Sheldom Inviata 8 Novembre 2007 Segnala Condividi Inviata 8 Novembre 2007 Riapro questa parentesi di lettura gialla per dirvi che ho modificato il primo capitolo del mio racconto. So che molti di voi non lo hanno neanche guardato la prima volta ma vi chiedo un piccolo favore per un piccolo scrittore in erba: leggetelo e consigliatemi. Non gli ho dati titolo ma che ne dite di: All' alba di un nuovo delitto? I casi da risolvere all’agenzia investigativa erano tanti, forse troppi. In Sicilia la mafia ogni giorno commette crimini, non ci sono mai prove, non si può risalire al colpevole e questo è inaccettabile. Non si può pensare che i criminali girino liberi, indisturbati per la nostra splendida isola. La mafia è uno scandalo e va fermata, non deve espandersi,si deve fermare. Sempre più gente ne entra a far parte, e quelli che ne vogliono uscire non lo fanno da vivi. Oltre a rovinare la vita della gente essa rovina un importante settore industriario: il turismo. Sempre più gente non viene per paura, e la nostra regione guadagna sempre meno. La mafia va fermata. Si sa che è tanta ma va fermata, qui in Sicilia come in Calabria e in Campania anche se con nomi diversi quali ndrangheta e camorra. E per questo che io ho deciso di diventare un investigatore non solo contro la mafia ma contro i tutti i crimini. Oggi si cerca di risolvere uno strano caso di scomparsa nella famiglia Del Gallo. Da due giorni il signor Mario non torna a casa e sua moglie Elena è molto preoccupata. Mi dirigo alla loro casa per fare le solite domande. Dopo la strada costeggiata da girasoli, svoltando la curva a destra per dirigermi sul luogo, mi colpisce la villa: alta, rifinita, con balconcini ornati da merletti graziosi, colori sgargianti, minute ma molteplici e appariscenti finestre. Insomma a quanto pare era una famiglia benestante. Anche all’interno la casa era stupenda, con divani di pelle, costosi mobili, collezioni di occhiali firmai in bella vista su un antico scaffale, e altre cose. Si sentiva odore di te, infatti sul tavolino di vetro vicino al divano vi erano due tazze e una teglia. La signora Elena mi accolse con formalità e aveva un comportamento regale. Lei era affascinante, vestita tutta in rosso con una collana di perle di corallo dello stesso color carminio del vestito, non accennava una ruga anche se doveva avare all’incirca quaranta anni. - Da quanto signora non vede suo marito? - Iniziai chiederle dopo che mi ebbe versato del te e si fosse seduta anche lei su quel divano molto comodo, rosso pure questo, - Da circa due giorni, come d’altronde ho gia riferito. - Rispose. La sua voce era tremula e leggera molto dolce e vellutata come raccontava Ulisse della voce delle sirene. – Bene. – Dissi, poi bevvi un sorso di te e aggiunsi, imbarazzato dal suo sguardo penetrante, da quei suoi occhi azzurri che si mettevano in risalto con il vestito rosso e i capelli neri cenere tipici delle siciliane, - Dove lo ha visto invece l’ultima volta? - - Circa una decina di giorni fa mi disse che partiva per lavoro, sa lui è uno scienziato ed è partito dicendomi che sarebbe tornato fra otto giorni ma non l’ho più sentito, quando lui rimane più tempo mi chiama sempre e di solito lo fa anche tutti i giorni sa noi ci vogliamo tanto bene ma lui è sempre in viaggio e io rimango sola, sola.- Dicendo questo lei mi appoggiò una mano sulla coscia, mi andò di traverso il tè, lei continuò come se non fosse successo niente, ma non ritirò la mano, e continuò dicendo: - Da tanto io e mio marito non entriamo in intimità.