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Fireday 11 Mustering 420, pomeriggio [Sereno - Fine Primavera]

Ancora una volta pareva che lo specchio rispondesse ai comandi di Lainadan

L'immagine della grotta scomparve e quella dell'interno di un capanno di legno parzialmente illuminato dai raggi del sole comparve

Era in pessime condizioni, con tetto e pareti rovinate e suppellettili ed arredamento distrutti

Non vi era nessuno

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Gromnir

«Se la passano molto male, a Svimozhia». 

Il guerriero sistemò le catene sul braccio, pronto a usarle, diffondendone il tintinnio.
Attraversò lo specchio per esplorare il capanno e osservare l'esterno attraverso le fessure nelle pareti di legno.

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Lainadan 

Non credo che sia Svimohzia.  Siccome quando ho detto il nome non è successo nulla, allora ho pensato a tutto gli indizi che abbiamo recuperato sulla località della tomba: la valle, le porte eccetera.  Questo è ciò che è apparso.

Adesso non vedo l'ora di sbirciare fuori da questo capanno per vedere dove siamo concluse attraversando lo specchio. 

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Fireday 11 Mustering 420, sera [Sereno - Fine Primavera]

Il fuoco del focolare scoppiettava emanando un odore di aghi e un gradevole calore

Quando avevano aperto la porta i compagni della mano avevano incontrato un gruppo di avventurieri accampato e fra questi Lainadan aveva riconosciuto un sacerdote nano suo amico e conoscente

Questi stavano indagando sulla presenza di una potente energia extraplanare nella regione e una divinazione aveva loro mostrato che proprio la Mano era sulle stesse tracce: proprio il portale divinatorio che lo stregone Kain, attraverso il mago Veoden, aveva chiesto loro di ritrovare nella tomba del grande re hobgoblin Kruk-Ma-Kali, pareva essere la chiave di ciò

E Hrolfr e Lainadan facilitarono l'incontro.

Ora i due gruppi erano uniti e avevano una missione comune. Solo Byrnjolf decise di allontanarsi: il possente guerriero voleva ritrovare le loro guide. Forse li avrebbe raggiunti in seguito

@all

Spoiler

Eccoci. Lascio ai due gruppi dare eventuali spiegazioni aggiuntive.

Per me potete partire

 

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Enarion-1

Enarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia

L’aria della sera portava con sé il crepitare del fuoco e l’odore resinoso degli aghi di pino bruciati. Nell’ombra tremolante, Enarion osservava i volti riuniti attorno alla fiamma, le fisionomie tagliate a metà dalla luce danzante. Un tempo, forse, avrebbe trovato conforto in una compagnia simile. Ora, era solo un’altra convergenza del destino, un filo intrecciato a forza nel telaio del fato. L’indagine sulle energie extraplanari aveva portato lui e Seldanna fin qui, e ora la loro ricerca si fondeva con quella di altri. Uno scopo comune, per quanto effimero. Il portale divinatorio, la tomba, i sussurri di poteri antichi e dimenticati, ombre che si stagliavano sul sentiero ancora avvolto nell’incertezza.

Sfiorò il bordo del suo mantello, scacciando la polvere del viaggio, e si rivolse a Seldanna con un cenno ed una breve frase in elfico: «Non sono sicuro che ci possiamo fidare.» . Avevano attraversato il mondo e il tempo insieme, la sua presenza era una costante, un legame al passato che ancora non si era dissolto. E ora c’era anche questo nano, Hrolfr, un’altra scheggia di storia raccolta nel cammino. Se Seldanna aveva visto in lui una risorsa, allora Enarion avrebbe sospeso il giudizio… per ora. Il suo sguardo si spostò sul fuoco, e senza volerlo, la memoria lo trascinò indietro nel tempo.

 

La Torre Bianca di Tor Leah nel Continente Occidentale, alcuni decenni prima

Era giovane allora, con il peso del nome Amar ancora saldo sulle spalle e la furia della guerra impressa nella memoria. La Torre Bianca di Tor Leah lo aveva accolto come un rifugiato del passato, uno studioso della battaglia, e il suo apprendimento era stato duro come l’acciaio forgiato. Era lì che aveva conosciuto Seldanna. La prima volta che si erano incrociati era stato nella biblioteca della Torre. Lui era immerso nella lettura di un antico trattato sulla divinazione bellica, quando una figura alta e imponente si era seduta accanto a lui senza preavviso.

