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La nostra storia - Supereroi


Joram Rosebringer

Messaggio consigliato

Sto ascoltando l'ultimo album della Morissette. Mi aiuta a riflettere, il giornale fresco di stampa sulle mie ginocchia ed una gran confusione in testa. In questi giorni sul giornale che mi ritrovo ogni mattina sembra che stia per succedere il finimondo. Risse, esplosioni qua e là... nulla di interessante.

Ma non sono tranquillo.

Fuori c'è un sole che non è mai stato così brillante, una giornata bellissima appena al suo inizio.

Eppure...

Non so se sono io uno stupido od è soltanto un'impressione. Il giornale è tra le mie ginocchia, ma non l'ho ancora aperto, forse per paura di quello che potrei trovarvi scritto dentro. Non sono un eroe, sono vulnerabile... ho soltanto messo da parte un buon gruzzolo in scommesse e dispongo di una buona attrezzatura. Sono andato in un negozio di elettronica dove so che non fanno troppe domande e dispongono di alcuni oggettini interessanti sottobanco. Mi sono sentito un po' come James Bond... chissà se mi serviranno mai.

Il gatto miagola dentro casa, irrequieto. Ormai quella maledetta bestiaccia mi gira sempre tra i piedi. Ma non è mai successo prima quello che è successo ora.

Miagola insistentemente e mi salta sulle ginocchia, mi sposto di scatto ed il piccolo felino scappa via da me. Vuole che apra questo stramaledetto giornale. Ed ogni volta, mentre penso perchè io, mi tremano le mani.

Stendo la carta spiegazzata sul tavolo e non riesco a trattenere un gemito angoscioso.

Stavolta sarà una tragedia.

Un'esplosione sui binari ed un treno proveniente da Varese che deraglia seminando carrozze in giro per i campi. Come se non bastasse un contemporaneo scontro frontale con un treno merci. Un incidente? Un attentato?

Non riesco nemmeno a mettere a fuoco le parole dell'articolo. Come potrei fermare una cosa del genere? So il chilometro ed il momento esatto in cui avverrà, ma non so quando quei bastardi metteranno la bomba, nè perchè.

Beh, basterà che telefoni alle FS annunciando che una bomba è stata piazzata sulla linea, basterà farlo giusto un'ora prima dell'esplosione e tutto sarà risolto.

Ma è un rischio e bello grosso. E se mi sbagliassi? In realtà non so bene come si svolgeranno le cose. Sul giornale c'è solo una foto che mostra un groviglio contorto di lamiere annerite.

Quello che ho sempre temuto.

Stavolta dovrò fare da solo se non voglio avere sulla coscienza qualche centinaio di vite umane.

Mentre preparo di fretta la valigia (domani telefonerò in laboratorio per dire che sto male) il mio cervello lavora come un ingranaggio a vuoto: perchè io? Perchè io? Perchè io? Perchè? MALEDIZIONE!

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Principali partecipanti

Sto scappando verso nord, verso Bologna, per il momento. In treno, di notte, quando i controlli sono minori.

Il simbionte mi sta fornendo nuovi abiti, ma non credo che basti per camuffarmi. So che prima o poi mi prenderanno. E' inevitabile, per cui sono rassegnato a metà.

Una cosa a cui non mi sono rassegnato è lui. Il bastardo. L'infame che mi sta costringendo alla fuga, e che anche in questo momento sta cercando di convincermi che è stato solo un errore. Un semplice errore, per lui, due cadaveri sulla mia coscienza per me.

Due cadaveri. Dio, non posso pensarci. Ho ucciso. Mi ha fatto uccidere, e non posso privarmi di lui.

Ho ucciso. Ho ucciso.

Non voglio pensarci. Non voglio farlo, o impazzirò.

Mi trincero dietro al giornale, sfruttando l'ultima ora di carica del mio iPod. Non ho con me il caricabatterie, logicamente, quindi... temo che sarà la sua ultima ora insieme a me. Mi mancherà la possibilità di ascoltare la mia musica.

Stanno succedendo strane cose nel mondo. Soprattutto in Italia. Leggo storie che, fino a un mese fa, mi sarebbero sembrate assurde: una specie di Uomo-ragno a Roma, un... oddio, mi metterei quasi a ridere se non frequentassi certe persone... un lupo mannaro nel veneto, un "miracolato" che esce praticamente illeso da un investimento a Varese, un tipo a Udine che manipola il metallo... d'accordo che non mi fido più di tanto del Corriere Adriatico, anche noto in Ancona come "el Bugiardò," ma certi fatti mi suonano... strani. Fuori luogo.

Sì, come la voce stridula nel mio cervello che non riesco a far stare zitta in nessun modo. La voce che mi ripete che no, non succederà più.

"E come faccio a crederti, assassino?" mormoro nello scompartimento vuoto, mentre ascolto "The Killing Moon" degli Echo & The Bunnymen.

-MikeT

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(Mi seguono. Su questo sono certo. Sento il loro odore, li intravedo prima che si nascondano dietro gli angoli. Seguono me.)

Ho riflettuto a lungo su quanto ho fatto la scorsa sera. Mi sono comportato da sciocco: ho voluto emulare un eroe già visto e non ho agito secondo quelli che sono le mie possibilità, ed mi sono sentito inutile; ma adesso so di non esserlo, e mi sento meglio.

(Ma perché mi seguono?)

Oggi pomeriggio ho bigiato la sessione di D&D con gli amici e sono andato nel quartiere popolare malfamato dietro il liceo. La via Valverde la evitano tutti, si sa che ci sono i ladri, i ragazzi poveri e violenti, sempre pronti a far rissa per uno sguardo storto: è il ghetto di Varese, una città “borghese” che rifiuta i meridionali che si sono trasferiti e magari mantengono tre figli e la moglie con uno stipendio da muratore. E i ragazzi reagiscono con il linguaggio più semplice: la violenza. Più di un innocente ci ha rimesso vestiti, cellulare e soldi passando di lì per andare a casa, con la sola colpa di avere addosso un po’ di firme.

(So che mi seguono. Lo percepisco anche senza i sensi. Non riesco mai a beccarli. È intollerabile.)

Non ho impiegato troppo tempo a capire che avevo fatto centro: subito ho visto due ragazze che abitavano tre viepiù in là minacciate da due tizi con dei coltelli.

Ho cercato di muovermi silenziosamente e di arrivare alle loro spalle, ma poi uno di quei due ha mollato uno schiaffo ad una ragazza e tutta la natura animalesca che il mio fattore rigenerante mi dà ha preso il sopravvento. Ho alzato il cappuccio della felpa e mi sono messo la sciarpa intorno al naso. Ho corso verso quei due buttandone a terra uno prima che capisse cos’ero. Percepivo il secondo alle mie spalle che stava per accoltellarmi. Mi sono girato e ho provato a parare la coltellata. Dieci centimetri di acciaio sono scomparsi nel mio braccio. Dolore.

So che non avrò conseguenze da quel colpo. Ma la mia reazione al dolore è tremenda: colpisco strattono, sbatto per terra come un animale ferito.

(In quel momento li ho sentiti più forte che mai. Ma perché non si mostrano?)

Mi fermo quando mi accorgo che lo sguardo delle due ragazze teme più me che i due poveracci.

Me ne vado vergognandomi, senza voltarmi sullo scempio che ho lasciato sotto gli occhi delle ragazze. I gemiti di dolore dei teppisti sono una chitarra distorta da duemila decibel nel mio cranio.

Non so ancora controllare il mio istinto.

Ma io NON SONO UN EROE! Air, mi dico, se non capisci questo sei finito.

(Al telegiornale si parla di apparizioni di strani esseri e strani fatti, a Roma un emulo di spider-man, a Venezia un uomo lupo, a Udine un furgone fatto a pezzi da chissà quale laser… che ci sia una connessione tra il mio potere, questi fatti e le ombre che mi perseguitano?)

Guardo la felpa e i jeans. Le ferite non esistono più ma le macchie di sangue e gli strappi sui vestiti sì.

Il primo, simbolico passo sarà un costume.

Il secondo, capire chi mi segue.

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  • Amministratore

Riguardo il foglietto dove mi sono segnato quello che mi hanno detto al telefono. Varese, via Valverde. Quello che mi ha telefonato mi ha detto che lì avrei incontrato il giovane mutante che cerco. Tutto quello che so, a parte il posto, è che è un ragazzo, ed è parecchio potente.

Prima chiedo indicazione in modo casuale ad una vecchietta, che però se ne va borbottando qualcosa. poi mi fermo a chiedere ad un edicolante. Già che ci sono mi compro il Corriere.

