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Inviata

questo è l'inizio di un racconto che ho modificato mille e mille volte.

ho bisogno, dalle vostre critiche, di sapere se vale la pena continuarlo.

grazie in anticipo per le critche "sincere"

Aragash stava tornando alla casa dopo la notte di lavoro. Era sicuro che suo fratello l’avrebbe sgridato di nuovo. Lui s’impegnava, ma era come se qualche pianeta, qualche costellazione o tutto l’universo gli fosse contraria.

L’alba aveva poca voglia di sorgere. Tutto sembrava come rallentato, pigro, quasi che stesse aspettando qualcosa. Le strade erano pressoché deserte. I cani che incrociava lo guardavano con una specie di pietà, come se sapessero e pensavano –che ci vuoi fare, ormai le cose stanno così…- . Cercava di andare pianissimo. Sospirava. Cercava di capire cosa c’era che non andava. Cercava di capire se era lui che non andava…

Le luci della casa erano accese. Lo aspettava sempre dopo un lavoro. Intorno era tutto silenzioso, a parte il terribile frastuono che il silenzio faceva nelle sue orecchie. Era come se il mondo avesse deciso che non valeva più la pena emettere un singolo suono.

Entrò.

“Bentornato Aragash” disse il fratello appena lo vide entrare “com’è andata?”

Il tono di Eistan, il fratello, era piuttosto calmo. Sembrava quasi che sorridesse speranzoso.

“Ehm…uhm…eee…..”

“Di nuovo?” Eistan interruppe bruscamente i vagiti del fratello che rimase con la bocca aperta senza emettere alcuna sillaba.

“Come è possibile?! Sei un ladro! e ti fai derubare ogni volta che finisci un lavoro! Senza nemmeno accorgertene!”

“ehm…uhm…”

“Ci credo che ti hanno buttato fuori dalla Gilda!”

“Ehm….”

“Forse qualcuno ce l’ha con te!”

“uhm…”

“Dobbiamo andarcene, cercare un posto che la Gilda non controlla, partiremo domani!”

“Eh?”

Eistan aveva abbandonato la Gilda molto presto. Era un ladro pentito. Era arrivato a pensare del perché la gente, se voleva qualcosa, semplicemente non se la comprava. Persone che piangevano per la perdita dei loro oggetti preziosi, dei loro ricordi. Era molto bravo nel suo lavoro, ma i sensi di colpa gli facevano passare le notti insonni. Se ne andò dalla Gilda prima di andare in depressione.

Al direttore aveva solo detto che era stanco di lavorare di notte. Un po’ allibito, questi, lo fece andare via senza obiezioni, anche se c’era l’opportunità di lavorare di giorno…

Aragash, invece, più piccolo di Eistan, voleva fare il ladro. Sapeva di avercelo nel sangue. Non era male, ma dopo qualche tempo iniziò a tornare a mani vuote, giurando che l’oggetto o il documento l’aveva effettivamente rubato. O magari lo perdeva. Alla Gilda avevano provato di tutto. Persino attaccarsi la collana d’oro, che aveva appena rubato, ai pantaloni. Quella sera rientrò alla Gilda in mutande.

Lo mandarono via senza alcun commento.

Fecero i bagagli in silenzio. Misero le loro poche cose in due zaini.

Aragash era silenzioso. Ripensava al tempo trascorso alla Gilda come se vi fosse stato qualcosa o qualcuno di sbagliato. Forse era lui stesso, ma non era sicuro di questo, eppure….

Eistan interruppe il vorticare dei suoi pensieri.

“Su, mettiamoci in marcia”

“Ne sei proprio sicuro?”

“Ci sarà un posto in cui potremo vivere bene. Ci sarà un posto per noi da qualche parte, dove le cose ci vadano dannatamente bene!! E adesso noi andiamo a cercarlo!”

“Si, ma dove?”

Andarono fuori ed Eistan guardò teatralmente l’orizzonte con un braccio alzato.

“Andremo dove il mondo ha bisogno di noi, dove la gente non ci guarderà strano e, cosa più importante, ci saluterà. Finalmente saremo felici!!”

Se fosse stato in un teatro gli spettatori avrebbero sicuramente applaudito. Ma Aragash lo guardò solo con la testa inclinata e sospirò.

Partirono.

Dopo mezz’ora di cammino Aragash cominciò a lamentarsi.

“Non abbiamo neppure fatto colazione. Ora che siamo “finalmente” partiti ci fermiamo a mangiare?”