«Non dovresti leggere quel libro senza prima studiare il Trattato di Althir sulla Percezione Temporale.»

La voce era stata ferma, con un lieve accenno di divertimento. Quando aveva alzato lo sguardo, aveva trovato due occhi chiari, penetranti, incorniciati da una cascata di capelli bianchi. La donna aveva l’aspetto di chi aveva vissuto abbastanza da non curarsi più delle apparenze, eppure in lei c’era un’energia che sfidava il tempo stesso.

«Mi pare un buon inizio.» Aveva risposto lui, chiudendo il tomo con un gesto misurato. Seldanna aveva riso, un suono sincero e spensierato. «Se vuoi davvero imparare, allora lascia che ti mostri qualcosa.»

E così era iniziata la loro conoscenze. Lei lo aveva guidato attraverso il labirinto del sapere, insegnandogli che la magia non era solo potere, ma anche comprensione, che il destino poteva essere letto come un libro, se si sapeva dove cercare.

Ma non era stata la sua unica insegnante... Gli altri maestri della Torre lo avevano visto per ciò che era: un giovane spezzato, con uno spirito forgiato nella furia e nel dolore. Ma loro non erano lì per curarlo. Loro erano lì per affinare quella furia. Fra le fila dei Divinatori da Battaglia, aveva scoperto come le sale di Tor Leah non erano solo biblioteche e luoghi di pratica arcana, ma veri e propri campi d’addestramento per strateghi, ed i veggenti il cuore pulsante di un sapere antico che esisteva solo per servire l’arte della guerra. Lì la magia non era contemplazione, ma uno strumento per il dominio. Enarion aveva imparato presto che la preveggenza non era fatta infatti solo di visioni astratte o di predizioni oscure, ma di pura logica affinata dalla magia. I maestri della Torre Bianca lo avevano temprato in questo: imparare a calcolare ogni variabile, a vedere le possibilità come sentieri aperti nella nebbia, a scegliere quello che avrebbe condotto alla vittoria con la precisione di una lama che affonda nella carne. 

Quando lasciò la Torre per la prima volta, Enarion era ancora un soldato con una visione chiara della guerra. Quando tornò, era qualcosa di diverso. La sua pelle era più pallida, i suoi occhi più freddi. Era stato lontano da troppo tempo, in un mondo che non lasciava spazio all’innocenza.

Per mesi aveva marciato con gli esploratori, inseguendo gli orchi che si spingevano troppo vicino alle citta' od ai boschi sotto la protezione di Tor Leah. Era una guerra senza gloria, combattuta nell’ombra degli alberi, dove ogni passo era un potenziale agguato e ogni notte un’altra macchia di sangue sulla terra. Le regole della guerra civile non si applicavano ai campi di battaglia senza testimoni. Qui, la vittoria non era data dalla superiorità numerica o dall’abilità nelle armi: era una questione di paura. Gli orchi erano brutali, ma non stupidi. Avevano imparato a temere gli esploratori elfici. E se la paura era un’arma, Enarion la impugnava senza esitazione. Corpi lasciati a marcire lungo i sentieri. Accampamenti dati alle fiamme nella notte. Trappole che lasciavano i nemici a rantolare nella penombra, prede per i loro stessi simili. Fu durante quelle prime guerriglie, che i soldati che guidava attraverso le sue divinazione presero a chiamarlo "Aerlindir", Il Mostra Via.

 

 

 

Si riscosse dai suoi pensieri, tornando al momento presente.

«Le stelle ci hanno condotti sullo stesso sentiero.» La sua voce era bassa, priva di inflessioni superflue, misurata come sempre ed in un Comune ben scandito «Ma non esiste alleanza che non abbia un prezzo. Prima di avanzare, vorrei sapere quali sono le motivazioni che vi guidano .» disse saltando con lo sguardo ognuo dei presenti del nuovo gruppo. Diretto come gli elfi spesso non sono, o almeno non quelli che sanno come risultare diplomatici e affabili. 

 

 

Spoiler

Mi sono permesso di rompere un po' il ghiaccio ed aprire le danze. Buon gioco a tutti.

