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Inviata

Salve a tutti.

Ho deciso, non me ne chiedete il motivo, di voler postare su questo forum un mio racconto. Sono cosciente del fatto che alcuni passaggi siano stilisticamente poco piacevoli, causa un'eccessiva attenzione ad alcuni dettagli oppure per il fatto che avrei potuto approfondire maggiormente alcuni fatti, ma al momento di doverlo postare, soprattutto dato che l'ho scritto tempo fa, non riesco a rileggerne nemmeno una parola.

A voi, quindi, la lettura ed i commenti!

Risveglio.doc


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Principali partecipanti

Inviato

Eccomi.

Il racconto mi è molto piaciuto (e questo l'ho già detto). Ma prima, è doverosa qualche critica, in spirito costruttivo al 100%.

Come hai premesso tu stesso, il racconto ha bisogno di una rilettura da parte tua. La esige. Dovresti togliere le "d" eufoniche e occhio ai tempi dei verbi. Le frasi lunghe sono ok in questo stile, ma alcune sono troppo intrecciate. Fossi in te utilizzerei frasi più brevi soprattutto nella seconda metà del racconto, quando la causa della follia del protagonista si fa man mano più minacciosa e vicina.

C'è da riflettere sulla frase: "Caddi dalla sedia sulla quale mi trovavo". :-)

Un ultima cosa da aggiustare sono gli aggettivi. Un po' troppi (per i miei gusti, ovviamente). Secondo me sarebbero da togliere tutti gli quelli che tendono esplicitamente a voler indurre uno stato d'animo nel lettore, o quelli un po' esagerati (per esempio: tetro, misterioso, incredibile...). Non cìè bisogno di questi aggettivi. Al mio orecchio suonano banali dato che l'atmosfera la crei già molto bene (e così passo dalle critiche agli apprezzamenti) tramite le descrizioni dei luoghi e le sensazioni del protagonista.

Continuo dentro il tag spoiler.

Spoiler:  

L'aver saputo creare l'atmosfera giusta è il pregio numero uno di questo racconto. Davvero complimenti. Molti potrebbero criticare il fatto che proprio all'inizio c'è una lunga (lunga) descrizione del vialetto, la casa, le stanze, i mobili, le finestre ecc., ma invece io credo sia un ottimo inizio. Infatti anche se le descrizioni possono teoricamente essere noiose, nel tuo caso il lettore è ben intenzionato ad andare avanti, perché hai avuto il buon senso di scrivere la frase iniziale:

"Queste sono le ultime pagine di un uomo divorato dalla follia impostagli dal fato. L’origine della mia sventura..."

Questa anticipazione fa capire al lettore che quei luoghi che sono descritti saranno teatro di qualcosa di terribile che verrà detto dopo. Se fosse mancata questa frase, sarebbe stato tutto diverso. Potresti addirittura anticipare qualcosina in più.

La descrizione è inoltre scritta in modo tale da far creare nella mente del lettore una "mappa del posto". E' una cosa che faceva anche Stevenson in varie opere, anche nei racconti, utilizzando lunghe descrizioni dove specificava misure e orientamento.

Un altra cosa molto bella è lo stile. Seppur viziato dai difetti che dicevo sopra (roba comunque facilmente aggiustabile) e da qualche "falla" nel ritmo della narrazione (mi riferisco alla parte dove sveli velocemente il mistero delle belve), lo stile c'è. Si avverte lo stampo "da inizio secolo" che richiama efficacemente molti classici del mistero o dell'orrore. Mi piace anche il contorno onirico che ossessiona il protagonista, reso molto bene, scoprendo le cose un po' alla volta fino alla terribile visione sul finale.

Insomma, mi piacciono un sacco di cose! Bravo. :clap: Mi raccomando però di rileggere e mettere a posto i dettagli: sarebbe un peccato lasciare il racconto incompiuto da questo punto di vista.

:bye:

Inviato

se non riesci a rileggerne una parola tu, perché dovrei farlo io? ;-)

scherzi a parte, era solo per dire che la tua presentazione non è molto invogliante.. a ogni modo, ho letto risveglio e l'ho perfino stampato per finirlo, dal momento che 5 pagine a schermo sono decisamente troppo per le mie abitudini di lettura..

ormai molto ha già detto demiurgo, che mi ha battuto sul tempo (nottambulo!).. il racconto è piaciuto molto anche a me, le descrizioni minuziose non sono affatto un problema, anche perché ben fatte, l'atmosfera è stata ben costruita (a me personalmente ricorda un po' Poe, con le dovute distinzioni, non montarti la testa :-), anche nel coinvolgimento del lettore.. le pagine sono rivolte e destinate a qualcuno).. molto riuscita anche la descrizione della divinità antica..

