NinjaFelice Inviata 3 Novembre 2008 Segnala Inviata 3 Novembre 2008 Spoiler: Piccola premessa, quelli che io definisco miei racconti sono dei piccoli componimenti, non pretendo di essere bravissimo a scrivere, ma mi diletto solamente a mettere nero su bianco alcune emozioni Io Amo Io amo, questo è sicuro, perché sono costretto ad amare. A modo mio... In fondo che cos'è l'amore se non donarsi completamente all'altro, io mi dono alle mie compagne, solo che poi da loro prendo tutto...... Mi piace vestirmi con una certa eleganza quando esco la sera per andare a caccia, scelgo sempre dei pantaloni neri non molto attillati, una maglietta nera e un lungo cappotto nero che mi arrivi fino ad i piedi. Per me questa è l'eleganza, oh stavo dimenticando una cosa, questo cappotto ha il collo basso e devo prendere una sciarpa per coprire il mio sorriso, soprattutto un piccolo particolare, due piccoli denti un po' più aguzzi degli altri che esposti cosi alla vista potrebbero causarmi qualche problema. Non credo che nessuno si metterebbe ad urlare ed ad accendere fiaccole additandomi al il grido "Un Vampiro!!!" ma verrebbe meno quell'alone di normalità, quella calma che mi permette di confondermi cosi bene nella folla, per sentirne gli odori e scegliere la mia amata. Si ogni sera ne scelgo una, perché ogni volta che inizio a nutrirmi smettere è più difficile, dato che quando mi nutro cresce la consapevolezza di essere un po' più... "animalesco" mi sembra esagerato quindi userò "istintivo" di voi (comunque bellissimi) normali esseri umani. E poi forse è anche il mio cuore che mi suggerisce di terminare la vita della preda con il mio pasto, per portarla in me e lasciarle come ultimo amore il mio, il più grande e vero, quello che da e vuole in cambio tutto. Sono pronto, scendo in strada e mi avvicino ad una strada ricca di locali, è un territorio perfetto per cacciare perché ricco di ragazze che camminano avanti e indietro per farsi ammirare. Io non mi limito ad ammirarle, le sento, sento il loro profumo, sento anche i loro pensieri se mi concentro, ma soprattutto sento il loro odore, quello che va aldilà di deodoranti ed eau de toilette, io sento il loro odore di donna ed è questo che mi eccita terribilmente. Ne sento uno che mi attira moltissimo, è una ragazza bruna che è ferma in piedi da sola di fronte ad un pub, sono attratto da lei perché è triste, si, sento e vedo le sue lacrime, ho deciso che la farò smettere di soffrire. Mi avvicino e le chiedo se mi è permesso importunarla un attimo, io ho il mio stile, ma lei non si gira neanche, a quel punto con una mano le sfioro una guancia scoprendole il collo, le si gira di scatto pronta per mollarmi un ceffone ma la sua mano resta sospesa, è rimasta ammaliata dai miei occhi, ho due occhi azzurri che hanno decretato la fine di molte fanciulle a partire da molti secoli fa. Le dico che l'ho vista piangere e che la sua tristezza mi ha invaso l'anima ( belle parole, anche se non l'ho più l'anima), che vorrei fare qualche cosa per lei, per aiutarla( e questo è verissimo, io realmente sento il bisogno di aiutarla a passare finalmente alla felicità eterna). Lei mi guarda ancora negli occhi, ora so che è in mio potere, ho scelto bene la preda, lei non aveva bisogno d'altro che di qualcuno che sia disposto ad ascoltarla e comprenderla, le offro un caffè e lei accetta. Seduti al bar lei non fa altro che sviolinarmi i suoi problemi ma io sento di amarla, so di amarla e intanto con il mio sguardo accarezzo le curve del suo viso, del suo seno, dei suoi capelli e mi soffermo a guardare il suo collo, luogo dal quale scorrerà il mio sostentamento. La ascolto e la capisco, il suo ragazzo la ha mollata per un'altra e lei è triste, io capisco la sua tristezza e visto che la amo non vedo l'ora di metterle fine. Usciamo e andiamo in un ristorantino romantico, prendiamo un tavolino isolato perché ora la amo e la voglio tutta per me, lontana da sguardi indiscreti di altri uomini, che non potranno mai averla tra l’altro, ed è quindi inutile che la rovinino con le loro assurde brame. Mangiamo e beviamo del buon vino, anche