Incredibile. Tutto il casino dei giorni scorsi è finito in prima pagina sui quotidiani nazionali. A parte il fastidio che si parli di Udine solo quando succede una catastrofe, mi rendo conto che devo stare attento. Fortunatamente, non ho perso l'abitudine di portarmi dietro la mia Polaris, la magica polverina di ferro... Ancora una volta mi copro il viso con una lamina di metallo sottilissima, che mi permette di nascondere i miei lineamenti e di muovermi senza limitazione. Quindi, mi dirigo verso via Valverde.

La zona assomiglia a tutte le altre zone "popolari" delle città. Ne ho viste abbastanza per sapere che bisogna stare attenti, per non farsi coinvolgere in qualche rissa. Non che mi spaventino, ma me lo sono ripetuto fino alla nausea: mantere un profilo basso, mantenere un profilo basso...

Ad un certo punto sento della confusione. Mi avvicino cautamente. Ci sono tre uomini che se le stanno suonando. O meglio, un ragazzo sta sistemando due uomini. Anche se il ragazzo è quello col volto coperto, non ho dubbi che sia lui quello dalla parte della ragione. Però, sta dimostrando una furia inquietante, sembra quasi che non riesca a fermarsi...li colpisce ancora, e ancora. Poi si ferma, i suoi avversari sono a terra, guarda alcune ragazze (le noto solo ora) che si mettono a urlare spaventate, poi comincia a correre.

Un'ombra esce da un vicolo, a metà strada tra me e lui, e lo segue. Il ragazzo è velocissimo, ma neppure il suo inseguitore scherza. E, se il mio sesto senso non sbaglia, devo impedire che lo raggiunga.

Non ce la farei mai a raggiungerli a piedi. Mi stacco da terra grazie ad un campo magnetico, e mi spingo in avanti a velocità utile. Il mio potere è veramente molto versatile, ci credo che sono un ML5! Però, appena avrò recuperato questo ragazzo infuriato (e sono sicuro che ce la farò), devo trovare il modo di farmi un'armatura...

Airon, mi hai fatto cambiare il post... attento ai dettagli, avevo un passamontagna!

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  • Amministratore

Sono sempre all'inseguimento dei due. Il ragazzo sta scappando da quello che ha fatto, non si è accorto di essere inseguito. Il suo inseguitore si muove molto velocemente, ed è anche silenzioso. Adesso che lo riesco a vedere sotto la luce dei lampioni, noto che il suo corpo è ricoperto di una corta pelliccia blu notte, il che spiega come mai non lo avevo visto nella penombra. Si muove quasi come una scimmia, appoggiando le lunghe braccia muscolose al terreno. E' così concentrato nella caccia da non essersi accorto della mia presenza.

Il ragazzo si infila in un vicolo buio, subito seguito dall'uomo-bestia. Non faccio neppure in tempo a raggiungerli, che hanno già cominciato a combattere. Il ragazzo colpisce con la furia che aveva già dimostrato in precedenza, ma purtroppo per lui non c'é confronto. Il suo avversario lo supera sia in altezza che in massa muscolare, e per ogni colpo che subisce, riesce a metterne a segno un altro con i suoi artigli.

I colpi del ragazzo furioso sembrano perdere efficacia. La bestia blu lo solleva per le braccia, e comincia a tirare. Riesco a sentire lo schiocco delle ossa che si spezzano. Lascia la presa su un braccio, afferra la sua vittima per il collo, e dopo qualche secondo scaglia via il corpo senza vita, che colpisce con forza una parete prima di cadere a terra e rimanere immobile.

Non posso lasciarlo andare così. Non so se questo tizio blu sia il mutante che cercavo, ma se è così, mi dispiace per i miei amici mutanti... con un gesto della mano sollevo un tombino, e lo spedisco contro di lui. Il proiettile improvvisato lo colpisce in pieno stomaco, e lo fa piegare dal dolore. Approfitto del momento di distrazione per cercare qualcos'altro da usare, ma non c'é niente... maledizione!

La bestia si é ripresa, e si lancia contro di me. Un attimo prima che mi colpisca, mi avvolgo in un campo elettromagnetico protettivo, giusto in tempo per vedere il suo pugno che si ferma a pochi centimetri dalla mia faccia... mi sto spaventando, non so per quanto potrò resistere... devo escogitare qualcosa, devo pensare...

Tu-tump, tu-tump.

Lo sento, è il battito del suo cuore. Il suo sangue, l'emoglobina... il suo corpo è pieno di ferro! Non l'ho mai fatto prima, ma è il caso di provare... mi concentro sul suono del suo battito, riesco a sentire l'impercettibile campo magnetico che scorre dentro di lui... e gli ordino di cambiare direzione!

E' solo un secondo. Il tizio blu mi guarda, con gli spalancati, e cade a terra. Riesco a percepire ancora il battito del suo cuore, fortunatamente non è morto... al contrario del ragazzo di prima. Che tristezza, sono arrivato un istante troppo tardi. Devo almeno cercare di capire chi era, per avvisare la sua famiglia.

Mi avvicino. Il corpo è ancora steso dov'era caduto, ma... ma ora non è più ferito! Sono sicuro, prima sanguinava da almeno una dozzina di tagli, senza parlare del volo che ha fatto! Cosa mi avevano detto... un giovane rigenerante, certo! Mi avvicino, ed effettivamente vedo che c'è ancora qualche traccia di ferita, che però si sta richiudendo a vista d'occhio...

Il ragazzo apre gli occhi e mi fissa. L'espressione è più perplessa che altro, come se ci fosse quasi abituato... Il suo sguardo continua a spostarsi da me all'uomo-bestia svenuto.

"Ciao" gli dico, porgendogli la mano. "Chiamami Magneto...non preoccuparti. E' una storia lunga." Lo aiuto a rimettersi in piedi. "E tu chi sei?"

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scusa se ho risposto tardi, Sub, ma per punirmi tutte quelle botte dovevi farmi prendere? :wink:

Luce. Terribile. Mi picchia negli occhi. Basta, spegnete!

Apro gli occhi. Sono steso a terra, in strada, con i vestiti stracciati e parecchio dolorante, e nella notte il lampione che mi punta negli occhi è un trapano appoggiato alla mia fronte.

Cosa è successo?

Mi alzo a sedere facendo scrocchiare il collo e vedo un ammasso di peli blu. Oddio. Ora ricordo tutto. Ca**o, come picchiava quello.

Correvo nel vicolo, fuggendo da me stesso, dall’animale rabbioso che sono, dal male fatto quando volevo aiutare. Mi è sempre piaciuto correre, dà l’idea di fare qualcosa quando in realtà non hai uno scopo, e ora voglio solo correre e dimenticare.

Ma qualcuno non è d’accordo. L’ombra blu mi salta addosso. È quello, e l’odore che sento da settimane.

Il primo colpo mi scaglia a terra e mi lussa una spalla. Comincio a schivare i colpi aspettando che si metta a posto. Quando sento il doloroso “clac” attacco. Il primo montante è perfetto, un siluro al ventre della bestia. Un colpo che metterà sicuramente KO quel gorilla blu.

Ma sento le nocche spezzarsi contro i muscoli d’acciaio del mio assalitore. Ancora una volta devo difendermi e schivare, ma quello mi incalza, è più bestia di me. Il suo odore molesto mi porta con la mente alle paranoie dei giorni passati, al tempo perso cercando di individuarlo, al mio fallimento come eroe…la bestia appena sopita, il Fenrir che avevo appena incatenato dentro di me si libera e mi lancio contro la bestia blu con il coltello del teppista.

Poi ho difficoltà a ricordare. Lui è più forte di me, mi spezza diverse ossa e di sicuro mi ferisce mortalmente un paio di volte, prima di lanciarmi contro una parete. Il dolore terrificante mi fa svenire, e nell’ultimo lampo di lucidità penso che anche adesso non ho paura. Un formicolio attivo mi ricopre mentre il mio fattore rigenerante cuce ferite, aggiusta fratture, ricrea litri di sangue.

Poi il lampione mi sveglia, io vedo la bestia e un tizio davanti a me, il volto ricoperto di quello che sembra metallo liquido. Mi aiuta ad alzarmi.

E mi racconta la più incredibile delle storie.

Ma forse “incredibile” ha perso significato per me.

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Ciao, Peter. Sono a Palermo, in quella che è la mia casa provvisoria, in attesa di sistemare tutto per trasferirmi alla mia definitiva dimora.

Ed ho anche portato il costume. E proprio ieri mattina l'ho utilizzato. Non volevo, lo giuro. Ma è stato più forte di me.

Lo avevo messo nel mio trolley in modo da essere sicuro che arrivasse destinazione e per avere sempre il mio bagaglio sotto controllo. Infatti mi hanno anche perso la valigia che avevo imbarcato e non sanno più dove sia. Mi sono dovuto ricomprare tutto il mio guardaroba. Ma il costume no.