 

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Hrólfr Bierbrauer

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Il destino operava in maniera misteriosa ed imprevedibile, l unico valore saldo ed inamovibile come l incudine del grande padre e' la fede....quante volte aveva sentito quella frase da maestri e precettori...e quante volte l aveva ripetuta ai suoi novizi in seguito.

Sebbene la vita avesse tolto tanto a Hrólfr, costringendolo a lasciare il suo clan, la sua famiglia, allo stesso modo la fede e la determinazione gli avevano permesso di realizzarsi e diventare un nano rispettabile al servizio della comunita' che lo aveva accolto alcuni decenni orsono.

E poco importava che quella comunita' fosse a maggioranza elfica, Hrólfr aveva sempre dato del suo meglio e cercato di mantenere buoni rapporti con tutti, il segreto, si ripeteva nei momenti in cui la testardaggine dei suoi interlocutori lo portava allo stremo, era immaginarli tutti con la voce roca e la barba.

E fu proprio grazie a quei buoni propositi conditi da chiacchiere, cibo, buona birra e partite a scacchi che conobbe Seldanna e con lei il piu austero Enarion.

Sebbene non lo avrebbe mai ammesso davanti a testimoni, contro ogni legge della natura, quella conoscenza divenne col passare del tempo una piacevole frequentazione ma mai si sarebbe aspettato da li a qualche anno, di ritrovarsi con loro attorno ad un bivacco sulle tracce di una qualche diavoleria che i due arcanisti ritenevano di vitale importanza e che, per qualche motivo, era legata ad una sua vecchia amica.

Fu Enarion a prendere la parola, per qualche motivo la cosa non lo sorprese, il chierico conosceva abbastanza Lainadan, la ragazza era un po strampalata e fuori dalle righe ma di buon cuore e non si sarebbe mai associata con dei tagliagole. Lascio' comunque che i suoi due compagni di viaggio facessero le loro valutazioni.

La cena era stata veloce ma sostanziosa, rimosse le stoviglie tiro' fuori la pipa e si mise a riempire il fornello.

 

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Seldanna Ilivaris

L'elfa aveva accolto con grande piacere una nuova avventura. Tra gli studiosi di Tor Leah era una dei pochi a considerare fondamentale scendere sul campo, esplorare il mondo e recuperare quanta più conoscenza possibile. E per lei tutto era conoscenza, dagli antichi tomi scritti in linguaggi ancora sconosciuti, fino alla più ridicola storia per i bambini.

Questo suo atteggiamento aveva portato non pochi malumori nel consiglio di Tor Leah, ma la caparbietà e le capacità dell'elfa avevano avuto la meglio ed ora nessuno osava mettere in discussione la sua parola.

E nessuno aveva fiatato quando aveva caldamente "suggerito" che Hrólfr si unisse alla missione. Il nano era ben conosciuto alla torre ed era riuscito a guadagnare la fiducia di molti, in parte per le sue grandi abilità, in parte per la sua maestria con gli alcolci.

Seldanna inizialmente era decisamente più interessata a quest'ultima, ma anche lei col tempo aveva imparato ad apprezzare la compagnia del nano, complice anche una missione di recupero in cui erano stati coinvolti entrambi.

Non dare per scontato che nessuno conosca la nostra lingua e impara a fidarti un po', è vero che la catena è tanto forte quanto il suo anello più debole, ma servono molti anelli per farne una rispose sempre in elfico Aveva imparato molto bene a conoscere il carattere del suo studente e oramai il suo atteggiamento diretto non la infastidiva, ma sapeva bene che spesso i suoi modi venivano male interpretati da chi non lo conosceva suvvia Enarion disse sollevando un boccale brindiamo a questo incontro, Hrólfr hai ancora quella buonissima birra di tua produzione? finì il contenuto del boccale per poi allungarlo verso il nano 


Io sono Seldanna, prima bibliotecaria di Tor Leah sorrise presentandosi la domanda di Enarion, per quanto posta in maniera un po' scortese, è però una buona domanda lanciò una veloce occhiata di rimprovero al suo allievo, ma subito tornò a sorridere

 

Aspetto

Spoiler

Alta quasi due metri, dai lunghi capelli bianchi su cui ancora si possono scorgere delle tracce di azzurro. Il volto è gentile, segnato da rughe diverse rughe di espressione e nonostante l'età si intuisce ancora la sua bellezza.
La pelle è azzurrognola, così come gli occhi. 
Per darvi un paragone in termini umani è una donna di 65 ancora piacente, ma che ne dimostra una decina in meno.

