vaganti sull’implacabile schermo della parete Un balenio di folgore! E brilla sul fondo giallo come di duna l’acciaio di una lama lunga A tratti sulla lama vi rimbalzano dardi di luce e negli occhi abbaglia lo sguardo fisso sulla lontananza di un miraggio sbavante il tenero azzurro di un mare silenzioso.

Vola alta, la lama, sull’ombra del braccio nero dell’uomo blu, e scompare nel cielo di latte in attimi ritardati e lenti che lasciano il tempo di affidare al vento una fola Ché alcuno in un giorno come questo la raccolga Così, nell’aria.

Così!

Senza un perché.

Aveva l’aspetto di un incidente! L’ennesimo. Identico... Ineluttabile.

Era l’accidente previsto che si metteva in moto alla scadenza prevista e precipitava senza più ostacoli.

Lui fermo lì, legato ed in ginocchio sulla duna Intorno loro Circospetti, incerti.

La spettrale inquietudine dell’avvenimento cieco... Fu un batter d’occhi! Ed era successo... L’hanno ammazzato!

Doveva accadere... così... come era accaduto Non c’erano alternative e nessuno poteva essere ritenuto responsabile.

E’ notte! Una notte d’aria ferma che non fa dormire…

L’afa e il racconto nel vento!

Esco di casa d’impulso Nella strada deserta non c’è refrigerio nel vapore che sale dall’asfalto e le gocciole residue dagli alberi picchiettano il leggero strato di sabbia e vi disegnano indecifrabili geroglifici.

In fondo al viale due ragazzi!... Li intravvedo nel vapore che firmano in spray colorati la facciata di un condominio borghese appena ridipinto... Firme complicate, e senza velleità d’arte... La spedizione nata negli abissi di un profondo inconscio:

“Si vedo un muro bianco, io jelo sfregno”!

E io?...

Io!

Il lembo di un manifesto pubblicitario scollato dalla pioggia mi sfiora il braccio Lo ho afferrato, ho tirato ed è venuto giù intero… Corro a scalzare i lembi umidi di altri manifesti e…

Strappo… Strappo… Strappo!

Affanno Sudato e fermo.

Laggiù il muro firmato!… E i ragazzi hanno già girato l’angolo.

Sotto i miei piedi la faccia paffuta, sorridente e colorita da un manifesto.

Sotto i miei piedi!

A chi la responsabilità? A nessuno!

E il viale con gli alberi che piangono.

Inviato

Beh,che dire...

"A tratti sulla lama vi rimbalzano dardi di luce"

forse il vi è ridondante;mi sconcertano anche la maiuscola messa a caso e lo scarso utilizzo della virgola...

Naturalmente è un opinione,pure io eccedo coi puntini :lol:

Come racconto è strano,c'è qualcosa sotto ma è,appunto,messo "sotto" dalle troppe parole;credo che l'aggettivo "prolisso" calzi a pennello al tuo stile.

Si,hai stile,devi solo renderti più comunicativo,se intendi scrivere per qualcun altro,oltre che per te stesso.

Noto che scrivi Post e racconti allo stesso modo,ma parli anche così???:lol:

Ciao. Enry. :bye:

Inviato

Si, il "vi" è ridondante, ma non superfluo. Tutto è eccesso nelle morti assurde.

Con le maiuscole, poi, ho inteso dare un ritmo incalzante di pause: più brevi di quelle del punto e meno sospensive di quelle dei tre puntini...

Ci sarò riuscito?

Proviamo a leggere ad alta voce.

Il racconto è strano? Criptico?

Ed anche questo è voluto!

Un racconto più che spiegare deve suscitare un’emozione che permetta di ricomporre la vicenda secondo la sensibilità del lettore.

Ti contesto solo il prolisso.

Grazie di avermi letto, anche perché mi sembra di aver smosso qualcosa.

Inviato

Lungi da me l'idea di iniziare un ping pong,però mi sono accorto leggendo ad alta voce che si resta senza fiato,per l'assenza di virgole...:lol:

Ed effettivamente il cambio di tempo verbale nella stessa frase risulta fastidioso.

