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Inviata

Shelander, il regno dimenticato.

1.

Le cinque lune di Earthas splendevano in cielo, contornate da un alone violaceo che le rendeva a prima vista surreali.

Taharas, la luna più' piccola era gai' scesa sull'orizzonte, quasi a baciare le vette delle bianche montagne di Thirnas.

Il polveroso sentiero dimenticato che si snodava nelle campagne, dentro la profondità' delle foreste addormentate, fino a inerpicarsi per le montagne di Thirnas, riluceva di un colore spettrale, da tempo immemorabile nessuna razza calpestava più' quelle terra, che per tutti era diventata la terra dei morti senza pace.

Aldilà della barriera costituita dalle inaccessibili montagne i vecchi dei villaggi di Shernaz raccontano che esistesse, in un tempo lontano, la meravigliosa città' di Shelander, essa era dominata dai signori del fuoco e della terra, umani, elfi, nani, gnomi, ve ne erano di tutte le razze a Shelander, un mosaico di etnie, di incroci, e niente sembrava strano, tutto quello che vi si trovava anche agli occhi di un forestiero appariva come assolutamente normale, tutto ciò' che vi si poteva ammirare, non avrebbe potuto avere altra collocazione che quella nel mondo.

I vecchi narrano ancora della lunga guerra tra le cinque sorelle del vento, le streghe grigie, cosi' chiamate per il colore della loro pelle, un grigio chiaro come la cenere che si disperde nel vento, e il vento che loro comandavano aveva quel sapore acre di cenere e di morte, e i sovrani della terra, Arthen di razza elfica, e del fuoco, Orion, un umano nato e forgiato nel sacro fuoco.

La furia di quegli elementi scatenati gli uni contro gli altri, porto' al regno di Shelander solo morte e distruzione, generazioni di guerrieri, maghi, e ogni specie di combattenti morirono per difendere ognuno la propria ragione, il proprio padrone, la propria fede.

Di essi non rimane che la terra degli spettri, si racconta che i morti vaghino ancora in quelle regioni dimenticate, che le anime non possano trovate pace, la maledizione delle cinque sorelle porterà' le anime a macchiate di sangue a vagare e vagare sulla terra confinate in quel luogo, immutabile in forma e sostanza dove il giorno e' come la notte e la notte e' come il giorno e dove anima viva non si addentrerebbe mai, se non a cercare una morte orrenda, in preda alle sue più' folli paure.

Le parole dei vecchi spesso sono leggende, ma e' dalle leggende che le civiltà' hanno costruito ideologie, religioni, e ogni leggenda dentro di se custodisce gelosamente un seme di verità', nascosto celato, in parole rime suoni e canti, portati dai bardi di città' in cita', raccontati dai vecchi alla progenie del villaggio.

Un bardo cantava di una terra lontana, di una terra immutabile, in cui tutto e' ciò' che e' ma nulla e' come sembra, in cui nessun essere nel cui corpo vi sia il calore del sangue può' mettere piede, di una terra sigillata da un invisibile portone, oltre il quale il male scatenato non possa avventurarsi, in cui il ciclo si ripete, in cui la vita non vita non termina mai, esseri già' morti eppure nelle loro menti ancora vivi, ripercorrono le strade i sentieri ai loro occhi tutto e' come allora, i secoli non toccano la loto terra, e ancora muoiono e rinascono in un ciclo infinito uccidendosi ancora e ancora e ancora, fintanto che le anime non saranno sciolte dalla maledizione del vento. Cantava un bardo in una terra lontana, cantava di una chiave che apre la porta, apre per se sola e nessun altro, di fatto e' la

Sola a poter oltrepassare il portone, non ha volontà' di condurre alcuno con se, essa sola non vede il confine, cantava di una chiave lucente, come una stella e oscura come la notte, che poteva essa sola dare pace a quella terra dimenticata o tormento al mondo intero.

<<Le canzoni dei bardi attiravano gente, durante le feste in città', prestate le vostre orecchie all'ascolto, che siano liete le ore in cui una canzone vi intrattiene, prestatevi all'ascolto e al bravo menestrello che tesse le trame regalate un sorriso e dategli un pezzo del vostro pane....>>

2.

La canzone che il bardo aveva cantato, le ricordava qualcosa, qualcosa di lontano lontano nel tempo nella memoria, qualcosa che forse non era neanche suo, sicuramente qualche altro cantore prima di lui aveva raccontato questa storia, forse quando era bambina, durante una delle feste per le celebrazioni dei reali della città'.

Shranna sedeva in disparte dal gruppo intento ad ascoltare la storia, ma udiva distintamente le parole del cantore, la chiave non sapeva vi fosse una chiave del regno dimenticato, della terra degli spettri, ma a cosa poteva mai servire quella chiave lucente come una stella se nemmeno il suo possessore poteva varcare la soglia, quale magia conteneva il segreto portone?

Aveva sempre sentito la nonna raccontare le storie degli spettri, e l'avevano sempre affascinata fin da bambina, ma erano solo storie si era sempre detta, ma la sua curiosità' la spingeva a credere che un giorno avrebbe potuto calpestare il sentiero dimenticato, aggirarsi tra le rovine di Shelander, avrebbe sentito l'eco dei suoi passi nelle immense sale del palazzo di Orion e Arthen, avrebbe scoperto le ricchezze dimenticate i segreti di tanto potere, che tanti esseri da secoli bramavano senza poter avere.

Purtroppo erano sogni, sogni che non si sarebbero mai avverati, lei era una semplice mezz'elfa, guardata con un po' di sospetto dagli elfi, perché' in lei scorreva sangue umano, derisa dagli umani per quelle sue strane orecchie, non umane e non elfiche.

La campana suono' undici rintocchi, era ora di andare, si alzo' spolverandosi i calzoni, strinse alla vita la rossa fascia che sorreggeva la sua magnifica spada, e si avvio' con passo veloce, deciso verso la caserma di Herg.

All'ingresso si accalcavano i ritardatari, come al solito al rientro dalla festa cittadina i soldati si accalcavano al portone della caserma, al sopraggiungere dei passi leggeri e decisi di Sharanna, i soldati leggermente fecero spazio, un corridoio nella folla le si apri' davanti e un sorriso di compiacimento le si stampo' sulle labbra, era una mezzo sangue per tutti loro, ma era pur sempre uno dei loro capitani, e questo grado le dava rispetto.

Attraverso' velocemente la corte, le due guardie poste davanti agli alloggi dei superiori le aprirono con deferenza la porta, lei la varco' mormorando un <<Buona sera>> quando ormai la porta si stava già' richiudendo alle sue spalle.

L'ampia gradinata che portava alle stanze superiori era degna di una reggia più' che di una caserma, ma il regnate della cita' all'epoca della sua costruzione, un Lord di gusto squisito nei gusti e nei modi da che se ne dice, aveva voluto che gli alloggi dei suoi ufficiali rispecchiassero il lustro della stessa città', quasi al pari del palazzo reale.

Giunse davanti alla sua porta, non vi erano serrature, non una chiave per aprirla, solo le sue dita che disegnavano intricati intarsi sulla liscia e nera superficie potevano far cedere ogni magica resistenza.

Shranna poggio' con delicatezza, quasi con amore la spada sul letto, sciolse la fascia rossa che portava in vita, segno che erano un capitano della guardia cittadina, si passo' una mano tra i neri capelli, sciolse in fretta il laccio che li teneva prigionieri, li senti' ricadere morbidi lungo la schiena, profumavano ancora di fori di campo.

<<Come sei bella quando levi la maschera della guerriera e torni ad essere solo una donna>> proferì' una voce melodiosa scaturita dall'oscurità' alle sue spalle.

