Premetto: IMHO:
Lo stile di Brown non mi piace molto, per lo stesso motivo per cui non mi piace fino in fondo lo stile di Valerio Massimo Manfredi: entrambi lasciano intendere a tratti una presunta superiorità rispetto al lettore, si pongono a metà via tra il narratore onnisciente di antica memoria, il cazzaro da borgata e (guarda caso) il saggista, il professorone.
La differenza fondamentale è che mentre Manfredi si pone più come "simpatico spaccone" italiano (commentini en passant su vini di classe, intrusioni di realtà che pone come quotidiane ma che per molti sanno troppo di "bella vita"...), Brown va a impelagarsi su un terreno ben più impervio, facendo sparate religiose.
Ora, io mi rendo benissimo conto che sia un romanzo, ma tra le pagine di Brown si insinua una presunta Verità, un senso di rivelazione, un "vatismo" fatto di indicativi a sproposito e carenza di antitesi, che sa un po' troppo di voglia di sconcertare. Brown, sembra darsi l'aria di quello che sa come gira il Mondo veramente, e viene ad insegnarlo al povero lettore, che pende dalla tastiera del suo PC, se non dalle sue labbra.
Indora, per giunta, la pillola con presunto piglio da scienziato, intercalando alle avventure del suo Langdon le sue considerazioni a livello personale: non ci dice ciò che Langdon crede o suppone, ci informa quando mediante Langdon ci si avvicina ad un aspetto di quella Verità che lui, Brown, conosce.
Questa, è la sensazione.
Probabilmente, il controverso successo di Brown in Italia è dovuto a molteplici fattori: intanto, volente o nolente ciascuno di noi è quotidianamente influenzato dalla dimensione Chiesa Cattolica, e qualsiasi opera ne parli (specie in quest'epoca dove si contesta tutto) fa specie; poi c'è da aggiungere il nostro scarto culturale con gli americani. Ora, non dico che tutti gli americani siano più ignoranti di tutti gli europei, affermare ciò sarebbe razzista e insensato, quello che dico è che noi qui viviamo in un clima culturale ben più importante di quello che si può respirare oltre l'Oceano, siamo immersi nei monumenti, nelle opere d'arte, nella Storia millenaria che bene o male conosciamo. Da bambini si và a giocare di fronte alle colonne romane, si passa in bici davanti alla cappella medievale del nobile del paese, si vedono i castelli guidando in autostrada... Negli States, un libro del genere piace perchè contiene qualche riferimento più o meno balzano a un mondo dell'arte che conoscono solo via Internet (o in fotografia, quando vengono in gita da 'ste parti), ad una Storiografia ben più ricca della loro (con le varie migliaia di pagine scritte su Templari e compagnia) e soprattutto ad un'entità emblematica e controversa quale il Vaticano, che se per noi è questione quotidiana, per la maggior parte di loro è chissà quale misteriosa forza che tira le redini del carro.
Insomma, nessuno di noi potrebbe mai prendere per buone le "verità" di Brown perchè lette su un romanzo, ma nel mondo (probabilmente anche a casa Howard...), guarda caso è stato necessario specificare che è opera di finzione...
Tirando le consclusioni, secondo me non ha senso che ci si faccia offendere o sconcertare dalle fantasie di Dan Brown, perchè di fantasie si tratta, e poco vale dare una spolverata di matematica da Settimana Enigmistica che piacerà tanto alle casalinghe dello stato di Washington, che finchè abbiamo la fortuna di vivere sapendo leggere libri un po' più consistenti le nostre idee ce le possiamo fare da soli.