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Gromnir

Lainadan era stato lesto a riconoscere un membro del terzetto accampato fuori dalla capanna diroccata. Un cenno ai compagni era bastato a interrompere il vortice di strategie che si erano agitate nella mente di Gromnir. Il guerriero aveva sospirato, lieto di non doversi scatenare, di non tornare una volta ancora a mostrarsi come il Diavolo delle Catene.

Una volta seduti insieme si rese conto che, forse, avrebbe preferito dare battaglia.

La fiducia forse non era contagiosa, quella di Lainadan pareva non essere bastata a influenzare lo sguardo dei tre sui suoi compagni. La convivialità del nuovo gruppo era, con evidenza, solo apparente. Le parole degli elfi erano oscure, nella loro lingua remota, oppure centellinate per fare domande senza dare risposte.

Gromnir squadrò i due che avevano parlato, prima l'uno e poi l'altra. Bjorn forse avrebbe potuto rivelare quel che si erano detti, ma aveva scelto di lasciarli. Il disagio per quella riunione, il sentirsi tradito dal bardo, lo fecero agitare, come non riuscisse a stare comodo. L'arma dentellata, i cui anelli passavano molte volte sulla sua spalla, emise un lieve tintinnio.

«Io sono Gromnir, membro della Mano. Un mago di Haanex, sulla Reanaarian Bay, ci ha affidato delle domande e siamo partiti da lì per trovare le risposte da queste parti. A lui le daremmo volentieri, se le avessimo già trovate. Per riferire a voi i nostri scopi servirebbe molto più che condividere un fuoco, quantomeno che voi siate disposti a fare altrettanto. Ma so che non si va da nessuna parte se si tira la catena da due lati, se uno dei due contendenti non cede per primo. Allora questo penso, che se siamo qui, tutti stranieri in questa terra, forse cerchiamo la stessa cosa e possiamo evitare di pestarci i piedi. Noi cerchiamo la tomba di un antico re hobgoblin, ma di quel che contiene ci interessa una cosa sola. Ora sta a voi, rivelare la vostra ricerca».

Passò di nuovo lo sguardo sui due elfi.

«E in una lingua che sia comprensibile».

Aspetto
 

Spoiler

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Inviato (modificato)

Lainadan

Hrólfr! esclamò Lainadan appena uscito dalla porta del capanno che io sia dannato se mi aspettavo di incontrarti qui! continuò avanzando a grandi falcate per andare a stringere l'amico in un caloroso abbraccio.

Anche se in realtà non sono certo di sapere esattamente dove ci troviamo.  Storia lunga ma che sarò felice di raccontarti dopo che ci saremo presentati. 

Io sono Lainadan,  membro più giovane di questa famiglia chiamata "la mano", disse rivolgendo un leggero inchino all'elfo dallo sguardo diffidente,  poi si avvicinò a Seldanna e le fece un lieve baciamano, mai avrei sospettato che esistessero bibliotecarie tanto affascinanti, esclamò guardandola in quegli occhi così azzurri, la sua presenza qui da un senso alle fatiche di tutta la giornata.

Nemmeno a farlo apposta, io e Bjorn abbiamo da poco passato un giorno intero nella biblioteca del grande Santuario della Conoscenza di Dijdshy ed è stata proprio quella ricerca a condurci qui. Voi invece da dove arrivate e perché?

Modificato da shadizar
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Seldanna Ilivaris

Sorrido alle perole di Lainadan Belle parole ragazzino, magari tra una cinquantina d'anni potrei farci un pensiero dico facendogli l'occhiolino siamo stati scortesi in effetti mi rivolgo ora al guerriero chiediamo venia faccio un lieve inchino portandomi una mano sul cuore siamo alla ricerca di un portale che sembra essere la fonte di una grande energia extraplanare. Prima di venire abbiamo utilizzato molte magie di divinazione per cercare di scoprire il più possibile e con nostra grande sorpresa abbiamo visto che il nostro obbiettivo è simile e che il buon Hrólfr vi conosceva. O almeno uno di voi sorrido a Leinadan e così eccoci qui, attorno a questo bel fuoco. Oh a proposito apro il libro, recitando un veloce incantesimo. Mentre pronuncio la formula arcana una cupola si forma su di noi, avvolgendoci questo dovrebbe darci un po' di riservatezza e di protezione

 

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Casto tiny hut come rituale

 

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Enarion-1

Enarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia

 

Il fuoco scoppiettava ancora, inghiottendo la legna secca con schiocchi secchi e improvvisi. La cupola di magia evocata da Seldanna li avvolgeva, soffocando il respiro della notte e lasciando che solo le fiamme danzassero sulle loro armature, sui loro volti, sulle ombre che proiettavano sul terreno.