<<Non cambi mai vero Kyltha? Ogni volta mi chiedo come diamine riesci a sbucarmi alle spalle, anche in camera mia>> disse voltandosi nella direzione della voce << Ma ogni volta che cerco di capirti mi sfuggi sempre di più'. Bene adesso dimmi a cosa devo questa tua ennesima visita? O devo forse chiamarla intrusione?>> il tono era scherzoso, sul suo volto si era disegnato un dolce sorriso.

Dall'oscurità' alle sue spalle vicino alla finestra, illuminato dal raggio di una flebile luna, comparve Kyltha, ogni volta che lo vedeva era sempre bello come la prima volta, peccato solo che.....che fosse quello che era, figlio di un'elfa e un un elfo scuro. I suoi occhi, quegli occhi che tante volte l'avevano fatta tremare, che sembravano scavarle dentro, in ogni angolo della sua anima, nei meandri della sua mente, si sentiva nell'aria il suo odore, Kyltha sapeva....di qualcosa di fresco come un ruscello montano, solo che la gente non lo capiva, i suoi capelli erano ...strani, sempre arruffati, come se si fosse appena alzato da un lungo letargo e gli uccellini avessero fatto la il loro nido, ma non per questo erano sporchi, anzi, parevano bianchi fili si seta.

Ammirava la sua persona, non tanto alto di statura, forse di qualche centimetro inferiore a lei, lo sguardo le cadde sulle mani, e sorrise, quante volte quelle mani l'avevano stretta con forza, e quante volte quelle mani impugnando un'arma l'avevano difesa?

Tante, tante volte, ma era tutto diverso era tutto lontano, tutto apparteneva a un passato che non le sembrava più' nemmeno suo.

Viveva ancora nel villaggio ai bordi del bosco, con suo padre e la nonna, sua madre era morta nel darla alla luce, nel bosco viveva Kyltha, allevato dagli elfi, come uno di loro, ma diverso da loro.

Il flusso dei ricordi fu interrotto dalla voce di Kyltha << Chissà' forse mi mancavi sorellina, o forse avevo semplicemente voglia anche io di godermi la festa seppur clandestinamente, e poi cos'è non posso fare un saluto a una cara amica?>>

Eh già' una cara amica, lei era solo questo per lui, una cara amica e nulla di più', una sorella più' piccola da proteggere sempre ad ogni costo, sospiro' <<Kyltha, tu porti sempre con te un mare di imprevisti e spesso di guai, avanti siediti qui sul letto accanto a me, e raccontami tutto, perché' so che c'è qualcosa che mi devi raccontare, ti conosco troppo bene ormai>>

Kyltha si sedette, la sua voce si fece seria << Parto sorellina, parto e forse non tornerò' mai più', volevo salutarti, dirti addio, volevo chiederti da principio di venire via con me, viaggerò' verso nord lungo la vecchia strada dei mercanti fino a Shelmoore da li' prenderò' la deviazione per Luzan>> gli occhi di lui indagavano nello sguardo di lei per capire per vedere quello che lei non avrebbe mai detto.

Shelmoore, la strada dei mercanti, la deviazione per Luzan, l'ultimo baluardo prima.....prima della terra degli spettri, del regno dimenticato.

<<NO!>> si accorse di aver alzato un po' la voce, ma forse non l'avevano sentita << Sei....sei anche tu un bastardo Kyltha, come lo era come lo era mio padre>> le parole, la rabbia repressa esplosero in lei emozioni e ricordi sopiti da troppo, e calde lacrime le rigavano il volto, un volto che aveva perso la fierezza del comando, per lasciar trasparire l'animo di donna fortemente provato <<Non puoi Kyltha, non puoi andare, hai sentito la storia del cantastorie vero? Beh l'ho sentita anche io, anche io per un attimo avevo pensato di varcare il portone invisibile ma sai che non e' possibile, che tutti coloro che hanno tentato sono finiti prigionieri della maledizione delle streghe del vento, tutti anche mio padre, mio padre.....e tua madre, anche loro sono morti in questa impresa, Kyltha non andare tu, non sei mio fratello e io non sono tua sorella, ma sei l'unica famiglia che mi e' rimasta, non andare.>>

<<L'unica famiglia che ti e' rimasta?>> la voce del mezzo drow si fece dura <<parli di famiglia Sharanna, ma ti devo incontrare di notte al buio nella tua stanza, o in locande in cui arrivi mascherata da viandante, pensaci Sharanna, noi non siamo più' nulla, da quando sei venuta a vivere qui per scacciare il dolore, per trovare il rispetto, hai dimenticato che io ero la tua famiglia.>> fece una pausa, sentiva di essere stato troppo duro <<Non te ne faccio una colpa tu non hai trovato nella tua terra il rispetto che io avevo e che ho perso venendoti appresso, ma non m'importa, ti voglio bene, non potrei vivere dovendo rinunciare a vedere il tuo viso e sentire la tua voce.>>

Se era una dichiarazione era a dir poco bislacca, certo da uno come Kyltha non che ci si potesse aspettare diversamente, ma questi pensieri sparirono quando lui ricomincio' a parlare <<Sharanna capisci? tu hai trovato quello che volevi, nessuno più' giudica le tue orecchie troppo corte per essere elfiche, troppo lunghe e appuntite per essere umane, ma io, io sono costantemente sotto giudizio, esci nelle campagne e sentirai parlare di un demonio dal colore della notte che infesta le campagna, se un brigante uccide una capra per rubarla, e' stato il demonio scuro che ha ucciso la capra per compiere in suo rito di sangue, e sentirai i vecchi che dicono che ora il demonio non vorrà' più' solo la capra, ma presto prenderà' la vita dei loro bambini. Sharanna, quello sono io per il mondo. Tu mi ami da sempre lo so, lo so e non te l'ho mai detto, ma tu vedi oltre quel che si vede, ma io mi guardo intorno e vedo nei miei confronti solo odio e timore, rabbia e paura, ho diritto a trovare il mio posto nel mondo, fuori dai confini del mio amato bosco, ho diritto a vendicare la morte di mia madre, ho diritto a guadagnarmi il rispetto delle altre razze, per questo andrò' nella terra da cui nessuno ritorna, e varcherò' il portone che non si vede infrangendo il sigillo.>>

Il silenzio era pesante, palpabile.

<<No>> disse Sharanna in un sussurro, prendendogli la mano <<No non andrai da solo, non posso lasciarti andare da solo, perderti senza averti mai avuto, sarebbe il rimpianto più' grande della mia vita, ma perderti senza averti aiutato fino all'ultimo lo sarebbe ancora di più'.>>

Solo con Kyltha, veniva fuori il suo lato di donna, per il resto tutti la conoscevano solo come una valorosa guerriera.

<<Adesso Kyltha va', non puoi restare a lungo lo sai che e' pericoloso se qualcuno bussasse alla mia porta non so dove potresti nasconderti e se ti vedessero, oh non riesco a pensare a quello che succederebbe.>>

<<Verrai con me? Non e' questa notte l'ultima notte che ti vedrò'.>>

<<Vai su....no non e' l'ultima notte, domani andrò' a parlare con il generale in persona, e gli dirò che ho motivi miei personali per chiedere una pausa dal lavoro, ti raggiungerò' a Nord del bosco fatato, sulla strada dopo il villaggio c'è una locanda, quella dove mi venivi a trovare quando dovevo dare la caccia al demone nero che sgozzava le capre.>> Rise.

Saluto' Kyltha con un fuggevole bacio, e lui veloce e silenzioso come un gatto, saltellando nelle ombre era già' fuori dalla fortezza.

3.

L'indomani mattina ai primi raggi di sole Sharanna era già' abbigliata in alta uniforme, camminava con passo deciso verso le stanze private del generale.

La guardia alla porta l'annuncio', e la fece accomodare nella grande sala dal tavolo ovale, quella in cui il generale Rahns teneva le riunioni.

