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Jacob

Il furfante sorrise al suo amico

Vedi, questo è il motivo per cui tu fai quello che fai ed io faccio quello che faccio...

Il marienburghese mescola le carte da consumato attore sorridendo verso i presenti al tavolo.

Ti racconto una storia...

Appoggio sul tavolo la prima carta, il bagatto

Tempo fa ti ricordi un giovane che ha cominciato il mestiere....

Appoggio sul tavolo la seconda carta, era la Morte

... ma poi qualcuno ha ricominciato dall'inizio, prima che arrivasse un cappotto di legno a terminare la sua esistenza, ma quel qualcuno non si è dato per vinto, ha cambiato piazza, e ha ricominciato a fare quello che sapeva, fare le consegne...

Appoggiò poi una seconda carta, erano le Stelle

Cambio di vita, mantenendo però chi si è, è difficile alle volte, ma pur sempre necessario. Poi come d'incanto, o per volere di qualcuno ...

Appoggiò un'altra carta, la Ruota della fortuna

... ho incontrato alcuni compagni lungo il cammino... alcuni persi

Appoggio una carta con una figura austera, il Sacerdote ...

... alcuni rimasti ...

Osservo Mia con un sorriso sornione mentre appoggio una carta con una figura che apre le fauci di una fiera, la Forza.

Adesso dopo tortuosi percorsi siamo qui nella città austera, la città del Lupo bianco ...

Appoggio un'altra carta, l'imperatore

.... per fare quello che fanno tutti gli uomini e le donne di questo mondo; soddisfare le loro passioni. Che siano soldi, fama, gloria, o giustizia ....

Appoggio un'altra carta, il diavolo

... Adesso siamo ad un bivio amico mio, abbiamo scoperto che non ci sono solo le nostre passioni in gioco...

Il farabutto divenne serio guardando il suo amico, la commedia era giunta al termine

... c'è molto di più che si muove qui, nascosto, sotterraneo, corrotto ... perciò amico mio, tutti siamo chiamati al tavolo da gioco e da come andranno le cose, da come giocheremo le carte credo che si siano solo due modi di concludere la prossima partita...

Appoggio una carta con una torre rovesciata

... fallire ... oppure

Appoggio con lentezza l'altra lasciandola coperta aumentando la suspence e l'attesa, per poi scoprirla lentamente, mostrando un carro trainato da cavalli

... possiamo prendere in mano la situazione e uscirne vittoriosi. Che ne dici amico mio, ti va di unirti a questo tavolo da gioco?

Sorrido ai presenti mentre raccolgo le carte e alla vista della carta del sacerdote ho un piccolo sospiro mentre un mezzo sorriso solca il mio viso.

" ... Luthor ... chissà dove sei adesso prete del malaugurio ... "

Edited by OcramGandish

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Bezhaltag 26 Sommerzeit 2512 i.c. - sera [sole - inizio estate]

La locanda era chiassosa e allegra. Il menestrello aveva finito di intrattenere ed era circondato da molte persone entusiaste della sua prestazione.

Il Locandiere intanto iniziava a pulire i tavoli che si liberavano, e passando affianco a quello del gruppo disse "Avete un posto per dormire? Se no posso consigliarvene uno io"

@all

Vi lascio tempo per finire le presentazioni. Poi passerei alla notte

Edited by AndreaP

comment_1912112

Mìa

"Grazie, ma direi che siamo tutti a posto. No?", Mìa rispose al locandiere, per poi cercare conforto nei nuovi arrivati, che poteva immaginare essere già alloggiati.

"E, scusatemi, ma non vorrei ritirarmi troppo tardi: siamo reduci da un lungo viaggio e la mattina desidero levarmi presto per le mie preghiere. Parteciperete al carnevale, domani?", si rivolse poi al cavaliere e al mago, una volta che furono rimasti nuovamente da soli.

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Djmitri  Karamazov

Con un movimento elegante e misurato, rivolge un cenno cortese verso la sacerdotessa di Myrmidia, presentandosi con un tono pacato "Djmmitri di Altdorf, al vostro servizio." Il suo sguardo indugia per un attimo nei suoi occhi, rispettando la sua fede pur mantenendo l’aura elusiva tipica della tua scuola di magia.

Poi si volge verso Jacob. Il pirata parla con la sua solita spavalderia, e lui lo ascolti con attenzione, lasciando che le sue parole si depositino nella sua mente. Le carte scorrono tra le dita di Jacob con un ritmo ipnotico, scandendo ogni frase come un metronomo arcano. Quando termina, Djmitri rimane in silenzio per un lungo istante. Assume una posa meditabonda, le mani intrecciate davanti, gli occhi socchiusi nell’ombra del cappuccio. In verità, aveva già deciso: la curiosità è un veleno dolce per chi maneggia la magia delle illusioni e dei segreti. "Certo che non mi posso tirare indietro."

