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Mondo Oscuro

Mondo Oscuro - La Resistenza


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L'ufficiale spiega che è impossibile parlare con il prigioniero, ormai in custodia della guardia cittadina. Ma ringrazia ancora i tre e dice che, se necessario, manderà qualcuno a cercarli. Detto ciò si allontana a passi rapidi.
Usciti dal palazzo, i tre si incamminano verso casa Elthorne, trovando le solite guardie. Questi fanno strada fino ad una stanzetta con comode poltrone, un tavolo con un cesto pieno di frutta e arazzi alle pareti. Eldon sembra preoccupato: "Non vorrei prendessero male la cosa. Alla fine non potranno avere vendetta."

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"Mio buon Eldon, hai più ragione di quello che vorresti. La nostra posizione è assai perigliosa: casa Elthorne non sarà contenta, e anche gli Arkassar presto potrebbero essere sulle nostre tracce; non sappiamo quanti sono e quali sia la loro effettiva forza. Ma abbiamo ancora degli appigli" replica Jebeddo, mentre si accomodano "Elthorne potrà provare ad uccidere il gith mentre è rinchiuso; potrebbe comunque volere vendetta verso gli Arkassar; e comunque abbiamo fatto la cosa più giusta in termini di legge."

Anche Keidros approfitta per dire la sua "possibile che nessuno sia interessato al compenso?..ci hanno coperto di platino!!..io ogni tanto mi chiedo da quale piano veniate, non siete di Toril voi due.."

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Eldon annuisce alle parole di Jebbeddo e poi sorridente risponde a Keidros:"Io sono molto più contento per il titolo acquisito. I denari vanno e vengono, sono utili strumenti, ma niente di più. La reputazione e le relazioni sono invece il tessuto della nostra vita. Un domani potrai tornare qui ed essere accolto come Amachaq invece di sbarcare come un qualsiasi visitatore di passaggio."

Mentre finisce di parlare entra nella stanza il guluc. Sembra leggermente preoccupato ma cerca di nasconderlo con un sorriso stentato e un saluto cordiale. "Bentornati nella dimora, spero con buone nuove. Ditemi tutto."

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Jebeddo cerca di non scomporsi, vuole creare un bel presupposto per Hakam e notando una vena di agitazione spera di fare leva sulla necessità della famiglia di risolvere la questione "Mastro quluq, in verità porto ferali notizie e confido nel vostro saggio consulto. Abbiamo seguito la pista da voi consigliata, il giovane Rajak ci ha rivelato che la causa dei misfatti era riconducibile ad un Gith noto col nome de 'il Sapido". Abbiamo seguito le tracce di questo malfattore fino al bordello dove si nascondeva, ma mentre ci accingevamo a prelevarlo il locale è stato attaccato da 2 Arkassar con le loro nubi tossiche; le urla dei clienti hanno attirato la milizia, che è entrata nel locale. Ha interrogato i presenti e scoperto che gli assalitori cercavano il Gith, e lo hanno preso in consegna. Abbiamo ucciso solo uno degli assalitori.

Comunque non tutto potrebbe essere perduto, se avete i giusti agganci: il Sapido sarà presto giustiziato, insieme ai suoi segreti; e forse possiamo risalire all'Arkassar che ha deciso di uccidere il rampollo di questa nobile casata"

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Il quluc riflette sulle notizie appena giunte. Sembra essere da un lato sollevato, dall'altro contrariato dagli eventi. 

"Il nome della famiglia Elthorne non deve uscire durante l'interrogatorio, ma confido che il kej-hab tenga per se questa informazione. E' un uomo di legge, leale e incorruttibile, ma non uno stupido. Le parole del gith non saranno prese sul serio, solo un piccolo malfattore che cerca di trascinare con sè altri nella sua caduta. 

Degli Arkassar invece non mi preoccuperei, potrebbero essere pericolosi ma sono stati pagati e porteranno a termine la missione, nulla di più. Per quanto credo, potrete stare tranquilli che nessuno vi verrà a cercare. 