<<Capitano Sharanna, a cosa devo la vostra visita cosi' presto al mattino?>

<<Generale>> si profuse in un inchino, ma lui le prese la mano facendole cenno che non occorreva <<Vede generale, sono qui per chiederle il permesso di assentarmi per un po' di tempo, sento il bisogno di tornare al villaggio, di andare a onorare con il dovuto rispetto la tomba di mia madre rimasta abbandonata dopo la morte presumo orrenda di mio padre su a Nord...>>

<<Vostro padre era uomo degno di rispetto da quel poco che so di lui, non intraprese quel viaggio come molti altri per brama personale di potere, era un uomo che aveva notevolmente sofferto e solo sciogliere l'altrui sofferenza gli avrebbe portato la pace.>>

<<Già'>> parlare di suo padre le faceva sempre effetto, lo ricordava ancora nell'alta uniforme, dopo la morte della mamma anche lui era entrato nelle guardie cittadine, era il solo modo per dimenticare, proteggere gli innocenti lo aiutava a dimenticare, ma evidentemente non era bastato, cosi' come forse non bastava più' nemmeno a lei.

<<Bene capitano, e' libera di partire per il villaggio quando vuole, vi rimanga tutto il tempo che le sarà' necessario>>

<<Grazie generale>>

Uscendo da quella lussuosa sala, ebbe la certezza che era per l'ultima volta.

<<Gart dov'è il mio cavallo>> chiese allo stalliere della caserma. Era un ragazzino, senza ne padre ne madre, che adorava i cavalli e lavorava da loro in cambio di un tozzo di pane e un tetto sulla testa.

<<Oh capitano, e' mattiniera stamani>> sorrideva sempre Gart, avrà' avuto si e no 13 anni, il viso coperto di simpatiche lentiggini e i capelli rossi, sempre allegro e sorridente, i suoi occhi verdi sembravano due smeraldi che brillavano sempre della luce dell'allegria.

<< Goccia di rugiada non e' nella stalla, lo sa che io la vizio molto quella cavalla, e' la' ai recinti, le piace fare colazione con un po' di erba fresca>> disse il ragazzo facendole l'occhiolino.

Sorrise lo saluto' come tutti i giorni e si diresse ai recinti, Goccia di rugiada era effettivamente al pascolo.

<<Ehi buon giorno viziatella>> sussurro' all'orecchio dell'animale, il quale per tutta risposta avvicino' il muso a quello della padrona in segno di affetto.

<<Andiamo oggi ci aspetta un viaggio fuori porta>>

Parti' che il sole non si era levato da tanto, prima di sera sarebbe giunta alla locanda.

Non era tornata mai più' al villaggio dopo la morte della nonna, tanto nessuno si voleva prendere la briga di pensare anche a lei, la città' le era sembrato il posto migliore dove poter trovare un lavoro, e cosi' un giorno con poche cose messe in un fagotto era partita.

Le sembrava che tutto fosse come allora, solo il percorso era diverso, un tempo aveva creduto di lasciare il villaggio al limite del bosco fatato per non tornarvi mai più', adesso lasciava la città' esattamente con lo stesso sentimento, solo che c'era qualcosa che la rendeva felice, si lasciava dietro una vita che le aveva dato una buona nomea, ma aveva davanti Kyltha, seppure fossero morti nell'impresa, insieme avrebbero oltrepassato il confine della vita, insieme come erano sempre stati fin da piccoli.

Bosco fatato, come era bello visto di sera con le cinque lune che lo illuminavano, i colori degli alberi variavano a seconda del riflettersi della luce sulle chiome iridescenti, i colori si smorzavano in tutti i toni del blu dell'azzurro dell'indaco e del viola, sconfinando a volte nell'argenteo, bosco fatato era proprio il nome che si meritava penso'.

Poco oltre si intravedevano le luci della locanda, fermo' Goccia di rugiada e scese da cavallo, slego' dolcemente la fascia rossa e la ripose in una sporta che pendeva a una lato della sella, poi ripose l'armatura nella cassa che il cavallo portava in groppa, da ultimo sciolse i capelli, adesso sembrava una innocua ragazza che cercava riparo per la notte.

Dalla locanda venivano suoni di canti e di risa, qualcuno che aveva esagerato col bere, entro' si guardo' velocemente intorno, c'erano molti avventori quella sera, forse molti commercianti che tornavano verso le loro case dopo la festa in città'.

Si avvicino' al banco, e l'oste un omone grande e grosso, con la pancia resa tonda come un uovo di drago dalla troppa birra che negli anni aveva bevuto, le si fece incontro.

<<Bella signorina, cosa cerchi da queste parti? Lo sai che le donne non dovrebbero viaggiare da sole a quest'ora di notte? Cerchi riposo o solo un po' di compagnia?>> queste ultime parole le proferì' con estremo sarcasmo, troppo.

Sollevo' solo di poco il mantello a mostrare la spada, poi lo lascio' cadere e piantando nel viso dell'oste due occhio verdi, gelidi come la brina d'inverno disse <<Voglio una stanza, del cibo e un riparo per il mio cavallo, non disturbarti a dirmi il prezzo questi dovrebbero bastare, scommetto che non ne hai mai visti tanti in vita tua in una volta sola>> detto questo getto all'oste una moneta di platino e qualche moneta d'oro.

Il viso di quest'ultimo se alla vista della spada s'era oscurato adesso alla vista dei soldi pareva quello di un bambino che ha appena ricevuto un dono << Subito signora prego accomodatevi, ho per voi la stanza migliore.....>> si profuse ancora un pò in convenevoli ma lei già' non lo ascoltava più', mentre saliva le scale verso il piano di sopra senti' che stava impartendo ordini al garzone su come trattare il cavallo della rispettabile signora, accidenti finiva che avrebbe attirato su di lei anche troppa attenzione.

Kyltha non si vedeva, di certo non poteva aspettarsi di vederlo dentro la locanda al suo arrivo, e poi era certa, sarebbe stato lui a trovarla.

Si distese sul letto, stanca del lungo viaggio, chiuse gli occhi per un attimo e scivolo' in un sonno profondo, ma turbato da incubi.

Stasera mi e' venuta l'ispirazione e ho ripreso in mano una bozza che avevo scrito circa 4 o 5 anni fa....chi avra' il coraggio ma sopratutto la pazienza di leggere i primi 3 capitoli mi faccia spere che ne pensa.... anche se sono critiche che sono sempre costruttive.

P.S. man mano che si sviluppa nella mia testa mettero' anche il seguito


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Inviato

4.

Il rumore secco di un tuono squarcio' il silenzio della notte, la pioggia batteva incombente contro il tetto della locanda, i lampi si susseguivano ai tuoni illuminando di una luce spettrale la campagna circostante.

Sharanna si sveglio' di soprassalto, come sempre più' spesso le accadeva sogni demoniaci turbavano il suo sonno.

<< Era solo un tuono piccolina>>

Accidenti Kyltha un giorno o l'altro le avrebbe fatto prendere un accidente penso'.

Si volto' in direzione della voce, si era sempre chiesta come facesse ogni volta a comparirle alle spalle, questa cosa la inquietava sebbene non avesse nulla da temere da lui.

<<Appari e scomparti sempre velocemente, senza preavviso come i lampi in una notte di tempesta. Un giorno mi dovrai spiegare come fai.>>

<<Oh e' semplice sai. Tu non ti fermi mai a osservare le cose? Io lo faccio spesso.>> e sorrise, il suo solito sorriso enigmatico, cosi' familiare ma cosi' impenetrabile.

<<Tu non osservi le cose Kiltha, sembra che punti la preda, e dovresti saperlo che a me non piace se la parte della preda tocca a me.>>

Rimasero in silenzio a fissarsi per qualche attimo, era come se un tassello di un mosaico fosse fuori posto, ma quale?

