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Inviata

Un ragazzo, una sera,

una casa e una canzone,

un'opportunità di vedere

il mondo del sempre e mai,

pochi secondi di distanza

tra il reale e il vero sogno,

pochi attimi di silenzio,

in vista dell'eterna cecità.

Un ragazzo, una sera,

i suoi sogni e disegni,

i fallimenti e gli ideali,

il mondo del sempre e mai,

un attimo solo ancora,

di silenzio verso il nulla,

un solo istante ancora,

per decider se restare.

Un ragazzo, una sera,

gli occhi stanchi e tristi,

gli occhi rossi e bagnati,

il mondo del sempre e mai,

la curiosità d'una vita,

la paura d'una cultura,

un riflesso uno scatto,

soli ormai hanno potere.

Un ragazzo, una sera,

il cuore pulsa lacrime,

un albero cade al vento,

il mondo del sempre e mai,

un panico calmo pervade l'aria,

rimpianti, forse più tristezza,

ma finalmente una certezza,

e il ragazzo siede e pensa.

Un ragazzo, una sera,

da lungo gli occhi aperti,

umidi per altro motivo,

il mondo del sempre e mai,

siede e guarda il vento,

guarda il legno che sovrasta,

sperare o temere,

fuggire o aspettare.

Un ragazzo, una sera,

vide senza più occhi,

la fine del principio,

il mondo del sempre e mai,

vide che il suo cuore

ormai più gli apparteneva,

e troppe volte condiviso,

gli sfidava rosso il viso.

Un ragazzo, una sera,

correr via è rimanere,

non muoversi è andare,

al mondo del sempre e il mai,

troppe scelte in un momento,

le gambe rigide pulsano,

i nervi tesi attendono,

la fantasia annega altrove.

Un ragazzo, una sera,

pensa lacrime e sogna oceani,

sogna sorrisi e pensa deserti,

nel mondo del sempre e il mai,

pensa ai cuori infranti,

cerca una soluzione,

teme ogni decisione,

a lei ogni sua attenzione.

Un ragazzo, una sera,

non più solo luce spera,

abbandonato forse vedrà,

il mondo del sempre e il mai,

il tocco di una mano,

una carezza fino alla fine,

e un raggio di luna e lucciole,

ma tutto risulta inutile.

Un ragazzo, una sera,

rinunciò alla sua vita,

per un'altra da capire,

il mondo del sempre e mai,

sempre immoto attende

invano il ragazzo,

attende il vento e fermo

l'albero scruta ancora il cielo.

Vi propongo questa mia canzone/ballata, non so bene come definirla.

Più tardi, se vorrete, vi darò qualche spiegazione, anche se non credo che sia necessaria :)

Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate: opinioni, consigli... etcetera

grazie in anticipo


  • Risposte 19
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Principali partecipanti

Inviato

non ci credo :) comunque se questo significa che ti piace, grazie mille :)

ne ho scritte moltissime altre... ho un blog dove le pubblico e il conto è a circa 240, ce n'è di vari tipi e temi, e circa la metà è scritta in inglese.

Se vuoi ti do il link :)

bye

Inviato

non ci credo :) comunque se questo significa che ti piace, grazie mille :)

ne ho scritte moltissime altre... ho un blog dove le pubblico e il conto è a circa 240, ce n'è di vari tipi e temi, e circa la metà è scritta in inglese.

Se vuoi ti do il link :)

bye

In realtà si scrive correttamente "ce ne sono". Non farti fregare dagli errori/orrori dei giornalisti. Rischi di rovinare dei lavori ben fatti... ;-)

Inviato

In realtà si scrive correttamente "ce ne sono". Non farti fregare dagli errori/orrori dei giornalisti. Rischi di rovinare dei lavori ben fatti... ;-)

e dai ma come sei fiscale... Ma ricorda che IO POSSO, essendo poeta e avendo dunque le spalle coperte dalla famosa licenza poetica :lol:

Sto scherzando... Perdonami per il mio spregevole e deprecabbile orrore..

Inviato

La storia/poesia che ha aperto il topic, mi ha fatto pensare e venire in mente questa:

Il Drago Dal Cuore Aquilone

Questa è la vita,

di un grande dragone,

questa è la storia

del suo cuore aquilone,

ruppe il filo in prigionia,

cedette al vento

ogni sua magia,

cedette al lamento

di una terra straniera,

corrotta e sterile,

per una vita mai sincera,

un'esistenza fragile.

