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  1. Racconto Quell’astro bugiardo sopra di me, circondato da tanti puntini fissi, immobili, eterni come un vampiro dall’animo incostante. Da lontano le urla di gioia di uno stadio diventano urla di disappunto. Ed io capisco che è ora di andare, prima che il buio diventi argento e poi oro, bruciando la mia pelle sensibile al calore di quel sole che tanto ho agognato, che forse sto cominciando a poter far mio ma che ancora riesce a scottarmi. E se guardo le mie mani posso ancora vedere le ultime ustioni dovute all’ultimo tentativo di fuggire la notte per poter cercare un po’ di luce. Sorrido al pensiero di come mi perderei volentieri tra gli abbracci di quei raggi che scaldano e nutrono gli esseri umani e che invece per me sono portatori di morte, l’unica sicurezza della nostra vita… e per me che sono immortale, neanche quella! Mi volto verso la città e vedo un’ambulanza uscire dallo stadio, le sirene come occhi blu di una ragazza che ho amato e che, come ogni astro che brilla troppo, ha esaurito la sua luce troppo presto. Che codardo sono stato quella volta! Bastava così poco… come stappare una bottiglia piena di fumo e la mia vita sarebbe volta via in voluttuose forme ondeggianti. Invece no: ho scelto la vita o perlomeno una forma di esistenza che si avvicinasse ad essa… come se ci fosse stata scelta! E per l’ennesima volta nella mia vita ringrazio la mia codardia o non avrei potuto saggiare le tanto mortali quanto piacevoli ustioni di un raggio di sole che sembra più amico… o forse è la mia pelle che si sta abituando… non so… devo scoprirlo! Cammino… lentamente… per quanto non so. Mi dirigo verso quella nascita che per me significa morte, lasciandomi alle spalle quell’uccidersi che è la mia vita… o che perlomeno lo è stata. Il buio comincia a cedere il passo all’argento, la notte al giorno, unici spettatori la stessa luna bugiarda ma sempre amica ed un vampiro che solo dopo essere diventato un mostro ha scoperto il significato dell’umanità e sta lottando per restare tale. Senza sapere come, mi ritrovo a casa, gli occhi fissi su quella che una volta era una fiamma gialla tra le mani di un giocatore ora stanco. Tocco i numeri blu in rilievo e vedo quel nome, affettuoso diminutivo della mia natura immortale in grado di infondere un coraggio che mai avrei immaginato un ragazzo potesse possedere. Una semplice parola e due numeri. Quanto potere possono avere a volte. La mano mi scivola lungo il fianco, tornando esanime. Di fuori il buio si sta arrendendo, mentre un gallo suona la sua ritirata accompagnando le imprecazioni di chi sa di dover affrontare un’altra giornata da automa. Ed io immobile a fissare quella fiamma gialla così simile al sole dei cui raggi ho tanta paura e altrettanto bisogno. Due le scelte. Una sola la strada. Restare in casa, al sicuro senza che nessuna luce possa penetrare le finestre ed uscire di nuovo di notte a caccia di prede, insieme ai cani che ululano a quella argentea bugiarda tutta la loro frustrata potenza. Oppure… … oppure uscire… ora! Lasciare ai gatti i loro canti notturni e buttarsi nella luce calda, rischiando scottature, bruciature, ustioni… magari anche la morte. Ma la fine tra le braccia di quei raggi sarà salata come le lacrime di un dolce ricordo. Chiudo la porta alle mie spalle ed esco di casa. La scelta era semplice. Morire notte dopo notte dopo notte… o morire per mano della cosa che i miei occhi vorrebbero rinnegare ma che il mio cuore testardo si ostina a far vedere loro. In entrambi i casi si tratta di morire, di darmi quella certezza che io, immortale, non potevo avere. Ho scelto solo la via più breve e bella per farlo.
    1 punto
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