<<Fuori era un tempo da lupi sorellina, ho pensato che a te non sarebbe dispiaciuto poi troppo offrire rifugio al tuo povero fratellino che la fuori si stava inzuppando.>> poi il tono della sua voce si fece serio <<non volevo svegliarti e ci sono riuscito, ma non ho il potere di fermare la bufera che imperversa fuori di qui, ad ogni modo ormai che sei sveglia, vorrei discutere con te qualche particolare di questo viaggio.>>

Cos'era che l'aveva spinta a seguirlo in questa follia? Amore, affetto? No non bastavano, c'era qualcos'altro qualcosa che non riusciva a capire ma che c'era ne era sicura, qualcosa che si annidava nel profondo, nell'animo, un qualcosa a cui ancora non sapeva dare un nome.

<<Bene discutiamone, anche se credo che dovresti essere solo tu a parlare, non so nemmeno perché' ti ho seguito in questa pazzia, spiegami bene cosa vuoi fare, quando avrò' il quadro della situazione forse potrò' porti le mie domande.>>

<<Come sempre sei estremamente razionale, anche da bambina volevi sempre sapere tutti i perché' delle cose>> la canzono' lui bonariamente.

<<Bene, penso che di storie sul regno dimenticato se ne siano sentite anche troppe, ogni storia e' l'elaborazione, la manipolazione della precedente e ogni storia reca seco un po' di verità', l'altro giorno ai festeggiamenti in città' ho sentito il cantore che narrava delle vicende accadute molti secoli fa nei territori del nord, il mio acuto interesse per tali leggende si e' rinvigorito, come una fiamma che mi bruciava dentro e che credevo spenta da tempo. In questi anni ho avuto modo di studiare dettagliatamente tutto quello che e' rimasto delle cronache dell'epoca, valutando anche che chi scriveva le cronache era in un luogo sicuro al riparo dagli eventi, e che non vi sono memorie perché' non vi e' nessun sopravvissuto. Mi sono finito gli occhi alla luce di una candela ogni notte per brama di sapere. Ho ricostruito una mappa basandomi su dati dell'epoca>> le porse una pergamena << stando ai calcolo molto approssimativi questo e' il luogo dove dobbiamo recarci>> disse indicando un quadretto marcato di nero con su scritto Shelander << il tratteggio che vedi e' il luogo dove pare si trovi il portone che non si vede, si tratta di una barriera, ma non e' da intendere come un muro invalicabile, e' una striscia di terra entro la quale e' confinata una forte magia, chi vi si addentri finisce per perdersi, gli spiriti non possono uscirne per entrare nel mondo dei vivi, ma i vivi possono entrare, solo che dopo varcata la soglia sono destinati anch'essi a divenire spiriti, consumati dalle loro paure che in quel lasso di spazio li perseguitano al pari degli spettri, o finiti per mano di essi, cosicché' anche i vivi entrano a far parte del regno dei morti. A sud vedi che si snoda un sentiero, a meta' del quale e' segnato l'ultimo villaggio abitato, non e' detto che sulla strada che va a nord non vi siano altri agglomerati, ma nessuno lo sa con certezza, dato che anima viva da tempo immemorabile non osa percorrere la strada verso nord per paura di cadere nella rete della maledizione delle streghe grigie.>>

<<Vedo che conosci dettagliatamente i particolari che riguardano la zona fisica dove intendiamo recarci, ma cosa sai tu realmente della maledizione? Di certo non tanto di più' di quello che narrano vecchi e cantori.>>

<<Ammetto che non si trovano spiegazioni dettagliata di un incantesimo, e del resto lo immagini anche tu, in un mondo in cui la magia era dominata dagli elementi, scomparendo i prescelti ben presto e' scomparsa anche lei, l'unica traccia di magia che si trova ancora e' proprio la barriera, ma nessuno sa come sia stata creata ne come fare a dissolverla, ne semplicemente a traversarla.>>

<<La magia non e' che una favola per bambini e sai che non mi ha mai affascinata più' di tanto, ad ogni modo, se il nostro mondo era retto dai prescelti per ogni elemento, manca qualcuno che governasse le acque, e poi perché' le prescelte per governare gli spiriti dei venti erano le cinque sorelle? perché' degli esseri malvagi? Avevano forse le streghe scoperto il modo di usurpare i poteri degli elementi?>>

<<Uhmm per essere una che non e' affascinata da tali argomenti poni un sacco di domande, bene con ordine. Manca un prescelto che governasse le acque ed e' vero, vi era un tempo si narra prima dello scoppiare della guerra una bellissima fanciulla, che abitava le profondità' del mare ghiacciato, ella era la detentrice sei poteri delle sacre acque, lo scoppio della sanguinosa guerra la indusse al sacrificio, le cinque sorelle padrone dei venti avrebbero ben presto trasformato le sue acque calme e placide in tifoni, e allagamenti, che avrebbero spento il fuoco di Arthen e sommerso la terra di Orion, ella sigillo' in fondo al mare i suoi poteri in una sfera di ghiaccio indissolvibile, e la affido' alle profondità' marine, ma la donna in se senza il suo potere non era nulla, rinunciare alla carica di prescelto equivaleva a darsi la morte. Le cinque sorelle non erano in origine streghe maligne, erano spiriti buoni dei venti, un oscuro viandante incrino' l'armonia dei loro animi, rendendole impure, bruciarono nel fuoco della perdizione, da cui rinacquero come esseri malvagi, la brama di potere le aveva conquistate, non si sa se agivano per conto dell'oscuro viandante, a dire il vero solo in una leggenda si trova traccia di questo essere, ma ogni dettaglio vale la pena di essere vagliato. Si dice che al tempo della grande guerra vi fosse una profezia, di cui rimangono poche annotazioni di storici e studiosi di arti arcane, in cui si recitava che il solo potere rimasto avrebbe assorbito in se tutti gli altri, lo scopo era eliminare i prescelti di terra e fuoco poiché' esse potessero regnare sovrane sul nostro mondo.>>

<<La storia prosegue se non cado in errore che l'annientamento a vicenda delle forze in gioco produsse un annientamento della stessa magia, vero Kiltha?>>

<< Si più' o meno questo e' quel che si dice, quello che non si dice e' che come nel mare ghiacciato esiste la sfera di ghiaccio contenente i poteri delle acque altre sfere esistono nei territori del nord, una palla infuocata che arde di un fuoco che non brucia, una sfera di roccia sepolta non si sa dove, e la quarta, la quarta sfera e' la sfera dei venti, e dalle altre differisce poiché' non ha luogo stabile, e' custodita dagli alit di vento stessi che la doneranno a colui o colei che sarà' in grado di gestirne la forza, colui o colei che raggiungeranno i boschi a nord di Shelander.>>

<<Sai molte cose Kyltha, ti preparavi da tempo a questo viaggio, da tempo pensavi di andare a sfidare la morte>> il suo sguardo si fece cupo << ma con me non ne avrei mai fatto parola, pensavi davvero che ti avrei ostacolato in qualche modo? Tu che sei libero come il vento, tu che non si sa mai da dove vieni e arrivi sempre come una brezza leggera attraverso le mie finestre? Avrei potuto io ostacolarti nei tuoi intenti?>>

<<No non credo avresti potuto, ma avresti tentato, ti ho messa di fronte al fatto compiuto allora sapevo che avresti scelto di seguirmi, ne ero certo, perché' quello che sento dentro di me, quello che vedo nei miei sogni la notte, sono certo che e' cio' che vedi e che senti anche tu, saresti partita, solo se avessi sentito di perdermi, di perdere l'ultima parte della tua famiglia l'ultima parte di vita che ti ha visto felice, se ti avessi spiegato, senza io stesso essere ancora al corrente di molte cose, avresti tentato di dissuadermi, non mi avresti seguito e io ti avrei dato l'ennesimo dolore, l'ennesimo abbandono, non volevo farti male.>>

Kyltha, s'era sempre preoccupato per lei fin da che erano piccoli, i suoi ricordi di bambina erano troppo confusi, si vedeva già' grande non riusciva a ricordare se stessa in situazioni precedenti, e da che cominciavano i suoi ricordi, c'era sempre stato anche lui, era come una parte di se', eppure erano come il giorno e la notte.

