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Gilda aperta  ·  6 membri  ·  Regole

Mondo Oscuro

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Jebeddo annuisce convintamente e leva il bicchiere di tisana verso il Rosso "Ben detto, mastro Glimo. Alla salute!!" e rivolge un sorriso ad Eldon, sollevato che il problema si sia risolto senza ulteriori perdite di tempo.

Keidros leva a sua volta il bicchiere, ma chiunque lo conosca un minimo può intuire il disappunto sul suo volto, per non essere stato lui ad incassare la taglia


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Jebeddo da una pacca sulla spalla a Keidros, per rincuorarlo "Ora viaggeremo con un cruccio in meno, e tra non molto potrebbe essere il caso di partire" anche se dai suoi movimenti non sembra trapelare alcuna fretta; sorseggia la tisana, probabilmente attendendo un ulteriore scambio di battute tra il mulazim e il rosso

 

Modificato da SIIP
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Il tiefling gli fa segno con la mano che è d'accordo, ma conosce bene lo gnomo. Sa che staranno ancora al caldo per un po', attendendo l'epilogo della questione. 

Tanto si mettersi a camminare al freddo non ne ha proprio voglia

Modificato da SIIP
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La colazione viene consumata da tutti in una atmosfera gioiosa. Anche i nani si spingono a qualche chiacchiera con i soldati, anche se è evidente non vogliano dare troppa confidenza. L'unico dall'espressione di marmo a rimanere composto è il mulazim, che attende paziente che tutti terminino di consumare i piatti serviti dalla padrona di casa. 

"Andiamo ora' dice improvvisamente ai suoi. "Prendiamo in consegna i prigionieri." Poi rivolgendosi prima al Rosso e poi agli altri prosegue:"Ti ringrazio per il lavoro svolto. E chiedo perdono a tutti voi per il disturbo arrecato da quei due membri malsani della nostra comunità. Se passerete in città farò in modo di farvi trattare con riguardo come risarcimento. Che la via su cui posa il vostro passo sia sempre salda."

La compagnia fa quindi per alzarsi, seguita da Glimo che deve accompagnarli laddove tiene i prigionieri. 

Non appena escono, uno dei due nani posa il boccale ex borbotta in modo che i tre possano sentirlo: "I due tavernieri devono avere altre abilità, oltre a cucinare ottima pancetta, se lui da solo ha catturato quei due. Mi chiedo come tenga legato un mutaforma."

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"Ne sono certo anche io, mastro nano. Di sicuro hanno vissuto molte disavventure e avranno visto gente di ogni tipo. Sono molto curioso di saperlo anche io, lo chiederò al buon Glimo infatti, prima di rimetterci in viaggio" replica Jebeddo, alzandosi dal tavolo per andare a salutare la Passamontagne.

Keidros è già in piedi e si stiracchia un po'.

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Edira saluta sorridente Jebbeddo. "Dunque buon viaggio, viandanti. Se doveste rifare questa strada sappiate che vi aspettiamo a braccia aperte. E parlate bene della Capra di Montagna."

Poi prende da un piccolo contenitore tre gallette e le offre al gruppo. "Questo è il nostro panetto. Uova, frutta secca, grasso di maiale, farina, legumi. Una di queste basta a sfamare un orco. È un po' asciutta, ma non sarà l'acqua a mancarvi con tutta la neve che è caduta. Se dovete consumare un pasto senza accendere un fuoco è perfetta."

Edira torna quindi alle sue faccende, servendo ai nani altra birra speziata. 

Spoiler

Aggiungi 1 razione a testa, il panetto della capra di montagna.

 

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"Passeremo nuovamente al ritorno mi auguro, e senza dubbio parleremo bene di voi e della vostra squisita ospitalità, signora Edira. Grazie di tutto ed anche delle vettovaglie extra, sarà sicuramente un pasto eccellente." Jebeddo fa un inchino verso Edira e si appresta ad uscire, sperando di incontrare anche Glimo. Keidros è già pronto nei pressi della porta, ma anche lui fa un lieve inchino verso la Passamontagne e aggiunge un "Si và" molto nanico, per salutare gli avventori rimasti.

Il gruppo è pronto a ripartire 

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I tre escono, accolti dalla tiepida luce dell'alba. Glimo ha appena salutato i militari che si avviano sul sentiero con i due prigionieri legati ai cavalli. L'orco è malconcio, probabilmente svenuto. L'altro adesso ha le sembianze di un bambino e urla verso le guardie improperi che mai si potrebbero immaginare in uno della sua età, incatenato al destriero con qualcosa che emana un particolare bagliore bluastro. 

Il taverniere sorride ai tre e poi guarda soddisfatto il gruppo che si allontana.  "Sapevo che i legacci magici che quel chierico mi regalò anni fa, prima o poi sarebbero tornati comodi!"