se, cerco di non farne bere molto a lei perché bere del sangue di una persona brilla non è molto piacevole , soprattutto stasera ho voglia di sangue buono. Si è fatto tardi e usciamo a fare una passeggiata lungo la spiaggia. E' arrivato il mio momento ma inizio a sentire dei rimorsi ancor prima di avvicinare i denti al suo collo, la osservo e mi rendo conto che la amo, mi succede tutte le volte, mi innamoro di ogni ragazza che decido di sedurre, sono tentato di non prenderla e la osservo mentre cammina ad un metro da me guardandomi e facendomi segno di seguirla. Poi ripenso che è proprio perché la amo che devo porre fine alla sua tristezza, per sempre, voglio renderla felice questa sera e far si che pian piano abbandoni la vita con il ricordo della sua felicità. Mi avvicino ci abbracciamo e cadiamo sulla spiaggia, iniziamo a baciarci e poi facciamo l'amore, oramai non voglio e non posso più tornare indietro perché sentire il suo sangue pulsare sotto le mie dita ha fatto allungare i miei canini e li ha resi pronti a bere da lei, posso però aspettare che lei arrivi a godere della mia presenza nel suo profondo e quando la sento contrarre tutti i muscoli intorno al mio corpo le offro il bacio, il bacio che nessun uomo normale ha potuto mai darle. Il mio bacio le succhia la linfa vitale e la fa morire senza soffrire, per lei è solo quella spossatezza che si prova dopo l'orgasmo ma lentamente muore tra le mie labbra. Io mi alzo e la guardo mentre mi sistemo, poi lentamente la rivesto perché non potrei mai immaginare che qualcun altro, neanche con la vista, possa approfittare del suo corpo nudo, tutto questo perché la amo... Sono ben accetti commenti, fatti con educazione s'intende, sinceri. Sono male accettati invece post di spam.
NinjaFelice Inviato 3 Novembre 2008 Autore Segnala Inviato 3 Novembre 2008 Una serata che procedeva splendidamente, una bella discussione con mia moglie, con una massa di brutti ricordi che tornavano a galla da quel luogo che c’è in ognuno di noi, ma che tendiamo ad escludere dalla memoria, poi il raffreddore che non faceva altro che farmi lacrimare gli occhi, anche se mi domando se fosse solo il raffreddore a procurare quelle lacrime, mah. Ci voleva una bella passeggiata per schiarire la mente e recuperare un po’ di controllo prima di esplodere. Indosso i miei nuovi stivaletti di pelle nera, il mio giubbotto che volgarmente è chiamato modello Matrix ma che per me significa molto di più, ora ci mancano solo gli occhiali. Certamente impediscono un po’ la vista ma in cambio evitano che le persone ti guardino negli occhi, quindi il pregio supera di gran lunga il difetto. Sono pronto ed esco filato, senza pensare a cosa mi aspetterà al mio ritorno. Passeggiare mi piace, io sono una persona che ama il silenzio e quando passeggio da solo arrivo all’apice del piacere, non ci sono parole che possono entrare nella mia testa, quelle delle altre persone non le sento nemmeno. Per sicurezza mi sto allontanando dal centro perché preferisco passeggiare in periferia. Ecco quello che somiglia di più al silenzio, solo il rumore di qualche auto o moto che mi passano di fianco evitandomi, pensando chissà cosa di un uomo che cammina da solo nella semi-oscurità di questa periferia, vestito di nero con gli occhiali da sole, insomma un’ombra nell’ombra. Camminando penso alla mia vita, e di cose che vorrei cambiare ce ne sono molte, pensandoci bene la mia è stata proprio una vita da schifo, rovinata dall’assenza di un genitore e dalla presenza di un altro, dagli amici che tradiscono e da quelli che tradisci tu per primo, di donne che se non sei fortunato, e io non lo sono mai stato, non si accontentano di rovinarti la vita ma dopo averlo fatto non fanno altro che rinfacciarti di essere un perdente. Sono arrivato ai binari di una piccola stazione, non c’è nessuno e decido di sedermi un po’ su una panchina. Il silenzio e il buio che facilmente riesce a sopraffare la luce di un piccolo lampione lontano da me mi avvolgono, quando sei triste ti sembra che anche il paesaggio intorno a te si adegui, oppure sei proprio tu che cerchi un luogo adatto