<<Ha smesso di piovere>>

<<Si lo vedo, un timido raggio di luna spunta da dietro le nuvole, dormi ragazzina, domani ci aspetta un lungo viaggio.>>

Sharanna si tiro' le coperte fin sotto gli occhi, ma non riusciva a prendere sonno.

Cosa avrà' voluto dire Kyltha quando parlava di cio' che sente e cio' che vede? Cosa non le aveva detto, mancava sempre quel pezzetto di mosaico, ma ora no, ora non era tempo per pensare adesso era troppo stanca, un leggero torpore si stava impadronendo di lei, scivolava piano nel regno dell'oblio, prima di addormentarsi le parve di sentire una strana canzone, una lingua dimenticata, antica, una lingua morta da tempo, ma nella sua mente ancora cosi' viva.

Inviato

ho letto i primi 3 capitoli: una buona storia, ma non per cattiveria o perche non meriti, ma per questioni di tempo lascio al manzo e a jarka l'onere dei complimenti,

un paio di consigli (relativi a 1 2 3 )

un paio di errori di battitura: ho avuto anch'io di sti problemi: risolti con l'utilizzio di world, se vuoi te li evidenzio in un mp,

nel primo capitolo dovresti (a parer esclusivamente personale...) mettere più pause forti... mi è sembrato un ritmo troppo scivoloso e continuo per l'introduzione...

potresti infine usare delle righe di spazio tra qualche periodo, per enfatizzare...

:wink:

p.s. non so scrivere bene come tè comunque, sono bravo a leggere... e quindi se mi ricambiassi il favore nel racconto che ho scritto, ne sarei felice :wink:

(comunque brava)

la nostra storia-vampiri=> lars

Inviato

nhemesis mi faresti davvero un grosso favore se mi evidenziassi in un mp gli errori di battitura, non uso word perche' ci ho leticato da piccina, e con la tastiera (si deduce dai miei notevoli sbagli) ho un rapporto a dir poco conflittuale :P

Terro' conto dei consigli che mi hai dato, puo' essere che il ritmo dell'intro sia troppo scivoloso come dici perche' di solito non rileggo quello che scrivo, se lo facessi...cestinerei tutto come e' successo nel 90% dei casi ;)

Cmq son contenta se ti e' piaciuto, e' la prima volta che metto on line qualcosa che scrivo, in genere archivio sempre tutto nei floppy che regolarmente perdo oppure nel cestino della carta straccia :P

P.s. ricambiero' sicuramente e a brteve il favore ;)

Per quanto riguarda tutti gli altri....vi ringrazio tutti dell'interessamento :D leggete pure con tutta calma

Inviato

finalmente ho il tempo, ti rinnovo ancora i miei complimenti, per il 4 non ci sono ulteriori problemi..

(in effetti neanche io rileggo mai ciò che scrivo, di solito uso il "mio capo redattore personale" anche conosciuto come quell'essere peloso di wolf.. :wink: )

Inviato

Secondo me, usi periodi troppo lunghi. Forse è perché io sono abituato (forse male) a scrivere periodi corti, ma a volte li trovo fastidiosi.

Per il resto, mi sembra una buona storia. :wink:

-MikeT

Inviato

Ho letto il primo per ora..però devo andare a mangiare, quindi finirò.

(spero di poter fare critiche tranquillamente..mirate a migliorarsi eh, senza offesa ;) )

Quello che ho notato subito, e l'avevo notato anche in La nostra storia, è che il tuo punto debole è la punteggiatura. (come dice anche MikeT)

La usi poco, pochi punti e poche virgole, e i periodi diventano spesso lunghi e complicati da seguire.

Solo nel primo capitolo mi sono ritrovato a dover rileggere alcuni passaggi due volte, perchè mi perdevo tra le virgole e i discorsi complessi ;)

Dovresti prestare più attenione a questa cosa, credo, perchè se diventa complicato leggere e se ci si ritrova a dover riprendere sempre il filo del discorso troppo spesso, si perde un po' del gusto e dell'atmosfera della storia.

Quando ho finito ti dico anche che cosa penso della trama ;)

Ah un po' di errori di ortografia ci sono, ma basta fare "copia incolla" in word e puoi correggerli in automatico (altrimenti c'è Nhemesis che si diverte a farlo :lol: 8) )

(e vorrei sapere come fa a Nhemesis a sapere che sono peloso che non mi ha mai visto? :-k :-k 8-[

aspetto il tup prossimo capitolo eh, nheme ;) )

Inviato

Le critiche sono ben accette figuriamoci, infondo e' con le critiche che ci si migliora no? Quindi non mi offendo assolutamente.

La punteggiatura....e' sempre stato il mio punto debole dai tempi delle elementari ed e' rimasta la mia croce ma vedro' di "alleggerire la cosa come meglio posso"

Intanto vi ringrazio che lo avete letto....gia' aver avuto il "coraggio" di postare quello che scrivo per me e' stato il superamento di un grosso scoglio ;)

Inviato

5.

Al mattino di buon’ora Kyltha svegliò la mezz'elfa, i raggi del sole che filtravano dalla finestra si riflettevano nei suoi occhi verdi producendo un riflesso dorato.

<<Svegliati pigrona e' ora di andare, va di sotto prendi il cavallo, mi troverai sulla strada.>>

Aprì la finestra e silenzioso, come una foglia che cade dall'albero, svanì.

Sharanna raccolse le sue cose, compresa la mappa approssimativa che Kyltha aveva lasciato sul tavolo la sera prima, scese nell'ampia sala della taverna e fece colazione, infondo per quel che ne sapeva poteva anche morire domani, almeno una gustosa colazione non poteva levargliela nessuno quella mattina, e poi lei era a cavallo avrebbe fatto presto a raggiungere Kyltha sulla strada che va a nord.

Finito di mangiare pagò l'oste e scese nella stalla dove Goccia di rugiada la stava aspettando, l'animale avvicinò il muso alla mano della padrona poi si lascio montare docilmente.

Partirono al galoppo sul selciato lasciando dietro di sé ciottoli e polvere.

Il sentiero proseguiva immerso nella campagna, che di quella stagione era bellissima, giungeva poi in prossimità di un boschetto, attraversandolo, i rami degli alberi dall'una e dall'altra parte del selciato si intricavano tra loro come se le chiome ridenti si stringessero in un abbraccio, fu proprio dall'alto di quell'intrico di rami che udì un fischio leggero, volse lo sguardo in alto, e appollaiato a proprio agio su un ramo c'era Kyltha.

<<Madamigella, non e' che il vostro nobile cavallo potrebbe portare un peso maggiore del vostro, così da poter dare un passaggio a un povero viandante?>>

Era proprio strano, e si divertiva notevolmente a prenderla in giro, sempre con un certo tono d'affetto nella voce.

<Senti un po' viandante, se scendi di lassù possiamo riparlarne>>

Con un balzo degno della più agile delle pantere Kyltha le comparve dinnanzi.

<<Allora questo passaggio?>>

<<Avanti sali, ma bada bene di tirarti fin sopra gli occhi quel logoro cappuccio, non vorrei che qualcuno potesse insospettirsi vedendo due esemplari del genere messi assieme.>> e sorrise.

Il semi drow fece come gli era stato chiesto, si strinse di più nel mantello e con la leggerezza di una piuma sali' in sella a Goccia di Rugiada.

Partirono, insieme.

Il cavallo correva veloce, e l'olfatto di Sharanna veniva solleticato dai sapori del bosco, ma l'odore di Kyltha era più forte, la sua femminilità saltava fuori tutta assieme, sebbene l'avesse sempre celata con cura, lui era capace di farle provare sensazioni stranissime, Kyltha era un miscuglio di gioia e dolore di rabbia e amore.