Ancora rabbrividisco al pensiero di quello che mi sarebbe potuto succedere se lo avessi lasciato lì dentro. Non posso e non voglio rivelare la mia identità a nessuno. Non l'ho ancora fatto con quella che ormai è mia moglie... e non so ancora se lo farò.

Mi sento come uno che ha promesso di smettere di fumare e ogni tanto si fa una sigaretta di nascosto. Ed infatti faccio l'eroe di nascosto, anche quando non dovrei farlo. E' più di una settimana che l'Uomo Ragno non si fa vedere a Roma. E ieri è apparso a Palermo.

I giornali già ne parlano. La gente fuori di qui è entusiasta. I negozianti che hanno assistito alla scena ancora la raccontano senza risparmiare particolari.

E mia moglie... non so. Sarà la mia paranoia, ma mi guarda in maniera strana, diversa. Forse sospetta, ma non ha il coraggio di chiedermelo per non apparire ridicola. Suo marito un supereroe? Come potrebbe anche solo immaginarlo. Ma il fatto è che neanche una mia battuta è riuscita a tranquillizzarla. Proprio stamattina, mentre la accompagnavo al lavoro, mi a detto che non si sarebe mai aspettata che l'Uomo Ragno arrivasse a Palermo, in un paesino. Ed io le ho risposto che forse era qui per vedere le nostre nozze. Una risposta del genere di soito l'avrebbe calmata. Invece fece solo un sorrisino.

Accidenti a me!

Se non avessi portato il costume non avrei mai avuto questi problemi. Anche se credo che il problea vero non sia il costume, quanto questi poteri che ho. Ci sarei andato anche in mutande a fare quello che ho fatto, Peter. C'era stato un incidente proprio mentre tornavo a piedi dal lavoro di lei. La discussione era finita in lite. Ed io passai oltre, essendo a piedi e non ritenendo necessario un intervento.

Appena giunsi a casa però sentii delle urla e dei colpi di pistola. La mia anima ebbe un sobbalzo e il mio cuore prese a battere in due direzioni diverse: una parte voleva lasciare tutto e l'altra era eccitata per poter di nuovo salvare la gente.

Saltai sul tetto del palazzo di fronte e lanciai una tela per gettarmi nella strada sottostante. Vidi subito l'uomo con la pistola in mano e lo riconobbi come quello che aveva subito il tamponamento. In terra vi era un altro uomo, ferito al braccio. Si contorceva in mezzo al dolore e nessuno interveniva per mettere pace tra i due o almeno per disarmare quello armato. Quindi... a chi toccava?

Dal muro dove ero lanciai un'altra tela che centrò la pistola e la sfilò dalle mani dell'uomo. Troppo facile. La parte difficile era non farsi vedere. Ed infatti mi videro.

Tutti gli occhi andarono verso il muro dove mi trovavo e notarono subito questa cosa rossa e blu che li guardava dall'alto. Meno male che la maschera non fa vedere assolutamente il mio viso, oppure avrebbero visto la mia faccia disperata.

Dal momento che il danno era fatto, scesi con un balzo dal muro e atterrai proprio davanti all'uomo armato. L'ironia prese il posto della paura e gli feci un "no" con il dito indice della mano destra, come se fosse un bambino. Lui si arrabbiò molto, ma una bella dose di tela lo legò per bene e lo rese innocuo.

Mi accovacciai poi sul ferito e mi assicurai che venisse chiamata un'ambulanza... cosa che solo uno dei presenti ebbe la prontezza di spirito di fare, visto che gli altri erano tutti incantati a guardare l'Uomo Ragno. Credo anche di essere arrossito sotto la maschera.

Infine è arrivata l'ambulanza ed io mi sono potuto togliere da quell'imbarazzo.

Ed ora sono qui a scriverti, Peter.

Ormai tutti i TG parlano dell'Uomo Ragno a Palermo e già lo collegano alla sua scomparsa da Roma. E, come se non bastasse questo, da tutta Italia arrivano notizie di lotte tra esseri con superoteri come me, esseri che non voglio e non vorrei mai incontrare.

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Mutanti. Questo siamo. Proprio come nei fumetti. L’evoluzione ha compiuto un passo, non quello pronosticato da scienziati bensì quello ipotizzato da un disegnatore, un fumettista…

C’è di che farsi venir dubbi atroci.

Assieme a…Magneto? Ma gli piace davvero farsi chiamare così? Come un fumetto? Un nome non suo, una finzione che esisteva prima della sua realtà, facendosi chiamare così non rinuncia alla sua identità? Non accetta forse in toto di non essere più se stesso, niente di più che un pesce d’aprile della natura, uno scherzo copiato da un libro che pareva divertente che ha avuto conseguenze inimmaginabili?

Io gli ho detto di chiamarmi Airon. Metà dei miei amici mi chiama così, un soprannome che ho da quando mi ricordo, il mio nickname di sempre, primo nome di PG…ok, non è il mio nome, ma almeno sono io…non la brutta copia di un supereroe…

Assieme a lui viaggio in treno, cercando altri mutanti, secondo le istruzioni che ha ricevuto da altri mutanti…per piacere, non potremmo chiamarci in maniera diversa…mi vien la pelle d’oca, mutante mi pare una parola come immigrato, extracomunitario, mi fa sentir male quando non ne ho motivo…

Forse sto impazzendo.

E così via, verso Bologna, poi Venezia, poi Roma, Palermo…boh…dovrò chiamare i miei e anche qualche amico appena posso.

Per avvisare che vado a caccia di mostri.

Sarà contento mio padre, che mai ha sopportato la passione per il fantasy e D&D, cose da bambini, diceva…

A mia madre verrà un colpo.

Il Tony non mi crederà mai.

Ma che problemi mi faccio, in treno con un personaggio ei fumetti a caccia di mostri mangia-cervelli, uomini-lupo, supereroi difettosi….

Provo a parlare con Magneto, che mi risponde a monosillabi…starà parlando con il mutante telepatico? Starà pensando a come affrontare i mostri che troveremo? A come convertirli ad un'unica causa? Starà evitando le mie domande perché non sa le risposte, o perché no me le vuole svelare? Mi ha salvato, ma perché è buono o perché gli servivo?

Perché il d6000000000 di Dio si è fermato su di me?

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  • Amministratore

Siamo in treno per Bologna. Airon, così si fa chiamare il giovane che ho recuperato, é seduto davanti a me e mi sta fissando con aria interrogativa. Deve avere un sacco di domande da farmi, e io non ho molte risposte per lui, dal momento che non ne ho molte neanche per me. Mi dispiace per averlo strappato alla sua vita, di essere dovuti partire subito dopo lo scontro, ma il tono della telefonata che ho ricevuto non lasciava scelta.

Guardo fuori dal finestrino, ma in realtà non sto osservando altro che il vuoto, mentre cerco di rimettere un po' in ordine le idee. Mi sono presentato al ragazzo come Magneto, senza pensarci. Logico; nome d'effetto, riconoscibile, mi evita un sacco di spiegazioni sul mio potere... non mi ero reso conto che sta succedendo quello che più temevo. Ho le capacità misteriose di un personaggio dei fumetti, oltretutto malvagio, ne ho anche assunto il nome... ma cosa è rimasto della mia identità? Certo, non mi devo preoccupare per la mia famiglia e i miei amici, ma sto cominciando a preoccuparmi per me stesso.

Devo capire dov'é il confine tra l'uomo e il supereroe.

Continuo ad assecondare le istruzioni dei miei amici "mutanti", e ormai ho accettato questa definizione. Sono ancora sicuro che non sia questa l'origine dei miei poteri, é impossibile che da un giorno all'altro io sia diventato un mutante, non ha nessun senso, nessun fondamento razionale... ma d'altra parte neanche quello che so fare lo ha. Pertanto, piuttosto che sollevare incertezze e domande senza risposta, se qualcuno me lo chiede, siamo mutanti. Qualcuno come il mio compagno di viaggio.

Lo guardo di nuovo. Mi sta ancora fissando. Diamine, é solo un ragazzo! Ho accettato di portarlo via da Varese perché sono sicuro che sia la cosa più sicura per lui e per la sua famiglia; la natura animalesca del suo potere gli creerà più problemi di autocontrollo rispetto a quelli che ho avuto io. Ma mi chiedo ancora se non c'era altra soluzione.

La situazione é assurda. So che non dovrei essere io dirlo, ma é veramente assurda. Comunque, devo aspettare, avere pazienza, e stare attento... ormai siamo di dominio pubblico. Non so com'é possibile, ma per quanto ci sforziamo di passare inosservati, spuntano ogni volta testimoni oculari e fotografie. Mi viene il dubbio che dietro a tutto questo ci sia qualcuno, ma...

