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Inviato

Il mio capo mi sta dando ordini: sensati, come sempre. Li seguirò perché è ciò che devo fare, devo tutto al capo e il capo decide di me. Lo conosco da sempre, il capo e so che è solo di lui che mi devo fidare. Il suo meraviglioso pendolo scintilla davanti a me, e quando lo muove con la sua naturale grazia io so che non posso non obbedire. E neanche voglio. Sono costretto a fare ciò che più voglio. Chi può essere più felice di me?!

All’improvviso sento uno strano rumore, come di sassolini pressati in una macina…ma non posso distogliere gli occhi dal pendolo del capo, esso è tutta la mia vita. Poi un boato, e il capo non è più davanti ai miei occhi; c’è un’altra esplosione, rumore di vetri in frantumi, urla…

Mi riprendo dallo svenimento dopo una frazione di secondo. A terra c’è il pazzo, lo scienziato che mi ha trasformato lo scheletro, che mi ha raccontato tutte quelle terribili verità. Tiene ancora in mano il pendolo con cui mi stava ipnotizzando: rabbrividisco pensando alla totale assuefazione alla quale mi aveva portato con quell’aggeggio.

Poi mi rendo conto del caos che sta intorno a me. Un cadavere senza un braccio è a terra a pochi passi da me, e il suo braccio di pietra è quello che ha colpito a vasca in cui ero, mandando in frantumi il metallo. Il braccio mancante del tizio era fatto di pietra. È un esperimento sfuggito al controllo dello scienziato. Intorno a me vi sono altri mutanti, altri esseri sotto il controllo dello scienziato che mi ha catturato che stanno perdendo il senno. Gente che cerca di strapparsi arti, che lotta come bestie con artigli, denti, corna. Su tutti il pelato assassino, che si muove agilmente tagliando con un lungo coltello le gole dei mutanti ribelli; questi sono decisamente in inferiorità e tra l’altro combattono anche tra loro, e i tirapiedi dello scienziato stanno riprendendo rapidamente il controllo, sotto le direttive di quello che chiamano Bullseye, il pelato assassino.

Tutto questo lo realizzo in un secondo, poi un’altra esplosione, più forte e vicina. Vengo scaraventato a terra, poi sopra di me crolla una vetrinetta carica di provette. Cerco di scansarmi ma è inutile: le provette mi si spaccano addosso e dai tagli procurati dal vetro mi entrano in corpo sostanze di ogni genere. I tagli si rimarginano all’istante, e io sono di nuovo in piedi. Corro fuori dal disastro, mentre un’altra esplosione fa cadere una parete di plexiglas. Dalla polvere emerge un mutante stranissimo, dalle movenze feline, che si muove come un animale in gabbia. Ben deciso a evitare ogni contatto con quell’essere, cerco un’uscita. Colmo di speranza mi dirigo verso una porta, salendo una scala di metallo che amplifica il tonfo dei miei passi. Li amplifica troppo.

Davanti a me ho adesso Bullseye, che brandisce il coltello in una mano e una pistola nell’altra. E sorride maligno.

Dietro di lui il laboratorio sta collassando su se stesso, ci sono continue lotte, sangue ovunque, e gran parte del macello lo sta facendo il tipo mezzo felino. Vetri rotti, scintille, scoppi, pozze di liquidi fumanti che sciolgono il metallo. Questo è il quadro ho il tempo di fotografare.

Poi inizia la feroce lotta con l’assassino.

La prima lotta per la vita della mia esistenza.


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Principali partecipanti

Inviato

Ci provo io, Mandingo.

La logica è la stessa delle altre "La nostra storia..". Ognuno dei partecipanti si inventa un proprio personaggio, come in un gioco di ruolo.

Qui dentro l'ambientazione è quella dei supereroi, stile Marvel. Ma tu puoi scegliere di fare anche l'umano normalissimo, o un animale, o qualsiasi cosa ti venga in mente.

E poi si crea una storia. Ognuno narra cosa succede al proprio personaggio, e può essere una cosa a se stante, o interlacciata con le storie degli altri personaggi.