Il vostro aiuto nella risoluzione di questo impiccio è stato sicuramente decisivo. Casa Ethorne vi è grata e le sue porte sono per voi aperte. Ci sono alcune cose di cui dovrò occuparmi personalmente ora quindi dovrete scusarmi. Chiamerò uno degli attendenti per portarvi un piccolo dono. Considerate chiusa questa storia." 

Detto ciò si alza, fa un lieve inchino di saluto portandosi la mano al cuore e fa per allontanarsi. 

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Jebeddo ascolta le parole del quluq attentamente ed è molto sollevato dalle sue parole. Dà un'occhiata a Keidros sperando che non si metta a ridere in faccia al quluq e apprezza il suo inaspettato contegno.

Non sa se effettivamente le ipotesi del quluq siano attendibili, ma è molto contento del fatto che sia soddisfatto dell' esito della missione; sicuramente si sono evitati un sacco di effetti collaterali!

Appena il quluq li congeda strizza l'occhio ad Eldon "Fai del bene e le cose andranno bene"

Keidros replica "Se ho capito bene con una missione abbiamo un doppio premio...mi piace girare con voi"

Modificato da SIIP
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Dopo qualche minuto un attendente si presenta nella sala reggendo, con gran deferenza, un'arma. E' un lungo stocco che sembra impolverato o coperto di scura fuliggine. Solo l'impugnatura sembra non esserne sporca. Una piccola nota a pergamena spiega la natura di quell'arma. 

Mangiafumo, lo stocco del pirata Nau Massan, è unica nel suo genere. Oltre ad essere un'ottima arma con cui combattere ogni avversario, ha la capacità di assorbire ogni fiamma libera al suo interno, estinguendola all'istante. E quando può essere utile, quelle fiamme possono essere nuovamente scagliate contro i propri avversari. Le navi di Nau Massan non potevano prendere fuoco, mentre spargevano il terrore su quelle degli avversari. La dono a voi, Mastro Elthorne, per la fiducia che mi avete concesso. 

Spoiler

Stocco +1
Tre volte al giorno può spegnere ogni fuoco non magico nel raggio di 9m.
Una volta al giorno può lanciare Vampa di Aganazzar da 5d8 danni

 

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Keidros è il più vicino all'attendente in quel momento; si alza in piedi,e  riceve l'arma esibendo in un coreografico inchino di ringraziamento. Leggendo la pergamena Jebeddo prova la consueta sensazione di benessere.

Keidros gli consegna anche lo stocco "io ho già il mio stocco di Hatreyus"

Lo gnomo replica "Torniamo ai Calabroni e facciamo due conti di ciò che abbiamo, dovremo fare valutare le gemme" mentre i tre si incamminano fuori da casa Elthorne 

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Tornando verso la locanda i tre fanno valutare le gemme da due diversi artigiani. Entrambi concordano valgano circa un migliaio di monete d'oro, moneta più moneta meno. 

L'atmosfera è la solita alla locanda. Un bardo del nord sta mandando una canzone d'amore tentando di attirare l'attenzione di una delle cameriere mente un gruppo di artigiani mangia uno stufato dall'aria più che invitante condividendo una grande brocca di birra. 

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Di comune accordo decidono di vendere le gemme e usare il premio per la missione per acquistare uno zainetto pratico di Eward , che servirà per trasportare il peso dell'equipaggiamento e delle monete; del resto nessuno dei tre brilla in capacità di trasporto.

Jebeddo fa dividere il resto del premio tra i due compagni, visto che lui ha uno stocco nuovo a cui continua a toccare il pomolo dell'elsa.