Mi squilla il cellulare. Ancora!

"Pronto?" Airon continua a guardarmi.

La voce dall'altra parte del telefono chiede: "Magneto?"

Stringo i denti, esitando, prima di annuire. La voce continua: "Mi chiamo Forge e sono un mutante. Vi aspetto alla stazione di Bologna, ho delle cose da dare a te e al tuo amico. Vi riconoscerò io." E riattacca.

Airon mi chiede chi era. Non riesco a rispondergli. Sono confuso, quasi spaventato. Ho l'impressione di essere finito in mezzo ad un grande gioco, con tanti bambini che fanno i superuomini, e pare che nessuno si ponga il problema di quello che sta succedendo, o del perché succede. Va bene, volete giocare? Allora giochiamo! Sarò freddo e distaccato come Magneto, ma soprattutto non vi lascerò fare niente che a me non vada bene... e voglio delle risposte!

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Esco dal treno ed ho molta paura, direbbero gli Elio. Be', lo dico anche io, e con cognizione di causa.

Non ho quasi più soldi, e non so quanto potrà durare la Postepay che ho fatto poco tempo fa.

Non ho una casa, anche se forse il mio amico che studia qui potrebbe ospitarmi, se è disposto a credere alla mia versione dei fatti della storia.

Non ho di che mangiare. Dovrò chiamare Marco Berry? Spero di no.

Quantomeno, il mio senso dell'umorismo malato mi è rimasto. Spero che sia una buona cosa.

Vediamo se ho qualche spicciolo... sì... uno, due... tre... tre euro e cinquanta. Che diavolo ci compro con 3 euro e 50 centesimi?

L'occhio mi cade su un telefono pubblico. E' sera. Guardo i centesimi, guardo il telefono.

Sollevo la cornetta, faccio il numero e... cavolo, no, prima infilo i soldi, poi faccio il numero.

Libero.

<<Pronto?>> dice mio padre. La voce è tesa. Ci credo: ho il cellulare spento, sono le undici di notte e non sono ancora tornato a casa da una passeggiata di più o meno due giorni fa. Saranno spaventati.

Forse non quanto me.

<<Ciao, papà. Sono io. No, aspetta, non parlare, ho pochi soldi, fai parlare me. Sono... non sono più nelle Marche. Non dovete preoccuparti, sto bene, me la caverò. Vi... vi ho telefonato solo per questo. Non... non preoccupatevi... ciao.>>

Metto giù prima che possa rispondermi, prima che io mi metta a piangere.

Non ho accennato alla notizia dei cervelli mangiati: forse non gli è ancora giunta. Non so che pensare. Non so che fare.

Il simbionte è in allerta, e mi crea una sciarpa attorno al volto. Mi volto verso un punto che mi suggerisce mentalmente, e vedo due poliziotti chiacchierare. Non so se sono in servizio, non so se sanno dei fatti di Ancona, ma per una volta la creatura ha fatto una cosa giusta, cercando di nascondermi da loro.

Meglio uscire di qui.

Vado a farmi un giro per la città. E' un sacco di tempo che non vedo Bologna. Mi schiarirò le idee al freddo e al gelo.

-MikeT

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  • 2 settimane dopo...

Eccoci…siamo arrivati a Bologna. Qui ci congiungeremo con altri come noi, altri mutanti, mi ha detto Magneto. Questo “Forge” di cui mi ha accennato il mio compagno non ho neppure idea di come sia fatto, se un umano normale o una bestia come quello che mi ha assalito a Varese.

Il mio cervello continua a lavorare, lo costringo a farlo, non posso diventare una marionetta manovrata da qualcun altro e neppure un peso per il mio unico aiuto in questa storia, il misterioso Magneto, questo ragazzo poco più grande di me che conosco da poche ore.

La mia vita, le mie conoscenze, i miei interessi, tutti scomparsi, tutti appartenenti a qualcun altro, appartenenti a Fabio, non a questo para-umano di nome Airon. Non riesco più a pensare a me stesso come a una persona normale; una persona normale non guarisce in due minuti da ferite mortali, senza cure. Una persona normale non sente l’odore delle emozioni, non sente l’odore delle persone, non ha un’ira ferina che gli monta in corpo quando combatte…anzi, andiamo con ordine, una persona normale non combatte. Qualcuno si picchia, qualcuno va in guerra, ma nessuno rischia la vita contro persone che non conosce, persone anormali come lui, solo perché sente di doverlo fare, perché si sente in debito con la natura.

Da lontano sento il rombo di una moto. In quel momento usciamo dalla stazione e il mio compagno cerca questo Forge, si guarda intorno, rabbrividendo dal freddo ma senza lasciar trasparire la benché minima emozione dal volto. È davvero in grado di essere freddo e cinico come Magneto in questa situazione? Da quando usa i suoi poteri? Da quando sa di essere potente e devastante?

Cosa cerca?

Smetto di farmi domande, non ho la possibilità di aver risposte e occupo il cervello inutilmente. Il rombo della moto ora è forte, si avvicina sempre più, è chiaramente una moto truccata e anche parecchio, sarebbe la gioia dell’Ale, una belva del genere. Ma io non sono più un amico dell’Ale. Sto diventando qualcos’altro, qualcuno che non ha amicizie umane, ma solo compagni straordinari.

Magneto ha evidentemente individuato Forge, si dirige verso un tipo dall’aria strana, quando succede il finimondo.

Il folle che monta la moto truccata entra sgommando nel parcheggio della stazione e si dirige come un pazzo sul presunto Forge. Un luccichio improvviso, e Forge è steso a terra con la gola recisa, poco distante una stella ninja rimbalza contro il muro. Altri shuriken volano nell’aria, lanciati dal pazzo della moto, un tipo pelato vestito di cuoio. Magneto si riprende in un istante e rilancia al mittente gli shuriken con un gesto della mano, mancandolo di un soffio.

Sono paralizzato. Il terrore che provo non ha eguali, finora, perché ho visto uccidere un uomo, a sangue freddo, e sono in mezzo ad un combattimento. Dietro di me sento delle voci secche e passi affrettati che arrivano. Possono essere un pericolo, possono essere la mia salvezza. Al mio cervello non interessa tutto ciò, perché è bloccato.

Poi la moto del pazzo assassino si blocca di colpo, trattenuta dal pugno chiuso del mio compagno. Il killer finisce a terra, le borchie del suo giubbotto lo tradiscono in favore di Magneto. Questi si dirige verso Forge per soccorrerlo, e io capisco che devo fare qualcosa, ma delle braccia molto forti mi tengono stretto e io sento una puntura alla base del collo.

Mentre un torpore irresistibile mi fa accasciare, posso sentire le dure voci dietro di me:

-Voi tre, aiutate Bullseye, ha fatto un buon lavoro; tu, tu e tu cercate di bloccare quel ragazzo che controlla il metallo; tu vieni con me, portiamo il ragazzo al sicuro.

Vedo, con lo sguardo velato, il killer che si rialza, Magneto che smette di badare a Forge e si appresta a difendersi…

E poi il buio.

it's adamantio time...e poi sarà revenge time...non salvatemi per ora...

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E adesso tocca a me...

Fa un freddo boia. Mannaggia a me e al mio cervello malato che mi ha fatto fare questo giro insulso per una città che, per quanto bella possa essere, non conosco per niente; non sono ancora fuori nemmeno dal parcheggio della stazione. Sono lontano da tutto e da tutti, in parte per mia volontà.

Quanto vorrei non aver mai preso quel pacchetto di profilattici per il mio amico.

E non so nemmeno se Mazza, il mio amico che studia qui a Bologna, possa accettarmi in casa sua, anche se solo per qualche giorno. Magari sa già tutto degli avvenimenti di Ancona, e pensa che io sia qui per ammazzarlo, o qualcosa del genere...

Mi si è ritorto tutto contro...

Il rombo di una moto mi distoglie dalle mie cupe elucubrazioni. Succede tutto in fretta.

La moto si avvicina ad un tizio, e questo cade a terra di botto, colpito da qualcosa di luccicante. Poi riparte, ma la moto s'impunta di colpo, come se avesse inchiodato. Il pilota cade in terra, mentre un uomo si dirige verso il tizio caduto in terra. Improvvisamente sento delle urla provenire tutt'attorno, e altra gente sbuca praticamente dal nulla.

Il simbionte leva alte urla di pericolo nella mia testa, urla che faccio fatica a non ascoltare. Ma ho paura di farlo uscire...

Ma so che se non lo farò potrei rischiare la vita. E, in più, questa potrebbe essere la volta giusta per tentare di controllarlo, e di utilizzarlo nel modo giusto. Sperando che nessuno mi riconosca.