Erano a malapena usciti dal villaggio. Si guardarono intorno. La strada era deserta, tranne che per alcuni carri che stavano entrando nel villaggio. Si misero a sedere e mangiarono.

Durante il pasto frugale di pane e formaggio Eistan cominciò a pensare al passato senza neppure rendersene conto. Pensò a quando erano alla Gilda. Ognuno aveva la sua stanza in modo da rimanere concentrati su quello che avevano appreso durante la giornata. Le notti passate a guardare dalla piccola finestra.

Erano trovatelli e le persone che si erano presi cura di loro per sei anni li portarono alla Gilda. Erano praticamente diventati adolescenti lì, sottratti alla loro infanzia. Erano persino diventati bravi, ma col passare del tempo a lui non piacque più quella vita e Aragash cominciò a tornare dai lavori strano e senza la merce, con la sola cosa che ricordava, di averla presa ,la merce!!!!

Guardò il fratello che finiva di mangiare e, come se qualcosa dentro di lui si fosse mosso, si alzò e disse

“Diventerò un guerriero!!!!”

Aragash quasi si strozzò col boccone che aveva in bocca.

Ripreso il cammino nessuno parlava, dopo di un po’ Aragash ruppe il silenzio

“E sentiamo…. La spada la vuoi comprare, con l’armatura e lo scudo o la vuoi rubare ad un guerriero addormentato?”

Eistan non disse nulla. Si limitò a fulminare il fratello con lo sguardo. Ora sapeva cosa era l’odio!!!!

Stavano camminando da qualche ora quando videro, non molto lontano, un uomo seduto sotto un albero che come notò i fratelli avvicinarsi si alzò velocemente e se ne nascose dietro. Man mano che si avvicinavano udivano le grida dell’uomo ancora nascosto.

“State lontani! Ancora un passo e vi ucciderò in nome….in nome…..di qualcosa!”

Sentivano poi che borbottava qualcosa con una vocina accanto a lui.

I due fratelli si lanciarono un occhiata perplessa. Si avvicinarono cautamente con le mani che stringevano i manici dei pugnali.

Iniziarono a sentire la discussione molto accesa che faceva l’uomo ad una vocina, quasi metallica.

“Fuggiamo non ho alcuna intenzione di graffiarmi tutta!!”

“Non facciamo in tempo. Sono in due, facciamo i bravi, magari ci lasciano andare!”

“E se……aaahh!!!!”

I due si erano avvicinati lentamente all’uomo e all’urlo si spaventarono tutti e quattro! L’uomo si accucciò dietro l’albero e i due corsero dietro quello più vicino.

“Hai visto com’è vestito?”

“Come è vestito?”

“E’ un paladino! Se volesse potrebbe ucciderci in una mossa senza nemmeno spostarsi, ma, teoricamente, non lo può fare, è un paladino!!”

“Allora perché se ne stà accucciato dietro a quell’albero? Sembra addirittura che stia tremando! Ma con chi stava parlando?”

“In effetti è u po’ strano”

Eistan si sporse un poco, per vedere meglio.

“Ehi! Chi sei?”

“Chi sono? Ehm… Com’era? A si” si schiarì la voce.”Il tuo peggior incubo!”

“Perché il mio peggior incubo se ne stà tremante dietro ad un albero?”

“Perché? Perché? Non me lo ricordo!!” risponde il forse paladino quasi in lacrime.

“Ehm…ma sei un paladino?” azzardò Aragash

“Forse si o forse no!!” rispose quello cercando di non far capire di non ricordarsi neppure questo piccolo particolare.

“Ma in chi ci siamo imbattuti?” sussurrarono tra loro i fratelli “Non credo possa farci del male, non si ricorda neppure chi è!!”

Eistan si scostò dall’albero e si avvicino all’uomo.

“Non farmi del male!” urlò l’uomo in preda ad un attacco di terrore….

Eistan sorrise….

Sparita la paura si sedettero tranquilli a parlare. L’uomo, di cui non ricordava neppure il nome, raccontò di essersi risvegliato ai piedi di un albero e non si ricordava nulla di quello che era successo nella sua vita prima di allora.

“Nemmeno la mia spada, se è mia, credo sia magica,ma non vuole più combattere ….credo che abbia avuto uno shock!!”

“Ma sei un paladino?”

“Dite?” disse guardandosi l’armatura che indossava.

“Hai mica un’altra spada?”chiese speranzoso Eistan.

L’uomo si guardò meglio addosso per paura di esserselo dimenticato.

“Credo di no”

“E’ una cosa molto strana. Se per il momento non sai dove andare puoi venire con noi. Però hai bisogno di un nome, te ne piace uno in particolare?”