E' come scrivere un libro, e si racconta cosa succede. Se leggi le prime pagine di questa storia, o anche meglio di "La nostra storia fantasy 2" (alla quale partecipi anche) dovresti riuscire a capire bene il meccanismo.

Si racconta la vita del personaggio, in post simili a brevi racconti, intrecciati con i personaggi degli altri partecipanti. ;)

E la storia la si crea al momento, non è prefissata. La fantasia fa da padrona, in questo.

Solo bisogna stare attenti a non stravolgere troppo la vita degli altri personaggi, per lasciare un po' di spazio a tutti. ;)

Spero si sia capito. :D

  • Amministratore
Inviato

Ma che... non so perché, ma hanno smesso di notificarmi risposte a questo topic, per cui pensavo che nessuno andasse avanti e ho un po' latitato...ma mi farò perdonare presto!

Inviato

ok...finisco la mia parte nel laboratorio e poi la vediamo dal vostro punto di vista! :D

Il primo pensiero che ho mentre l’assassino chiamato Bullseye mi si avvicina sogghignando è che ho freddo. In effetti, sono nudo e ancora bagnato, completamente inesperto di come si combatta corpo a corpo con un bullo di quartiere, figuriamoci con un assassino professionista. Il mio avversario ripone la pistola nella fondina in vita, e aggiusta l’impugnatura del pugnale nella mano, facendo brevi finte. Il freddo aumenta, i miei piedi nudi poggiati sul metallo della scala sono gelidi e doloranti, non ho certo la possibilità di muovermi agilmente in queste condizioni, ho bisogno di un diversivo come dell’aria, e allora mi accorgo che sotto di me è in atto una zuffa tremenda tra gli ultimi mutanti ribelli e gli scagnozzi dello scienziato. A proposito, questo evidentemente non è morto, in quanto si sta rialzando, dopo essersi ripreso dal colpo ricevuto al momento dell’esplosione.

Poi sento un dolore assurdo al braccio e mi accorgo che Bullseye si è avvicinato troppo. Una profonda ferita da pugnale appena sotto il gomito sta pian piano smettendo di gettar sangue. Schivando come meglio riesco gli affondi dell’assassino, sento che la ferita si rimargina in poco tempo. Sembra che il fattore rigenerante lavori più in fretta, adesso, o forse è solo che adesso ha una ferita seria su cui lavorare.

Mi rendo presto conto che non posso schivare in eterno, devo scappare o armarmi. La prima ipotesi è di gran lungo la più fattibile, e così mi scaravento verso di lui, come se dovessi caricare, ma mentre lui pregusta il colpo con cui mi pianterà la lama nel costato, io scarto di lato e mi tuffo oltre la balaustra delle scale, cadendo a precipizio da quattro metri ai margini della mischia sottostante. Atterro meglio di quanto sperassi, e naturalmente le mie nuove ginocchia e le mie nuove caviglie di adamantio non cederebbero neanche cadendo da un campanile.

Sto letteralmente tremando dal gelo.

Poi sono in piedi e corro all’impazzata mentre i proiettili di Bullseye mi sfiorano. Vedo una porta di legno, senza targhette, anonima, fuori posto in quel laboratorio futuristico e senza fermarmi trasformo la corsa in una carica al termine della quale abbatto la porta con una spallata. Come pensavo, mi trovo in un locale secondario, uno sgabuzzino, il quale però non ha finestrelle da cui scappare. In compenso, buttati in un angolo, ci sono i miei scarsi averi, biancheria felpa scarpe jeans nelle cui tasche ci sono ancora portafoglio, cellulare e coltello sottratto al bullo di Varese. Mi vesto in otto secondi netti e mentre la mia testa riemerge dalla felpa sento un dolore incredibile alla spalla. È un proiettile di Bullseye che mi ha tranciato pelle e tendine. Mentre il fattore rigenerante fa il suo dovere, con il braccio sano afferro quella il primo oggetto che trovo, che si rivela essere una bombola di gas. Con un mezzo giro su me stesso da lanciatore del martello la getto sull’assassino, che si scosta all’ultimo momento ed evita di essere schiacciato.

