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Messaggio consigliato

Inviata

Le vecchie paure son tornate!

Strade rosse

Sirene

Forti rumori

E fastidio.

Le vecchie paure son tornate!

E' forse inutile sperare

La bellezza,

incerta,

Vuole abortire lo splendore.

La bellezza,

necrofaga,

Addenta ogni futuro.

Uccidete la logica!

Uccidete la statistica!

Perchè stavolta

La mela dell'indecisione

Sono io

E il serpente peccaminoso

Si morderà la coda

Per rivivere la scena.

Datemi tempo

Prima di buttarmi fuori

Dal vostro sogno

(Ho bisogno di cambiarmi d'abito)

E se non dovessi essere elegante

Datemi tempo ancora,

Lo farò bianco,

Cosicchè lei mi disegni uno scheletro

Sul quale rinascere.

[senza Titolo]


Inviato

Canto I: Le Compagne

Il sonno è una religione

Una consigliera spassionata

Che amante e amata

Concorre per presenziare la morte dell’uomo

Nelle corte ore che interrompono

Lo scoccare cosciente del processo.

Il tempo è una vecchia comare

Piange e ride

Nella sua pelle bruciata

Cammina tirando le membra una dinanzi all’altra

E nel duro vivere trova gli sbocchi

Da dedicare agli insetti

Di cui si nutre.

Qui non ci sono interruzioni

Gli spazi nuovi per le idee

Muoiono senza consuetudine.

Canto II: L’Uomo

Ricacciamo gli sciocchi nel loro tetro schifo

Ignoriamo le loro condizioni

Umani solo a metà

Per l’altra parte riconosciamoli solo come abomini del parto

Meno logico della logicità.

Esiliamoli,

Doniamoli alle loro stesse debolezze

Cosicchè esse li educhino

A diventare uomini prudenti,

Restii ad affidarsi nuovamente al fratello,

Dormienti nell’incubo della mano che li colpì

E abbandonò nella vergogna.

Organi suonate solo per me!

Fate sentire le vostre voci potenti,

Echeggiate gole sature di azoto e ossigeno,

Voi, che cantate distorte le messe,

Raccogliete delle immense dita il sebo dannato,

E impazzite per i ritmi più veloci e assatanati,

Siete la metafora dell’idiota

Costretto e urlante

Nel perdere la voce per non dire niente.

Canto III: Il Destino

Le Celebrazione non è mai finita

Continua

Nel teatro delle emozioni e dei morti ballerini

Poiché assistiamo alla vittoria della Natura

Nei confronti dell’infermo

La docile rosa

Trafigge l’uomo e ne condivide il fiele.

L’uomo che gira la notte

Dimentica qual è la sua ragione

La sbeffeggia, la insulta

Schernisce con risa il suo pentito destino

Conscio che la vita si fotte

Quando chiude gli occhi al mattino.

Fatti non foste per viver come bruti

Ma per subir come lucertole

Lo schifoso ardore della **** di vita,

L’uomo che gira la notte

Ha mutato il suo senno in verme

Il suo sesso è acerbo

Restio a concedere nuove vittorie.

Canto IV: La Scelta

Rendete gloria al dio nell’alto dei cieli

Rendiamo gloria all’uomo nel suo basso rifugio

Ripieghiamo sulle nostre nature per essere lascivi fedeli

Chiediamo perdono al quercio ed al suo padrone

Preferiamo sperare e sbagliare che aver solo sbagliato.

Gnostici dediti all’umanità

Hanno deliberato la dittatura della paura

Che siamo integralisti è indubbio

Votati più che alla religione al puerile

Quello che non vedono gli occhi è verità

Che essa sia santo, dio o denaro.

Canto V: Il Poeta

Interagisco

Tocco coi pollici punti astratti nello spazio

Mi incanto, riservo i giochi ad altri mondi

Qui sono serio, e me ne vanto

O me ne frego,

Perché tanto santo non lo sarò mai

Piuttosto patetico esempio per patetici poeti

Rappresentazione sbagliata di quello che arte

Abolirebbe volentieri.

Scriverò solo quando dovrei dormire

In combutta col mio stomaco parlerò

Del filo spinato che m’avvolge

E mi conduce nel suo delirio.

Scriverò solo quando dovrei morire.

Canto VI: L’Alba

Che senso ha quell’oggetto,

In un mondo dove tutto deve avere senso,

Che è stato privato della sua ragione?

A cosa servirebbero le case senza abitanti

I treni senza merci e passeggeri

I giornali con soli ignoranti per le strade?

Allora vegliamo gente, e facciamoci sorprendere dall’alba

Così da rendere inutile un nuovo sorgere del sole

Così fastidioso e violento!

Poiché nulla è il suo fine

Se non scandire il giorno dell’uomo:

Chi sereno osserva l’alba

Nient’altro guarda che la sua morte.