Entrati dai Calabroni lo gnomo offre anche una birra agli amici e si siede comodo e soddisfatto ad un tavolo, allungando l'orecchio per sentire se c'è qualche novità 

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I tre trovano facilmente una mercante di oggetti magici ben felice di mostrar loro la sua mercanzia. E' una grassa donna di nome Mira, vestita di verde con un elegante banco coperto da una tenda a strisce bianche e rosse. Ben felice di accontentare i nuovi clienti scompare un attimo nel retrobottega e ne riemerge con una borsa di ottima fattura in cuoio chiaro inciso e decorato con iscrizioni in draconico e impreziosito con piccole gemme rosse. Concordato il prezzo saluta i clienti esortandoli a tornare da lei per altri affari. 

L'atmosfera alla taverna è sempre piacevole e rumorosa. Parecchi avventori stanno chiacchierando del più e del meno ma, sorseggiando una birra, i tre si accorgono che molti discorsi vertono sulla situazione in Thai. A quanto pare la situazione è più grave del previsto. Dalla caduta di Elthabbar le creature sono sciamate in tutto il paese, terrorizzando i villaggi e le fattorie più isolate. Le principali città sono state risparmiate ma qualcuno dice che già certi mostri sono stati visti sciamare nel Thesk. Qualcuno parla addirittura di un Malleus a sud di Nethentyr, ma i suoi compagni lo zittiscono dandogli del contastorie. 

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Jebeddo segue con attenzione la prima parte del discorso, memorizzando ciò che ascolta e ponendosi le consuete mille domande; avrà molti appunti da scrivere al rientro in stanza.

La notizia del Malleus rievoca in lui (e immagina anche in Keidros, visto il suo cambio di espressione) ricordi della fuga nel bosco quando erano nel Thay, la curiosità ha il sopravvento, e finisce per inserirsi nel discorso. "Temo che il vostro compare abbia ragione invece, e mi stupisce e rincuora sapere che il Malleus sia solo uno. Io e i miei sodali abbiamo avuto la sfortuna di vederne uno, a nord di Nethentir" rivolgendosi all'uomo appena zittito dai compagni lo esorta a proseguire il discorso e gli chiede da chi abbia avuto l'informazione 

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Gli uomini al tavolo si zittiscono un attimo, studiano i tre e poi ricominciano a parlare, tutti insieme. Chi dà ragione a Jebbeddo, chi dice che è impossibile, chi conferma la storia del primo tizio e chi ne esagera il contenuto. 
Un giovane uomo in particolare è incuriosito e vuole saperne di più. "E com'era? Com'è stato sconfitto? So che possono spazzare via intere legioni e che i maghi del Thay ancora non sanno come fronteggiarli con sicurezza." 

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" Una creatura enorme, mostruosa e raccapricciante, totalmente glabra, con animalesche zampe muscolose simili a quelle di un ovino, lunghe braccia chitinose terminanti in artigli che quasi strisciano al suolo e una testa che sembra uscita da un incubo, con grandi fauci aperte e sbavanti, una triplice lingua e svariati tentacoli mobili, alcuni tesi verso l'alto quasi a formare una mostruosa capigliatura da gorgoneMessere, le assicuro che noi siamo fuggiti appena sentita la sua terrificante presenza. Naturalmente non abbiamo sufficiente esperienza per affrontare una creatura del genere noi 3, ma temo che sia difficile sconfiggerla anche per combattenti più ferrati, solo la sua terrificante aura getta le persone nella più nera disperazione; spero veramente che la creatura che terrorizza Nethentir sia la stessa che abbiamo incrociato noi, vorrebbe dire che non ne sono uscite altre"

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I commensali discutono sulla questione. Alcuni sono affascinati e chiedono, altri vogliono aggiungere dettagli probabilmente fantasiosi ai racconti, altri sono scettici. Nessun'altra informazione di rilievo comunque esce dalla conversazione, che verte poi su altre leggende di mostri del nord. 

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Jebeddo si presta volentieri e con pazienza a ragguagliare i curiosi sulle poche informazioni che ha a riguardo del Malleus e dei Ferus incontrati, senza controbattere agli scettici, mentre Keidros si disinteressa presto della questione, preferendo rivolgere le sue attenzioni alle cameriere del bar e ordinando tre birre. Quando il discorso vira su discorsi più fantasiosi anche lo gnomo perde interesse alla questione e torna a parlare con gli amici. 