"E va bene, infame. Fuori."

Tutto inizia a prudermi in maniera folle, mentre vedo il mondo distorcersi, mentre il simbionte mi ricopre come una seconda pelle. Sento come se la pelle cercasse di staccarsi dalle mie ossa, come se ogni muscolo venisse percorso da tensione ad alto voltaggio.

Al termine della brevissima trasformazione, percepisco nettamente la differenza con il mio stato normale. E' come se tutto fosse più raggiungibile, più netto, più leggero.

Vedo l'uomo che era andato a soccorrere il tizio caduto in terra venire assalito da tre persone contemporaneamente. Da come si muovono, c'è qualcosa di strano che non riesco a comprendere, e che anche il simbionte ha percepito come anomalo. Nonostante ciò, è pur sempre solo contro tre.

Balzo contro di loro, atterrandone uno con il mio solo peso. Devo essere una visione a dir poco orrenda, date le loro espressioni.

Il simbionte viene colpito da alcuni proiettili, ma non ha la minima reazione: è abbastanza coriaceo da resistere tranquillamente a sollecitazioni del genere.

Afferro il tizio che ho buttato in terra, lo alzo sopra la mia testa e lo scaglio addosso agli altri due. Mi dà quasi fastidio percepire la sua leggerezza. E' così terribilmente facile fare una cosa del genere...

I tre si rialzano, e cercano di fuggire. Il simbionte vorrebbe inseguirli, lo sento; chiama per avere ciò che si nasconde nella loro scatola cranica, ma io non lo farò andare avanti.

<<Non questa volta...>> dico a voce alta.

Mi volto verso l'uomo che avevo visto in precedenza. Lo spettacolo è ben peggiore del previsto: quello caduto ha la gola squarciata.

<<Posso... serve una... serve una mano?>> riesco a dire, controllando le fauci della bestia che sono divenuto.

-MikeT

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Dunque.

Il mondo sta cambiando, e non poco.

E' passato parecchio tempo da quando, mentre correvo tra le mura del Forte Tron, arrampicandomi per prova, sono stato contattato.

Ero appeso ad un muro con le zampe dietro, ancorate con gli artigli alla roccia, e mi tenevo perpendicolare ad esso. I muscoli del mio corpo diventano molto potenti, quando mi trasformo, e riesco a fare cose che Yuri Chechi manco si sogna.

Poi all'improvviso ho percepito un rumore sopra di me. Ma non un rumore normale. No, avrei riconosciuto il rumore e l'odore di qualsiasi creatura animale che si fosse avvicinata a me. Ma questa era diversa.

Non avevo percepito nessun odore fino a quel momento, ma all'improvviso sentiì un tanfo strano.

Con uno scatto naturale scattai verso l'alto, verso il rumore.

Ero diventato parecchio veloce in quei giorni, e probabilmente neanche lui se lo aspettava uno scatto del genere.

Mi trovai accucciato e pronto a scattare davanti ad una creatura assurda, più di me.

Eravamo sopra ad un muro, dove una volta c'erano i merli delle mura, entrambi in equilibrio. Io faticavo a starci, date le mie dimensioni, mentre l'altro era più comodo.

Era una specie di serpente con le braccia.

Mi guardava fisso, e con lo sguardo fermo. Il sole era alla nostra sinistra, e iniziava a tramontare.

"Devi venire con me".

Disse questa frase con naturalezza, come se mi conoscesse.

Io lo guardai, stupito di vedere una creatura del genere parlare. Che poi di che mi stupii? Anche io, da licantropo, parlo. Con voce innaturale, ma parlo.

Poi scoppiai a ridere, una risata gutturale, animale, rocca.

"E' perchè dovrei?" chiesi, una volta camlo.

"Perchè ci servi."

L'espressione della creatura non era cambiata di una virgola, ma mi ero accorto benissimo della creatura che si avvicinava da dietro. Ne avevo percepito l'odore, con il mio olfatto ultra sensibile, e il cambiamento dei flussi dell'aria; in più l'essere di fronte a me aveva gli occhi cosi lucidi che facevano da specchio, e qualcosa avevo potuto notare.

Era grosso, più di me, e con le ali.

Sorrisi.

Sorrisi di gusto.

Poi mi lanciai all'indietro, urlando "NO! VOI SERVITE A ME!".

Sbattei violentemente contro il petto dell'essere che mi sovrastava da dietro. Lo colpii con la spalla sinistra, sbilanciandolo appena. Questi iniziò ad alzare il braccio, ma era lento.

E colpii io, con il destro, mentre mi spostavo di lato.

Era un essere enorme, sui tre metri, forse anche più, con forma umana. Sembrava Frankestain.

Grosso, coriaceo, e muscoloso. Il mio colpo con la spalla non gli aveva fatto pressochè niente, ma l'artigliata con il destro aprì dei profondi squarci nella carne, dalla quale non uscì neanche una goccia di sangue.

Quando il suo colpo partì e arrivò a terra frantumando la roccia io ero già tre metri più in la, arrampicato sulla parete verticale del muro, in lotta con il serpente.

Era mingherlino, ma di forza ne aveva.

Ma non abbastanza.

Lo afferrai per un braccio, e lo scaliai violentemente dentro al piccolo fossato sotto alle mura. L'acqua era bassa, e immaginavo si sarebbe piantato sul fondo.

Invece non fece a tempo ad arrivare in acqua, che si era già preparato ad un tuffo leggero ed acrobatico, e pochi istanti dopo era già quasi sulla sommità delle mura, di fronte a me.

Mi eressi in piedi, sulle zampe dietro.

Di fronte a me c'era il serpente, e il bestione.

Mi osservavano, calmi.

Poi il serpentone sorrise, e toccò l'altro.

Un urlo del bestione mi stordì per qualche istante, giusto il tempo che serviva loro per fondersi.

Ora l'avversario che avevo davanti era uno solo, ed era un enorme serpentone, sinuoso, muscoloso, e veloce.

Iniziammo una lotta furiosa, che abbatte molti alberi.

Dalla mia avevo la rigenerazione, l'agilità e la rabbia di una fiera ferita.

Contro avevo potenza, velocità, e esperienza.

Beh, fu divertente.

Alla fine ci fermammo, dopo un oretta credo.

Lui era ricoperto di ferite, e ansimante, ma senza sangue in vista.

Io ero nuovo, avevo già rigenerato tutto, ma molto stanco e debole.

"Allora, vieni con noi o devo continuare fino a farti svenire?"

Non risposi.

Il dubbio era grande. Mi divertivo troppo a combattere.

"So che stai pensando. Ma non ti sei stancato di questo combattimento? Potrai farne di migliori, e di più, se vieni con noi. E sarai anche motivato, credo. Di gente come te ce nè al mondo.

Non molta, ma ce nè."

Dopo pochi minuti sorrisi, e scattai distante da quella creatura.

Forse non se l'aspettava, forse non era interessata.

Ma non riuscì a prendermi.

La staccai completamente, poi feci un ampio giro, seguendo il suo odore e la presi alle spalle.

Stava tornando verso una strana radura, dove c'era un vecchio.

L'attaccai all'improvviso, lacerandola in più punti ed atterrandola. Quando la morsi al braccio urlò di dolore, a sentire la mia saliva nella ferita. e finalmente vidi del sangue.

Eh si, le mie zanne funzionano bene quando voglio. Poi mi colpì forte al petto lanciandomi una decina di metri più in la.

Quando mi rialzai, pochi secondi dopo, avevo il vecchio di fronte.

Ora sto guardando un video, di un combattimento in una stazione.

Ci sono parecchie persone interessanti, con cui sarebbe divertente fare amicizia forse, o combatterci.

Ma il mio obiettivo è quella strana creatura, orribile direi, se non sapessi come sono io, e le sue potenzialità.

Ci serve, e io sono incaricato di portarlo dalla nostra parte.

Il vecchio ha grandi progetti, e io ne faccio parte..ma presto, anche se il vecchio non lo vorrà, quei progetti li cambierò.

Sono tornato..pronti? :twisted:

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  • Amministratore

Non riesco a crederci.

Sono a Bologna da venti minuti, e intorno a me c'è l'inferno. La misteriosa organizzazione anti-mutante che a Udine aveva cercato di rapirmi ci stava aspettando. Uno dei loro ha ammazzato il mio contatto sotto ai miei occhi. Sono in troppi!

Mi sento come uno spettatore estraneo a quello che succede. Ho creato una barriera di forza attorno a me quasi di riflesso, e l'unica cosa che riesco a vedere è quel povero ragazzo, steso a terra in un lago di sangue. Mi avvicino a lui, anche se so di non poter fare nulla. I suoni di quello che sta succedendo mi arrivano attutiti, come se questo scontro si stesse svolgendo a chilometri di distanza.

