exgog Inviata 17 Dicembre 2007 Segnala Inviata 17 Dicembre 2007 Questa è una poesia che ho scritto per un compito fissato questa settimana. Che ve ne pare? dove lo spazio muore per il nulla, dove i ricordi diventan coscienza, dove il soffitto cambia il cielo, i respiri tuonano silenziosi. Avanziamo, allor, per questa casa, che più non ci vuole e dimentica… Per i muri avanziamo paurosi, Perché vita in ella appassisce. Ora piangi dalle tubature, ma Perdona, dimora dei bei tempi! Perdonaci e sorridi perché siam quì! Un raggio di sole filtra la tenda e lo scricchiolio delle pareti muta, lascia spazio al cantare del mare.
Aerys II Inviato 19 Dicembre 2007 Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 dove i ricordi diventan coscienza AAAAAAAAAGH!!!! Perdonaci e sorridi perché siam quì! AAAAAAAAAGH!!!!
Hiade Airik Inviato 19 Dicembre 2007 Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 Caruccia Exgog. Ma il titolo? Spesso sapere di che parla una poesia aiuta a capire e quindi a valutare. Senza sapere di cosa parla posso tirare ad indovinare e per lo più posso dirti che, mancando di rima, metrica ed allitterazioni... non mi dispiace, nè entusiasma. In ogni caso non è niente di male! Chi è il tuo poeta preferito?
Aerys II Inviato 19 Dicembre 2007 Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 Secondo me, errori gravissimi segnalati lì sopra a parte, il problema è principalmente quello segnalato da Hiade: difficilmente andare ogni tanto a caso quando più ci aggrada può essere considerato scrivere una poesia...
Hiade Airik Inviato 19 Dicembre 2007 Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 Secondo me, errori gravissimi segnalati lì sopra a parte, il problema è principalmente quello segnalato da Hiade: difficilmente andare ogni tanto a caso quando più ci aggrada può essere considerato scrivere una poesia... Aerys è stato più prosaico e diretto di me. Io confido nel fatto che tu sapessi quello che stavi scrivendo e perchè! Anzi, ti esorto a dircelo, cosicchè noi si possa valutare adeguatamente. Gli errori per canto mio ci stanno. Stai studiando ed è giusto che Aerys te li abbia fatti notare (altrimenti non si impara)! Tra l'altro mi chiedo quanti anni hai (sul profilo non è scritto). Conta molto, a mio avviso, nella valutazione di un'opera letteraria, a prescindere dalle sue pretese.
Aerys II Inviato 19 Dicembre 2007 Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 Tra l'altro mi chiedo quanti anni hai (sul profilo non è scritto). Conta molto, a mio avviso, nella valutazione di un'opera letteraria, a prescindere dalle sue pretese. Sono d'accordo, anch'io prima di rispondere ho cercato notizie sull'età dell'autore, ma purtroppo non le ho trovate...
Mr Atomic Bomb Inviato 19 Dicembre 2007 Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 neppure seguire sempre e comunque i canoni prestabiliti fa di uno scritto una poesia. io posso dare il mio consiglio, l'unico che seguo da tempo. non scrivere PERCHE' devi farlo, ma perchè vuoi. dimentica il significato, non pensare a cosa VUOI dire. chiudi gli occhi e corri da un pensiero all'altro, fino a quando non senti che sei pronto per buttare giù qualcosa.
exgog Inviato 19 Dicembre 2007 Autore Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 In realtà il prof voleva che mi ispirassi ad una poesia di Neruda, "questa è la casa": Questa è la casa, il mare e la bandiera. Erravamo per altri lunghi muri. Non trovavamo porta né suono dall'assenza, come dopo morti. E alfin la casa apre il suo silenzio, entriamo a calpestare l'abbandono, i topi morti e l'addio vuoto, l'acqua che pianse nelle tubature. Pianse, pianse la casa notte e giorno, gemette con i ragni, socchiusa, si sgranò dai suoi occhi neri, e ora d'improvviso la ritorniam viva, la popoliamo e non ci riconosce: deve fiorire, e non si ricorda. vado in seconda superiore(e non è per giustificarmi, ma gli errori sono probabilmente riconducibili al tardo orario in cui è stata redatta)
Hiade Airik Inviato 19 Dicembre 2007 Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 Al di fuori del mio personale parere su Neruda, la mia visione su un compito del genere è che il percorso più fruttuoso per trarre ispirazione da un'opera famosa è quella di interiorizzarla, cercare di viverla per il suo senso intimo e solo poi, trasporre questo senso nella propria esistenza, cercare di viverla a modo proprio. Neruda ha espresso il suo sgomento e il suo disagio per questa vecchia casa che veniva di nuovo abitata, o ristrutturata: la casa non li riconosce, sgrana gli occhi delle sue nere stanze verso il mondo, come se fosse refrattaria a risvegliarsi. A me il poeta da l'impressione di non trovarsi bene per nulla, di capire che sta facendo un tentativo senza speranza di riportare fulgore in un posto cadente. Io, dopo aver interiorizzato una cosa del genere, scriverei un componimento sul Natale. Perchè quando ero bambino era tutto così bello e spensierato, mentre ora ne vedo il "dietro le quinte", le nude pareti sverniciate dai lustrini e dai fiocchi colorati. E per quanto mi incapponisca ad abbellirlo con regali, auguri e decori, ciò che di bello ci trovavo un tempo, non c'è più. Mi pare che il Natale sia contrario a venirmi incontro, proprio come lo è la casa di cui parla Neruda. Questo ovviamente è ciò che IO ci vedo, ma è un percorso che mi porta a trarre un'ispirazione che va al di la della forma, della metrica e dell'argomento pratico, il quale spesso è solo un appoggio che la poesia trova per esprimere un senso e un ragionamento differente. Per quanto riguarda gli errori, non c'è bisogno di giustificarsi! Chi non sbaglia?! Basta prenderne atto: Aerys è un fantastico insegnante! Intransigente ma obiettivo e sempre disposto a spiegarsi! Tu con quale criterio hai cercato di avvicinarti all'opera di Neruda? PS: non amo per nulla Neruda, non c'è pretesa di analizzarne l'opera in modo oggettivo. Ho solo voluto esprimere ciò che ci ho trovato ad una prima rapida lettura. Quello sopra è un esempio sul modus operandi con cui affronterei un simile compito e in nessun caso vuole avere pretesa di analisi letteraria dell'opera originale! La mia analisi può essere ridicola davanti al vero senso della poesia in questione. Nel caso chiedo scusa.