Modificato da simo.bob
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"Una persona estremamente accogliente e altrettanto ricca di sorprese invero!!!..davvero eccellente lavoro. Mi stavo giusto chiedendo come fare a legare un mutaforma..beh mi avete tolto la curiosità. Anche quel chierico deve essere stata una persona di ingegno, per possedere un simile manufatto" osserva Jebeddo, fermandosi vicino a Glimo.

Keidros molto più pragmaticamente saluta l'uomo con un cenno e lo ringrazia; respira l'aria mattutina a pieni polmoni e borbotta "Beh, andiamo?"

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"Un simpatico fabbro gnomo, servitore di Flandal il Maestro del Metallo. Aveva davvero molti articoli interessanti con lui. L'ho salvato da morte certa nel gelo dell'inverno, l'abbiamo curato e assistito durante una tormenta e lui per sdebitarsi mi diede quel manufatto che egli stesso aveva prodotto. Cercava un particolare tipo di rame estratto qui tra i cavalieri, chissà se lo ha mai trovato.

Ed infine buon viaggio, amici. Che i venti delle cime vi siano leggeri! Portate il calore di questo focolare nei vostri cuori e tornate con storie da raccontare e un boccale da riempire."

Detto questo il gruppo si congeda e procede per il suo viaggio. La strada è relativamente pulita e i cavalli riescono a procedere senza intoppi. A metà pomeriggio Jebbeddo riconosce i punti di riferimento descritti nella documentazione che indicano la vicinanza alla miniera. Seguendo un sentiero secondario su cui la neve è ancora immacolata, i tre arrivano alle pendici di una formazione rocciosa molto grande, avvicinandosi alla sua parete attraversando un piccolo boschetto di abeti in cui il sentiero quasi si perde. 

Improvvisamente Eldon ferma i suoi compagni e fa cenno loro di fare silenzio. Ha sentito un rumore nel bosco che lo ha spaventato. La parete della montagna si intravede tra gli alberi a circa un lungo tiro di arco.

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Keidros, ancora rinfrancato dalla tisana di Edira, si gode molto di più il viaggio rispetto ai giorni precedenti e questo lo rende di umore molto più leggero e loquace; durante la giornata parla spesso e chiede ad Eldon alcuni aneddoti sulla sua famiglia.

Jebeddo rimane più attento, sia per non perdere il sentiero sia per la preoccupazione per la creatura descritta dai nani la sera precedente.

E infatti appena Eldon fa loro cenno si blocca, cercando di percepire anch'egli il rumore sentito dall'halfling e provando ad intuirne la provenienza.

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I tre restano in ascolto, l'orecchio teso verso qualsiasi rumore. Passa qualche istante, poi tutti sentono distintamente qualcosa: un verso gutturale, simile a un richiamo in una lingua primitiva, seguito da una risposta altrettanto primitiva proveniente da un altro punto sempre davanti al gruppo. 

Eldon scende da cavallo ed invita gli altri a fare lo stesso. Lega il suo destriero ad un albero e si prosegue lentamente. Poco distante da dove si sono fermati, i tre trovano grosse impronte nella neve di più creature. Muovendosi cautamente tra i tronchi si avvicinano ad una radura che arriva fino alla parete rocciosa alla quale è appoggiato un ogre, ferito gravemente ad un braccio e con diverse escoriazioni, visibilmente esausto e sofferente. Poco dopo lo raggiunge un altro ogre che lo osserva e dice qualche parola che i tre non capiscono. Il primo non riesce più ad avanzare e si accascia a terra sotto gli occhi dell'altro che resta qualche istante stupito a guardarlo per poi allontanarsi. Seguendolo con lo sguardo, gli avventurieri scoprono che poco lontano c'è l'ingresso della miniera che stanno cercando, meta proprio dell'ogre. 

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Jebeddo e Keidros imitano l'halfling e legano i cavalli nelle vicinanze. Jebeddo spera che non siano sottovento.

La vista degli Ogre preoccupa lo gnomo, soprattutto in virtù della loro vicinanza alla miniera; l'idea di dover affrontare uno scontro appena prima di arrivare alla meta lo cruccia non poco e chiunque abbia ridotto un Ogre in quelle condizioni potrebbe essere ancora nelle vicinanze. Fa quindi segno agli amici di tenersi nascosti e temporeggiare attendendo gli eventuali sviluppi e si guarda intorno, in cerca di segni di lotta o di sangue, per capire dove sia avvenuto lo scontro.