Colgo una forma scura in movimento che mi passa accanto, al limite del mio campo visivo. Mi volto verso questa cosa, anche se non ho nessuna energia per affrontare questa nuova minaccia... ma mi rendo conto che non è una minaccia. Certo, è brutto, una cosa nera e viscida, ma lo vedo sollevare un uomo armato e scagliarlo contro altri due. La cosa si volta verso di me, e con una voce distorta e gutturale mi chiede se può fare qualcosa per me.

In quel momento mi accorgo che in giro non c'é traccia né di Airon né del pazzo con la moto che ha ucciso Forge.

Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Urlo la mia disperazione, mentre chiudo gli occhi e lascio cadere i blocchi che impongo al mio potere. Sento le correnti elettromagnetiche che attraversano il mio corpo, quello delle persone qui attorno... mi alzo da terra per vedere almeno una decina di uomini in nero che si stanno muovendo per circondare me e il mio nuovo amico.

Un secondo dopo, dieci uomini hanno un fucile, il loro stesso fucile, puntato in mezzo agli occhi.

"Andate. Via. Adesso!" è l'unica cosa che riesco a dire attraverso il velo della rabbia. Fortunatamente, oggi questi uomini hanno deciso di ascoltarmi, e mentre scappano via a tutta velocità, mi chiedo fino a dove sarei potuto arrivare.

La cosa nera aspetta che io mi sia riappoggiato a terra, poi mi chiede "Li devo inseguire?". Mi sembra di cogliere una luce strana nei suoi occhi. Scuoto la testa, poi gli chiedo: Per caso, sei in grado di seguire una traccia o qualcosa del genere?"

"No, perché?"

"Con me c'era un ragazzo... lo hai visto?"

"Ho visto che lo trascinavano su una macchina... posso provare a inseguirla."

Ci penso un attimo, poi acconsento. Lascio al tipo strano il mio numero di cellulare, e lo guardo spiccare un balzo incredibile verso la strada. Spero che riesca a ritrovare Airon.

Io mi devo occupare di Forge.

Prendo il portafogli del ragazzo, e guardando sui suoi documenti trovo un indirizzo. Controllo su un tabellone dove sia questo posto, poi chiamo un'ambulanza, e mi sollevo di nuovo in volo per raggiungere questo posto.

Non è molto lontano da qui, per me che posso volare. Via delle Lame 63. Sembra un posto finto. Arrivo, e vedo che l'indirizzo corrisponde ad un'officina. Ma certo! Adesso che ci penso, nei fumetti degli X-Men, c'era un tizio di nome Forge, col potere di costruire qualsiasi oggetto tecnologico la sua mente progettasse. E mentre entro nell'abitazione sopra l'officina, mi rendo conto che anche stavolta la fantasia ha superato la realtà.

Accendo la luce. Sono in un piccolo appartamento, anche se in realtà potrei benissimo essere in un laboratorio o qualcosa del genere. Sembra che ogni superficie di questa casa, pavimento compreso, sia occupata da cavi, circuiti, arnesi, e oggetti costruiti solo in parte con chissà quale funzione. Sul tavolo della cucina vedo una scatola con su scritto a pennarello "Airon". Dentro, ci sono delle cose che sembrano dei guanti di fil di ferro, con degli artigli, e altri aggeggi che non saprei neanche da che parte toccare.

Poi, lo sento.

Un campo magnetico unico, che mi attira. E' una sensazione difficile da descrivere, ma è piacevole, come un buon profumo o la musica classica. Mi volto verso questo campo misterioso, e vedo il motivo per cui un giovane mutante aveva perso la vita.

Su un manichino c'é un'armatura che porta il mio nome. E' uguale a quella del Magneto dei fumetti, con tanto di elmo e mantello. Mi avvicino, la tocco. Non ho la più pallida idea di che metallo sia, dev'essere una lega particolare inventata dal defunto Forge. E la cosa straordinaria è che in qualche modo reagisce a me, anche senza un mio sforzo cosciente.

Mi spoglio e la indosso. Questo metallo si adatta perfettamente alle forme del mio corpo, mi sembra di aver indossato una calzamaglia più che un'armatura. Nel momento in cui indosso l'elmo, davanti ai miei occhi passa una registrazione, una specie di trasmissione radio programmata direttamente per il mio cervello, che mi spiega tutte le funzioni di questa corazza; in pratica, è in grado di creare una risonanza armonica con i campi da me generati, amplificandone il potere, e contemporaneamente mi protegge da proiettili e raggi di energia.

Adesso sono pronto ad entrare in guerra anch'io, visto che ormai si tratta di questo. Aspetto solo che il tizio viscido mi chiami.

Non è il massimo, ma stavate andando avanti tutti... Adesso, però, lasciatemi un pò di tempo libero!

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Erano giorni che non mettevo il costume, giorni che lo guardavo ogni mattina appena mi alzavo, indeciso se indossarlo o no. Ed ogni volta riuscivo a vincere quell'impulso. Da quando sono tornato da Palermo non ho fatto altro che resistere, chiudendo le orecchie ad ogni richiesta di aiuto. Mia moglie sospetta di me, avendo visto come l'Uomo Ragno non abbia più fatto più apparizioni né a Palermo né a Roma, come se volesse evitare di farsi scoprire. Ed in effetti è stato così.

Ma le mie battute cominciano a farla desistere dal suo sospetto. Praticamente le dico delle cose vere, le mie paure, i motivi per cui non mi faccio vedere in giro in costume, mettendole il tutto sotto una forma ironica che non le farebbe mai pensare che sia proprio io quell'essere che volteggia tra i palazzi appeso a delle ragnatele. Non mi sento ancora pronto a dirle la verità perché ho paura che si preoccuperebbe da morire per me... ed inoltre non so come possa prendere la notizia di essere sposata con un essere che si può definire un mostro.

Inoltre i telegiornali non fanno altro che parlare di queste lotte tra super esseri. Finora ero l'unico con poteri straordinari e la concorrenza mi fa paura. Come mi fa paura il fatto che questi scontri sembrano spostarsi verso il Sud, partendo da zone come Varese, Udine e Ancona per poi arrivare a Bologna. Prossima tappa? Roma? Probabile... ma pauroso.

Per questi motivi avevo abbandonato il mio bel costume in macchina, proprio sotto la ruota di scorta nel mio portabagagli, lontano da ogni tentazione mattutina o serale.

Fino a ieri.

Mi svegliai la mattina con il suono del cellulare. Era mia moglie che mi dava il buongiorno. Da quando sono tornato a Roma il sentirsi per telefono è tornata ad essere quella prassi dolcemente dolorosa che ci unisce, pur se distanti. Dopo qualche minuto al telefono, attaccai con quella nostalgia che mi pervade sempre dopo aver sentito la sua voce (dopotutto "salutarsi è un dolore così dolce che vorrei dire addio fino a domani") e mi apprestai a fare tutto quello che dovevo.

Il pomeriggio sarei andato al cinema con i soliti e indispensabili amici a vedere "The Grudge", poi la sera di nuovo a casa ad aspettare la notte e con essa l'arrivo di un nuovo giorno di lavoro.

Subito dopo pranzo presi la mia macchina ed andai a prendere i miei amici, sentendo nella mia testa la presenza del costume proprio lì, nel portabagagli. Cacciai via il pensiero per tutto il pomeriggio. Arrivai anche a pensare di lasciare perdere tutto, di bruciare per sempre quel costume e usare i miei poteri per le semplici faccende quotidiane, tipo spostare mobili, riparare l'antenna della televisione e cose del genere. In questo modo avrei anche superato la frustrazione di essere un supereroe, ma di non poter difendere la persona che amo, vista la distanza che ci separa al momento.

Con questi pensieri uscii dal cinema, accompagnando a casa i miei amici.

Arrivato a casa, mi fermai un attimo accanto alla macchina. Mi accesi una sigaretta, visto che era presto, nascosto dagli occhi vigili dei miei. Al primo tiro sorrisi al pensiero di cose penserebbe la gente se sapesse che l'Uomo Ragno fuma. Archiviai subito la faccenda pensando che, se non lo sanno i miei e mia moglie, come potrebbero mai saperlo degli sconosciuti. La maschera poi mi copre il viso per intero, quindi non potrei comunque andare in giro volteggiando con la sigaretta in bocca.

Spensi la cicca sotto la mia scarpa e iniziai a masticare la solita e tattica gomma per mascherare l'odore del fumo. Salii in casa e telefonai a lei, per un'altra dose di amore e nostalgia. Poi la buonanotte ed il solito saluto che non si vorrebbe mai sentire.

