AndreaP Inviata Giovedì alle 22:14 Segnala Inviata Giovedì alle 22:14 ---senza data--- Una debole luce penetrò le palpebre degli accoliti risvegliandoli: aprendo gli occhi videro che si ritrovavano in una fossa ampia, circolare, forse di circa quindici metri di diametro, con lati alti molti metri. Il terreno era coperto di sabbia umida e puzzolente ed era disseminato di ossa rotte e altri detriti. Incastonate nelle pareti di metallo arrugginite a intervalli irregolari vi erano griglie di ferro chiodate e borchiate di varie forme e dimensioni e globi luminosi tremolanti incassati dietro una spessa rete. Circa sei metri sopra di loro, le pareti della fossa sono sormontate da lame simili a sciabole, ricurve verso l'interno e da spire allentate di filo spinato corroso. Al di là vi era l'oscurità da cui si poteva sentire il lontano rombo di macchinari pesanti. Catene univano i loro polsi e le loro caviglie: addosso avevano solo vestiti, niente equipaggiamento ne armi. @Dop Spoiler Le funzioni di Dop parevano ridotte solo a quelle basilari, gli arti e i sistemi di life support: tutto il resto era stato disattivato Erano prigionieri. Con loro vi erano altri carcerati, ombre tristi di quelle che dovevano essere statate persone, tutte accomunate da essere state picchiate violentemente. Tra di loro i quattro accoliti presenti si riconobbero: già altre volte si erano incontrati su Bastion Serpentis la sede dell'Inqisizione. Chi li avesse rapiti e ridotti in quello stato era a loro sconosciuto @all Spoiler Tutti i pg partono senza equipaggiamento e con solo 5 Wounds @PietroD @Ghal Maraz @Killua @Cloud5374 1
Cloud5374 Inviato Giovedì alle 22:42 Segnala Inviato Giovedì alle 22:42 Padre Arkan Velk Lentamente Velk apriva gli occhi, cercando di mettere a fuoco il luogo dove si trovava. Lentamente si era reso conto di essere legato mani e piedi ma....non aveva memoria di come poteva essere successo né tantomeno chi era riuscito ad imprigionarlo. Tutto quello che sapeva è che stava dando la caccia a dei presunti eretici. "La fede è l' Armatura dell' anima. Chi vacilla è già sconfitto!" Mormorava recitando le Sacre Scritture. In quel momento più che un fiero membro del Ministorum sembrava un disperato alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi. Chi lo guardava notava un fisico atletico risultato delle molte battaglie a cui aveva preso parte nella sua vita. Era un' uomo dai capelli castani e alto all' incirca 1,80cm anche se l'altezza era difficile da stimare. La cosa che più saltava all' occhio era il suo volto diviso a metà: la parte sinistra devastata dal fuoco era stata, più o meno, ricostruita meccanicamente. Mentre la parte destra era completamente ricoperta da alcuni versetti delle Sante Scritture, tatuaggi che ricordavano a tutti quelli che incontrava che la Gloria dell' Imperatore veniva prima di ogni cosa....prima, anche, della propria vita. Si guardava intorno fino a identificare quattro figure familiari. Ma la scarsa luce gli impediva di distinguerli chiaramente. Sapeva di potersi fidare, almeno al momento, infatti vedeva le loro auree meno oscure e un po' più dorate. Segno che lo rassicurava sul fatto che fossero servi dell' Imperatore. Servi non proprio devoti, certo, ma....poteva pensare Arkan su come rimetterli sulla retta via. "Voi tre! Sono Padre Velk dell' Ecclesiarchia! Servo devoto e fedele del nostro Imperatore! Sapete come siamo finiti qua? Chi ci ha imprigionati? Aiutatemi a recuperare la mia spada e a punire gli Eretici o gli Xeno responsabili!" Dentro di sé invece pregava per un segno o un miracolo, dopotuto era sempre stato ligio al suo dovere, anche se altri spesso pensavano forse troppo irruento ed imprevedibile....i pavidi dell' Inquisizione non sapevano fare altro che complottare, tramare e manipolare. Fosse stato per Arkan li avrebbe purificati con il fuoco uno ad uno, purtroppo non poteva. Seppur con le loro macchinazioni anche gli Inquisitori servivano il Dio e Arkan glielo riconosceva. "Parlami ti prego! Ti sono stato sempre fedele e devoto....perché taci ora? Mi vuoi forse mettere alla prova?" 1