Ho usato il termine prolisso, perchè credo che i tuoi scritti guadagnerebbero in ritmo e comunicativa se tu sintetizzassi ogni tanto;sono solo impressioni di un lettore,smemorato e un po' sclerotico...:lol:

Hai scritto "Tutto è eccesso nelle morti assurde."

Ho capito poco della morte,dove è descritta la sua assurdità?

Ciao. Enry. :bye:

Inviato

Enry, io ho solo da ringraziarti per l'interesse a questi miei modesti scritti e ai miei tentativi di prosa. Ed in effetti lo scopo di questo forum è quello di confrontarsi, di avere opinioni e suggerimenti. Sono un dilettante anche tardivo di scrittura e il piacere di questo hobby è legato anche alle reazioni di chi mi legge.

Di morti assurde questo nostro tempo è pieno.

C'è solo da scegliere!

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Ma chi ha socchiuso la porta della cantina?… C’è puzza laggiù, tanta carta igienica… spesso imbrattata. Non potevo usare altra carta, ma ho cercato la più pulita.

E c’è una bambola laggiù che mostra la paglia dalla pancia sventrata ed è anche guercia da un occhio. L’orbita vuota è un buco nero con un fondo di nulla. C’è anche qualche topo… che schifo! che mi impediscono di scendere a far pulizia. Sono tante le cantine qui… e tutte così. Serro e sbarro la porta per ora… spero di non dover ancora scendere per depositarvi un altro cadavere.

Ohnoononmichiamare! Nontornoindietronelbuconerodellatuaorbita a spegnere la fiamma della tua sana gioia di vivere.

Poggio la schiena sulla porta serrata…ho le spalle piene di brividi… di paura. Ho lasciato che i topi entrassero nell’orbita a rodere… rodere… Compiono il lavoro profondo che non sono stato capace di impedire.

Smettila… smettila di chiamare.

Gli anelli della catena sul pavimento inerti… lo specchio con i lampi della follia. Lo specchio infranto rimanda, moltiplicandole, immagini di folle solitudine.

Sento le voci, ma voglio resistere, io! Faro spento e solitario tra i flutti, e bambini su antichi cavalli a dondolo mi circondano sghignazzanti. Uno di loro mi assale alle spalle... mi s’è aggrappato al collo. Soffia… me lo morde, il collo... serra in uno spasimo le mandibole... non riesco a staccarlo!… Strappo con violenza e mi strappo anche la carne.

Lancio il bambino nei flutti lividi… scompare. Una chiazza di sangue galleggia.

C’è festa questa notte in cantina. Una voce giovane dirige in francese una disordinata quadriglia di inesperti ballerini in abito scuro, e signore in décolleté. Io sono in accappatoio e ciabatte e stringo in una mano l’anello d’oro di una catena. E’ senza brillante, ma è costato un occhio della testa.

Gira uno spiedo sulla brace di un gran camino… sulla brace la bambola sventrata, e l’orbita vuota è un faro di luce buia che mi colpisce ad intervalli regolari al ritmo dello spiedo.

La musica di un carillon suona all’incontrario, rimbomba... Come rimbomba!… rompe i timpani, poi cessa di botto!... Un applauso frenetico e grandi risate si levano… e anche sguaiati sghignazzi.

“Il suffit!!”, viene urlato, e la quadriglia riprende.

Nessuno più guarda a me che mi vergogno in quell’abbigliamento e soffro la gogna ignorata… che anche m’indispettisce.

Avverto tuttavia il tuo sguardo ad intermittenza… oscurato a tratti nei giri del ballo… Sei ballerina ferita che danza in piccolo scrigno di specchi… sembra tu voglia aiutarmi, ma non puoi avvicinarti… Né io posso avvicinarmi.

Ed ecco i ballerini sono ora fantasmi… Sono i miei fantasmi... si sono radunati! Maschere raccapriccianti: una vecchia sdentata che sogghigna da una carrozzella in un alone acre d’urina…un vecchio dalla pelle cascante che ne cancella i lineamenti… un livido feto… un vecchio col fucile dall'espressione ebete… uno sguardo ironico non so di chi… un uomo di gesso… e una pupilla dilatata e fissa E’ un pozzo che riflette l’immagine d’un volto pallido, terrorizzato… terreo.