Uccidiamola quindi!

Per nessuno canterà più l’uscita della nuova vita

Nessuno più vorrà vivere alla sua luce:

Siamo esseri senza tempo nella notte

Destinati a non avere più minuti da servire

Ma interi frangenti di tempo al nostro servizio.

[senza Titolo #2, da completare]

Inviato

Condivido il seme della vita con ampie sfere

La sensualità è il loro canto, il loro amore,

Sono geishe truccate in un oriente del *****,

Organo flaccido simile al serpente che morde,

Sputa veleno, mangia, ingoia, si attorciglia,

E ha preso la propria coda e vitù come preda,

Che muore avvelenato con mille ampi spazi da affittare

Dentro la pelle viola, verde e ricca di placche cromate.

Il deserto è paziente, non urla, muore, gode, freme

Di beduini su cavalli assetati, animali razionali,

Razionati, merce nuova per nuovo scambio,

Occhio per occhio in un intreccio di nervi colossali,

Di strane forme elettriche che godono della composizione

Di un brusio paradossale e moderno per l'era del parto,

Quella del cubismo come logica nella scelta dei nomi.

Basta che la mente di subdoli per evocare la matita,

Con la mano attaccata nel concordare nuovi contratti tra croci e poliedri,

Per assicurare rendite sicure ai vermi che ignorano

La geografia moderna dei sogni che noi, simpatici,

Interpreteremo col sorriso immaginato dal coltello sul volto.

E se una biancaneve non sa cosa fare, ride, piange, odia,

Balla per le sue tette al vento e i capelli lisci,

Mentre un solo nano scrive di ipotesi abortite nel seno del mondo,

Lasciate marcire per un petrolio intellettuale che sia combustibile

Per grandi fuochi, falò di libri, luci da bacheche per collezionisti,

Piene di insetti dentro scatole comuni e farfalle naziste variopinte

Di parole e simboli poco osceni.

Le radici della santità sono incentrate

In pochi e brevi attimi di dubbio sulla volontà più elementare;

Nuove dottrine, malviste dai più scaltri,

Concepite come febbre di potere dai ******** della naja,

Cedono al passo dell'uomo onori e piacere tipici

Di un amore a quattro stelle, di una sveltina al cloruro.

Inconsueta caparbietà delle donne sotto la stessa frequenza,

Riunite nella piazza, feconde, urlanti,

Mostrano i nuovi slogan usati nelle case di piacere,

Con le mani arse vive che chiedono ancora

Una propria indipendenza almeno nella morte degli affetti.

Perchè è facile scrivere con i guanti e una sciarpa,

Riconoscendo e risalendo l'anticaglia esteriore

Dei concetti mal espressi nel delirio,

Correggendo con scurrile abilità tagli poetici colmi di rabbia,

Rimediando alle prose prodotte da sinuosità casuali

Dettate dalle esalazioni di pellicole scadute del mercato.

Goccioliamo anche noi sangue di rosso ciliegia.

[Celebrazione #2]

  • Mi piace 1
Inviato

SSSS SSSS

Suoni

Distinti

Che potremmo associare alle orecchie

Calma

&pace

Calma

&pace

Ritmici bassi

di profonde sequenze mentali

Calde vibrazioni di

Violini armoniosi.

Noi - siam - qui -

Insetti - farfuglianti.

Lentezza

Come unica religione

Strascicanti

Tasti di piano

Lentezzachesaalmondodiunicodormire.

[slow #1]

Inviato

Vorrei le dita più lunghe

E così che oggi la società

Decide chi è degno.

Vorrei le dita più lunghe,

Ne comprerei due pollici,

Solo due, al mercato del corpo,

E con le mie dita più lunghe,

Solleverei il mondo.

[Vorrei Le Dita Più Lunghe]

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Se salgo le scale

Molto lentamente

Nessuno si accorgerà della mia presenza

Vero?

Questa casa è piena di

Crudeltà illusorie

Di gente.

Sono affaticato

Ho le membra stanche

Le ossa stanche

Ogni parte di me

Ha un atomo

Di vecchiaia.

...

Perchè dovrei descrivervi

Le mie sensazioni?

Non è il corpo ora

Ad essere artefice

Del mio malessere forse?

Le goie della gioventù sono racchiuse in un preservativo.

Materia maledetta

Quella di cui sono composto

Mi duole

Obbligandomi a sognare

(Voglio una casa nera,

Un focolare

e lenzuola rosse..)

Pesante, ho i muscoli fatti di terra.

Quindi proverò ad uccidere la leggerezza

Del flusso dei pensieri.

(Odio i paragoni)

Tepore.

Occhi chiusi.

Il numero 139 è ricorrente

Nei miei sogni.

Tutto mi trasmette fastidio!