PietroD Inviato Venerdì alle 05:26 Segnala Inviato Venerdì alle 05:26 (modificato) Nuadap Dop *Il calore lo avvolge, una potenza inattesa. Il corpo immobile, abbattuto dai colpi ricevuti e dalle energie spese di propria volontà. La pelle scoperta intorno al respiratore morsa delle fiamme. La chiamata degli Spiriti Macchina penetra nelle orecchie, ferisce i timpani —* L'adepto aprì gli occhi, spalancandoli sulla realtà. Era prigioniero, ammanettato, ferito. Ma vivo. Altrove. Non più il pianeta diretto all'autodistruzione, non più le catacombe che avevano ospitato l'asta che era diventata una trappola per veri credenti. Non era solo. Fra gli altri, tre volti conosciuti. Era la voce di uno di loro ad averlo svegliato, non gli Spiriti delle Macchine. «Nuadap Dop, tecnoprete. Lascia solo che mi liberi di queste». I tecnodendriti rimasero immobili, come budella meccaniche inerti fuoriuscite dalla sua schiena. Li guardò, un'espressione stupefatta si disegnò sul suo volto. *Gli Spiriti mi hanno privato del loro favore* Tornò a voltarsi verso l'uomo che aveva parlato. «Non sarà facile come pensavo». Puntò lo sguardo verso Victor, cercando in lui segni vitali, la speranza di poter reagire a quella situazione, e spiegazioni. Soprattutto spiegazioni. Modificato Venerdì alle 10:43 da PietroD
Ghal Maraz Inviato Venerdì alle 08:01 Segnala Inviato Venerdì alle 08:01 Victor Montoya Freddo. Metallo. Carni morsicate. Victor scosse la testa, richiamato da una voce che non conosceva. Poi, ripresa conoscenza, ne riconobbe un'altra, più familiare. Prima di aprire gli occhi, ancora convinto di essere morto e che la pace dell'Imperatore gli fosse stata rubata, ľArbitrator cercò di riconoscere i suoi stessi segni vitali. Non c'era dubbio: nonostante tutto, respirava ancora. Permise alla poca luce di penetrare le palpebre, fino al suo cervello, prendendosi tempo. Non c'era fretta, da quanto sembrava. Si guardò attorno, studiando i dettagli: i corpi martoriati, le catene, la loro prigione. Cercò qualche indizio, come era abituato a fare; era quello, in fondo, il suo lavoro. Riconobbe Dop, che salutò con un cenno, poi altri due volti, meno familiari. Tornò a studiare le manette ai suoi polsi e chi era incatenato con lui, cercando di capire se ci fosse modo di liberarsi. Allontanò il panico, come gli era possibile. "Io sono Victor. Voi come vi chiamate?", chiese. La domanda non era per qualcuno in particolare: gli serviva per controllare se ancora sapeva parlare e gli serviva, soprattutto, per impedire attacchi di follia tra i prigionieri. Giusto quel briciolo di umanità che serviva per tenere a freno gli istinti più violenti.
Killua Inviato 13 ore fa Segnala Inviato 13 ore fa Teriacus Ultimamente si trovava spesso in situazioni davvero al limite.. mani legate, spazi angusti, ferro e metallo dappertutto. devo fare meglio di così. altrimenti qui non si sopravvive. La prima cosa da fare è mettersi comodo. Tanti anni di addestramento fisico per farsi trovare pronto potrebbero tornare utili così provo in qualche modo a portare le mani legate davanti a se. Questo mi darebbe maggior possibilità di movimento, per quanto ne abbia incatenato. Raccogliendo le gambe al petto più che posso, faccio scivolare le mani sotto. Questo mi dovrebbe dare anche una visione del tipo di manette che abbiamo addosso. Quando anche gli altri cominciano a svegliarsi, mi presento anche io. Il loro suono rimbomba nella stanza ma è comunque piacevole. Non riconosco nessuno di loro per ora, ma buoni amici fa aumentare la possibilità di salvezza in futuro. Io sono Teriacus. Non credo di avervi mai incontrato prima. Qualcuno sa dove ci troviamo? Mi guardo attorno intanto e nella sabbia provo a vedere se ci sono dei frammenti di ossa o qualcos'altro di abbastanza appuntito per provare a scassinare la serratura delle manette.
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