Enarion osservava. Pesava. Valutava.

Lainadan. Sorriso facile, spavaldo nei modi. Parlava con la disinvoltura di chi non aveva mai sentito sulle costole il fiato di chi uccide per sopravvivere. Troppo giovane, troppo sicuro. Uno come lui era utile finché l’illusione della fortuna durava, poi diventava solo un problema.

Gromnir. L’uomo aveva un’aria diversa, di chi si portava addosso una storia di cicatrici, di chi aveva dovuto imparare quando colpire e quando trattenersi. Aveva dato le prime informazioni, ma a suo modo aveva chiesto qualcosa in cambio. Era uno che trattava, non uno che dava. Bene. Enarion preferiva gli uomini così: più facili da prevedere.

Hrólfr. Il nano era un’altra questione. Non un estraneo, non del tutto. Aveva vissuto nella Torre Bianca per anni, si era guadagnato rispetto tra gli studiosi, persino fiducia tra alcuni. Per Enarion, fidarsi era una parola vuota, ma sapeva riconoscere qualcuno che aveva già fatto il suo cammino tra gli elfi senza farsi nemici. Il che significava due cose: o era più scaltro di quanto non sembrasse, o era davvero così testardamente ligio ai suoi principi.

Seldanna. Lei era una costante. Dove lui si era fatto ombra e vendetta, lei aveva sempre trovato il modo di restare in equilibrio su quella linea sottile tra saggezza e perseveranza. Aveva sempre saputo come spingere, come smussare, come intrecciare fili che non volevano essere legati. Eppure anche lei giocava la sua partita.

Quando parlò, lo fece con la pesantezza di chi sa che le parole sono una lama da affilare.

«Il portale è la nostra meta. E se le vostre ricerche vi hanno condotto qui, significa che la convergenza è reale. Potrebbe aver senso continuare insieme e non "pestarci i piedi"»

Non era un giuramento. Non era una promessa. Era un dato di fatto, un’osservazione fredda e priva di emozione. Un uomo in viaggio nella tempesta poteva scegliere se camminare accanto ad altri o morire solo.

 

 Non aveva mai amato la diplomazia. La diplomazia era il preludio alle menzogne.

«Ma la conoscenza è nulla senza il contesto.» La voce era più bassa, quasi un sussurro che si intrecciava con il crepitare delle fiamme. «Chi altri sa del portale? Sapete se altri si muovono in questa terra per trovarlo? Perche' se non siamo gli unici, stiamo gia' perdendo tempo.» Non era paura, non era sospetto. Era calcolo.

Questa terra non era Bosco Grigio.
Qui il cielo non aveva la stessa tonalità plumbea, il vento non portava con sé l’odore di alberi bruciati e carne marcita. Qui la guerra non aveva ancora scavato solchi profondi nei villaggi, nei cuori, nelle menti.

Qui, la guerra era ancora un’idea. Non una certezza.

Bosco Grigio era un cimitero di illusioni, una ferita che non si sarebbe mai rimarginata. Qui, invece, il terreno era morbido, fertile per lo spargimento di sangue futuro. Le strategie che aveva affinato nelle ombre del suo regno perduto non si sarebbero applicate nello stesso modo.

Niente foreste fitte per nascondere le trappole. Niente rovine che avrebbero parlato con la lingua muta dei fantasmi. Qui, il combattimento sarebbe stato diverso. Più scoperto. Più diretto. Più pericoloso.

Sollevò lo sguardo.

Fino a quando non avesse avuto tutte le risposte, sarebbe rimasto. Fino a quando il destino non avesse rivelato il suo gioco.

Per ora, avrebbe camminato accanto a loro. Per ora.


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