Un film da vedere e, per meglio assaporarlo, rivedere. Un film non facile ma originalissimo che nobilita l'arte cinematografica e conferma il grande talento del regista. La sequenza iniziale è un assoluto capolavoro ma tutto il lavoro è quanto di meglio le ultime stagioni ci abbiano dato. Ogni scena ha una potenza drammatica ed espressiva eccezionale, la musica di Philip Glass è struggente ed efficacissima, il montaggio favoloso, le diverse ambientazioni accuratissime. La sceneggiatura del drammaturgo David Hare delinea perfettamente le angosce, le perplessità, i tormenti nella giornata di tre donne di epoche diverse, dimostrando come la solitudine e l’infelicità siano identiche nel tempo e nello spazio. Lo spettatore all’inizio è disorientato ma poi entra facilmente, immergendosi completamente, nella triplice storia che poi è un’unica storia, un unico racconto delle tempeste interiori che un essere umano può avere. Portentosa la prova di tutti gli attori che affollano la vicenda (nessuno escluso). Prodigiosa la prova delle tre grandi Signore: una performance, la loro, superiore a ogni possibile commento (un delitto che l’Academy Awards non le abbia premiate ex-aequo, come giustamente accaduto al Festival di Berlino).