Con un balzo esco dallo sgabuzzino e mi avvento su Bullseye con il coltello, incurante dei brividi di freddo che continuano a scuotermi. Bullseye è un combattente professionista, devia il mio assalto e mi rifila un calcio allo stomaco che mi piega in due. È la volta buona per farmi capire che devo fuggire, non posso vincere.

Ma ormai il gelo mi attanaglia e rende lenti i miei movimenti, io sento che dentro di me sta accadendo qualcosa, non è un freddo normale ma bensì creato, creato dallo strano miscuglio di sostanze su cui sono caduto. Una forza innaturale tende i miei arti all’indietro, inarcandomi la schiena; io vedo Bullseye venire verso di me con aria risoluta, deciso a terminare questo scontro che è stato divertente ma l’ha occupato per troppo tempo, senza potermi muovere. I rumori stanno scemando, il laboratorio sta tornando alla calma, solo il mutante felino sta ancora dando del filo da torcere allo scienziato e ai suoi sgherri.

La forza irresistibile mi tira ancora di più indietro, esponendo al meglio il petto a Bullseye. L’assassino prepara l’uccisione più facile della sua vita. Poi con uno scatto la forza mi lascia libero e le mie braccia finalmente libere scattano in avanti: Bullseye si prende le mie due mani, tutto, carpi metacarpi falangi falangine falangette di adamantio dritte sugli zigomi. Non sviene, ma cade a terra stordito.

E io so che nel sangue mi circola qualcosa di nuovo, altre sostanze che vanno ad aggiungersi al mio fattore rigenerante naturale.

Sono diverso, ma non so cosa ho perso o guadagnato. Sono nuovo come un regalo, ma devo ancora essere scartato.

Inviato

ragazzi, mi vorrei inserire anche io, ma non ho capito bene il meccanismo della cosa... mi illuminate per piacere?... thanks

Aggiungo una cosa alla descrizione di Wolf: qui ognuno interpreta se stesso, immaginando come cambierebbe la sua vita una volta acquisiti dei poteri o delle capacità sovrannaturali.

Il personaggio, quindi, sei tu: devi solo immaginare quello che faresti e magari una trama di fondo.

Inviato

Poca roba questa settimana: qualche scippo sventato, due o tre scontri con superesseri ed un inseguimento con dei rapinatori finito con la macchina dentro un bozzolo di ragnatela e loro appesi ad un lampione. E pensare che mi ero ripromesso di darmi da fare per rifarmi un'immagine, dopo quello sfogo che mi ha fatto quasi distruggere la via dove lavoro.

La gente comincia ad avere paura di me, anche se tutte le mie azioni precedenti e seguenti a quell'attimo di follia la fanno vacillare, non sapendo decidere se sono un eroe o solo l'ennesimo pazzo in costume che lotta contro altri pazzi in costume.

Ma a me, come sempre, basta vedere lo sguardo di gratitudine negli occhi di chi salvo ed aiuto... ed il resto sono solo dettagli.

Stamattina, comunque, mi sento carico come poche volte lo sono stato nella mia vita. Non so perché. Forse sarà stato il salvataggio di ieri sera, un atto in cui ho rimediato un brutto graffio su una mano e dei bei doloretti muscolari. Ma non importa. Erano dodici anni che mi svegliavo con la tristezza, con quella sensazione che non stavo facendo niente per nessuno e che ero un pessimo salvatore, avendo lasciato morire la mia Gwen. Invece stamattina mi sento... pimpante, pronto all'azione.

Per questo non sono andato al lavoro. Ho detto che tarderò perché devo fare delle analisi. La cosa è credibile, visto che sono almeno tre anni che non mi prendo neanche un po' di febbre e, da quando ho questi poteri, nemmeno un raffreddorino piccolo piccolo. Un essere umano dovrà pur ammalarsi prima o poi, no?