E la tua lettera:

“Me ne sono già andata e non te ne sei accorto. Ho provato a guardarti negli occhi per dirtelo, ma mi tremava la voce e davanti ai tuoi silenzi ho distolto lo sguardo.

Farewell my sweet”.

E’ giusto! E ora che mi chiami non posso chiederti di tornare… Solo io posso tenerli a bada questi fantasmi e mi occorrono tutte le energie per metterli all’angolo… Non posso chiederti!

Gli anni passeranno anche per loro… diverranno più miti, e tu ora non badare alla mia mano indecisa che brancola alla ricerca di una consistenza amica… lascia che si stringa sull’aria.

E’ un lago amaro di sale che ci separa… Luccica di granelli dorati ma succhia gli umori… Non si attraversa… inaridisce chi s’avventuri. Il nostro destino sarà cercarci con le mani pallide protese oltre questi spazi. Tu nel sole, io nelle tenebre… Ioni!… Positivo e negativo, condannati ad attrarsi, ma troppo lontani! Grigio di giorni bigi… la tua luce perduta… Sei fuggita alle catene.

Tutte le mie ore notturne ti ritrovano nella lurida cantina. Io non potrò mai più goderti, ma tu brucia la tua vita! Non desiderare di chiuderti nell’armadio dei giocattoli… continua a vivere nella tua luce radiosa, nella tua giovinezza con le tue vaghe visioni.

E’ mio il destino di battermi con le tenebre… tu sei innocente… Io sono un altro mondo… misterioso a me stesso.

Quale mai sarebbe la mia colpa se io ti spegnessi?

Ed è certo… saresti annientata! Non sei attrezzata per affrontare i fantasmi.

Mi sono svegliato sudato, affannato, nella stanza rischiarata da un candido insolito bagliore dalla ampia finestra. Mi sono levato. Ho guardato l’abisso stranamente imbiancato: è la distesa di sale che ci separa e che tu, lieve, vuoi attraversare come un fachiro la brace… Ma sei fragile tu!

Mi siedo allo scrittoio per te. Perplesso sollevo gli occhi dal foglio…e ti scorgo nel chiarore della finestra in un lieve ondeggiare della tenda... nata dalla mia fantasia malata. Un brivido di gelo mi percorre la schiena e ti fisso con gli occhi chiusi. Cereo è il tuo colorito, immensi i tuoi occhi chiari liquidi di lacrime… mi specchio nelle tue pupille dilatate… Le labbra!… Le labbra sono livide, ora, sottili, e lasciano intravvedere i denti bianchi, perfetti.

E’ questo il delitto che non debbo compiere!

Alla rinfusa sul pavimento spettacolo confuso, indecifrabile e sono ragno… un ragno che si porta dietro una sottile bava… una traccia di sofferenza. Porto con me dolore, sai… come un alone.

Il film continua a proiettarsi... non si potrà mai scrivere la parola “THE END”… e tu non puoi attendere con me.

Non devi!

Ma cosa c’è ora? Qualcosa si muove là, dietro la porta… sollevo lo sguardo… buio appena rischiarato... fruscii, fiati, scricchiolii… Si aprirà all’improvviso, la porta, ed irromperanno. Tremo… E’ insopportabile l’angoscia. Debbo fuggire… c’è poco tempo.

Dal balcone…

**

giace di traverso sui binari del tram, il volto pallidissimo, intatto. in accappatoio, una ciabatta lontana sulle orme nella neve dalla casa, un’altra accanto…i piedi lividi. Un festone di lenzuola annodate dal balcone lievemente ondeggia fin sull’uscio.

Inviato

Ho letto gli ultimi due racconti che hai postato e credo che siano dei bei racconti: sicuramente basati su delle buone idee, bei temi, originali.

