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La nostra storia - Supereroi


Joram Rosebringer

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eh...io non posterò fino alle vacanze di pasqua credo, tenete presente che Sub mi ha lasciato Magneto in mano finchè non ritorna, quindi se lo volete usare un pochino per tirarvi fuori dai pasticci...tenete presente che era decisamente dominante come supereroe, non si era risprmiato...

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Principali partecipanti

Mi sono preso una pausa caffè un po' lunga per volteggiare per la città, quel tanto che basta per scaricare un po' di noia e tensione. Nulla da fare, nessun salvataggio o atto eroico... ma va bene così.

Mi siedo su un cornicione e controllo il cellulare, che porto sempre appeso in una sacchetta elastica che mi sono fatto nel costume. Nessuna chiamata. Almeno nessuno mi ha cercato.

Non come ieri sera.

Non so ancora se piangere o ridere.

Appena tornato a casa ho telefonato a mia moglie. Siamo stati come sempre un bel po' al telefono ed io le facevo battute, dicendole che, una volta che lei fosse andata a dormire, sarei uscito con mio cugino e mio fratello a caccia di donne. Poi siamo passati alla fase dolce ed abbiamo attaccato tra dolci sussurri.

Stavo per mettermi il pigiama ed andare a letto, quando mi venne in mente una cosa, come un flash. Tornando a casa avevo sentito due ragazzi parlare di una sorta di vendetta verso una ex di uno di loro. Mi entrò nella mente il nome del luogo dove abitava la loro potenziale vittima e scoprii che era molto vicino a dove abito io. Decisi di andare a controllare che le loro minacce fossero solo parole.

Feci squillare il mio telefonino e simulai una telefonata in cui mi mettevo d'accordo con mio cugino e mio fratello, che erano andati a giocare a calcetto, per vederci al pub alla fine della partita. In questo modo i miei non mi avrebbero chiesto dove sarei andato.

Poi indossai il costume sotto i vestiti ed usciii di casa. Stavo per prendere la macchina, quando decisi che il campanile era un ottimo posto dove cambiarsi e che avrei fatto meglio ad andare fin lì volteggiando.

Atterrai sul tetto del probabile luogo del probabile delitto.

Guardai l'orologio del cellulare e vidi che entro dieci minuti sarebbe arrivata l'ora prevista per quel fatto. Mi guardai in giro, ma non vidi nessuno. Forse erano solo vuote minacce. Decisi comunque di aspettare solo per sicurezza.

E proprio poco dopo vidi arrivare una ragazza. Forse la vittima.

saltai sulla cima di un lampione in modo da avere una visuale più ampia della zona ed individuare tutti i possibili malintenzionati che potevano importunarla.

Nessuno.

La vidi entrare nel portone del suo condominio senza problemi. Quei due dovevano essere dei gran chiacchieroni. Certo, mi frullava per la testa l'idea che avrebbero potuto decidere di mettere in atto il tutto durante un'altra sera, ma cercavo di togliermi quel pensiero con tutta la mia forza: non potevo mica stare tutte le sere per il resto della mia vita appollaiato sullo stesso lampione!

Con un salto volteggiai a terra appena sentii il portone che si richiudeva alle spalle della ragazza. Atterrai e guardai dove era entrata.

E fu allora che vidi che dentro al portone c'erano i due ragazzi che la stavano aspettando.

Senza badare troppo alla finezza lanciai due tele e scardinai il portone, tirando verso di me. Vidi le esperessioni terrorizzate dei due e capii che non avevano armi, ma solo tanta paura di aver incontrato me.

Lasciarono stare la ragazza, gettandola a terra e alzando le mani. Cominciai ad avanzare verso di loro lentamente, giusto per dare un po' di teatralità alla cosa. Alzai un dito accusatore verso di loro. Stavo per dire qualcosa quando...

... il cellulare nella tasca cominciò a vibrare.