Le mani mi prudono,

Ogni suono è decifrato come ripetitivi battiti di pelli.

Voglio disotterrare le mie paure.

La sotto non possono respirare.

L'aria rarefatta

Mi veste come un frac.

Voglio ballare su dune

Di terra da cimitero.

Voglio riposare in una

Di quelle buche per i posteri.

[Mute Body]

  • 4 settimane dopo...
  • 4 settimane dopo...
Inviato

entrato nell'aula

trovò l'esaminatore

steso su un letto di penne

e pene

Al centro della stanza

ballava l'ignoranza

sopra la testa del verme,

con ampi voli di gonna

che lanciavano roghi parassiti.

VERGOGNA.

grosse radici di baobab

scavano nei muri

e ingollano l'aria

nelle stanze adiacenti

con uno schiocco di labbra.

VERGOGNA.

vaghiamo le menti in spazi di deserto

come pendole limitate nell'arco

infilo la testa tra due colonne,

braccini di pietra, alzate,

vergogna a me che nel futuro

ho già fallito.

apre le braccia!

lo scherno,

una membrana melmosa

mi cinge le mani

Dio tu si che saresti il mio compagno preferito

una parola misericordiosa, sincera

una carezza

vuota di sessualità.

se vuoi entrare dentro me

fratello!

devi guidare tu al ritorno

sulla via che sta sopra il verme

ma sappi

che da dove vengo io

i vermi sono molto lunghi

e irascibili

come le gatte

disegnate sulle auto attaccate:

ora le vedi, che cosa formano?

Lui, tutte senza conducente,

perchè sta primo nella fila.

E' DEFORME, FA RIBREZZO!

coi bulbi spenti e mille bocche

ma ci guida lui, non preoccuparti,

è l'Uomo-Verme

non puoi avere paura,

e come fa male dentro

Signora Delusione

lo sai anche tu,

come fa male dentro,

Anima,

lo sai anche tu.

post-3408-14347050035968_thumb.jpg

  • 3 mesi dopo...
Inviato

Seguendo

Il lento scorrere del sangue

Deserti

Piccole oasi

Piano

Dodici porte per il

Paradiso

Angeli

111 - 111 - 111 - 111 -

Lentezza

Di tamburi africani

Che seguono

Ritmo / cuore

Gira il mondo

Alla velocità

Illusoria

Della

Nostra

Mente.

[slow #2]

  • 6 mesi dopo...
Inviato

Hai mai visto l’alba

Nascita primordiale

Sbocciare sulle terre umide,

E i raggi, millenari soldati

Marciare uniti

Impugnando fucili di tempo.

Lentezza è il loro plotone,

E se gli chiedi il nome

Rispondono: “Legione, perché siamo in tanti.”

Hai mai visto l’alba

Coltre d’oro e sangue

Lenzuolo di nervi e pelle

Esplodere in una nuvola di fosforo e miele?

Hai mai visto l’alba

Con la paura di perdere solo un secondo

Del corpo sbagliato che ti dorme accanto

E respirare

Sentire rumori continui

Rincorrere la fugacità

Che propria è dell’uomo

E dell’uomo soltanto,

Per mettere al suolo e crocifiggere

Ogni linea storta, sbagliata, stronza

Che detta virtù, casualità e amplessi,

Per recuperare un attimo

Da cani sciolti.

Hai mai visto l’alba

Manifesto di inutilità terrena,

Spreco di vita,

Gioia,

Da solo, sputando

Ogni frammento di felicità,

Maledicendo terre e signori,

Dei della fìga e del càzzò,

Vite alla berlina,

Esistenza, figlia del coito interrotto?

Hai mai visto l’alba?,

Sintomo di continuità,

Come matrice di ogni dubbio,

E basterebbe ucciderla,

Mangiare la sua pienezza

Per ridurla a patetica vittima

Del suo stesso evento.

Hai mai visto l’alba

Simpatia di dittature

Sfoggiare sorrisi diversi ogni giorno

Rubandoli a chi si abbandona ad essa,

Prima che la spingano fuori alle prime ore.

Hai mai visto l’alba

Piangendo per i peccati,

Chiedendo nel silenzio del volo

Il perdono del tuo simile,

Più importante di quello del Dio

Della mirra e dei palazzi.

Hai mai visto l’alba,

Essere crudele,

Scoprire i segreti della notte

E nel tramonto godersi i sogni,

Per poi rivenderli

Ai bambini nelle scuole

Come speranze dell’età dei fiori.

Hai mai visto l’alba

Grassa, stupida, grande,

Sognante, sognata,

Vicina, veloce, sfruttata,

Stuprata, distorta, premiata..

Divenire, nuda, la solita

Triste e fòttùta alba,

Semplice, improbabile.

Incompleta.

[Alba]

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