<<Ehi grande studioso la dietro, ieri parlavi di qualcosa, dicevi …...a proposito di qualcosa che vediamo sia io che tu..>>

<<Non vide l'espressione di lui, ma i suoi occhi erano improvvisamente diventati di ghiaccio.

<<Non e' questo il tempo ne il momento di parlarne Sharanna, ma stai certa che a tempo debito ti narrerò tutto.>>

La voce le era parsa strana, o forse era solo per il sibilo del vento nelle orecchie, l'aveva chiamata Sharanna, da quanto tempo non lo faceva più? Si vede che la questione era spinosa e decisamente seria se le si era rivolto a quel modo.

Rallentarono l'andatura, Goccia di rugiada si stava stancando, fecero qualche sosta per mangiare e far riposare il cavallo, e verso sera raggiunsero Luzan.

Ultimo baluardo della civiltà, l'ultimo prima del luogo del non ritorno.

Inviato

a parte le battute del lupo che non perde il vizio... (sciegli tu quale...)

ho effettivamente dato una correzzione con world (non mi è sfuggita la battutina, e per vendetta ti invio le idee iniziali del 3cap :wink: )

ora proverò a dare un okkiata anke all'ultimo cap... (e correggerlo se necessario :twisted: )

p.s. lupastro, cerettati !!! :twisted:

Inviato

6.

Non avevano l'aria di mercanti sicuramente, anche perché di merci ne portavano seco ben poche, certo potevano essere poche e preziose, contenute nel piccolo baule che il cavallo si portava in groppa....ma in tal caso non sarebbero risultati mercanti molto furbi dato che non avevano una scorta.

Dovevano essere questi i pensieri degli abitanti di Luzan quando i due entrarono nella cittadina, occhi curiosi e forse indiscreti li scrutavano, quasi a voler scandagliare il fondo, come se volessero mettere a nudo le loro realtà.

Sharanna si aggiustò il cappuccio, Luzan era un posto abitato prevalentemente da umani, gl'elfi non erano visti troppo bene, non perché solitamente fossero creature maligne, ma per il solo fatto di essere altezzosi, come se fossero costantemente un gradino più in alto di tutti gli altri, e una mezz'elfa..beh no decisamente non sarebbe stata accolta a braccia aperte.

Sbirciò in direzione del suo compagno, l'inquietudine in lui era palpabile, Kyltha non era abituato a stare in mezzo alla gente, di qualunque razza si trattasse, le poche volte che era successo, lo avevano preso a sassate o anche peggio, la sua inquietudine era plausibile.

Così tra gli sguardi dei curiosi, avvolti nei loro mantelli i due traversarono la cittadina, procedendo sempre a nord, dove si trovava la porta che da secoli era chiusa, e prima della quale c'era l'ultima taverna.

Luzan era una piccola cittadina, non proprio una città ma nemmeno poteva considerarsi un villaggio, gli abitanti erano quasi tutti umani, mercanti prevalentemente, che commerciavano le gemme che i nani estraevano dalle cave, situate ad est della cittadina.

<<Io entro a prendere una stanza, tu porta il cavallo nella stalla, Goccia di rugiada ti conosce e si fida non farà molte storie per seguirti, a quest'ora tutti sono a cena e sono sicura che se questa locanda ha un garzone che si occupa dei cavalli, a quest'ora e' sicuramente più utile al suo padrone in sala che non nella stalla, cibare i cavalli e' cosa ben pi semplice che cibare gli uomini.>>

Kyltha prese il cavallo che, come aveva predetto Sharanna, si fece docilmente portare fino alle stalle, non c'era nessuno, ma di avventori, a giudicare dai cavalli invece dovevano essercene molti.

Ad ovest di Luzan infatti, si trovavano i laghi caldi, in questi laghi vivevano delle specie di pesci molto particolari, i kashat.

A vederli forse non si potevano neanche chiamare pesci, dato che le squame erano più simili alle scaglie di un drago che a quelle di un pesce, le loro dimensioni solitamente erano enormi per lo Standard di un pesce di lago, il più piccolo generalmente era grande come un agnellino, il loro colore variava dall'argento al bianco passando per un'iridescenza color indaco. La loro carne era considerata molto prelibata ed erano una rarità visto che vivevano solo nei laghi di Luzan.

Non c'era da stupirsi che gli avventori della taverna fosse piena di avventori, erano molti i mercanti che in ogni periodo dell'anno intraprendevano viaggi a Luzan per rifornirsi chi di pietre preziose, che poi avrebbe rivenduto a cinque volte tanto, chi della prelibata carne dei kashat.

Kyltha lasciò goccia di rugiada nella stalla, si preoccupò di darle dell'acqua e del fieno e sparì rapidamente nell'oscurità' della notte.

La locanda era ben piena, chissà se le avrebbero potuto dare una camera, forse anche questa volta avrebbe dovuto pagare fior di quattrini per dormire, poi sarcasticamente pensò <<Oh se da questo viaggio non dovessi mai tornare che sarà spendere i miei soldi, del resto non voglio essere la più ricca del cimitero, ammesso che mi seppelliscano in un cimitero, e comunque una volta sotto terra non me ne farei di nulla.>>

Si avvicinò al banco, dove l'oste era occupatissimo a strillare ordini a due poveri ragazzetti, che mezzo impauriti e mezzo imbranati non riuscivano a mandarne una per il verso giusto.

Senza scoprire il capo attese che questi le desse un minimo di attenzione, nel frattempo tamburellava con le dita sul legno chiaro del bancone.

<<Beh signora se vuole cenare credo che dovrà aspettare ancora un po', non lo vede ho la locanda al completo, e per favore la smetta di fare questo insopportabile rumore.>>

<<Capirai il rumore, ci saranno stati cinquanta ubriachi che ne facevano molto di più, e questo se la prendeva perché lei tamburellava sul legno! Da non credersi>> pensò.

<<Ehm scusi signor oste, no la cena per il momento non mi interessa, sarebbe di gran lunga più interessante sapere se avete una stanza libera.>>

<<E' la prima volta che viene a Luzan in questa stagione non e' vero? Scommetto che lavora per qualche mercante che l'ha mandata a farsi un giro al posto suo. Luzan a primavera e' stracolma di compratori, le vie sono sgombre di neve e il viaggio risulta più comodo e agevole, e per giunta questa e' l'unica taverna della zona, si lo so si starà chiedendo e perché non ne aprono un'altra, o perché non ingrandire questa? Già siamo sovraffollati di gente che va e che viene altre taverne vorrebbero solo dire troppa più gente che va e che viene e......>>

<<Si si va bene ho capito, non ho tempo da perdere ne denaro da sprecare in questo posto, e la faccia finita di parlare a vuoto, non mi interessa certo tutta la storia di Luzan in primavera.>>

Detto questo fece per voltarsi, quando senti' uno dei due ragazzini dire al padrone << Mastro Oste, c'e' sempre quella specie di stanza che più che una stanza e' un ripostiglio, ma meglio di nulla, potrebbe far dormire là la signorina.>>

<<Che ti salta in mente razza di un demonio che non sei altro, che non sia mai che mandi gli avventori a dormire in un magazzino, angusto e umido per di più, così che poi si possa dire che alla Taverna di Luzan si trattan le persone come fossero galline mandandole a dormire in quella specie di pollaio dove neanche un pollo vorrebbe stare.>>

<<Chiedo scusa, non volendo ho sentito, senta se il prezzo e' buono mi accontento del ripostiglio, non vorrà farmi passare la notte la fuori.>>

<<Beh ecco, io...insomma signora e' un ripostiglio, ci sono due brande si, ma...le usano i ragazzi per fare un riposino quando c'e' poco lavoro da fare...lei mi capisce e' sconveniente...>>

<<Bene ora ascolti per me va bene questo e' il prezzo fissato da me>> e porse delle monete all'oste <<se le sta bene mi dice da che parte e' se non le sta bene...mi riprendo i soldi e a mai più rivederci.>>

L'oste che non s'aspettava un'offerta così generosa per il ripostiglio, condusse Sharanna verso il retro, e se avesse potuto avrebbe steso sotto i suoi piedi un drappo rosso.

