provo io,cercando di uguagliare il bellissimo inizio di shar
Gaerthel si svegliò. La testa gli doleva, e il dolore premeva forte al livello delle tempie come se la sua testa fosse tra un'incudine e un martello. Si sentiva malissimo. Le ossa e i muscoli erano tutti uniti in un lancinante dolore che si faceva sentire non appena Gaerthel si muoveva. Provò ad alzarsi più volte, solo per venir ricostretto dal dolore ad adagiarsi sul suo letto di foglie. E sangue. In parte suo, in parte dei suoi compagni, in parte degli elfi scuri. Non riusciva a capire perchè, quella notte, sei maledetti elfi del sottosuolo li avessero attaccati. Che sapessero della missione? Impossibile. Non avrebbero potuto scoprirlo. Gli unici a conoscenza della delicata missione che era stata affidata a loro, una manciata di eletti, erano lui stesso e gli altri chierici che erano con lui, e Moradin. "Già, Moradin - pensò Gaerthel ignorando il dolore e accarezzandosi il martello che portava sul petto, un bassorilievo di eccezionale fattura frutto del lavoro di un suo confratello - che sia questo il suo disegno? Uccisi dalle nostre prede? Perchè, Moradin?" Iniziò a piangere in silenzio, guardando le fronde degli alberi sopra di lui. Poi tastò con la mano destra il punto dove erano entrati i dardi. Troppo profondi per estrarli e non rischiare di morire dissanguati. Troppo profondi per alzarsi e curarsi da soli. Semplicemente troppo profondi, come la città di quei maledetti elfi scuri. Troppo profonda per essere raggiunta in poco tempo, evitando ogni inconveniente. L'inconveniente si presentò quando, mentre erano in uno dei tunnel che portavano alla città degli elfi scuri, sei di essi erano sbucati dal nulla e li avevano attaccati. Non potevano sapere, non così bene da preparare un'imboscata. E quando i nani si erano organizzati per restituire il favore, gli elfi scuri li avevano accerchiati e uccisi tutti. "Tranne me." Pensò Gaerthel.
Poi fu un attimo. Un fruscio, un sibilo, e poi qualcosa lo colpì alla testa, e ancora una volta nel giro di poche ore, Gaerthel sentì quella spiacevole sensazione di turbinio attorno a lui, mentre perdeva i sensi.
Quando si svegliò, Gaerthel stava bene. <Buongiorno, nano.> Disse una voce soave alla sua sinistra, parlando comune, una voce che Gaerthel non poteva non riconoscere. Si voltò e inorridì. Un elfo dei boschi era davanti a lui, sorridente. <Come va la testa?> Continuò l'elfo. Gaerthel rimase in silenzio. La testa andava bene, ma l'elfo non aveva il diritto di saperlo. Allungò la mano sul fianco per cercare il martello, ma il quello stesso momento lo notò per terra, dietro l'elfo, troppo distante per essere raggiunto. Non gli restava nient'altro da fare che parlare. Non era mai stato un grande diplomatico con quelli della sua razza, figuriamoci con un elfo. <Bene, abbastanza bene, - brontolò burberamente - ma potrebbe andare meglio. Dove ci troviamo?>
passo parola a chi voglia continuare