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Inviata

Sei triste? Mi chiese lui, sorridendo giocondo come sempre, le guanciotte piene quando tirava gli angoli della bocca per sorridere sembravano ancora più piene, sembrava un criceto quando se le riempie di cibo.

Si, gli risposi, e non so perchè..sento come un vuoto dentro di me..forse è l'arredamento della stanza..è un po' spoglia a dirla tutta..almeno stiamo sul morbido, aggiunsi abbozzando anche io un sorrisetto.

Pazienza, disse lui, compreremo qualcosa, un divano, un tavolo, delle sedie, e che altro? Si chiese, sfregandosi il mento con un' espressione pensierosa che non riusciva a non tradire un sorrisetto bonario.

Un televisore. Dissi io, contagiato dal suo buonumore. Ah gia! Esclamò lui, ma come ho fatto a dimenticarmene? Che stupido che sono, e fece una linguaccia a se stesso. Io risi.

Mi mancano mamma e papà..disse d'un tratto, incupendosi di botto. Ecco, con la mia emoaggine l'avevo ammosciato..gli diedi una sonora pacca sulle spalle, per poi portarmi alle sue spalle e iniziare a fargli un tremendo e totale solletico.

Ridendo mi implorava di smetterla, non ce la faceva più, aveva le lacrime agli occhi. Non mi fare il depresso, lo ammonii imitando la tata, che era solita dire tale frase guardandoci in faccia e incociando gli occhi, un contrasto di volto sciocco e voce seria che ci facevano letteralmente rotolare a terra dal ridere. Che noia però..mi sono scordato la psp a casa..anzi no avevo detto a te di prenderla mi sembra.

Doh, esclamai tirandomi una manata in fronte, me ne sono scordato porca di quella porca di quella porca. E terminata quella sequela di imprecazioni, mi distesi a terra a mo' di angelo della neve.

Guarda che al massimo qui puoi fare l'angelo della polvere, osservò lui.

Son dettagli, ribattei sornione, iniziando a rotolare sul pavimento, finendogli addosso. Attento, signo' u' schiacciasassi, mi disse, tirandomi un leggero cazzotto nei reni.

Ahiahahaauiaihaihua 'XXarola che male che mi hai fatto. Il rotolare divenne un contorcersi a terra. Esagerato, disse lui noncurante. Esagerato un paio di biglie, fu la mia risposta assieme a un analogo pugno nell'analoga zona. Tié.

Dai dai non stare li a terra a contorcerti com' o shuri shuri, gli dissi..come lo shuri shuri, una frase che tecnicamente non ha senso, e per questo noi gli diamo ogni volta il significato che ci serve, per esempio, lui manca un bersaglio con la fionda e io gli dico "hai la mira di 'no shuri shuri", oppure io inciampo e lui "hai l'equilibrio di uno shuri shuri".

Lui si rimise in piedi. Bon, andiamo a cacciare il drago indovino. Ok, risposi, rialzandomi in piedi e calandomi la celata sul volto, e preparatici, ci dirigemmo all'entrata della caverna.

Signor drago indovinooooooooooooooooo, urlò lui, e una voce roboante ci rispose. Chi èèèèèè? Cominciamo bene, commentammo all'unisono. Non finimmo nemmeno di parlare, che il drago indovino sbucò dalla grotta, ghignando e sbuffando e soffiando dalle narici le tesserine dell'indovina chi, una delle quali per poco non mi si infilava in un occhio, mannaggia, fanno male quei cosi! Il combattimento fu epico, tremendo, la terra si spaccava sotto i passi della bestia e per i nostri violenti colpi, ed alla fine riuscimmo a vincere la tremenda belva.

Ha gli occhiali? Chiese la bestia, negli ultimi respiri di vita. No, fu la nostra risposta, e con il dolore negli occhi, l'essere si accasciò a terra.

Alèèèè esclamai, e ora? E ora, rispose lui, puntandomi la spada contro, e ora andrai in pasto ai pesci, topo di cambusa, vai sulla passerella. Mi ordinò, pungolandomi e spingendomi sulla traballante trave di legno che sporgeva dalla nave, sotto riuscivo a vedere gli squali che facevano a bim bum bam per vedere chi doveva mangiarmi.

Ma noo, che topo di cambusaaa, ho mangiato solo due salami, tre prosciutti, cinque aringhe sotto sale e due bottiglie di vinooo, non è un danno grave dai, era solo per non morire di fameee, protestai mentre continuava a pungolarmi col suo coltellaccio facendomi andare al bordo della trave.

E vabè, visto che non mi credi, io dico : AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHAAAAAAAAAAAAA

E con tale violento urlo mi appesi alla liana e sfrecciai tra gli alberi, arrivando sul terrazzo della mia casa arborea costruita su un enorme banano.

Io tarzan, tu pi*la, dissi battendo i pugni sul torace nudo.

No, io tarzan, tu masterizzato. Rispose lui, imitando il mio gesto.

Accidenti mi hai scoperto..attivare il teletrasporto! Dissi, e dopo un paio di secondi di acuta luminosità mi ritrovai nella mia astronave.