La stanza, che stanza proprio non era, era meglio di come s'e l'era immaginata da principio, c'erano due letti un po' malmessi ma usufruibili, un armadio che non si sa cosa contenesse, e un vecchio baule, e poi una serie di mensole e mensoline piene di chincaglierie impolverate.

Tutto sommato, meglio che dormire su un albero.

Accese la luce, una vecchia candela consunta che poco sarebbe durata se non ne avesse trovata una nuova, tanto per far sapere a Kyltha dove si trovava aprì gli scuri della malconcia finestra, cigolavano. Era il minimo già si stupiva che non avessero ceduto sotto la pressione della sua mano. Inoltre di certo, come sempre Kyltha sarebbe arrivato quando meno se lo aspettava.

Stava rovistando nell'armadio alla ricerca di una candela nuova, quando l'aria pizzichina delle sere primaverili le sfiorò le spalle, facendo tremolare la fiammella insicura, con la coda dell'occhio fece a tempo a scorgere Kyltha, dietro di lei letteralmente appollaiato sulla balaustra della finestra, come era solito fare quasi sempre quando si trovava in luoghi chiusi.

Nella frazione di attimo che impiegò nel volgersi verso di lui Kyltha non c'era già più, un soffio spense la debole e fioca luce della candela.

<<Ma cosa diamine.....>> non fece a tempo a finire la frase, si ritrovò intrappolata tra le sue braccia, nell'oscurità' poteva a mala pena scorgere i suoi occhi scintillanti fissi su di lei <<Shhhhh non e' questo il momento di parlare.>>

Sentiva il suo odore violento colpirla come un pugno allo stomaco, la vicinanza era troppa, quante volte lo aveva sognato? E ora che accadeva, perché, perché aveva paura? Scacciò con insistenza questi pensieri dalla mente, e si ritrovò a baciarlo, un bacio lungo profondo, pieno di passione, di forza, un bacio quasi violento per alcuni aspetti si può dire.

Era un sogno? stava sognando come mille volte aveva già fatto, oppure stava facendo davvero l'amore con lui? l'aria fredda della notte che passava dai numerosi spifferi della finestra la riportò al presente, sfiorando la sua pelle accaldata, stava succedendo davvero, sentiva i muscoli di lui guizzare sotto il tocco delle sue mani, sentiva il suo corpo tendersi come la corda di un arco, in una danza di ritmi frenetici e incessanti.

Fare l'amore con Kyltha era la cosa più bella, era l'inferno e il paradiso in un solo istante.

Si addormentarono così quella notte, stanchi sfiniti stretti l'uno all'altro, consapevoli che solo quello gli restava al mondo.

Inviato

7.

Al mattino di buon ora avevano lasciato la taverna e si stavano dirigendo sicuri verso la porta Nord di Luzan.

Nessuno dei due parlava di quanto era accaduto la notte precedente, ognuno era immerso nei propri pensieri.

<<Sei sicuro che preferisci venire con me fino alla porta? se ci fossero delle guardie in questa città....>>

<<Ehi sorellina >> nonostante tutto si rammaricò che la chiamasse ancora sorellina << non siamo nella tua bellissima capitale al massimo ci saranno due soldatini mica la tua armata a difendere una porta arrugginita dagli anni e dal disuso.>>

E la porta si parava dinnanzi a loro proprio in fondo alla via, una vecchia porta di poteva giudicare a prima vista, probabilmente talmente arrugginita che non avrebbe neppure girato sui cardini.

<<Ma non era meglio passare da fuori?>>

<<Se fosse stato possibile lo avrei preferito, ma lo ritengo rischioso, Luzan e' circondata ad est e ad ovest da folte foreste, sinceramente si dice che anche i mercanti con il loro seguito facciano di tutto per aggirarle, e questo costa spreco di tempo>>

<<Ma scusa noi tempo non ne avevamo?>>

<<Oh beh si ne avevamo>> il suo sguardo si fece pensieroso <<ma io non volevo esporti a rischi inutili.>>

<<Ehi senti un po' cavaliere dei miei stivali non sono la prima femminuccia indifesa che si trova per la strada.>>

Kyltha sorrise <<no infatti ora metterai il broncio come da piccola.>> sorrise.

Arrivati davanti alla porta trovarono due guardie, che forse per l'ora presto del mattino, forse per l'inutilità' dell'incarico apparivano ancora piene di sonno.

Uno dei due intimò un <<Alt!>>

<<Chi siete? nessuno può passare di qui, la porta del Nord e' sigillata da secoli signori, nessuna strada si snoda oltre questa porta, solo il sentiero degli spettri, tornate indietro se vi e' cara la vita.>>

I due insoliti viaggiatori si scambiarono un'occhiata di rapida intesa.

Scesero da cavallo, lui prestando attenzione a non rivelare troppo cosa si nascondeva sotto il mantello, lei con la mano già pronta sull'elsa della fedele spada, una spada magnifica come il tutto il mondo allora conosciuto non se ne era vista mai altra più bella.

Si accostarono alle due guardie che venivano loro incontro.

<<Chi siete>> chiese una delle guardie, fissandoli titubante, già che i due individui non promettevano nulla di buono.

<<Viandanti, diretti a Nord.>> disse con voce secca Kyltha, la voce di colui che non ammette reclamo.

<<A Nord...a nord non si può andare...ecco vede signore non già che lo abbia deciso io...ecco...il nostro signore...beh cioè non quello odierno, ad ogni modo l'ordine lei capisce viene dall'alto ... noi siamo solo umili servitori del signore di questa cittadina....non vorremmo problemi ne con voi, ne con lui.>>

<<A Nord ho detto, e ora maledetto idiota apri quella porta, o userò la tua testa come ariete, e se non basta userò anche il tuo compagno!>>

I due soldatucoli tremavano da testa a piedi, un rapido calcolo non faceva prevedere buone speranze in nessun caso, nel caso in cui non avessero fatto passare i due stranieri, beh la loro fine era stata descritta con magistrale freddezza dall'uomo senza volto, se avessero gridato l'allarme, non sarebbero sopravvissuti più di qualche minuto, se li avessero fatti passare, il loro signore li avrebbe fatti finire dritti in piazza appesi alla forca.

La loro situazione non era delle più felici, e pensare che sorvegliare la porta Nord era un compito ritenuto assai insulso visto i secoli da cui era in disuso.

<<Err ..sentite nobile signore non possiamo trovare un accordo che preveda che le nostre teste restino dove sono e che anche lor signorie sian soddisfatte?>> disse titubante la seconda guardia?

No non ci siamo, non ci siamo proprio, non ho tempo da perdere qui ed ora con questi due stupidi pidocchi, lanciò un'occhiata a Sharanna, freddezza, determinazione, e...morte.

Uccidere non era il suo passatempo preferito, ma se Kyltha lo riteneva opportuno si vede che aveva i suoi buoni motivi, doveva fidarsi di lui.

Le due povere guardie non ebbero il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo, che i due stranieri con un balzo felino gli erano piombati alle spalle.

Il pugnale di lui, come la lama di lei recisero le gole dei due sventurati guardiani, senza che questi avessero il tempo di emettere anche un solo suono dalle loro bocche, ormai chiuse per sempre.