- Io rimasi pietrificato con la bocca spalancata e iniziai a diventare tutto rosso dopo quella rivelazione, lei bevve un sorso di tè in modo provocatorio e aggiunse: - Lei ha una moglie? - - No… cioè… non c’entra questo con le indagini. - Dissi questo con un tono da padre e funzionò, mi tolse la mano dal pantalone, poi mi disse imbarazzata: - Già mi scusi investigatore. - Tornando a noi, dove andò suo marito dieci giorni fa glie lo ha detto? - Continuai a chiedergli. - No non me lo diceva mai ma so con che aereo tornava. - Disse tutta entusiasta. - Me lo dica! - Aggiunsi, felice di una grandissima scoperta - Punta Rasi alle 12,30.- Mi rispose. - Sa se aveva qualche conflitto fra qualche conoscente?- Continuai, dopo un altro sorso di tè, lei a mia sorpresa rispose: - Si, si più di uno! Aveva licenziato tre suoi assistenti perché non lavoravano seriamente e si divertivano, loro avevano detto che il prossimo viaggio in aereo se lo sarebbe ricordato, lui non ha voluto informare le autorità competenti, pensa possano entrarci qualcosa con la sua scomparsa? - Rispose ansiosa. - Non saprei, certo noi non arrestiamo la gente perché in conflitto con un’ altra, comunque per il momento loro sono i maggiori indiziati.- Aggiunsi pensoso - Sa i loro nomi per caso signora? - Sperando un “si” di risposta - Io no, ma, lui ha nella sua stanza, nel suo laboratori diciamo, una cartella dove ci sono scritti i nomi dei suoi “aiutanti”, venga gliela mostro è propri qua dietro mi segua. - Poggiai la tazza di the e seguì la signora. Dietro la porta della sala d’entrata c’era un corridoio lungo, pieno di porte alte e grandi. Il laboratorio era quasi come la stanza di ricerca dell’agenzia: stessi macchinari, tavoli e strumenti, variava solo la disposizione. Su uno dei tre tavoli d’acciaio vi era una cartella marrone di cuoio logora che racchiudeva schede relative ai suoi dipendenti, il signor Del Gallo doveva essere il capo del team di ricerca scientifica. - Ecco li erano loro i tre scienziati fannulloni! - Disse arrabbiata e contenta allo stesso momento. Notai solo ora come la donna si grattava incessante la tuta, soprattutto la gamba. - Bene ho raccolto abbastanza materiale, posso tornare in agenzia portando con me anche questa cartella? - Chiesi. - Certo. - Rispose. - Lei ci è stata molto utile per le indagini - Dissi sinceramente. - Grazie! - Aggiunse orgogliosa.. Così salutata la signora mi diressi felice in caserma. Tornato in caserma avevo cinque cose da fare: trovare e interrogare i tre indiziati, indagare sul signore Del Gallo e andare a controllare all’aeroporto. Non potevo farlo da solo così chiamai la mia squadra speciale composta oltre che da me anche da: Alessandro, Federica e Francesco. Alessandro è stato un membro della squadra anti droga, è ben addestrato, cerca sempre di portare a termine il suo lavoro ma da solo non potrebbe ecco perché gli abbiamo affiancato altre due persone. Francesco oltre a seguirci di luogo in luogo, come tutti, lavora al computer per risolvere delitti, si avvale della tecnologia moderna per risolvere i misteri; Alessandro e Francesco sono rivali e ognuno cerca di fare meglio dell’altro, così si crea un clima di competitività ove vi si lavora meglio per paura di sbagliare, essere in proseguo schermito e così quindi, con quella strana aria di sfida che gironzola nell’aria la concentrazione stranamente c’è, ognuno si concentra a modo suo. Federica si concentra in tuta un’altra maniera, molto strana anch’essa: guardando il muro, bianco, freddo e spoglio di tutto. Francesca è il medico che seziona i corpi in cerca di indizi, ci fornisce sempre ottimo materiale per le nostre investigazioni. -Dobbiamo investigare su un altro caso. - Dissi in maniera tale da catturare l’attenzione dei miei lavoratori indefessi - Su che tipo di caso? - Si immise così al discorso Alessandro, il quale voleva essere sempre al