detto questo, demiurgo ha già messo in luce un paio di cose che anche io avevo segnato.. alcuni periodi vanno ridotti, devi usare di più il punto, soprattutto all'interno delle descrizioni: sono fatte bene, ma a volte si ha la sensazione di perdersi tra le righe, e questo è spiacevole.. altra cosa sono i tempi verbali: nella parte iniziale fai decisamente troppa confusione tra imperfetto e presente..

da questi, derivano altri problemi.. le frasi lunghe ti portano spesso a ripetere le parole troppe volte ("parete sinistra", "parete destra", "pareti nascoste") e le congiunzioni ("che", "che", "che").. stai anche attento alla costruzione delle frasi, es. "giunta questa con mia gioia (toglierei "questa", capisco il desiderio di non ripetere "alba", ma è brutto), uscii, e vidi che la fitta pioggia non consentiva di allontanarsi verso il villaggio ("allontanarsi verso" non va bene, non ti allontani verso qualcosa, ti dirigi verso qualcosa o ti allontani da qualcosa), combinata con la leggera nebbia che oscurava la visuale" è una frase costruita male: "la fitta pioggia, combinata con una leggera nebbia che oscurava la visuale, non consentiva di allontanarsi".. mi suona meglio, a te?

infine un consiglio.. io amplierei la parte in cui parli della natura e delle sue forze, mi risulta un po' troppo sbrigati va, invece è interessante e da approfondire, secondo me.. anzi, due consigli: non essere troppo didascalico, tipo quando annunci ciò che starai per dire ("ormai era chiaro quello che stava succedendo") e quando uso aggettivi che tendono a preparare il lettore (anche se potrebbe essere una cifra stilistica derivata dal fatto che si tratta di pagine scritte da una persona per altre persone, alla lunga risulta un po' fastidioso)..

bene, io fossi in te mi metterei di buona lena e lo rileggerei per le correzioni.. secondo me, ne vale la pena.. bravo!

:bye:

Inviato

ringrazio entrambi sia per i complimenti sia per le critiche di grande utilità :-D

Ad alcuni difetti non avevo fatto proprio caso, forse perché il giusto passaggio logico (ad esempio nel cambio di tempi verbali) è presente nella mia testa ma mi sono scordato di metterlo per iscritto. Fra oggi e domani proverò a correggerlo e rivederlo, ed entro domenica conto di postarne una seconda versione.

Grazie ancora!

  • 1 mese dopo...
Inviato

non avevo considerato il fattore università, ma con questa bellissima pioggia potrei mettermi d'impegno. Anzi, finisco il giro dei topic, poi al lavoro!

Inviato

Mi è piaciuto... inquietante e fa pensare. Apre sentieri inesplorati.

E poi mi ricorda un mio vecchio scritto del quale riporto l'incipit:

“… Per la debolezza della memoria non sappiamo,

o li conosciamo ma vorremmo dimenticarli,

la causa, il motivo, la radice della colpa o (…)

la tana da cui è uscito il lupo per darci la caccia”.

Piove, fitto.

Una luce bigia filtra tra gli alberi alti e spruzza lividi bagliori sulle rocce nere, bagnate, al lato destro della strada stretta in ripida salita. Il lato sinistro è nebbia grigia… è abisso… palude di corrotti vapori…

Tornanti in successione.

Ho la nausea mentre l’auto eccessivamente molleggiata si inerpica sul costone dalla valle che avevo risalito tanti anni prima… la valle “a casa di Dio” che l’impiegato mi aveva indicato in un punto lontano e più scuro su una carta geografica polverosa alle sue spalle.

Ora strani odori penetrano le mie narici e l’abitacolo dell’auto, e accentuano la nausea fin quasi al desiderio di vomitare mentre la nebbia, una nebbia fitta, risale dalla palude e invade venefica la strada.

Accendo i fari.

Il paesino è quasi disabitato…questo lo sapevo… Ma adesso sembra un cimitero con le tombe raggruppare strette in un abbraccio mortale.

C’è da percorrere ancora un piccolo tratto, che è sterrato e pianeggiante…ed ecco la casa silenziosa tanto desiderata… lontano dal chiasso, dalla folla… Compare e scompare, ondeggia nella nebbia che fluttua umida e bassa sulla strada.

Inquadrato dai fari un uomo in camicia bianca…Con questo tempaccio!…Si presenta in visione improvvisa come si fosse materializzato lì per lì…e mi inquieta la visione che cammina a braccia levate… Manco mi vede, lui… Ma che va facendo?… Prega, forse… No! Impreca… Maledice, ne sono certo!

Sorto nella nebbia dal fondo in decomposizione, sputa al cielo senza stelle… Un ideogramma che non riesco a decifrare… che poi, come s’era concretizzato, d’un tratto scompare alla vista e lo cerco inutilmente nello specchietto retrovisore sulla strada degli sprovveduti imbecilli… dei pazzi… che è la sola mia strada che non so più cosa ci faccio qui…

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