<<Frugalo piccola, cerca, deve esserci qualcosa per aprire la porta.>>

<<Una chiave? per una porta così grossa?>>

<<No no, non devi cercare chiavi sorellina, devono avere qualcosa che dica quali delle rune in rilievo sull'intarsio della porta sono quelle mobili e in quale senso e ordine vadano girate. Non possiamo stare qui a provare con questi bifolchi morti ai piedi. E prega che non li sapessero a memoria, anche se dubito che sappiano perfino i loro nomi.>>

Kyltha aveva ragione, uno dei due aveva un foglio di pergamena in una tasca.

<<Ehi Kyltha, l'ho trovato!>>

<<Andiamo>>

Senza quel foglio e senza conoscere il significato di quelle antichissime rune, appartenenti a una lingua ormai dimenticata e morta da secoli, sarebbe stato impossibile aprire la pesante porta.

Cigolò, come un lamento proveniente dall'oltretomba, mentre girava sui cardini.

I due la varcarono a galoppo senza preoccuparsi delle urla che si sentivano alle loro spalle, se anche avevano visto i morti, nessuno li avrebbe inseguiti sulla strada degli spettri.

Il viaggio era ancora lungo, sopratutto adesso arrivava la parte più difficile.

  • 3 settimane dopo...
Inviato

8.

Goccia di rugiada correva la galoppo sul bianco sentiero, lasciando dietro di se solo ciottoli e polvere.

Nessuno lo percorreva da secoli eppure ancora l'erba non vi era ricresciuta.

La natura selvaggia, in tutta la sua forza e splendore si presentava ai loro occhi, ed essa neppure aveva osato invadere il bianco sentiero polveroso. Era proprio la strada dei morti penso' Sharanna.

Mentre correvano veloci nella nebbia del mattino, il gelo le prese il cuore.

Come in un flash rivide Kyltha decifrare le rune sulla porta, non ne era certa ma...ma si non tutte forse ma alcune parole lei le conosceva. Da quanto? non avrebbe saputo dirlo, forse da che era nata. Perche' altra domanda senza risposta.

La canzone, quella canzone che le parve di sentire quella notte in locanda, mentre i suoi sensi lottavano con l'abbraccio dell'oblio, si la canzone, era la stessa lingua ne era sicura.

Ma che lingua era? a quale popolo era appartenuta? Perche' la sentiva profondamente sua?

Mente questi pensieri le si agitavano in testa dalle labbra usci' una melodia, la melodia di quella notte.

Kyltha per poco non li faceva disarcionare arrestando all'improvviso la corsa del cavallo.

<<Che hai detto?>>

<<Eh? che ho detto? nulla pensavo...>>

<<No no tu stavi ...cantando qualcosa, una canzone una melodia triste, come un canto funebre, in una lingua strana...>>

<<Non lo so Kyltha, l'ho sentita nella mia testa, l'ho sentita e so che vuol dire, solo che non lo so in realta'.>>

<<Beh lo sai o non lo sai?>>

<<Ha importanza Kyltha?>>

<<Si potrebbe averne.>>

<<Razionalmente non so cosa vogliano dire quelle parole, ma dentro di me so che io conosco il significato, e' come se non lo ricordassi.>>

La canzone, la canzone le era tornata in mente, il tempo era poco era troppo poco, cominciava a disperare che sarebbero giunti in tempo, non poteva prevederlo, non poteva sapere che era gia' arrivata a quello stadio di semi incoscienza in cui la sua essenza si stava risvagliando.

Il fuoco crepitava davanti a loro, rosse scintille ogni tanto scoppiettavano allegre, danzando tra loro nell'aria, per spengnersi un attimo dopo.

I due compagni avevano viaggiato tutto il giorno, certo sulle loro tracce non ci doveva essere nessuno, nonostante l'assassinio a Luzan alle prime luci dell'alba.

Sharanna teneva gli occhi fissi sul fuoco, persa nei suoi pensieri, come ipnotizzata dalla convulsa danza delle rosse fiamme.

Kyltha, appoggiato stancamente al tronco di un albero teneva gli occhi chiusi, ascoltava i rumori della notte.

La temperatura nelle notti di primavera calava rapidamente, e poi si erano spinti molto a nord, certo ancora non erano in vista dei ghiacci perenni di Thirnas, ma l'aria a dir poco frizzante fece correre un brivido per il corpo di Sharanna.

Un brivido che non fece alcun rumore ma di cui Kyltha si accorse, quasi con noncuranza prese una coperta dal piccolo baule che si erano portati dietro e la mise sulle spalle di lei, la quale sommessammente, come se nemmeno si trovasse in quel luogo mormoro' <<Grazie.>>

La notte era stellata, ma una sola luna brillava grande e piena nel cielo, delle altre tre erano come oscurate, la restante era poco piu' che uno spicchio, una falce violacea in un cielo di tenebra.

Gli alberi con le loro chiome, e le loro foglie sospinte da un vento profumato di fiori e di notte primaverile, mormoravano, la loro melodia triste e solitaria era simile a un canto.

<<Kyltha...>>

<<Si?>>

<<Pensi che torneremo da questa avventura? Voglio dire, torneremo insieme?>>

<<Uhmf>> sospiro' << non saprei dirtelo sorellina, potremmo anche non tornare entrambi, o tornare solo tu, o solo io.>>

<<Mio padre....non e' mai tornato>>

<<Non pensare alle cose tristi, adesso e' tardi dormi o domani stara' a me portare Goccia di rugiada>>

Sharanna dormiva, il respiro regolare, un sonno placido e tranquillo come le acque del mare, Kyltha guardava il cielo, le lune segnavano il suo tempo, il suo e quello di un mondo intero.

Quando anche la falce di luna fosse scomparsa, e solo Lesar, la luna maggiore fosse rimasta in cielo, se la sua teoria era giusta, quella profezia dimenticata dal mondo si sarebbe avverata.

Pregustava quell'attimo, nonostante parte del suo animo fosse triste per il destino che l'attendeva.

Viaggiarono ancora per diversi giorni senza incontrare nessuno, fino alla valle di Dorans, la il sentiro polveroso si snodava placido attraverso la vallata fiorita, secondo le antiche leggende le vette di Thirnas erano gia' oltre la magica barriera.

Kyltha portava il cavallo, Sharanna seduta dietro di lui da qualche giorno non si sentiva troppo bene, sovente gli occhi le si chjudevano e veniva presa da uno stato di torpore irreale, nonostante i suoi occhi fossero chiusi vedeva tutto cio' che la cirondava, ma i colori i colori erano diversi.

Pareva come in un sogno in cui tutto e' cio' che e' ma al tempo stesso e' trasfigurato.

Kyltha si era accorto dello stato in cui la ragazza versava, ma non vi dava troppo peso.

Quando fecero ingresso nella valle di Dorans, improvvisamente Sharanna si riscosse.

<<Sai e' strano>> disse rivolta a Kyltha << e' come, non so come se la mi anima fosse uscita e rientrata nel mio corpo>>

Di gia'? cosi' presto? possibile? si forse era possibile si disse lui.

<< Kyltha!!!!>> il grido che emise fece spaventare la povera Goccia di rugiada, e anche lo stesso cavaliere non era da meno.

<<Kyltha, io......io la vedo!>> queste ultime parole le usciro dalle labbra come in un soffio, come se stesse parlando solo a se stessa.

<<Cosa? Cos'e' che vedi?>> la sua voce aveva vacillato per un attimo, tradiva l'emozione.

<<La' la' davanti a noi saranno cinque leghe, e' come....come un velo un velo che viene smosso da un leggero vento...Kyltha>>

La vedeva!!! Si la vedeva, come aveva pensato fin dall'inizio.

Sharanna stava tornando lentamente in se', il suo essere addormentato negli anni, a mano a mano che tornava al luogo originale si stava risvegliando.

....e qui mi fermo. per un po', causa esami all'universita' credo che non avro' molto tempo per continuare il racconto....ma spero di terminarlo quanto prima, ormai mancano solo 2 capitoletti.....

  • 2 settimane dopo...

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