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Breve saggio sulla Mitologia Norrena

La mitologia norrena rievoca immagini di un mare burrascoso, paesaggi innevati, foreste incantate e battaglie sanguinose. Le sue storie sono le storie di guerrieri valorosi, di draghi, elfi, nani e giganti.

È al culto di Odino e Thor, più che alla mitologia greco-romana, che il genere fantasy ha attinto a piene mani, a cominciare dal celeberrimo Signore degli Anelli per finire ai moderni giochi di ruolo.

In principio (comincio in tono biblico) vi fu il Ginnungagap (letteralmente "varco spalancato"), l’abisso cosmico che esisteva prima della creazione. A un certo punto, come un big bang, alle rispettive estremità del Ginnungagap si formarono due piani di esistenza: a nord, il ghiacciato Niflheimr e a sud l'insopportabile calore del Múspellheimr. Dal centro di Niflheimr sgorgavano 11 fiumi, gli Élivágar. Questi fiumi giunsero così lontano dalla loro fonte da indurirsi formando strati di brina e ghiaccio che ricoprirono Ginnungagap. Ma i caldi venti di Múspellheimr sciolsero il ghiaccio, e dalle gocce si formò il primo essere del cosmo: Ymir, padre dei giganti del ghiaccio.

Ymir era saggio e malvagio, come in fondo sarebbero stati tutti i suoi discendenti. Mentre Ymir dormiva, dal suo sudore si generò la razza dei giganti. Sotto il suo braccio sinistro nacquero un uomo e una donna e dalle sue gambe si originò il figlio con sei teste, l’impronunciabile Þrúðgelmir. L’uomo si chiamava Búri, il quale generò un figlio che si chiamava Borr, il quale prese in moglie Bestla figlia di Bölþorn e da lei ebbe tre figli (potete tirare un sospiro di sollievo). Il primo si chiamava Odino, il secondo Víli e il terzo Vé. Furono proprio questi 3 discoli, un bel giorno, a uccidere Ymir e ad affogarne tutti i figli nel suo sangue. Altro che cronaca nera! Gli unici a salvarsi allo sterminio furono Bergelmir figlio del sempre impronunciabile Þrúðgelmir e la sua sposa. Da loro sarebbero discese le stirpi dei giganti del ghiaccio.

Compiuto il misfatto, e non sapendo come liberarsi dell’ingombrante cadavere di Ymir, Odino e fratelli lo usarono per creare Midgard (o Terra di Mezzo; suona qualche campana?) al centro del Ginnungagap. Dunque la sua carne divenne terra, il suo sangue laghi e fiumi, dalle sue ossa furono erette montagne, i suoi denti e gli avanzi delle sue ossa divennero pietre, e dai suoi capelli crebbero gli alberi (vale l'esempio del maiale, per cui non si butta via niente). La nascita dei nani non è certo hollywoodiana: i nostri amici barbuti ebbero origine dalle larve del cadavere putrefatto di Ymir. Non contenti della loro opera d’arte, gli dèi posero il teschio di Ymir sopra il Ginnungagap e crearono la volta celeste, sostenuta da quattro nani. I loro nomi erano: Norðri, Suðri, Austri e Vestri (dai nomi dei quali derivano i moderni punti cardinali). Odino allora creò il vento sistemando uno dei figli di Bergelmir, sotto forma di aquila, alla fine della terra. Infine Odino tirò nel cielo i pezzi del cervello di Ymir come macabri coriandoli, che diventarono le nuvole.

Poi, i figli di Borr, presero le scintille dal Muspellheimr e le dispersero attraverso il Ginnungagap creando le stelle e la luce per illuminare il cielo e la terra. Dalle sopracciglia di Ymir fu creato un posto dove gli uomini potevano essere al sicuro dai giganti. Tale posto era Miðgarðr (Midgard).

La cosmologia norrena comprende 9 mondi (Nío Heimar in lingua norrena). Eccetto Midgard, che poi è grossomodo il mondo come lo conosciamo, i rimanenti otto possono essere divisi a coppie di opposti: i già citati Múspellheimr e Niflheimr, fuoco e caldo contro ghiaccio e freddo; Asaheimr ed Hel, rispettivamente ipotetici paradiso e inferno; Vanaheimr e Jötunheimr, creazione e distruzione; Alfheimr e Svartálfaheimr, luce e ombra.

Tutti questi mondi sono connessi fra loro dall’Albero del Mondo, Yggdrasill. Tuttavia ci sono alcune incongruenze nelle fonti e non è ben chiara la posizione di questo benedetto albero. L’albero trarrebbe il proprio nutrimento da tre sorgenti, situate in tre mondi diversi; ma se così fosse, essi si troverebbero tutti nello stesso piano che sarebbe, ad esempio, Niflheimr a nord, Muspelheimr a sud e Jötunheimr a est. Queste incongruenze ci suggeriscono che i poeti eddici ci dessero troppo dentro con la birra. A onor del vero cito dal testo noto come “Völuspá, Profezia della Veggente”: «Nove mondi ricordo, nove sostegni e l’albero misuratore, eccelso, che penetra la terra.»

Ma passiamo agli dei e alle creature sovrannaturali che popolano la mitologia norrena.

Le divinità sono divise in due classi: gli Æsir e i Vanir, quest’ultimi meno conosciuti e in qualche modo subalterni ai primi. La distinzione non è tuttavia netta: nel passato remoto le due fazioni si fronteggiarono in guerra, ma in seguito raggiunsero la pace, si scambiarono ostaggi e alcuni membri si unirono in matrimonio. Di alcune divinità, poi, non è chiara l’appartenenza a una delle due classi.