Entrambi (secondo me) sono rovinati dall'uso fastid... ehm, volevo dire: fantasioso che fai della punteggiatura. :-D Si sa che su questo la pensiamo diversamente :-)

Non mi riferisco solo alla mole di puntini (o all'assenza di punti) ma anche all'abbondanza di esclamativi e interrogativi.

Riguardo a Farewell my sweet: l'ho appena letto ma mi rendo conto che richiederebbe più di una lettura per essere "analizzato". Quindi dico solo la mia prima impressione, basata suimiei gusti (tralasciando di ripetermi riguardo alla punteggiatura, scommetto che ti sei stufato anche tu di sentirmi :-)).

Lo stampo è quello di un caleidoscopio di immagini oniriche, il timbro che lascia potrei definirlo come una "folle malinconia da senso di colpa". Questo è un effetto molto interessante, impressionista e piuttosto macabro. C'è in effetti una vera e propria "danza macabra". Mi piace.

Devo dire che l'avrei apprezzato di meno se non avessi prima letto altri tuoi scritti: così invece sono giunto qui preparato: sapevo già un po' cosa mi aspettava ;-)

Quello che non mi è piaciuto è il tono. Infatti mi sembra un po' esagerato, come il declamare di un oratore che vuole essere troppo convincente, troppo roboante. Una semplificazione della forma, uno sfoltimento degli aggettivi, una revisione anche radicale nell'impostazione della voce narrante secondo me potrebbe giovare molto (o sarebbe comunque un esperimento interessante).

Non commento sul testo, perché sarebbe un lavoro molto lungo e non credo di poterti dare consigli utili nello specifico. Ti segnalo solo un paio di imprecisioni:

- "d" eufoniche: ed irromperanno, ad intermittenza.

- Nessuno più guarda a me -> c'è una "a" di troppo.

Frase preferita: "E’ senza brillante, ma è costato un occhio della testa." :-)

Ciao

Inviato

Caro Demiurgo,

l’ho riletto sulla base delle tue osservazioni... anche ad alta voce, e ammetto che hai ragione su molte cose. Voglio, pertanto, provare a riscriverlo, ma già posso dirti che mi riuscirà molto difficile modificare il tono della narrazione (per quanto mi renda conto che sia l’aspetto più importante).

Mi impegnerò, comunque, e, se il risultato sarà quello che pure vagamente intuisco, lo riposterò.

Approfitto per chiederti: a quando la nuova puntata del tuo racconto?

Ciao.

Inviato

Approfitto per chiederti: a quando la nuova puntata del tuo racconto?

Sì, lo so, c'è grande attesa. Adesso capisco come si sentiva la Rowling mentre scriveva l'ultimo Harry Potter. :-D

Ho lavorato alla trama generale, ed è venuto fuori qualcosa; adesso so in che direzione scrivere e ho già abbozzato qualcosa, quindi entro l'anno posterò sicuramente un seguito.

:bye:

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Solo una cosa:

C’è anche qualche topo… che schifo! che mi impediscono di scendere a far pulizia.

Io personalmente metterei la frase in questo modo (l'ho visto spesso fare in altri scritti):

"C'è anche qualche topo... - che schifo! - che mi impedisce [impediscono? Il soggetto non è singolare?] di scendere a fare pulizia"

Anch'io mal digerisco i puntii di sospensione, soprattutto quando accavalli più frasi assieme. Danno l'impressione di prolungare troppo il discorso. Forse dovresti provare a sostituirle con un po' di punti. Ovvero alternare con frasi secche, sparate concise, ma in conseguenza logica.

Beh As you like it... ;-)

Inviato

Forse vi annoio oltre il consentito con questo mio lugubre racconto.

L'ho modificato tenendo anche conto di vostre osservazioni, ma il tono resta forse eccessivamente drammatico. Certamente non sarà, questo che riposto, il testo definitivo. Non finisco mai di modificare i miei racconti ogni volta che mi trovo a rileggerli.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Abito questa casa da sempre!... Non mi ci trovo bene!

Eppure nonostante abbia compiuto sforzi per renderla confortevole, l’ho resa solo sempre più grigia, e prudente. Tiepida! Mai molto calda, mai troppo fredda... sempre un passo dietro.

