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Il ragazzo e la scienziata, tradizione 2


Le Fantome

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Si narra che, molti anni addietro, un giovane ambizioso sbarcò con alcuni compagni su un'isola in mezzo al fu mar Baltico. Era alto e di bell'aspetto, con il portamento fiero e la possanza tipica della gioventù. La sua voce era seducente, i suoi monologhi erano piccoli capolavori di retorica, non c'era da stupirsi che fosse riuscito a raccogliere giovani proseliti e, con loro, a partire alla volta dell'isola senza nome con una piccola barca.

Quando sbarcarono sull'isola, attraversando la nebbia che la circondava, iniziarono a percorrere l'antica strada che dalla costa portava all'avamposto: giunsero in un piccolo paese diroccato, con case dai tetti spioventi, siepi e giardini. Ogni cosa era stata aggredita dal tempo e dall’incuria: non vi era più una sola casa con il tetto ancora integro, ovunque vi erano radici, piante infestanti, muschi e licheni. Tane di topi e scarafaggi erano presenti in ogni pertugio, mentre i giovani esploravano con circospezione i resti del paese. Quando capirono che lì, ormai, non era rimasto più nessuno, decisero di continuare il loro cammino.

Salirono fino a una collina, cinta da una antica recinzione: lì, sapevano, si trovava un complesso sotterraneo, forse un laboratorio antecedente alla guerra nucleare. Da quel punto di vista privilegiato, osservarono la vallata sottostante. Videro che molto più lontano, dopo un tratto di piana spoglia e desolata, vi erano alcune cupole e altri edifici, simili a cubi di cemento. Videro anche una piramide, con sopra dei pannelli e delle antenne che puntavano verso il cielo. 

Il giovane a capo della spedizione, Saturnus di Miranda si chiamava, disse ai devoti compagni che era lì la loro meta: nella piramide. Così, i giovani si apprestarono a compiere una seconda spedizione, incedendo ancor più risoluti nel cuore dell'isola.

Attraversarono la piana, scorgendo cartelli e strutture sconosciute. Giunsero anche a una torre, apparentemente costruita a metà strada tra l'avamposto e la città di cupole. Salendo le scale della torre, trovarono antiche strumentazioni radio, che trasmettevano ancora antichi messaggi. Con la sua rozza comprensione del linguaggio arcaico, Saturnus comprese che erano messaggi di allarme: sull'isola era avvenuto un qualche incidente, e ora una nube radioattiva si stava depositando ovunque, contaminato il suolo e imputridendo l'acqua. 
Saturnus comprese che si stavano avventurando in un'aria radioattiva, e che senza accorgersene lui e i compagni stavano avvelenando il loro corpo con il veleno invisibile della ricaduta. Stava per ordinare di tornare indietro, quando captò un secondo messaggio: era la voce di una donna, di età indefinibile, che comunicava di aver finalmente trovato la cura al morbo comunista.

Il giovane Saturnus non sapeva molto dei comunisti: erano citati spesso negli scritti prebellici, descritti con tratti mostruosi e terribili. Un nemico lontano e incombente, che aveva portato il mondo alla rovina. Di quale cura stava parlando quella donna? Possibile che dopo tanti anni dalla guerra nucleare ci fosse ancora qualche comunista intento a tramare per lo sterminio della razza umana? Se così era, si disse il giovane, era dovere suo e dei compagni indagare. Così, sentendosi quasi investito dal dovere superiore di scoprire la verità dietro quel messaggio, Saturnus decise di non dire nulla ai compagni sulla radioattività della zona e di proseguire, come concordato.

Baldwin, il più fedele compagno di Saturnus, gli chiese cosa avesse detto la voce della giovane donna. Saturnus gli disse quanto aveva sentito, ovvero che ella sosteneva di aver trovato la cura a una terribile malattia, senza però citare nulla riguardante i comunisti: vi era molta superstizione, e non era sicuro di come i compagni avrebbero reagito sapendo che erano in qualche modo coinvolti nel luogo che stavano andando a esplorare.

"Ma come fa una scienziata prebellica a essere ancora viva?" domandò Baldwin, che pendeva letteralmente dalle labbra di Saturnus.

Il seducente capo, di un'anno appena più vecchio, scosse il capo: "Non ne ho idea. Forse è già morta da tempo, e anche la sua registrazione è postuma"

Baldwin annuì, tossendo. Saturnus notò che era diventato pallido ed emaciato. Scosse il capo, tentando di non farci caso: era il prezzo da pagare per compiere il loro destino. 

"..."

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(La piramide e i cubi di cemento intravisti da Saturnus e i suoi compagni.)

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