a te per poi renderti conto il paesaggio ti asseconda, a volte il nostro inconscio fa brutti scherzi. Mentre sono avvolto in me stesso il rumore delle sbarre a livello mi colgono alla sprovvista, dire che non avevo mai pensato al suicidio è una menzogna, certo non ci avevo mai pensato seriamente ma qualche volta il pensiero che forse era meglio non esserci aveva attraversato la mia mente, non so perché mi ritorna in mente proprio ora ma l’idea che la cosa migliore sia farla finita si fa strada dentro di me, intanto il treno si avvicina.. Rabbrividisco al quel pensiero ma è più per le idee neocristiane che mi sono state inçulcate a forza nel cervello e che cercano ancora di influenzare le mie scelte, in realtà farla finita non mi sembra una cattiva idea, poi in me nasce una domanda che mi ero già fatto altre volte ma che ora assume un significato diverso, molto più profondo: “Qualcuno piangerà sulla mia tomba?”. Intanto il treno si avvicina… Sembra una domanda stupida ma se escludiamo quelli che lo fanno per fare scena, ci sarà su questa terra almeno una persona che piangerà la mia morte, che sentirà veramente la mia mancanza? Sorrido perché la risposta è si, so che almeno un persona piangerà sulla mia tomba, questo mi fa sentire meglio perché so che ho fatto almeno una cosa buona nella mia vita. Mi alzo e mi avvicino ai binari, il treno ormai è a portata di vista, vedo la sua sagoma scura con una luce al centro avvicinarsi, sono sul bordo dei binari, mi tolgo gli occhiali e li lancio verso la panchina, credo di essere pronto, sono sulla sponda del marciapiede aspettando la macchina che segnerà la mia fine. Oramai è vicina e devo buttarmi ma non ci riesco, i miei piedi si bloccano a terra, quell’ultimo slancio di attaccamento alla vita che credevo finito si fa sentire, poi qualche cosa mi spinge e perdo l’equilibrio, cado in avanti e chiudo gli occhi. Non è successo niente, non sento dolore, riapro gli occhi ma è inutile, non vedo niente, buio dappertutto, strofino gli occhi con le dita e quando li riapro una persona è davanti a me, è un vecchio, con i capelli bianchi, basso ma molto altero nella sua compostezza. Mi sorride e io gli chiedo dove sono, lui si presenta a me dicendo di essere il diavolo, Satana in persona. Sono sorpreso, abituato alla cultura cinematografica americana mi aspettavo che conoscere il diavolo fosse una cosa diversa, molto più scenica. Mi dice che lui ha fermato il tempo un istante prima che il treno mi investisse e che mi ha portato da lui per una proposta, la classica proposta che fa ad alcuni, vuole la mia anima. In cambio non mi chiede cosa voglio, io sto comunque per morire quindi ha deciso che non ho facoltà di richiesta, posso solo ascoltare la sua offerta. Mi ha scelto per diventare un rappresentante del male in terra, per essere un essere malefico che non fa altro che far soffrire gli uomini mettendo a dura prova la loro fede e tutte i loro buoni precetti. Non mi vuole dire se la mia anima è destinata al paradiso o all’inferno se non accetto la sua offerta, mi ha offerto di cambiare il mio destino al posto di terminarlo quella sera e che posso fare se non accettare? Nessun contratto firmato con il sangue mi porge la mano e dopo avergliela stretta mi ritrovo alla stazione qualche secondo prima dell’ arrivo del treno, vedo il mio corpo al limite del marciapiede che aspetta, come un’ombra silenziosa mia avvicino, anche il treno si avvicina e quando vedo che il mio corpo non si butta subito, capisco anche perché mi ero sentito spingere alle spalle. Ora sono qui, la mia vecchia vita non mi appartiene più, sono un essere malvagio che si nutre di anime, più sono candide e più mi saziano, non vi nascondo che con il passare del tempo trovare del buon cibo è sempre più difficile. Adesso so gestire bene i poteri che il mio sangue immortale mi ha donato e non faccio più fatica ad uccidere. Ora vado perché il pentacolo marchiato a fuoco sul mio petto ha iniziato a pulsare, è un messaggio del mio padrone che ogni tanto mi ordina qualche bersaglio particolare da eliminare, non mi dispiace perché quelli che mi indica il mio padrone sono buonissimi e mi lasciano sazio per un bel po’, indosso i miei stivali, il mio giubbotto di pelle modello Matrix e i miei occhiali da sole che ho recuperato da terra alla stazione prima di andare via, ora sono pronto per partire, Padre Carlo aspettami... 1