E’ incline alla malinconia, e di quando in quando si lascia andare ad una controllata disperazione.

Nei sotterranei c’è un’ampia cantina ove ho man mano deposto il materiale guasto... che non se ne parlasse più! Ma gli umori da laggiù spesso salgono fin nelle stanze della veglia ed anche del riposo a scacciarne il sonno. Sanno di muffa se non di marcio... e la casa allora scricchiola fin ad assumere le tonalità di un lamento.

C’è tanta carta igienica laggiù, spesso imbrattata di scritture innominabili... e specchi strabici opachi, e qualcuno degli specchi è infranto... E c'è una bambola che mostra la paglia dalla pancia sventrata ed è anche guercia da un occhio. L’orbita vuota è un buco nero con un fondo di nulla.

E topi... topi... che schifo! E fantasmi che impediscono di scendere a far pulizia.

Ma qualcosa o qualcuno ne socchiude di quando in quando la porta che è fragile e non sono mai riuscito blindare. La serro, la sbarro, ogni volta che viene misteriosamente socchiusa nella speranza di non dover ancora scendere per depositarvi un altro cadavere.

Ma...

Ohnootunonmichiamare da laggiù dove ti ho deposta dopo averti ferita.

Nonpossotornareindietro! Io!

Che non ho avuto il coraggio di venirti incontro quando potevo, e fui solo capace di intorbidare la tua sana gioia di vivere.

Ora? non mi resta che perdermi nella tardiva disperazione del buco nero della tua orbita.

Poggio la schiena sulla porta serrata… ho le spalle piene di brividi… di paura. Lascio che i topi entrino nell’orbita a rodere… rodere… a compiere il lavoro profondo che non sono stato capace di impedire.

Smettila… smettila di chiamare!

Eppure, mentre così scongiuro, ti desidero.

Gli anelli della catena sul pavimento, inerti… Lo specchio con i lampi della follia... lo specchio infranto che rimanda, moltiplicandole, immagini di folle solitudine.

Sento le voci, ma non rispondo. Voglio resistere, io! Io faro spento tra i flutti e deriso da bambini sghignazzanti su antichi cavalli a dondolo. Finché uno di loro mi assale alle spalle... mi si aggrappa al collo... soffia... me lo morde, il collo... serra in uno spasimo le mandibole e non riesco a staccarlo! Mi ravvivo e strappo con violenza e mi strappo anche la carne. Lancio il bambino nei flutti lividi. Scompare.

Una chiazza di sangue galleggia.

La porta della cantina non regge al minimo urto, si apre ai miasmi ed anche questa notte c’è ancora la festa

Comandata in francese una disordinata quadriglia di inesperti ma felici ballerini in abito scuro, e signore in décolleté. E io! in accappatoio e ciabatte stringo in una mano l’anello d’oro di una catena senza brillante ma che mi è costato un occhio della testa.

Gira uno spiedo sulla brace di un gran camino.

Sulla brace la bambola sventrata, e l’orbita vuota è un faro di luce buia che mi colpisce ad intervalli regolari al ritmo dello spiedo.

La musica di un carillon suona all’incontrario.

Rimbomba... Come rimbomba!… rompe i timpani e... infine, quando cessa di botto, si levano applausi, grandi risate, e anche sguaiati sghignazzi.

“Il suffit!!”, viene urlato.

La quadriglia riprende entrechatbatementrondenlair.

Nessuno più rivolge lo sguardo verso di me che mi vergogno del mio abbigliamento mentre soffro la gogna ignorata che anche m’indispettisce... Debbo ammetterlo!

Avverto tuttavia il tuo sguardo ad intermittenza, oscurato a tratti nei giri del ballo.

Sei ballerina ferita che danza in piccolo scrigno di specchi. Sembra tu voglia aiutarmi, ma non puoi avvicinarti… Né io posso avvicinarmi.