La sua voce è velata d'ironia, ma ferma. Accompagna le parole con un sottile sorriso e un cenno rapido verso il cavaliere alle tue spalle: un richiamo silenzioso, una promessa non detta che dopo ci sarebbe stata una conversazione più privata. Infine, torna a guardare Mia. Con un lieve inchino del capo e un’espressione che sfuma tra il complice e il divertito, annuisce

"Al carnevale, dunque. Mi pare un ottimo luogo per perdere – o trovare – se stessi."

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DALL-E-2025-03-20-13-17-58-Un-ritratto-stilizzato-di-un-cavaliere-errante-robusto-con-un-armatura-se

Varian Darevic - Cavaliere Pantera 

Varian osservò la sacerdotessa mentre parlava. Il suo volto dai lineamenti delicati, resi ancor più esotici dal tocco inconfondibile del sud, aveva qualcosa di insolito e piacevole che strideva con l’austerità grigia e severa della città intorno a loro. Il suo Reikspiel era perfetto, sorprendentemente pulito, eppure conservava nella cadenza qualcosa che riportava Varian a memorie lontane, ai giorni passati tra cavalieri stranieri nelle sale dell'Ordine, quando ancora sognava l’onore e le battaglie eroiche più di quanto non temesse la morte.

«È un onore, sacerdotessa Aguilar», rispose cortesemente con un cenno del capo appena accennato, rispettoso ma riservato. Non disse altro, non subito. Lasciò che fosse Dijmitri a portare avanti la conversazione con la facilità innata e quel fascino ambiguo che Varian, da uomo cresciuto nelle dure steppe del Nord, poteva riconoscere ma mai emulare del tutto.

Seguì invece con attenzione la scena messa in atto da Jacob. L'uomo maneggiava le carte come un maestro di illusioni, costruendo immagini e percorsi che Varian trovò affascinanti nella loro ambiguità. Dietro a ogni carta, a ogni simbolo esposto con maestria teatrale, percepiva qualcosa di più: frammenti di verità, presagi confusi che potevano condurre alla gloria o alla rovina. Era la vita stessa, dopo tutto, e Varian lo sapeva bene. Aveva passato metà della sua esistenza sul filo tagliente della sorte, dove ogni scelta poteva significare sopravvivere o morire, onore o disonore.

Alle parole conclusive di Jacob, Varian rispose con un cenno impercettibile ma chiaro, una lenta inclinazione del capo che significava rispetto e comprensione.

Quando infine Djmitri rivolse lo sguardo verso di lui, Varian incontrò quei suoi occhi vivaci con calma, consapevole che una conversazione più profonda sarebbe presto giunta. Era inevitabile: il loro incontro nel bosco aveva creato un legame invisibile, che forse non era stato casuale. Cosa mai lo era in quei tempi maledetti?

Poi la sacerdotessa chiese del carnevale. Varian esitò appena un istante, la mente attraversata da immagini brevi, frammenti di memoria della sua infanzia, giorni felici e lontanissimi nelle pianure aperte dell'Ostland, dove simili festività erano più rare e più semplici. Qui, nel cuore pulsante di Middenheim, il carnevale aveva tutto un altro sapore: un rito di sfida, una tregua breve ma preziosa prima che il destino tornasse a reclamare il suo prezzo.

«Vi accompagnerò volentieri», disse infine con voce quieta, rivolta alla giovane sacerdotessa e agli altri presenti. Il suo sguardo passò nuovamente su Ludwig, notandone il sorriso timido, poi si posò su Jacob e infine sul volto enigmatico del mago al suo fianco. «Dopotutto, sono stato richiamato come altri cavalieri per pattugliare le strade. E' proprio durante le feste che spesso si nascondono le ombre peggiori.»

Si appoggiò appena allo schienale, lasciando che la stanchezza si sciogliesse lentamente nei muscoli affaticati, la mano destra che sfiorava distrattamente il bordo del medaglione inciso con il nome di Sigmar, come a ricordarsi della promessa fatta a se stesso tanti anni prima. Sapeva che quella notte il sonno sarebbe arrivato tardi, accompagnato da dubbi e domande che avrebbe preferito non porsi, ma che già conosceva a memoria.

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Bezhaltag 26 Sommerzeit 2512 i.c. - sera [sole - inizio estate]

Arrivati da poco a Middenheim i due nuovi compagni non avevano ancora un luogo dove riposare e accettarono volentieri di accompagnare gli altri al Braccio del templare, un edificio di due piani la cui insegna era un lupo bianco.