cento degli sguardi soprattutto, credo, lo sguardo di Francesca, la giovane trentenne dal camice bianco, - Scomparsa. - Dissi, e così facendo risposi anche alla domanda di Alessandro, - Indizi? - Mi chiese Federica, col tono di chi non dorme da un giorno intero, - Ancora nessuno ma abbiamo tre licenziati che lo hanno minacciato. - Risposi porgendole la cartella, dove al suo interno erano i tre primi piani di signori rasati senza un capello, calvi, con il capo lucente pieni di orgoglio, con la testa alta, fieri di essere stati ammessi a un team di uno scienziato. Raccontai l’interrogatotorio ai miei “aiutanti”, sorvolando la parte imbarazzante e decidemmo di iniziare immediatamente l’indagine partendo dall’andare all’aeroporto per controllare. Guidai io in quel bel giorno di primavera, dove i primi bei fiori sbocciavano timidamente, sotto la lieve carezza del sole tiepido, dopo il freddo e difficile d’inverno alla quale pochi fiori sopravvivevano. Solo quelli dotati di particolari caratteristiche che li distinguono da quelli comuni. Io guido sempre piano, e per questo i miei colleghi non vogliono che io mi metta alla guida, poi li faccio sedere tutti e tre dietro e non so neanche io perché. Mi ritengo un tipo calmo e piuttosto introverso. In macchina pensavo ancora a quella donna, constatando che non doveva importarsene molto del marito perché mi parlava di lui con superficialità, poi era anche una donna molto sola che passava il tempo spendendo tutti i soldi che il marito riportava a casa a fine mense dopo molta fatica. Non capivo perché non mi stavo concentrando sul caso, infatti di solito mentre guido sono assorto nei miei pensieri, i quali riguardano il caso che devo risolvere, mentre invece ora pensavo a quella donna così bella e giovanile che ci aveva provato con me. Ecco che ora costeggio la capitale, Palermo, per andare da Pagheria all’ aeroporto palermitano. La stupenda costa bassa e sabbiosa della Sicilia mi riporta in mente me da piccolo che giocavo con i miei amici lungo il bagnasciuga, in quel giorno stavamo prendendo in giro un mio amico, il quale aveva il padre un po troppo severo e non gli permetteva di stare al mare. Allora noi la schizzavamo e lui arrabbiato e offeso se ne andò. Il giorno dopo fu ritrovato morto a casa sua con il crani sfondato a martellate, l’assassino era il padre, senza ombra di dubbio perché sull’arma del delitto c’erano le sue impronte, sui vestiti che indossava quel giorno schizzi di sangue appartenenti alla vittima, non aveva un alibi e il vicino ha sentito un urlo da parte del padre. Gli furono dati venti anni ma il giorno dopo il suo cadavere fu ritrovato impiccato con il lenzuolo del letto della cella. La madre che non poteva sopportare quella perdita doppia si uccise con un coltello. Un giorno al mare che finì con un massacro generale. Io mi sento responsabile di questo. Ero così assorto dai miei pensieri che devo frenare bruscamente per non passare con il rosso, si sentono rumori di fogli, infatti a Francesco caddero di mano i fascicoli e il ragazzo subito fu schermito da Alessandro; Francesca lo zittì con lo sguardo e tutti e tre si misero a raccogliere i fascicoli sparsi. Forse lo feci apposta per divertirmi, forse perché vidi all’ultimo momento la macchina, ma comunque frenai in maniera violenta e i miei aiutanti sbatterono la testa allo schienale, - Ti dovrebbero ritirare la patente!!! - disse visibilmente arrabbiato Francesco; - Per una volta sono d’accordo con te -ribatté Alessandro. Il viaggio proseguì tranquillo fino all’aeroporto. Vi ricordo che ho tredici anni compiuti questo mese.:bye: Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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