Ed ecco i ballerini sono ora fantasmi… i soliti fantasmi, le maschere raccapriccianti: la vecchia sdentata che sogghigna da una carrozzella in un alone acre d’urina... il vecchio dalla pelle tanto cascante da cancellarne i lineamenti… un livido feto… il vecchio col fucile dall'espressione ebete… uno sguardo ironico non so di chi… l’uomo di gesso... E la pupilla dilatata e fissa è un pozzo che riflette l’immagine del mio volto pallido terrorizzato terreo.

Te ne eri andata.

Dovevi!... andartene.

E io provai solo a guardarti negli occhi. Te lo dicevo cogli occhi ché non potevo altrimenti. Era impossibile... mi tremava la voce.

Infine distolsi lo sguardo.

Farewell my sweet, “par delicatesse j’ai perdu ma vie”.

Ma fu una decisione giusta!

E ora che mi chiami sono io che non posso tornare… Non posso!

Gli anni passeranno anche per loro… diverranno più miti, ma tu ora non badare alla mia mano indecisa che brancola alla ricerca di una consistenza amica… lascia che si stringa nell’aria. Sarò io solo a tenerli a bada questi fantasmi e mi occorrono tutte le energie per metterli all’angolo.

E’ un lago amaro di sale che ci separa. Luccica di granelli dorati, ma succhia gli umori… Non si attraversa, ché inaridisce chi s’avventuri.

E il nostro destino sarà cercarci con mani pallide protese oltre questi spazi... Ioni! Positivo e negativo, condannati ad attrarsi ma troppo lontani per unirsi.

Grigio di giorni bigi… la luce è perduta.

E tu sei fuggita alle catene.

Tutte le mie ore notturne ti ritrovano, ma non potrò mai più goderti.

Ti prego! Tu brucia la tua vita. Non desiderare di chiuderti nell’armadio dei giocattoli ché io non saprei essere il tuo soldatino di piombo. Tu continua a vivere nella tua luce.

E’ solo mio il destino di battermi con le tenebre! Tu sei innocente, e io sono un altro mondo, misterioso anche a me stesso.

Quale mai sarebbe la mia colpa se io ti spegnessi! Ché è certo, saresti annientata!

Tu non sei attrezzata per affrontare i fantasmi.

Mi sono svegliato sudato, affannato, nella stanza rischiarata da un candido insolito bagliore che penetra dalla ampia finestra. Mi sono levato e ho guardato l’abisso che ci separa, stranamente imbiancato. E’ la distesa di sale che vorremmo attraversare come un fachiro la brace.

Ma siamo fragili!

Mi siedo allo scrittoio per te.

Perplesso sollevo gli occhi dal foglio e ti scorgo nel chiarore della finestra in un lieve ondeggiare della tenda. Nata dalla mia fantasia malata.

Un brivido di gelo mi percorre la schiena e ti fisso con gli occhi chiusi: Cereo è il tuo colorito, immensi i tuoi occhi chiari liquidi di lacrime… mi specchio nelle tue pupille dilatate… Le labbra!… Le labbra sono livide, ora, sottili, e lasciano intravvedere i denti bianchi.

E’ questo il delitto che non debbo compiere!

Alla rinfusa sul pavimento spettacolo confuso, indecifrabile di una vita: sono ragno!… un ragno che si porta dietro una sottile bava… una traccia di sofferenza.

Porto con me dolore, sai… come un alone... E’ mio tragico destino!

Il film continua a proiettarsi e non si potrà mai scrivere la parola “THE END”.

Tu non puoi attendere.

Non devi!

Ma cosa c’è ora? Qualcosa si muove là... dietro la porta... Sollevo lo sguardo nel buio appena rischiarato... Fruscii, fiati, scricchiolii… Si aprirà all’improvviso, la porta, ed irromperanno... Tremo.

E’ insopportabile l’angoscia... debbo fuggire… c’è poco tempo.

Dal balcone…

Giace di traverso sui binari del tram, il volto pallidissimo, intatto... in accappatoio... una ciabatta lontana sulle orme nella neve dalla casa, l’altra accanto al corpo…i piedi lividi. Un festone di lenzuola annodate al balcone lievemente folleggia sull’uscio di casa.

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