Solo mia moglie ha quel numero, che è l'unico che mi porto nei panni dell'Uomo Ragno. Se non le avessi risposto si sarebbe preoccupata.

Lasciai che vibrasse un po' e guardai i due ragazzi, indecisi sul da farsi vedendo che mi ero fermato.

Presi il cellulare e risposi. Era lei che mi voleva sentire perché aveva fatto un brutto sogno. Cercando di non farmi sentire da quei due, mi allontanai, ma prima lanciai due tele per immobilizzarli.

«Dove sei?» Mi chiese lei che sentiva dei rumori.

Già... dove ero? «Con mio fratello e mio cugino, sotto casa. Sono tornati da calcetto e mi hanno chiamato per farci due chiacchiere.» Mi sentivo un verme a mentirle ed in cuor mio mi ripromettevo per l'ennesima volta di dirle chi ero veramente. Ma subito dopo questa volontà veniva sopraffatta da quanto si sarebbe preoccupata sapendo che avrei rischiato la vita quasi ogni giorno.

Con la coda dell'occhio vedevo la ragazza guardarsi intorno stupefatta. Dissi a mia moglie di aspettare un attimo perché dovevo dire uan cosa a mio cugino e consigliai alla ragazza di chiamare la polizia o chi per loro per venire a prendere quei due. Lei annuì incerta, poi corse in casa.

Poco dopo la sentti scendere con un uomo, il padre forse, quindi lanciai una tela e me ne andai su un tetto, continuando a parlare con mia moglie.

La rassicurai e ci demmo una dolcissima buonanotte.

Tornai a casa con la morte nel cuore. Non mi importava iente della figuraccia che avevo fatto, ma avevo in mente solo il pensiero di mia moglie, ignara di quello che facevo.

Non chiusi occhio per tutta la notte.

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  • 3 settimane dopo...

Vedere Roma in questi giorni ha un qualcosa di surreale.

Milioni di pellegrini, di persone in fila per dare l'ultimo saluto ad un uomo che forse è stato il più importante del mondo. Li osservo dai tetti, volteggiando nascosto tra i palazzi. Buffo come a me sia negato l'accesso in quel luogo santo. Ma non provo rancore e anzi do a lui il mio saluto da lontano. Mi sento quasi un profano a toccare San Pietro, quindi mi ci tengo alla larga.

Ho appena salvato due persone che stavano per essere investite da un pullman. Normale routine. Invece... non so... al momento le mie azioni mi sembrano superflue, inutili. Penso alla morte del Papa... e penso a tutte le altre persone che hanno fatto altrettante cose buone e che sono morte nell'anonimato. Improvvisamente mi rendo conto di come la sua morte forse serva per ricordare anche tutte quelle altre.

Mi torna in mente quella volta in cui morì un'amica di mia moglie. Incidente... ovvero una cosa che avrei potuto evitare se fossi stato presente. Stetti male per motli giorni. poi mi resi conto che vi erano migliaia, se non milioni di persone che subivano la stessa cosa ogni giorno nel mondo, magari anche in maniera più atroce: morti per fame, a causa di guerre, a causa di incidenti. Mi sono reso conto che non posso salvarli tutti... come non posso piangerli tutti.

Posso rispettarli, questo è vero.

E per questo mi unisco al dolore per la morte del Papa. Piango per lui e per tutte quelle persone come lui. C'è chi lo denigra e chi lo esalta. Io non sono mai stato un cattolico, ma la sua morte comunque mi ha toccato. E proprio perché serve per commemorare anche le altre morti, quelle anonime, quelle che sono solo una goccia nell'oceano, come diceva Madre Teresa.

Eppure senza di esse, l'oceano avrebbe delle goccie in meno.

Ed io oggi mi sento un po' goccia.