Il padrone Uli Breitner, visto il ruolo di Varian, riuscì a trovare una stanza per i due dove si potessero riposare.

Konigstaga 27 Sommerzeit 2512 i.c. - mattino [sole - inizio estate]

Un mattino caldo e assolato accolse i compagni nella sala grande della locanda, dove molti avventori stavano mangiando una colazione di pane formaggio e latte

Fuori si sentiva la città che iniziava a vivere il primo giorno di Carnevale

Gli amici dovevano decidere cosa fare.

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Mìa

"Credo proprio che, anche solo per cortesia, stamane dovremmo andare alla piazza dove si svolge la contesa del Campione", propose Mìa. Sebbene la sua patrona fosse una divinità marziale, la sacerdotessa non amava particolarmente quel genere di spettacolo fine a sé stesso; tuttavia, reputeva corretto tenere fede alla vaga promessa fatta la sera prima.

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Djmitri  Karamazov

Il vento freddo fischia appena contro le imposte della finestra, ma dentro la stanza regna un silenzio ovattato, rotto solo dallo scricchiolio delle travi e dal lieve crepitio delle ultime braci nel camino. Djmitri siede sul bordo del letto, le dita intrecciate davanti al volto, lo sguardo perso nel buio.

Varian... quel dannato corazziere in armatura lucente...

Un sorriso sghembo gli si dipinge sul volto, ma gli occhi restano ombrosi. Il ricordo dell'imboscata è ancora vivido: il sangue, i ruggiti degli uomini bestia, l'odore ferroso e animalesco nell'aria. Il colpo di grazia, un incantesimo lanciato a un soffio dalla sua stessa anima, e poi Varian, il Knight Panther, a terra, vivo. Vivo grazie a lui.

Un debito d'onore... pensa Djmitri, come se la vita fosse una partita di dadi. Ma non si rifiuta mai una carta vincente, nemmeno se porta una corazza troppo stretta e un'etica che odora di cera da scarpe e vecchi codici.

Sbuffa, poi si stende lentamente sul letto, avvolto nel mantello nero. L'ombra lo accoglie come una vecchia amante, e mentre gli occhi si chiudono, la mente si perde in un sogno...

"Una bisca clandestina illuminata da lanterne tremolanti. Il fumo denso del tabacco, il tintinnio delle monete, le risate sguaiate. Djmitri è al centro del tavolo, un bicchiere di qualcosa d’ambiguamente alcolico in mano, l’altra a scivolare tra carte consumate. Vince. Perde. Vince di nuovo. Un urlo. Qualcuno bara. Qualcun altro sparisce tra le ombre. Una mano si posa sulla sua spalla... e poi tutto svanisce"

Djmitri si sveglia di soprassalto. Un lampo di sudore freddo sulla fronte. L'alba filtra appena tra le imposte. Si passa una mano sul viso e sbuffa. Ancora sogni. Ancora gioco. Forse è l'unica costante.

Si alza, si sistema la veste scura con gesti meccanici, recupera il bastone — più un simbolo che un'arma — e scende con passo pigro nella sala grande della locanda. L’odore di pane caldo e birra stantia lo accoglie come un vecchio amico gradito.

Gli altri sono già lì.

Djmitri li osserva un istante da lontano. Poi si avvicina, il mantello che scivola elegante dietro di lui. Alza due dita in un cenno di saluto, silenzioso ma eloquente, e prende posto.

Mia, la sacerdotessa, parla della contesa del campione in piazza. Dice che sarebbe opportuno andarci, e Djmitri, senza alzare lo sguardo, risponde:

"Contesa del campione, eh? Perfetto. Nulla dice 'mattinata tranquilla' come sudore, armi e applausi di gente ubriaca prima di colazione."

Edited by Kensei

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Jacob

Il farabutto fece una bella dormita, come non ne faceva da tempo. Scese riposato e affamato a colazione. Mentre mangiava le parole di Mia gli fecero alzare gli occhi sorridendo.

Beh mi pare un'ottima idea. Andando avrò modo di schiarimi le idee. Ci sono persone che dobbiamo contattare e bisogna cominciare a piazzare il prossimo carico.

Diede un bel.sorso di latte

Il tempo é denaro e bisogna cominciare a guadagnare. Dobbiamo anche depositare la prima lettera di cambio presso l'amico di Belladonna.

Il marienburghese so sfregó le mani

E poi andiamo a scrivere a Belladonna per avere un altro carico, devo solo trovare il giusto ufficio postale...

Sorrise sardonico mentre agguantava un pezzo di fornqggio