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Inviata

Con un ritmo veloce e una notevole padronanza dei mezzi tecnici, il regista Valerio Jalongo fa un amaro ritratto dell’Italia odierna toccando (come il nostro migliore cinema degli anni 60) temi che ci riguardano tutti, chi più chi meno. Riesce a coinvolgerci al massimo nelle avventure-sciagure dei suoi personaggi che sentiamo vicini e in cui è impossibile non immedesimarsi. Storia di un uomo che ha sbagliato e apparentemente la società gli offre la possibilità di cambiare: apparentemente perché la nostra società non è in grado di curare e di sostenere chi vuole riabilitarsi. Fuori dal carcere si trovano stress, lavori duri e mal pagati, incomprensioni, continue inutili umiliazioni e nessuno che ti aiuti ad affrontare il paradosso di essere considerato di notte un criminale in cella, e la pretesa che di giorno tu sia una persona normale. Non sarà facile per il protagonista affrontare tutto ciò, non è facile per noi spettatori fare un esame di coscienza.

Un film da vedere, da consigliare sia per i suoi indubbi meriti artistici, ma anche per il coraggio nell’affrontare tematiche "scomode" su cui riflettere e che i nostri film troppo spesso ignorano.

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