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Dopo un breve esplorazione silenziosa, le tracce degli ogre risultano essere confuse ma sembrano tutte andare o venire in direzione della miniera. Mentre stanno controllando la situazione l'ogre ferito geme con la sua voce gutturale e poi resta a terra immobile. Passano pochi istanti che l'ogre di prima fa capolino dalla miniera insieme ad un altro ogre ferito alla schiena ma non gravemente come il primo. Arrivano al corpo dell'umanoide ferito e lo chiamano, poi lo scrollano, ma questo resta immobile. I due si guardano confusi, quindi decidono che non c'è più nella da fare e tornano alla miniera. 

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Dopo aver assistito alla scena Jebeddo si convince di potersi avvicinare in sicurezza. Chiede a Keidros ed Eldon di recuperare i cavalli e di raggiungerlo e si avvicina all'ogre immobile.

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I tre si avvicinano cautamente. Arrivano ad pochi passi dall'ogre evidentemente deceduto, e cercano di capire cosa lo abbia colpito. Eldon riesce ad intuire che le ferite più grandi sono dovute ad enormi artigli che hanno lacerato la carne fino all'osso, mentre le altre escoriazioni sembrano essere dovute a cadute, probabilmente durante una fuga rocambolesca. Nient'altro sembra di interesse nel corpo morto dell'ogre. 

A poche decine di metri si apre l'ingresso della miniera, con qualche baracca crollata ad indicare la antica funzione e un paio di carrelli semi coperti dalla neve e mangiati dalla ruggine.

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"Enormi artigli....andiamo bene..." Le parole di Eldon non hanno comprensibilmente un buon impatto sul morale di Keidros, ma la cui espressione resta decisa.

Jebeddo invece è curioso di scoprire se l'ogre è stato ucciso dalla bestia di cui i nani erano sulle tracce, e inoltre non vuole demordere ora che sono arrivati alla miniera. "Chissà che i due Ogre non abbiano la meglio di qualunque cosa sia lì dentro..dovremmo andare a controllare, tanto quello è l'ingresso della miniera"

"Una miniera!!! Speriamo non sia anche una tomba" replica Keidros, mentre si incammina verso la grotta.

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I tre si incamminano verso la miniera. L'ingresso è imponente, alto due volte un troll, largo almeno cinque. È parzialmente scavato dalla mano dell'uomo ma a te anche naturale, segno che già prima dell'intervento dei minatori qui c'era una caverna. I resti dell'insediamento umano di disgregano miseramente alla mercé degli elementi, segno che ormai da tempo nessuno trae profitto dai meandri della montagna. 

I tre fanno i primi passi nell'antro che, poco dopo l'ingresso, è già buio pesto. Eldon quasi urla di terrore quando, proprio a pochi passi da lui, nell'ombra, spunta il corpo di un altro ogre, morto anche questo, il volto deturpato da una enorme ferita e il petto squarciato da parte a parte, immerso in una pozza di sangue. Degli altri ogre nessuna traccia vicino all'ingresso. 

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Il movimento di Eldon fa trasalire anche Jebeddo che, concentrato nel provare a scorgere qualcosa nel buio, non si aspettava di trovare uno spettacolo del genere. Mentre si riprende dallo spavento respirando forte e con una mano sul costato pensa ad una soluzione 

"Direi che la situazione è abbastanza pericolosa qui, e noi non vediamo ad un palmo dal naso.. Keidros, cosa vedono i tuoi occhi da tiefling?.. potrebbe essere il caso che tu vada in avanscoperta, va bene?"

"No messere, va male" replica Keidros, ricordando un vecchio adagio tratto da un'opera teatrale che andava in voga nel suo paese natio. Comunque si concentra per osservare particolari grazie alla sua scurovisione, mentre Jebeddo freme nell' attesa di capire cosa sta succedendo 

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Grazie alla sua vista, Keidros inquadra meglio la situazione nella miniera. Apparentemente questa doveva essere stata presa come dimora dagli Ogre. Ci sono diversi resti di bestiame qua e là, quel che rimane di un carro sicuramente razziato e fatto a pezzi e i segni di un fuoco da campo.

Questo primo ambiente vicino all'ingresso, una grotta artificiale alta più di una quercia antica, è perfetto come sala comune per una piccola tribù Ogre, ma più all'interno devono esserci altri ritrovi visto che qui non ci sono pagliericci o simili. 

Studiando meglio il corpo, Eldon e Jebbeddo capiscono che non può essere stato attaccato all'interno della miniera perché non c'è lo spargimento di sangue che ne sarebbe dovuto derivare. Forse, come l'altro, è stato ferito altrove ed è tornato verso il suo rifugio, dove poi dopo chissà quanto è morto per le ferite inferte. 

Nel silenzio pieno di echi dei cunicoli, tutti e tre sentono distintamente le voci gutturali degli Ogre venire dai tunnel a ovest. 


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