Gli Æsir ed i Vanir sono generalmente nemici degli Jötnar (singolare Jötunn). Da notare comunque che gli Æsir discendono dagli Jötnar, e sia Æsir che Vanir possono unirsi con loro per generare figli, quando non sono dei mostri. Esistono due classi generali di giganti: Hrímþursar, i “giganti di brina”, e i Múspellsmegir o “giganti di fuoco” anche detti “Figli di Muspell”.

Celebri tra gli altri esseri sovrannaturali sono Fenrir il lupo e il Miðgarðsormr, il grande serpente che cinge il mondo di Midgard, entrambi figli che il dio Loki ha avuto da una gigantessa. Altre creature spesso citate sono Huginn e Muninn (“pensiero” e “memoria”), i due corvi che mantengono informato Odino di tutto ciò che avviene nel mondo. Sleipnir, il cavallo a otto zampe di Odino, anch’esso figlio di Loki (si vede che l’arte della menzogna gli procura un gran successo con il gentil sesso). Ratatosk è l’indisponente scoiattolo che scorrazza tra i rami di Yggdrasill, l’Albero del Mondo. Tramite lui, il drago Níðhöggr (“colui che colpisce con odio”) e l’aquila gigante che vive sulla sommità di Yggdrasill, si scambiano continuamente insulti.

Così come avviene per altre religioni politeistiche, la mitologia norrena presenta una debole opposizione tra Bene e Male, tipica invece delle tradizioni mediorientali. Loki, principio del disordine, in molte occasioni aiuta gli dei con la sua astuzia, ed in altrettante li insulta e ne causa i lutti. I Giganti non sono fondamentalmente malvagi, ma piuttosto rudi, vanagloriosi e incivili. Il contrasto, dunque, vede fronteggiarsi i principi di Ordine e Caos.

Ed è proprio il Caos finale, il famigerato Ragnarök (“fato degli dei”) a inondare infine la cosmologia norrena. Le fonti sul Ragnarök, come quasi tutte quelle sulla mitologia norrena, sono frammentarie, confuse, contraddittorie, ricche di riferimenti criptici e spesso quasi incomprensibili nella loro laconicità.

Secondo i testi che abbiamo, il Ragnarök verrà preceduto dal Fimbulvetr, un inverno terribile della durata di tre anni (un po’ come il tanto paventato inverno atomico), in seguito al quale avverrà la sfascio dei legami sociali e familiari, in un vortice di sangue e violenza al di là di ogni legge e regola.

Spariranno quindi il Sole e la Luna: i due lupi (Sköll e Hati) che, nel corso del tempo, perennemente inseguivano i due astri, finalmente li raggiungeranno divorandoli e privando il mondo della luce naturale. Anche le stelle si spegneranno.

Yggdrasill, l’albero cosmico, si scuoterà, e tutti i confini saranno sciolti: terremoti, alluvioni e catastrofi naturali.

Le creature del caos attaccheranno il mondo: Fenrir il lupo verrà liberato dalla sua catena, mentre il Miðgarðsormr emergerà dalle profondità delle acque. La nave infernale Naglfar leverà le ancore per trasportare le potenze della distruzione alla battaglia, e al suo timone vi sarà il gigante Hrymr.

I misteriosi Múspellsmegir cavalcheranno su Bifröst, il ponte dell’arcobaleno, facendolo crollare. Heimdallr, il bianco dio guardiano, soffierà nel suo corno, il Gjallarhorn, per chiamare allo scontro finale Odino, le altre divinità, e i guerrieri del Valhalla.

Nel grande combattimento finale ogni divinità si scontrerà con la propria nemesi, in una distruzione reciproca. Il lupo Fenrir divorerà Odino che quindi sarà vendicato da suo figlio Víðarr. Thor e il Miðgarðsormr si uccideranno a vicenda, e così Týr e il cane infernale Garmr. Il potentissimo Surtr abbatterà Freyr.

L’ultimo duello sarà tra Heimdallr e Loki, tra i quali la spunterà il primo. Quindi il gigante del fuoco Surtr, proveniente da Múspellheimr, darà fuoco al mondo con la sua spada fiammeggiante.

Di seguito, dalle ceneri, il mondo risorgerà. I figli di Odino, Víðarr e Váli, e i figli di Thor, Móði e Magni, erediteranno i poteri dei padri. Baldr, il dio della speranza e Höðr suo fratello, torneranno da Hel, il regno della morte. Troveranno, nell'erba dei nuovi prati, le pedine degli scacchi con cui giocavano gli dèi scomparsi (che questo sia un rimaneggiamento medievale?). La stirpe umana verrà rigenerata da una nuova coppia originaria, gli “Adamo ed Eva” dai capelli biondi, tali Líf e Lífþrasir, sopravvissuti al Ragnarök nascondendosi nel bosco di Hoddmímir.

La rinascita del mondo è tuttavia adombrata dal volo, alto nel cielo, di Níðhöggr il drago.

Ciò che sorprende della mitologia norrena è appunto il “fato degli dei”, questo ragnarök, che ci affascina per la sua ineluttabilità e per il coraggio che i suoi protagonisti dimostrano anche dinnanzi l’amara consapevolezza della loro fine. Lo stesso principio che, unito ad abbondanti libagioni di idromele, ha guidato in un passato lontano i famigerati berserker verso la morte in battaglia e – quindi – all’agognato Valhalla.

di Jason R. Forbus

Note: pubblicato sul 1 numero della fanzine dedicata al fantastico "La grotta di cristallo", www.lagrottadicristallo.net


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