Stavo per mettermi il pigiama, pronto a vedere un film con mio fratello quando sentii una frenata ed uno schianto. Un incidente. Nulla di anormale. L'ennesimo nella strada poco distante, una strada rinomata per le macchine che la percorrono ad alta velocità.

Eppure c'era qualcosa che non andava. Era più grave del previsto, visto che si udivano urla di gente disperata. Ma la cosa che mi diede l'allarme fu che tra le grida, invece di un più classico "chiamate un'ambulanza", vi erano cori di "chiamate la polizia"... ed altri che richiedevano il mio aiuto, qualcuno imprecando contro la mia sparizione.

Ma non chiedevano il mio aiuto. Chiedevano quello dell'Uomo Ragno, di una parte della mia vita che volevo a tutti i costi accantonare. Come dice Ligabue, "Ho messo via un po' di illusioni che prima o poi basta così, ne ho messe via due o tre cartoni e comunque so che sono lì". Già... so che sono lì. Che senso ha metterle da parte?

Dissi a mia madre che dovevo uscire. Lei come al solito mi ricordò che il giorno dopo sarei andato al lavoro e che era meglio se per una volta almeno rimanevo a casa. Ne seguì una lite pacata in cui la spuntai io. Non le piaceva che me ne andassi via mentre c'era gente che urlava e vincere la lotta fu dura, ma bastò dirle che facevo un'altra strada.

Mi precipitai in macchina e afferrai la busta con il costume, saltando non visto il cancello che dava al cortile della chiesa. Salii sul campanile in fretta e lì mi cambiai.

Ogni volta che mettevo un pezzo del costume, sentivo qualcosa dentro di me che si sbloccava, come dei lucchetti che venivano aperti per la libertà. Mi tornarono alla mente i momenti passati a volteggiare per il puro gusto di farlo, i panorami dai monumenti più alti di Roma.

Indossai la maschera e fui di nuovo l'Uomo Ragno.

Mi lanciai dal campanile e con un salto atterrai due palazzi più in là, proprio sopra a dove si stava svolgendo l'incidente. Appena guardai di sotto, mi accorsi che forse avevo fatto un errore.

All'incrocio c'era una macchina con il frontale quasi distrutto, dentro vi erano due persone immobili. Sarei intervenutio subito, ma poco più avanti vi era qualcuno, qualcuno grosso. Stava sradicando un cartello stradale... e lo stava facendo senza il minimo sforzo! Mi vennero subito in mente gli scontri tra superesseri di cui avevo sentito parlare e capii di averne uno davanti. Guardai poco più in là e mi accorsi che non era solo. Ne stava affrontando un altro. Lo guardai e notai un costume aderente dai colori imprecisati sotto la luce dei lampioni. Era sdraiato a terra con una mano ancora leggermente illuminata. Notai solo allora una bruciatura nel fianco dell'altro. Evidentemente doveva averlo colpito.

Scossi la testa, convicendomi a lasciar stare quell'analisi della situazione. C'erano due opersone in macchina che avevano bisogno di aiuto, ma prima ancora dovevo impedire che quell'essere muscoloso spaccasse il cranio all'altro dai poteri strani.

Lanciai due tele verso la schiena di quell'armadio ambulante e tirai, facendolo cadere a terra. Poi mi lanciai in strada, atterrando proprio davanti a lui che cercava di rialzarsi. Capii all'istante che il mio vantaggio era solo quello di averlo atterrato e che la sua forza era nettamente superiore alla mia. Per questo mi avventai su di lui prima ancora che capisse chi ero e dove ero. Lo tempestai di pugni, legandogli le mani a terra con la mia tela.

Eppure si alzò lo stesso.

Mi afferrò con una mano per la gamba e, dopo avermi guardato per un attimo, mi scagliò contro il muro del palazzo accanto. Ma non colpii il muro. Lanciai una tela verso di lui e lo trascinai verso di me sfruttando la sua stessa forza, poi mi ancorai a terra con i piedi e tirai con tutta la mia potenza, facendolo volare sopra la mia testa e mandandolo a sbattere proprio dove sarei dovuto andare io.

Il tonfo fu impressionante. Un essere normale si sarebbe spaccato il cranio in due, ma lui cadde a terra senza una sola ferita. Non si muoveva. Mi avvicinai, pronto ad una reazione, ma vidi che era svenuto.

Dissi subito alle persone intorno di chiamare un'ambulanza per i due in macchina, poi mi diressi verso il superessere svenuto. Stava aprendo gli occhi proprio in quel momento. Mi sorrise: «Ironia del destino.»

«Cosa?»

«Electro che viene salvato dall'Uomo Ragno. Ma non preoccuparti: non sono io il "cattivo" stavolta.» Si alzò in piedi. «Grazie.»

«Di nulla. E' nel mio contratto salvare le vite.»

Sorrise. «Senti, faccio parte di un'associazione che salvaguarda i superumani come noi, cercando di sfruttare i propri...» Poi si girò, sentendo le sirene della polizia e dell'ambulanza che si avvicinavano. «Che ne dici di continuare questa coversazione altrove?»

«Mi spiace. Non mi interessa.» Lanciai una tela e mi lanciai in alto, nascondendomi dietro il campanile. Da lì osservai la situazione. Electro prese in braccio il colosso e se ne corse via... volando? Non ci potevo credere!

Mi cambiai e tornai a casa, tra lo stupore e la soddisfazione di mia madre che mi vedeva rientare presto. Mi misi di nuovo il pigiama e andai a dormire. Avevo avuto paura di morire, è vero.

Ma sapevo anche che l'Uomo Ragno era tornato per restare!

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  • 3 settimane dopo...

Buongiorno, Peter.

Giornata dura di lavoro oggi, tra inserimenti di dati e modifiche. Ma non mi lamento e, per la prima volta da anni, devo dire che quello che sto facendo mi piace. Ormai sono più di due settimane che non ti scrivo, eppure sono state due settimane piene di eventi. Ma forse è stata proprio l'intensa attività che ho avuto a non darmi il tempo di mettermi qui a raccontarti quello che mi succedeva.

Sono un fuorilegge, Peter. Ti ricorda niente questo? Tu lo sai bene che significa fare del bene e venire ricompensati da sguardi di odio e didiffidenza. Be', ora lo so anche io.

Avevo rimesso la maschera di Uomo Ragno proprio per proteggere la stessa gente che mi sta accusando. E questo è il ringraziamento. Ma non mi lamento e vado avanti. Nonostante quello che dicono su di me, avranno sempre il mio aiuto. Non importa quello che pensano. Importa soltanto che al momento del bisogno l'Uomo Ragno sarà presente per aiutare nel migliore die modi possibili... anche contro questi superesseri che ormai sono dappertutto e che sono la causa del mio essere diventatio fuorilegge.

In tutto questo tempo in cui non ti ho scritto, tranne per una breve parentesi in cui sono stato a Palermo, ho affrontato una decina di criminali dotati di superpoteri. In qualche caso me la sono vista brutta, ma sono sempre riuscito a cavarmela.

Il fatto è che questi scontri tra superesseri non piacciono al governo, né alla polizia, in quanto mettono a rischio la vita delle persone comuni. E, nonostante i miei sforzi per evitare e limitare i danni di queste battaglie, alla fine anche io sono stato inserito tra questa categoria di criminali... alla faccia di tutte le volte che ho salvato la vita alle persone.

Finché si trattava di mettere a tacere un criminale normale, allora tutto andava bene: poco casino, un lavoro pulito e rapido e la cosa passava negli annali della storia, archiviandola come l'ennesima spettacolare impresa dell'Uomo Ragno. E tutti ad applaudire e a considerarsi felici di vivere nella stessa città di questo benefattore in maschera.

Invece ora vogliono che io mi tolga la maschera, che riveli la mia identità per poter così verificare se sono un criminale o no, pur se so che alla fine mi arresterebbero lo stesso, visto che comunque ritengono anche me responsabile dei danni causati dalle battaglie.

E quindi non mi resta altro che tenermi ancora più stretta la mia identità segreta e stare ancora più attento quando si tratta di intervenire. E la cosa è rischiosa. Un poliziotto troppo zelante è arrivato addirittura a spararmi, dicendo che io stavo per colpirlo con una tela, quando invece la stavo lanciando in alto per andarmene dal luogo in cui avevo appena salvato delle persone dalle grinfie di un rapinatore. Meno male che ho i miei riflessi amplificati, o adesso non starei raccontando questo.

Inoltre sono stato ancora una volta contattato da quell'Electro che insiste nel propormi di entrare in una sorta di gruppo si supereroi per combattere i "cattivi". Ma ancora una volta ho rifiutato. Con il mio potere voglio salvare delle persone e non alimentare delle lotte in cui queste potrebbero rimanere ferite... o peggio.

Be', ora ti saluto, Peter. Si torna al lavoro.