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  • 5 settimane dopo...

dunque...

lo zioj è bello tranqui che si gratta e salva ogni tanto qualche innocente (tra una crisi d'identità e l'altra si intende!)

strikkiol'uomogatto + (mi sembra)airon17l'uomoanimale+iomè(gatto particolare...)+unoscenziatoidiota+la mia padrona(e pure la persona che amo di + al mondo)distesa su un tavolo al centro della stanza+vvee(cadaveri di mutati e mutanti veri e propri) il tutto in una stanza abbastanza grande in centro a venezia

wolf...(che ne so!)

mikkeilsimbiotedivenon+(***)+(vvee)a fare un po di casino per strada, mi sembra a bologna

cera dell'alro forse, ma non ricordo...

p.s. va bene come colore? :-D

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Sono quasi stanco di guardare la televisione. Ogni telegiornale sembra dire sempre le stesse cose. L'argomento principale ormai è diventato uno solo: le lotte tra i superesseri. I giornalisti ne parlano anche con un certo orgoglio, sapendo che in tutto il mondo non vi è nulla di simile, ma solo qui, in Italia. Abituati da decenni a leggere le opere americane su gente che vola, si arrampica, sparisce, non sembra vero poter dire che tutto questo sta succedendo nel nostro paese.

Ma nessuno che si chieda mai il motivo di una così repentina comparsa di gente "strana". Nessuno che indaghi i motivi per cui tutti sembrano avere poteri uguali agli eroi o ai criminali dei fumetti. Una stranezza. Uno scherzo del destino. La stessa cosa che pensavo io prima di incontrare Electro.

Una parte di me vuole scoprire cosa succede. Sono per natura un curioso, quindi ogni cosa che non conosco attira la mia attenzione. Ma l'altra parte di me non vuole entrare in merito a questa faccenda. Ormai non è più paura di combattere superesseri. L'ho fatto e molto probabilmente lo rifarò.

Il fatto è che non so a chi dare ragione.

Questo scienziato, probabilmente con l'avallo di qualche potente (o non si spiega come possa aver creato tutto questo su una così larga scala), ha "donato" dei poteri a gente che prima era normalissima... come lo ero io. C'è chi dice che bisogna fermarlo e chi invece lo difende. Ma io non so da che parte stare. Penso sempre ai miei poteri ed a come essi, oltre a realizzare un sogno infantile, mi hanno permesso di salvare innumerevoli vite, mettendo all'opera quella promessa nata quasi tredici anni fa. Quindi è un bene.

Ma poi penso a tutti quella gente che sta utilizzando il proprio dono per ottenere ciò che vuole con la forza. Penso a tutti quegli scontri che mettono ogni giorno a rischio la vita delle persone. E quindi credo che sia un male.

Ma la domanda che mi pongo è questa: questo scienziato, sempre che si tratti di uno solo, ha dato il via a tutto questo per migliorare il mondo o per creare del caos? Le pedine impazzite sono i criminali o sono quelli come me?

Non lo so... ma voglio saperlo.

Un elicottero della polizia sembra essersi stabilizzato sopra di me. La mia fama di fuorilegge non mi permette di crogiolarmi più al sole, godendomi il panorama dalla cima dei monumenti.

Lancio una tela e volteggio via, seguendo divertito l'elicottero che cerca di seguirmi. Lo semino senza problemi, infilandomi in vicoletti, passando sotto i cornicioni delle case, fino a trovare un altro punto per riposarmi. Scelgo un'altra volta la mia vecchia scuola, dove sono sicuro che tutti (o quasi) mi adorano. Mi porto sopra la cupola e ricomincio ad osservare il panorama ormai familiare, ma sempre capace di togliere il fiato.

C'è bel tempo. Tutto sembra tranquillo. Sembra di stare dentro una palla di vetro che attende di essere girata per far cadere la neve. Chiuderei gli occhi se potessi essere sicuro che nessuno abbia intenzione di spararmi.

Guardo l'orologio e vedo che è ora di rientrare al lavoro. Mi alzo in piedi e mi preparo a lanciarmi via. Nella mia testa frulla una domanda: "sei tu la scheggia impazzita o sono gli altri?".

Non lo so...

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