Così eccomi qui sul tetto delle mia ex scuola. Come al solito mi chiedo se rivelare la mia identità alla professoressa che tanto mi ha dato negli anni in cui sono stato lì, diventando anche una sorta di amica e confidente. La vedo passare proprio sotto di me, come al solito indaffarata. Pur non vedendole il viso, immagino il suo sguardo carico di dolore per la recente perdita di suo marito. Mi ricordo quando al liceo avevo l'adolescenziale desiderio di essere io suo marito. Invece lei era già sposata... ed ora lo sono anch'io. Non oso immaginare il dolore che potrei avere se perdessi mia moglie. E non oso neanche immaginare il dolore che potrei darle se dovessi morire in una delle mie azioni in costume.

Rialzo gli occhi verso quella piccola figura che scompare dentro il portone della scuola e scuoto la testa, capendo il suo dolore e mandandole un silenzioso bacio di conforto.

Mi alzo in piedi, stiracchiandomi un po'. Mi rendo conto di aver bisogno di un po' di movimento per vincere questo freddo intensissimo. Non bastano due maglie aderenti e altrettanti scaldamuscoli sotto il costume. Mi sento un po' come l'omino della Michelin, ma sempre meglio goffo che congelato.

Guardo in basso sentendo delle urla. Mi preparo per intervenire, ma mi accorgo solo che sono urla di ragazzi e ragazze (soprattutto queste) che mi hanno visto, indicandomi ed osannandomi. Al mio orecchio arrivano voci come "Portami con te!", "Prendimi!" e cose del genere. Decido che è un'ottima occasione per fare un po' di moto e mettermi in vista.

Dall'alto della guglia dove mi trovo, lancio una tela in basso, gettandomi radente alle loro teste, salutandoli. Rispondono tutti con un'ovazione, mentre tante affusolate mani femminili si protendono per cercare di toccarmi. Sorrido al pensiero della gelosia di mia moglie se sapesse di tutti questi occhi puntati su di me. E mi metto proprio a ridere pensando alla figura che farei se, salutando tutti mentre volteggio, andassi a sbattare contro qualcosa. Di sicuro sarebbe la fine di un mito.

Con un triplo salto mortale mi porto sul muro proprio sopra il portone esterno d'ingresso, osservandoli tutti e bagnandomi delle loro grida di gioia. Ogni tanto fa bene sentirsi ancora un eroe agli occhi di qualcuno.

In un improvviso moto creativo mi metto a lanciare la mia tela sul muro sopra di me, facendo un cuore abbastanza bello, salutato con altre urla ed ovazioni. Mando un bacio e mi porto via di lì, volteggiando nella maniera più spettacolare possibile.

Dopo qualche minuto mi trovo sdraiato pancia all'aria sul tetto di un autobus, diretto verso il centro. Ho voglia di rilassarmi un po', prima di gettarmi tra i minumenti. Prevedo una mattina di puro godimento, non essendoci quasi mai nessuno da salvare durante questo periodo.

Invece l'autobus sbanda, andando a finire contro un albero.

Solo i miei poteri di aderenza mi salvano dal venire scaraventato in avanti. Ma il mio pensiero va subito ai passeggeri che sicuramente non hanno questi poteri. Mi getto sulla strada, cercando di valutare la situazione.

E scopro che non abbiamo colpito un albero.

Mi trovo davanti l'anergumeno forzuto che avevo gettato contro un muro qualche settimana fa. Eppure quel tizio chiamato Electro l'aveva portato via per incarcerarlo da qualche parte, almeno così credevo. Non mi aspettavo davvero di vederlo ancora in libertà. E non mi aspettavo davvero di vedere di nuovo proprio Electro che mi guarda con gli occhi pieni di scuse, come se fosse sua la colpa della probabile fuga di quell'energumeno. Ma non ho tempo per pensarci ora: c'è gente ferita nell'autobus. Guardo alla mia destra e vedo l'ospedale San Camillo. Lì vicino c'è il Pronto Soccorso.