raemar Inviato 11 Novembre 2008 Segnala Inviato 11 Novembre 2008 Piccola premessa, quelli che io definisco miei racconti sono dei piccoli componimenti, non pretendo di essere bravissimo a scrivere, ma mi diletto solamente a mettere nero su bianco alcune emozioni Spero comunque vorrai accettare le mie umili critiche e qualche consiglio. Io Amo Io amo, questo è sicuro, perché sono costretto ad amare. A modo mio... In fondo che cos'è l'amore se non donarsi completamente all'altro, io mi dono alle mie compagne, solo che poi da loro prendo tutto...... Mi piace vestirmi con una certa eleganza quando esco la sera per andare a caccia, scelgo sempre dei pantaloni neri non molto attillati, una maglietta nera e un lungo cappotto nero che mi arrivi fino ad i piedi. Per me questa è l'eleganza, oh stavo dimenticando una cosa, questo cappotto ha il collo basso e devo prendere una sciarpa per coprire il mio sorriso, soprattutto un piccolo particolare, due piccoli denti un po' più aguzzi degli altri che esposti cosi alla vista potrebbero causarmi qualche problema. Non credo che nessuno si metterebbe ad urlare ed ad accendere Ti ho segnato alcune cose che mi sembrano indicative del tuo stile e che riprendi più volte nel corso del primo racconto. Anzitutto, i puntini di sospensione, a mio parere (e non solo mio) da evitare come la peste quando si scrive, perché non aiutano a dare suspense e sono molto inflazionati. In secondo luogo, quegli interventi che sembrano ricordare a ogni riga che stai parlando con te stesso sarebbero da ridurre al minimo, perché risultano ingenui e poco utili nell'economia del racconto (quindi, toglierei "oh stavo dimenticando [...]", ma anche cose del genere "io ho il mio stile", "animalesco mi sembra esagerato", "e questo è verissimo", ecc. ecc.). Infine, la d tra vocali: si mette solo ed esclusivamente quando le due vocali sono uguali, quindi niente "ad urlare" e soprattutto niente (scusa ma questa suona proprio male) "ed ad accendere". Parlando in generale, la tua idea è interessante, mi piace come personaggio un vampiro che, a modo suo, si innamora delle sue vittime. Però hai reso il tutto un po' troppo ridondante, ripetuto e ripetitivo, non solo nelle parole ma anche nei concetti. Il nero, la cupezza della scena, il liberare le vittime dal peso della vita, il morso del vampiro simile all'amplesso sono tutti stereotipi di questo genere di racconti (con cui, beninteso, non è semplice misurarsi). Avrei tentato di renderlo un po' più introspettivo, magari soffermandomi su alcuni dettagli, su determinati momenti e sensazioni. Non so bene come spiegartelo, forse dovrei riscriverlo . A ogni modo, continua a esercitarti. [...] poi il raffreddore che non faceva altro che farmi lacrimare gli occhi, anche se dubito fosse solo quello il motivo. [...] ora ci mancano solo gli occhiali. Offuscano leggermente la vista, ma la possibilità di tenere a dovuta distanza gli sguardi degli altri è un beneficio che supera di gran lunga il difetto. Ti chiedo scusa se mi sono permesso, siccome ho ritrovato anche in questo secondo racconto alcune delle caratteristiche che mi hanno portato alle osservazioni sul primo, ho cercato di farti meglio capire cosa intendo. Decisamente, non è semplice scrivere in prima persona e al presente, però se vuoi farlo dovresti cercare di essere meno ossessivo e ripetitivo, di usare meno "io" e i relativi possessivi, di evitare espressioni colloquiali come se quello che stai scrivendo fosse un pensiero tuo e solo tuo (lo so che lo è, ma se vuoi condividerlo deve essere piacevole e aperto agli altri ). Per quello che riguarda quel "ci mancano", è un errore o un'altra occasione in cui usi una modalità di discorso solitamente usata quando parliamo con noi stessi? Spero di esserti stato in qualche modo d'aiuto. Continua a esercitarti e a scrivere.