Black God Inviato 19 Dicembre 2007 Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 neppure seguire sempre e comunque i canoni prestabiliti fa di uno scritto una poesia. io posso dare il mio consiglio, l'unico che seguo da tempo. non scrivere PERCHE' devi farlo, ma perchè vuoi. dimentica il significato, non pensare a cosa VUOI dire. chiudi gli occhi e corri da un pensiero all'altro, fino a quando non senti che sei pronto per buttare giù qualcosa. Anche io sono daccordo che la metrica e tutti i canoni non siano fondamentali in una poesia. Ma, anche scrivendo, di solito, per versi liberi e senza metrica, riconosco e conosco l'importanza della metrica stessa. Senza metrica non si fa poesia, si dicono solo delle cose andando a capo molte volte. Quella di scrivere in versi a-metrici dev'essere un esigenza, non una semplificazione di un mezzo, IMHO, non adatto a tutti. Credo fermamente, oltretutto, che sia fondamentale il contenuto di una poesia; perciò devi pensare a cosa vuoi dire. Il metodo in cui lo esprimi lo decidi tu, e non hai bisogno di giustificazioni, ma il contenuto, il "COSA VUOI DIRE" è importante, IMPORTANTISSIMO, a mio avviso. Per tornare IT credo che il lavoro in sè, l'obbligare a fare poesia, non sia proprio un bel compito. Chi può valutare una poesia? Credo nemmeno i critici.. però si va incontro a problemi come il fatto che se la poesia non potesse essere criticata allora tutti e nessuno potrebbero scrivere poesia. Io penso che la metrica vada studiata non sull'esperienza ma come teoria, e poi leggendo fruisci dall'opera poetica, non il contrario. Probabilmente sbaglio, come ha detto Hiade: "chi non sbaglia?", ho solo espresso una mia opinione a riguardo di una poesia che si sente essere nata da un obbligo e non da una necessità. Non volevo offendere nessuno.;-)
esahettr Inviato 19 Dicembre 2007 Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 Ma, anche scrivendo, di solito, per versi liberi e senza metrica, riconosco e conosco l'importanza della metrica stessa. Senza metrica non si fa poesia, si dicono solo delle cose andando a capo molte volte. La metrica, di una poesia, è il respiro. Se non respiri, muori. Scrivi con eccitazione, in fretta, fino ad avere i crampi, in accordo alle leggi dell'orgasmo. diceva Jack. Trattandosi di un compito, mi pare difficile.
exgog Inviato 19 Dicembre 2007 Autore Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 La metrica, di una poesia, è il respiro. Se non respiri, muori. Scrivi con eccitazione, in fretta, fino ad avere i crampi, in accordo alle leggi dell'orgasmo. diceva Jack. Trattandosi di un compito, mi pare difficile. No, dai ....a me piace scrivere, anche se molte volte non mi riesce un gran che.... Per rispondere invece ad Hiade_Airik il prof non voleva che mettessimo su carta quello che si provava noi, ma quello che presumibilmente aveva provato neruda scrivendo questa poesia. Io ho preferito fare un sonetto e di giocare molto sulle figure retoriche. (diciamo che è stata + o - questa la mia scelta)
Hiade Airik Inviato 19 Dicembre 2007 Segnala Inviato 19 Dicembre 2007 Le cose cambiano in questo senso. Per quanto riguarda la metrica, il motivo per cui Neruda mi è paticolarmente inviso è proprio la sua assenza quasi totale di musica in ciò che scrive. O almeno... io non ce la sento. Sarà poesia free jazz!? Ad ogni modo, come compito, quello di creare un'opera che sia "tecnicamente" una poesia (che ne rispetti i canoni) pur non venendo dal cuore, non è così stupido. Da i mezzi per esprimere, un giorno, qualcosa di vero e profondo, senza dover pensare a come fare, ma solo a cosa fare. E' poi vero che la vera arte trascende anche da preconcetti e stilismi, ma quando si tratta di vera arte... questo succede in automatico! A me studiare la letteratura è servito a scrivere testi che poi è più semplice musicare, così come a scrivere testi entro le metriche di musica già scritta e non più toccabile. Con gli stessi metodi ho imparato a riscrivere testi in differenti lingue, pur mantenendo metrica e rime, e rimanendo il più possibile attinente al testo. La cultura è tutta buona!
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