«Pensaci tu a lui!» Grido ad Electro che sembra darmi ascolto, mettendosi in posizione di combattimento. Vedo una sorta di paura nei suoi occhi, dopotutto quell'essere enorme lo aveva già sconfitto.

Infilo le mani in una porta quasi divelta e la strappo letteralmente via dall'autobus. Entro dentro, notando gli sguardi sconvolti della gente, molti dei quali ancora non hanno realizzato quello che sta succedendo, vedendo quindi come immediato colpevole me. Alzo le mani, spiegando che non è colpa mia, indicando al tempo stesso il tizio enorme che stava affrontando Electro. Poi chiedo se vi è qualche ferito: fortunatamente sono solo in tre, quindi con due viaggi ce la potrei fare.

Ne prendo due, caricandomeli sulle spalle, uno per parte, ed esco dalla vettura saltando il muro che divide la strada dall'ospedale. Corro come un forsennato verso il Pronto Soccorso, lasciandoli ai portantini e dicendo sempre loro di far giungere un'ambulanza e la polizia nel luogo dello scontro.

Preso l'ultimo e portato anche lui in salvo, torno all'autobus, dove Electro stava per avere la meglio. Gli do velocemente una mano, fissando i piedi del colosso a terra. Una scarica elettrica del mio temporneo alleato lo mette poi a nanna.

Electro lo lega con dei cavi che sembravano di metallo, poi mi fa segno di seguirlo su un tetto lì vicino. Stavolta lo seguo, più perché sta arrivando la polizia che per semplice cameratismo.

«Possibile che tu non ti chieda come mai ci sia stato quest'avvento improvviso di superesseri?» Dice a bruciapelo, appena atterro sul tetto accanto a lui, che sta posando a terra il colosso.

«Pensavo infatti di contattare l'antidoping.» Rispondo io, spiazzato da quella domanda.

«Divertente.» La sua espressione dice il contrario «C'è un pazzo che inquina i prodotti alimentari per i suoi pazzi esperimenti... e tu tutto quello che sai fare è una battuta?»

Un momento! Che sta dicendo? «Io sono stato morso da un ragno. Forse doveva essere radioattivo, modificato geneticamente... o dopato. Non ho...»

«Non era il ragno ad essere modificato o... "strano". Hai mai pensato che sei tu quello modificato per accogliere in te dei poteri? Hai mai pensato alla stranezza di avere in giro tutti superesseri con poteri simili a quelli dei fumetti?»

Se ci avevo mai pensato? Lo avevo fatto, ma avevo archiviato il tutto come ad una sorta di scherzo del destino. Invece ora il destino ha un nome ed un volto. Ma la cosa che più mi preoccupa è che in giro possono esserci altri alimenti contaminati. «Cosa possiamo fare?»

«Unisciti a noi e...»

«No... mai!» Stringo i pugni, poi mi rilasso «Non voglio unirmi a nessuno. Mi devo fidare della tua parte o di quell'altra? Chi è che sta cercando di fermare veramente qesto pazzo? Chi è che lo sta aiutando?» Scuoto la testa «I miei poteri li ho visti sempre come una maledizione ed una benedizione... per vari motivi che tu non puoi sapere. Non voglio quindi che diventino uno strumento in mano a qualcuno che li possa usare a suo piacimento.» Mi volto, dandogli le spalle, salendo sul cornicione del tetto. Guardo in basso e vedo la polizia e l'ambulanza che si danno da fare per aiutare la gente coinvolta nello scontro. Lancio una tela sul palazzo vicino e mi giro poi verso Electro «Comunque, avrai sempre un mio aiuto se si tratta di salvare della gente.» Lo saluto con un gesto della mano e salto giù dal tetto, volteggiando fino al lavoro.

E' un viaggio lungo e difficile, come sempre, ma lungo il tragitto ho tempo di pensare a cosa fare, come comportarmi. C'è un pazzo in giro e qualcuno deve fermarlo!