"E ora qual è il piano, geniaccio?" lo incalza Keidros, poco incline a perdere tempo.

"Credo che se la città avrà bisogno di ulteriori servigi verranno a cercarci, ormai abbiamo una certa fama. Dovremmo presenziare all'esecuzione della canaglia Gith immagino..per il resto dovremo cercare di avvicinare questo tale..." replica lo gnomo mentre cerca nello zaino la lettera trovata da Thogloron "..ecco, Michares Sandwisper"

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Keidros sente il nome e fa spallucce, non si ricordava neanche degli avvenimenti alla torre di Thogloron e guarda Eldon con espressione interrogativa. Jebeddo invece è da quando sono sbarcati che manda a bagno il cervello alla ricerca di un modo per avvicinare il suo bersaglio senza dare nell'occhio, ma purtroppo nonostante il tempo passato in biblioteca non ha attirato la sua attenzione.

Decide di chiedere ad uno degli osti se ha informazioni su Michares, i suoi interessi e il suo stile di vita, sperando di trovare un appiglio per poter chiedere direttamente di lui alla biblioteca 

Modificato da SIIP
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Jebbeddo chiede e cerca di recuperare informazioni. Subito nessuno conoscere il nome o essere interessato alla questione. Poi un avventore, sicuramente già visto durante la loro permanenza alla taverna quindi probabilmente un cliente abituale, si avvicina sentendo la richiesta dello gnomo a uno dei due oste gemelli. 

"Se poscio, gnomo, lo scio io." 

L'oste fa una risatina, quindi lascia i due con una frase:"Va bene Mauret, ma non disturbare troppo i miei ospiti. E voi, non offritegli nulla, ha già bevuto abbastanza."

Mauret è un magro e capelluto ometto, i denti malandati e gli occhi leggermente appannati dall'alcol. Ha un sorriso buono e un'aria innocua, ma quando inizia a parlare è un fiume in piena, difficile da seguire.

"Quel ciccione lavorava in biblioteca. Era strano, ma pagava bene, quasi un anno ho lavorato a casa sua, quasi un anno. Ma non quella sui monti, quella in città, con quel calimshita tirchio più di un chuul. Ora non torna più, dicono stia sempre sui cavalieri."

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Jebeddo ascolta attentamente il discorso dell'omino pittoresco, cercando di mantenere un'espressione seria (mentre con la coda dell'occhio vede Keidros che se la ride alla vista della conversazione).. cerca di intuire il significato delle sue ultime parole, ma senza successo. "E chi sarebbero questi cavalieri,vedi grazia?" Replica a Mauret, curioso e al contempo preoccupato di come proseguirà la conversazione 

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L'ometto è visibilmente stupito dalla domanda e ricomincia le sue divagazioni.

"Quelli del scielo, le montagne. Li chiamano tutti coscì, ma da dove venite, dai grebani? Posto pericoloso quello, non ic andate mai... eh no, posto pericoloso. Invece i cavalieri sono un bel posto dove andare, fa freshco, si sta molto bene. Quando andate? Perchè posscio darvi due dritte..." mentre parla torna l'oste con un piccolo boccale di birra, un bicchiere di legno da meno di un quarto di pinta. Lo porge all'omino che subito lo afferra, ringrazia e si allontana continuando a boffonchiare parole incomprensibili. 
"Come siete arrivati a parlare dei Cavalieri del Cielo? Non credevo che Mauret fosse anche uno scalatore. Ora lo vedete così, ma una volta era un combattente prodigioso. In una rissa stese La Rocca con un pugno sul mento, e La Rocca era due volte Mauret e famoso in tutto il paese per i suoi incontri nelle arene. Ma deve aver preso troppi colpi in testa... e la birra non aiuta! Povero Mauret."

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