Questa è la storia,

di un uomo misero,

senza più magia,

solo il suo pensiero,

si specchia solo e triste,

la pozzanghera gli sputa

in faccia immagini meste,

nessuno lo vede, più non muta,

e dove i draghi volavano,

liberi e agili come vento,

più sperar non osavano,

e smarrito ormai da tanto,

il compagno piangeva solo,

rimpiangendo la gioia del volo.

Si guarda le mani e mancan piume,

si ascolta e mancano i cuori,

e la ferita di mille lame,

rigetta la sua bellezza dal di fuori,

come è successo? Cosa è accaduto?

Come mai il drago è svanito?

Perduto, perduto,

le sue ali sono ormai ricordo.

E lui si guarda attorno,

ancora e ancora,

non si riconosce e piange il ritorno,

alla terra del mai di allora,

il posto primo e ultimo,

l'unica vita di chi ne ha molte,

il posto mai dimentico,

di chi vi ha l'anime rivolte.

Questa è la storia,

del grande dragone,

dal cuore aquilone,

dal cuore aquilone,

che mai più ha potuto guardare il cielo,

soffermarsi a guardare le stelle,

perché il luogo è come noi solo,

e se ora le guardi non sono più quelle,

sono diverse, cambiate per sempre,

perdute e dimenticate in fondo a un cassetto,

lasciate ad appassire e chi le apre

vi troverà un oceano protetto.

Questa è la vita,

di un dragone povero,

di un pover'uomo che la ha perduta,

di entrambi ed è vero

che quando il cuore vola altrove,

per chi pace merita nulla resta,

e il drago dona quanto può ove

trova simili creature e mai basta.

È ancora da perfezionare... Quando la completerò vi posterò la versione finale.

Spero che sia gradita ;-)

Inviato

Questa è la vita,

di un grande dragone,

questa è la storia

del suo cuore aquilone,

ruppe il filo in prigionia,

cedette al vento

ogni sua magia,

cedette al lamento

di una terra straniera,

corrotta e sterile,

per una vita mai sincera,

un'esistenza fragile.

Questa è la vecchia storia,

di un uomo misero,

senza più alcuna magia,

solo il suo pensiero,

si sente solo e triste,

la pozzanghera gli sputa

in faccia immagini meste,

nessuno lo vede, più non muta,

e dove i draghi volavano,

liberi e agili come vento,

più sperar non osavano,

e smarrito ormai da tanto,

il compagno piangeva solo,

rimpiangendo la gioia del volo.

Si vede le mani e mancano piume,

si ascolta e mancano i cuori,

e la ferita di mille lame,

rigetta la sua bellezza dal di fuori,

come è successo? Cosa è accaduto?

Come mai il drago è svanito?

Perduto, perduto,

le sue ali sono ormai ricordo.

E lui si guarda attorno,

ancora e ancora,

non si riconosce e piange il ritorno,

alla terra del mai di allora,

il posto primo e ultimo,

l'unica vita di chi ne ha molte,

il posto mai dimentico,

di chi vi ha l'anime rivolte.

Questa è la storia,

del grande dragone,

e del suo cuore aquilone,

del suo cuore aquilone,

che mai più ha potuto guardare il cielo,

soffermarsi a guardare le stelle,

perché il luogo è come noi solo,

e se ora le guardi non sono più quelle,

sono diverse, cambiate per sempre,

perdute e ormai dimenticate,

lasciate ad appassire e chi le apre

vi troverà una foresta di fate.

Questa è la vita,

di un saggio dragone,

di uno che la propria ha perduta,

del loro unico cuore aquilone,

ma fosse cenere la sua grandezza,

quando il cuor suo altrove vola,

non rimane pace a chi merita bellezza,

l'anima del mondo resta sola,

privata ancora di un altro diamante,

di un ultimo grande dragone volante.

Ho riscritto la fine che non mi piaceva e ho apportato altre piccole ma necessarie modifiche: va già meglio...