Inviato

Mi sveglio tutto d’un tratto, il pelo ritto e le unghie che graffiano il terreno…

Ma questa volta no è un semplice abbaglio, questo non sarà l’ennesimo errore…

Mi metto a sedere, aspettando che il cuore si calmi nella sua folle corsa, e che il sangue nelle mie vene riprenda a scorrere tranquillo.

Questa volta il sogno non si allontanava dalla realtà, e anche se non capissi cosa fosse quella stanza, ne chi fossero quelle creature, mi era stata fornita la chiave per poterla rivedere, per poterla salvare…

Non era la prima volta che mi accadeva di fare questi sogni strani, ed ormai avevo imparato a distinguerli da i sogni normali … alcuni umani chiamavano questa capacità premonizione, io mi limitavo a eseguirne la volontà, sempre secondo la mia interpretazione…

E fu proprio questo dono a condurmi infine nella città d’acqua…

Svegliandomi dai ricordi, iniziai ad annusare l’aria… proprio come nel sogno, e come in un dejavù la traccia mi colpì… quell’odore di selvatico, che mi avrebbe condotto a lei, ne ero sicuro.

E forte di questa certezza, o semplicemente rincorrendo quel fantasma, giunsi nella stanza del sogno…

Un piccolo inferno di luce e corpi, dove un gatto dalla forma umana (che sia un gatto mannaro? Che assurdità…) e un altro energumeno, un umano che puzzava di bestia stavano fracassando per bene tutto.

Quasi in trance mi sedetti, e iniziai a osservarli: due elementi molto diversi tra loro come caratteristiche fisiche e di combattimento, il primo, il gatto mannaro combatteva con una velocità e una destrezza fuori dal normale, graffiando con delle unghie un po’ troppo lunghe per un umano, contrariamente alla bestia, che nonostante mostrasse un apparente goffaggine nei movimenti, colpiva con una forza e un rabbia inaudita…

(certo che dovrebbero imparare a contenere maggiormente l’odore,!!!)

ma oltre al loro odore e al dolce profumo di sangue, qualcos’altro, un altro sentore, che mi inebria e mi fa sobbalzare: LEI è QUI!

Inizio a guardarmi intorno, miagolando il suo nome…

Dove…

DOVE SEI?!

Sento che la gola mi brucia, e le orecchie iniziano a fischiarmi… un ruggito esce da dentro di me, e tutto intorno inizia a girare… ma non è il momento di lasciarsi andare… a fatica mi riprendo, e attraverso il velo di nebbia che mi copre gli occhi, riesco a vederla…

Barcollando mi avvio verso il suo corpo, e tremando riesco a salire su quel bianco tavolo dove giace…

Mi siedo ad osservarla, ormai la vita la sta abbandonando, vedo sul suo corpo i sintomi della malattia che orami le lasciava solo pochi giorni di vita quando la rapirono… la sua pelle era ormai diventata bianca ma manteneva la solita lucentezza, i suoi neri capelli immobili scompigliati sulla liscia superficie, e le chiare efidi sparse disordinate sul suo volto, delle macchiette appena più scure su quel bianco contornato di nero che era il suo viso…

Chiusi per l’ultima volta gli occhi, e provai a immaginare come sarebbe stata l’immagine vista da un esterno…

Un punto arancione, immobile, su uno sfondo bianco macchiato dalla violenza di tante macchie dalle diverse forme e colori…

Riapro gli occhi, sentendo la rabbia e la mutazione crescere dentro di me…

- Voglio che sia tu il mio ultimo ricordo, piccola e dolce Edelweiss, l’unica umana che mi ha accettato nonostante le code che mi caratterizzano…l’unica umana che mi ha accettato come avrebbe potuto accettare un suo simile. Addio piccola mia… forse tra poco ci rincontreremo… chissà… so solo che ormai non ho più tempo, la rabbia ormai sta esigendo il suo spazio, e quando un domani mi risveglierò.. chissà cosa sarà successo…-

Detto ciò il gatto si chinò, estese i muscoli e saltò in terra, per non rischiare di rovinare il corpo della padrona.

mi da fastidio... ma per permettervi di continuare... grazie del tempo concesso

Inviato

Mi fanno compagnia solo le mie dita che digitano sulla tastiera, inserendo beni informatici di cui non mi importa nulla in programa di cui mi importa ancora di meno, ma dal cui successo dipende il mio futuro lavorativo.