Capitano! Disse lui, a due centimetri dal mio orecchio, facendomi saltare via dal sedile. La prossima volta ti strozzo! Gli dissi, che vuoi?

I klingon ci attaccano! Esclamò agitato, premendo un bottone e facendo comparire l'immagine sullo schermo..ed eccoli li, con i loro abiti blu, quelle strane cose sulla testa e con in mano i loro maledetti bastoni tonanti.

Incoccai la freccia tesi la corda, i visi pallidiii, urlai, scoccando la freccia e colpendone uno al cuore. Bel tiro fratello Ornitorinco ingrifato, mi disse lui, colpendone un altro facendolo ruzzolare a terra. Grazie fratello Paguro flautolento, e dopo averlo ringraziato sfoderai la mia fedele Katana chiamata "soffio primaverile che accarezza con dolcezza materna i petali di ciliegio che danzano nell'aria di maggio", o in amicizia piezz'e ferr, ed esclamai. ti pentirai di aver sconfitto il mio maestro, mio rivale Toyota-san.

Lui sfoderò di rimando la sua spada LoL, che in italiano vuol dire "colui che ride assai tanto anche per motivi che non necessitano solitamente di ridere in tale maniera", non mi avrai, Honda-san, e cominciò il violento e cruento duello al sorgere dell'alba, in riva al mare estivo.

Ma prima che uno dei due potesse sferrare il colpo letale, la porta si aprì, ed entrò quel signore di poco prima, quello con la penna nel taschino della giacca, e posò la mano sulla spalla del mio amico, conducendolo fuori dalla stanza, senza degnarmi di uno sguardo.

Io, dal canto mio, odio essere ignorato, quindi con il broncio trotterellai dietro di loro. Lo portarono in una stanza li vicino, c'era un televisore e un videoregistratore. Lo accesero e si vide un filmato in cui c'era lui che si agitava per la stanza di prima, parlando e ridendo da solo.

Che fai, scleri senza di me? Gli dissi scherzando, dopo avergli tirato un pugno alla spalla.

Ahi, disse lui, ricambiando il colpo con scherzosa (ma dolorosa) forza. Vedendo ciò, l'uomo con la penna nel taschino scosse la testa.

Marco, gli disse. Sai che filmato è questo?

No, rispose. E' la registrazione di dieci minuti fa, disse l'uomo con la penna nel taschino, guardandolo da dietro gli occhialini rotondi.

Aggrottai le sopracciglia. Mi hanno sfalcato dal filmato, protestai, convenendo però che erano stati bravi col pc a fare una cosa del genere.

Si, e allora? Disse il mio amico. Dove è Carlo? Perchè non c'è.

L'uomo con la penna nel taschino sospirò.

Marco...Carlo non c'è nel filmato perchè lui non esiste.

Inarcammo le sopracciglia. Come non esisto, Esisto esisto! Esclamai, sottolineando tale frase con un peto che non riuscii a trattenere, e Marco giu a ridere.

Non esiste perchè è il tuo amico immaginario. Detto questo, l'uomo con la penna nel taschino allungò a Marco delle foto, compleanni, feste eccetera, dove lui o teneva il braccio sospeso nel vuoto, come se stesse tenendo le spalle a qualcuno, o offriva dolcetti a persone invisibili.

Le guardammo sconcertati.

Sorrisi amaramente. Ecco perchè tutti tranne lui mi ignorano. Faccio parte della mente di Marco..

Fummo riportati nella stanza di prima, incrociammo una o due persone vestite con una maglia dalle maniche molto lunghe che penzolavano, accompagnati da altri due vestiti di bianco.

Mi appoggiai al muro.

Non esistevo? Come è possibile? Io mi sono sempre sentito vivo e vegeto..come si può dimostrare che si esiste? Mentre mi assillavo con tale domanda, le lacrime iniziarono a scendermi giu per le guance.

Sei triste? Mi chiese lui, non più sorridendo giocondo come sempre, le guanciotte piene quando tirava gli angoli della bocca per sorridere non sembravano ancora più piene, non sembrava un criceto quando se le riempie di cibo.

Un poco, risposi. Almeno, so che sono parte del mio migliore amico.

Marco Pieroni, 13 anni, uscì dal manicomio di S. Giacomo dopo 7 mesi di cura.

Non ha più parlato da solo ne menzionato Carlo in nessuna occasione.


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Inviato

Davvero originale. E' anche ben scritto, complimenti.

PS: ti propongo un finale alternativo.

Carlo, 13 anni, uscì dal manicomio di S. Giacomo dopo 7 mesi di cura.

Non ha più parlato da solo né menzionato Marco in nessuna occasione.

:-)

Inviato

grazie dei commenti ;-)

giusto anche quel finale alternativo, del resto la psiche è qualcosa di insondabile, chi può dire che tutti noi non siamo il pensiero di qualcun altro, un sogno? xD

(chi pensa a FFX sta sbagliando, chi pensa al re rosso di "oltre lo specchio" pensa giusto, quando faccio citazioni le faccio da cose di classe asd )

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