NinjaFelice Inviato 11 Novembre 2008 Autore Segnala Inviato 11 Novembre 2008 non mi dispiace affatto la tua critica, mi sembra buona e ben ragionata, ci starò attento. non so chi di voi ha un animale domestico, io si. Ho un collie da 11 anni (io ora ne ho 24) che ha vissuto con me buona parte della vita che ricordo. Ho scritto queste poche righe perchè lo guardo e da come si comporta non mi è difficile capire che la sua vita non durerà ancora molto, già raggiungere 10 anni per lo standard dei collie non è affatto poco. Sarò forse sentimentale o non so cosa, però ho scritto questo di getto e lo voglio condividere con qualcuno: Te ne andrai amico della mia infanzia Ora sospiri spesso e ti trascini stanco Te ne andrai dove forse si sta meglio Spero avendo di me un bel ricordo Ti ho voluto bene e te ne voglio Forse qualche volta non si è visto Bei ricordi mi affollano la mente Grazie di avermi fatto passare quei momenti Te ne andrai lo so, come è giusto che sia Ed io ne soffrirò molto Mi resterà resta il calore dei ricordi Finché il gelo del tempo non li strapperà via Ti voglio bene Leo
demiurgo Inviato 19 Novembre 2008 Segnala Inviato 19 Novembre 2008 Ho letto il secondo racconto "Cambiamento". Mi permetto di darti una impressione sincera: nella prima parte mi stavo un po' annoiando, forse per il ritmo un lento, nella seconda parte l'ho rivalutato molto. C'è di sicuro una bella idea dietro, davvero complimenti. Riguardo allo stile noto "alti e bassi", e sicuramente una necessità di revisione. Commento un po' il testo solo come esempio: Una serata che procedeva splendidamente, una bella discussione con mia moglie, con una massa di brutti ricordi che tornavano a galla da quel luogo che c’è in ognuno di noi, ma che tendiamo ad escludere dalla memoria, poi il raffreddore che non faceva altro che farmi lacrimare gli occhi, anche se mi domando se fosse solo il raffreddore a procurare quelle lacrime, mah. Il periodo (e anche altri) è molto lungo. Io spezzerei molto di più con dei punti, sarà anche una questione di gusti, ma credo che comunque la lettura possa risultare più semplice. Ci sono inoltre delle "d" eufoniche da eliminare. Mi piace l'ironia del tono e la "massa di brutti ricordi che tornavano a galla". Mi lascia un po' perplesso quando passi dall'imperfetto al presente ("... anche se mi domando se ..."), qui ci potrebbe anche stare, ma nel seguito del brano passi nettamente al presente, quindi direi che c'è qualcosa da sistemare. Alcune frasi sono un po' più complesse di quanto necessario, può essere una scelta. Comunque io (per esempio) scriverei "il raffreddore mi faceva lacrimare gli occhi" invece di "poi il raffreddore che non faceva altro che farmi lacrimare gli occhi" per rendere tutto più scorrevole. Lo scritto ha il tono di un flusso di coscienza dove il personaggio racconta ciò che gli succede. Tuttavia io eviterei alcune caratteristiche del parlato (ad esempio quel "mah" alla fine della frase citata) perché un po' stonano, secondo me. Nella prima parte ci sono informazioni un po' ridondanti, che prendono spazio ma non aggiungono molto alla storia. Per esempio: Indosso i miei nuovi stivaletti di pelle nera, il mio giubbotto che volgarmente è chiamato modello Matrix ma che per me significa molto di più, ora ci mancano solo gli occhiali. Certamente impediscono un po’ la vista ma in cambio evitano che le persone ti guardino negli occhi, quindi il pregio supera di gran lunga il difetto. Sono pronto ed esco filato, senza pensare a cosa mi aspetterà al mio ritorno. Ok descrivere l'abbigliamento, ci fa capire qualcosa del personaggio (per esempio che preferisce evitare che la gente lo guardi negli occhi) ma altre cose sono superflue (per esmepio "che volgarmente è chiamato modello Matrix ma che per me significa molto di più" o "senza pensare a cosa mi aspetterà al mio ritorno") e un po' ambigue perché non trovano una vera motivazione nel resto del brano. Sono cose secondarie che si potrebbero tagliare se vuoi rendere tutto più veloce e scorrevole. In altri passaggi, noto ci sono spesso ripetizioni, quindi un po' tutto il testo, specialmente la prima parte, sarebbe da snellire secondo i miei gusti. Per esempio nel brano che va da "Passeggiare mi piace" fino a "Intanto il treno si avvicina…" ci sono alcuni concetti e parole ripetuti molte volte: passeggiare, pensare/pensiero, vita, fare, silenzio, buio/oscurità/ombra, avvolgere, mente... In definitiva il mio consiglio (per quello che vale ) è di editare un po' tutto il racconto, specialmente la prima parte per snellirla e limitare le ripetizioni. Vale la pena dedicarci un po' di lavoro perché la storia che c'è dentro è intrigante, ha davvero una bella struttura e un buon finale. Spero di essere stato costruttivo. Ciao e grazie per aver postato.
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