Chissà cosa mi riserverà questa sera.

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io aspettavo che Mike si inventasse qualcosa, ma intanto posto e vediamo come va.

Dallo schermo ho visto una cosa interessante.

Quell'essere disgustoso, tutto nero, è partito all'inseguimento della macchina.

E' molto veloce, e sembra deciso a raggiungerla, ma a quanto pare non ce la fa e si limita a seguirla. O forse non vuole farcela.

Comunque l'ho detto al vecchio, che a quanto pare non se n'era accorto, e questo mi ordina di intercettarlo.

Mi spiega dov'è diretta la macchina, e mi manda a precederla per affrontare quella creatura.

Dice che potenzialmente può essere nostra alleata.

Allora, innanzitutto non mi piace assolutamente che il vecchio mi dia ordini. Non ha abbastanza forza e abilità per farlo, e neanche i suoi scagnozzi. Il vecchio è strano, e ogni tanto cade in una sorta di trance in cui non si accorge di quello che gli accade attorno, ma quando si ripiglia sembra sapere alcune cose che non dovrebbe conoscere.

Anche lui è un mutante a quanto pare.

Però non può lo stesso darmi ordini.

Ma per ora lo assecondo, il tempo di farmi qualche amico e poter sopravvivere senza di lui.

Sono che corro di fianco alla strada, diretto al punto dove la macchina dovrebbe trasferire il proprio carico. La strada è fiancheggiata da un piccolo canale, più un fosso che altro.

Io sono la che corro a quattro zampe, piantando gli artigli nella terra morbida e sorpassando in fretta ponti e scalette.

Se qualcuno mi vedesse penserebbe di aver avuto un allucinazione, di aver semplicemente visto un cane grosso che correva in mezzo all'erba.

Raggiungo il ponte grande sopra la strada e, dopo aver controllato che non ci siano macchine in strada, spicco un balzo e mi ancoro sotto di esso, a guardare la strada che scorre tranquilla sotto di me.

Dopo circa un dieci minuti vedo arrivare la macchina bianca, un BMW, la seconda macchina che dovrebbe raccogliere il carico.

Li vedo fermarsi e guardarsi attorno. Capisco che uno di loro è un mutante, da come si muove. Sono tutti vestiti di bianco.

Poi agisco.

Mi lascio all'improvviso dal mio nascondiglio, e piombo su di loro dall'alto, proprio sul mutante.

Lo colpisco con violenza al petto con un pugno, e il suo petto si frantuma con uno scricchiolio di ossa triturate. Il suo aspetta cambia, di continuo, e nessuna voce esce dalla sua gola.

Si accascia a terra, continuando a cambiare aspetto senza termine.

Mi giro velocemente e colpisco con il pugno il cranio di un uomo che mi aveva appena visto. Non uso gli artigli, non voglio sangue. Il cranio si spacca, con uno suono racapricciante, ma non per me.

Una profonda tasca si crea all'altezza della sua tempia, e l'uomo muore con gli occhi ancora aperti; ci vuole un attimo per saltare la macchina e piombare sull'altro uomo che tenta si estrarre un arma. Poi la sua testa ruota tra le mie mani e il collo si spezza.

Velocemente afferro i corpi dei due uomini e li lancio dentro al fosso, a ricoprirsi di melma e fango.

Poi tolgo l'abito bianco al mutante, lo rinchiudo nel bagagliaio e chiudo a chiave, e sferro un pugno sulla serratura, per incastrare meglio il portello. Si crea una piccola ammaccatura, ma non è niente. Non importa.

Riassumo il mio aspetto umano, indosso il suo abbigliamento, e mi metto un paio di occhiali neri presenti in macchina, e mi fermo ad aspettare.

Mi verrebbe da accendermi una sigaretta, anche se non fumo, solamente perchè fa figo stare ad aspettare cosi.

Poi vedo arrivare la macchina che aspettavo.

Sta correndo forte, e si ferma di fianco a me con una frenata brusca. Scende dal sedile posteriore un uomo, che tiene in un braccio un ragazzo, ma con molta naturalezza. La sua forza è superiore del normale, e capisco essere un mutante.

"Hai cambiato aspetto ancora eh, non ti riconosco mai", mi dice tranquillo con un sorriso. Poi si fa serio. Aprendo la portiera mi dice:

"Muoviti, ci stanno seguendo e dobbiamo scappare. Non è il momento di fare gli eroi."

Nel frattempo l'altra macchina riparte, sgommando e facendo fischiare le ruote.

Il nuovo arrivato si mette alla guida, mentre io mi siedo dietro.

"Che fai dietro?" , mi chiede mentre parte e si infila su una via poco dopo, velocemente. Dallo specchietto laterale riesco a scorgere l'essere nero che arriva correndo, e mi chiedo se si sia accorto dello scambio.

"Sto qua e lo tengo d'occhio, ecco che faccio."

"Tu lo tieni d'occhio? Sei un trasformatore, non un guerriero. Quello se si sveglia con una sberla ti ammazza. Per un po' almeno. Ma tanto non si sveglia con tutto quello che gli ho dato." Sorride, e mi fa cenno di andare sul sedile anteriore.

Io mi sposto davanti, con calma, e mi siedo comodo. Ripartiamo lentamente, quando vediamo l'essere nero sfrecciare in strada all'insegiumento dell'altra vettura.

"Seminato!" dice contento il tipo.

Lo osservo un secondo e penso intanto.

Sembra essere robusto, e forte abbastanza da dare problemi all'ocorrenza. Forse mi sono messo in un casino.

La macchina continua a correre, e io provo a ottenere informazioni:

"Dove che dobbiamo andare ora? Sai, prima una macchina ci è venuta addosso, e mi sono preso un bello spavento, e ora non ricordo più bene.."

Lo guardo distrattamente, per controllare l'esito del mio bluf, e scorso sul suo volto un espressione strana, dubbiosa.

Pensa qualche secondo, e con lui anche io, ripenso a quello che ho appena detto.

Poi mi rendo conto dell'errore.

Ho detto che una macchina ci è venuta addosso, ma io sono solo ora. Stavo pensando ancora ai due morti e al tipo nel bagagliaio.

Ho appena il tempo per pensare "cazzò" e per sentire un brivido freddo di adrenalina lungo la schiena, poi il tipo sterza la macchina violentemente contro un palo e mi scaglia un pugno su una gamba.

Ma il pugno è un poco troppo lento e il colpo lungo il palo ne devia la traiettoria.

Maledico il momento in cui ho deciso di non mettermi la cintura, e inizio la trasformazione con la mia testa che si avvicina velocemente al vetro della macchina.

Non c'è neanche l'airbag passeggero in questa cavolo di BMW?

Dopo pochi istanti sono disteso a terra, ricoperto di vetri e del mio stesso sangue, e di terra, a una decina di metri dalla vettura in mezzo ad un aiuola.

Mentre le mie ferite si rigenerano sento i passi avvicinarsi, molto metallici, e poi salto su andando una decina di metri più in la.

Capisco di essere nei pasticci appena lo vedo.

L'essere ha ricoperto la propria pelle di una corazza metallica, lucida e resistentissima all'apparenza.

Si avvicina e mi sferra un poderoso destro. E' anche veloce a quanto pare. Provo a schivarlo ma mi colpisce di striscio al fianco sinistro, e un dolore mi invade lo stomaco.

Ma non cedo e provo a colpirlo al costato scoperto. Il mio pugno è potente, quasi quanto il suo, ma si infrange contro una barriera robustissima.

Sento le ossa della mano scricchiolare sinistramente e rompersi, e il braccio informicolarsi fino al gomito per l'urto.

L'avversario sembra accorgersi appena di questo colpo, e piega il corpo leggermente facendo fuoriuscire un po di fiato dalla bocca.

Quindi l'ha sentito, ma è come se io venissi colpito da una bimba di dieci anni.

Capisco di non poterlo affrontare, e salto via.

Almeno sono più veloce di lui.

Abbandono subito l'idea di prendere il ragazzo, e capire perchè è importante per il vecchio, perchè non ce la farei mai a aprire la macchina in poco tempo e non farmi prendere da quella cosa.

Poi poco più in la vedo all'improvviso la bestia tutta nera.

E capisco che, se sono bravo, posso farmi aiutare fingendomi dalla sua parte.

Un sorriso mi inarca le labbra, mentre salto sul tetto della macchina e urlo, con rabbia ferina e voce da vero licantropo: "Non lo avrai! Io lo salverò!"

Attendo respirando affannosamente, mentre la ferita al fianco si rigenera, e osservo ansioso le reazioni della bestia nera...

eheh Mike, ora aspetto te, e vediamo come va...il mio licantropo non è cosi semplice da sottomettere :twisted:

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