Miao

Inviato

L'alternanza di rime e, in alcuni casi di assonanze e/o consonanze fa pensare alla ricerca di una metrica, però il ritmo (l'andamento del numero di sillabe nei versi), sia tra strofa e strofa che all'interno delle strofe stesse, non è regolare, rendendo la lettura non scorrevole: io credo che, pur essendo molto meglio di quanto io sia in grado di fare, ci sia ancora da lavorarci su. Hai tutto il mio sostegno in ciò ;-)

:bye:

Inviato

si... hai ragione ci devo ancora lavorare. Ma come mi è successo per molte altre composizioni, non ho il tempo di perfezionare quelle vecchie perché ne incomincio a scrivere di nuove :)

Il ritmo è decisamente frenetico (media di 2 al giorno, con picchi di 16 :D) e questo non mi lascia il tempo di perfezionare come vorrei ogni cosa...

Ma prima o poi mi ci metterò :)

Promesso

Grazie!

Inviato

Per me dovresti deciderti: o ti liberi del tutto dei vincoli metrici, o studi seriamente la metrica stessa.

In questo caso la virtù non sta nel mezzo, il mezzo è troppo interpretabile come assenza di rigore.

Inviato

Beh... In alcuni componimenti della metrica non me ne curo affatto: rima sciolta, strofe con diversi numeri di sillabe...

In altri invece cerco di conciliare rima/metrica e contenuti. Ovviamente l'esperienza fa molto ed io ho iniziato quest'anno (Febbraio), dunque abbiate un po' di calma :D

Per quanto riguarda il far stagnare il livello, non so che dire. Credo di essere molto migliorato rispetto a quello che scrivevo a inizio anno, gradualmente e lentamente.

Ad ogni modo la maggior parte delle cose che scrivo non sono pensate per essere facilmente lette o comprese, dato che scrivo per me o per le persone che conosco. Sono un po' un mezzo per aiutarmi a comprendere quello che sono e come cambio. E funziona abbastanza.

Questo mi porta a non curarmi dell'approvazione altrui e di conseguenza a non perfezionare al massimo le mie composizioni.

Comunque Aerys hai ragione, c'è ancora molto da fare e dovrei curare entrambi gli aspetti.

Prima o poi... Abbiate fiducia :-)

Spero di essere stato chiaro... :-)

(Comunque mi sono appena reso conto che se pubblicassi un libro verrebbe fuori una cosa immensa... :D Non credo che lo farò...)

Edit: @Aerys: E chi dice che l'assenza di rigore sia un male? =)

Inviato

La ho modificata ancora, questa volta ponendo più attenzione alla metrica, appianando alcuni versi in rima un po' "troppo diversi" tra loro.

Spoiler:  

Questa è la vita,

di un grande dragone,

questa è la storia

del suo cuore aquilone,

ruppe il filo in prigionia,

cedette al vento

tutta la sua magia,

cedette al lamento

di una terra straniera,

corrotta e sterile,

per una vita mai sincera,

esistenza fragile.

Questa vecchia storia,

di un uomo misero,

senza più alcuna magia,

solo il suo pensiero,

si sente solo e triste,

la pozzanghera gli sputa

in faccia oniriche croste,

nessuno lo vede e muta,

e dove i draghi volavano,

liberi e agili come vento,

più sperar non osavano,

e smarrito ormai da tanto,

il compagno piangeva solo,

rimpiangendo la gioia del volo.

Disorientato dalle immagini

in frantumi di troppi ricordi,

spera solo che or l'illumini

l'eufonia di animi accordi.

Com'è successo e accaduto?

Come mai il drago è svanito?

Perdute nel suo sguardo,

le sue ali sono ormai ricordo.

E lui si guarda attorno,

da ore ancora e ancora,

rimpiange perfino l'inverno,

nella terra del mai di allora,

il posto primo e ultimo,

l'unica vita di chi ne ha molte,

il posto mai dimentico,

di chi vi ha l'anime rivolte.

Questa è la storia,

del grande dragone,

e del suo cuore aquilone,

del suo cuore aquilone,

che mai più ha visto il suo cielo,

soffermato a guardare le stelle,

perché il luogo è come noi solo,

e se le vedi non son già più quelle,

sono diverse, ora e per sempre,

perdute e ormai dimenticate,

lasciate ad appassire e chi le apre

vi troverà un oceano di fate.

Questa è la vita,

di un saggio dragone,

di uno che la sua ha perduta,

del loro unico cuore aquilone,

ma fosse cenere la sua grandezza,

quando il cuor suo altrove vola,

non rimane pace a chi merita bellezza,

l'anima del mondo resta sola,

privata ancora di un altro diamante,

di un ultimo grande dragone volante.

  • 2 settimane dopo...

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