L’uomo cominciò a pensarci su quando da un carro di passaggio sentirono una donna urlare:

“Ariosto!! Vuoi smuovere quei muli!! Vorrei arrivare prima che il figlio appena nato di mia sorella diventi nonno!!!”

L’uomo fece una faccia compiaciuta.

“Ariosto?”

“Se a te piace” I fratelli si scrollarono le spalle.

“Voi chi siete, di grazia? E dove sono diretti i vostri passi?”

“Lui è Aragash ed io Eistan….siamo fratelli…ehm…..fratelli e….stiamo andando……”

Aragash guardò di sottecchi il fratello.

“…..ehm….stiamo facendo un viaggetto….sai…..vedere cose nuove……….”

I tre viaggiarono per tutto il giorno senza incontrare nessuno di particolare, parlando del più e del meno che Ariosto se ne dimenticava dopo un paio d’ore, a volte persino di minuti!!!!

Quando, arrivati al villaggio di Bar, si fermarono in una taverna.

Avevano da poco iniziato a mangiare tranquillamente il loro stufato quando la porta si aprì molto rumorosamente ed entrò un figura alta avvolta in un mantello. La figura, dapprima cercò un tavolo vuoto, poi cercò, barcollando, di arrivarci, centrò di poco la sedia. Nel frattempo che aspettava la cameriera cominciò a farsi una sigaretta.

Arrivò la cameriera dicendogli che il tavolo era riservato a dei soldati che andavano lì tutti i giorni ed erano affezionati a quel tavolo.

La figura ammantata si alzo senza proferir parola e si avvicinò, barcollando, al tavolo dei tre compagni.

”Lè libero sto posto?” disse che già era seduto.

I tre si guardaro “Bè……sì……..lo era prima che arrivassi tu…”

Lo straniero continuò tranquillo il suo capolavoro di ingegneria senza nemmeno abbassarsi il cappuccio.

I tre continuarono tranquillamente a sorseggiare il loro stufato......non saziava completamente la fame ma la sete si.

Lo straniero alzò improvvisamente lo sguardo con un attimo di spavento dei compagni. Sorridente, anche se un poco strano, finalmente rivolse loro la parola “Ce l'avete d'accendere?”

“Non me lo ricordo” disse il paladino

“ devono avermelo rubato” disse Aragash

“Io ce l'ho” disse Eistan, e porse l'acciarino allo straniero. “Potremmo essere onorati dal conoscere il vostro nome?”

“Io sono Gato il Drow” si tolse il cappuccio “Il Drow Gato, per gli amici Trip” disse in tono compiaciuto.

Tutti smisero di mangiare per fissare il drow che tranquillo iniziò a trangugiare rumorosamente il propio pasto poggiando la sua opera d'arte a fianco della scodella.

“Sei scappato da qualche parte?” Provò Eistan

“E da dove dovrei essere scappato?” chiese il Drow

“Era una semplice domanda”

“Anche la mia” ribattè con la bocca piena.

Eistan a quel punto cercò di rigirare la domanda.

“Da dove vieni?”chiese con un sorriso


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Inviato

Mi è piacito molto ma:

- Si esce così facilmente da una gilda?

- Ti sei ispirata alle "Guerre del Mondo Emerso" di Licia Troisi?

- Attenta, verso la fine Drow è scritto in minuscolo

- Esistevano le sigarette a quel tempo, che tempo è?

sono mie domande di poco conto, sarei però grato se mi rispondessi:-p

Però, accidenti, bel racconto.

Devi assolutamente continuarlo a fare.:bye:

Inviato

Mi è piacito molto ma:

- Si esce così facilmente da una gilda?

- Ti sei ispirata alle "Guerre del Mondo Emerso" di Licia Troisi?

- Attenta, verso la fine Drow è scritto in minuscolo

- Esistevano le sigarette a quel tempo, che tempo è?

sono mie domande di poco conto, sarei però grato se mi rispondessi:-p

Però, accidenti, bel racconto.

Devi assolutamente continuarlo a fare.:bye:

premetto che questo non è il solito racconto fantasy dove tutto ha i suoi schemi e le sue regole.

Non mi ha ispirato Licia Troisi bensì Terry Pratchett.

Vuole essere un racconto molto umoristico (come quelli di Pratchett in effetti) dove il mondo fantasy viene un pò scombussolato, come ad esempio le sigarette, e non tutto abbia i suoi schemi.

ti ringrazio per la tua attenzione! :lol:

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