E pensare che basterebbe rivelare al mondo che sono l'Uomo Ragno e sarei famoso. Certo, ci sarebbe tanta gente che mi vorrebbe ammazzare, ma alla fine avrei il mio bel bagno di gloria, senza doverlo nascondere a tutti. Guardo la gente e vedo che per loro sono una pedina come tanti, un ragazzo, un lavoratore, un figlio.

Invece nell'Uomo Ragno vedono l'eroe... o il criminale.

Pazienza.

Al momento mi serve inserire questi dati in questo programma. Devo pensare, capire da che parte sto... e se voglio stare da qualche parte.

Ho seguito Electro di nascosto, fin dove ho potuto. L'ho visto parlare con altra gente con superpoteri. Diceva che dovevano fermare questo scienziato, questo pazzo che aveva riempito la nazione di superesseri.

Ma non davano una motivazione valida.

E' vero che vi sono superesseri che hanno scelto la via del crimine, ma è anche vero che ve ne sono altri (vedi il sottoscritto) che hanno scelto di salvare la gente. Anche se devo dire che questi ultimi sono pochi, visto che sembrano lottare tutti tra di loro, fregandosene dell'incolumità degli innocenti. Ed è proprio questa la ragione per cui non voglio unirmi a nessuno.

Stanno combattendo una guerra senza pensare ad usare il loro dono per qualcos'altro di più... nobile.

Improvvisamente mi sento solo.

Inviato

Sono passati un paio di giorni da quando sono arrivato, e le cose non vanno affatto bene. Ho fame, una fame che non ci vedo. Mangio molto, solitamente, ed ora mi servono energie anche per sostenere il Simbionte. Ma il mio conticino PostePay è quasi in riserva, e mi devo accontentare di qualche panino preso nei bar.

E ho quasi finito le cingomme, unico modo che ho per tenermi i denti puliti. Potrei usare il simbionte, ma la sua brutta faccia comincia ad essere un tantino troppo nota per i miei gusti - giusto qualche foto sfocata alla Bigfoot, ma è pur sempre troppo - e tendo ad usarlo solo lo stretto necessario.

Ho fatto però due scoperte interessanti.

La prima, meno importante, è che il Simbionte riesce ad integrarsi con il mio iPod, fornendogli energia e permettendomi di utilizzarlo ad libitum. Il che mi facilita la vita, dato che non riesco a stare senza ascoltare un po' di musica.

La seconda è che sono quasi riuscito a rintracciare il tizio che mi aveva chiesto di inseguire i rapitori di quel ragazzo. Dai giornali risulta che sembra coinvolto in vari eventi criminali sventati, di solito con modalità piuttosto strane. Tutti i crimini avevano a che fare con il metallo, e in tutti si è visto comparire questo tipo con un casco che mi ricorda quello di Ian McKellen in "X-Men."

Sì, solo che quello era un film, e questa è la realtà. La cosa puzza.

Sempre dai giornali, sembra che i supereroi stiano spuntando in Italia letteralmente come funghi. C'è persino l'Uomo Ragno.

Speriamo solo di non incontrarlo, o potrebbe prendersela con noi.

Ad ogni buon conto, questa notte la passeremo di ronda. Magneto, o chi per te, hai un appuntamento!

-MikeT

Inviato

hehehe in realtà l'idea concepita dalla mia testa arancione era un lampo di luce, un esplosione, immagine di noi che ci rialziamo incolumi da terra e io che rendevo guercio il doc... :twisted::twisted:

ma poi non piacendomi la prima parte ho lasciato stare...

p.s. io strikkio e airon sarebbe bene se ci beccassimo in chat per creare un minimo di discorso diretto nel racconto... che ne dite? :twisted::wink:

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