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Ed ecco il tanto ritardatario TERZO EPISODIO della saga! Non mi dilungo troppo per non farvi aspettare ancora..ringrazio chi ha aspettato pazientemente^^ Spero non dia una delusione. A voi: CAPITOLO TERZO-LA MALEDIZIONE DELLA COLONNA- Ed ecco ancora queste mie piccole parole tornare su tanto grandi argomenti. Come Bardo mi ritengo onorato che mi sia concesso l’ardire di cotanto favellare, ma haimè la favella mia mi abbandona nei momenti più duri facendo somigliare tanto lontano quanto il sole da plutone il mio racconto dal raccontato. Mi perdoni il coraggioso lettore che voglia informarsi di cotanta leggendaria impresa, non tanto la mia, quanto quella che i molti ormai attendono di vedere terminata. Ma cioè che nemmeno è all’inizio non può certo ora terminare! Dunque.. È l’ora del falco e dell’aquila. È l’ora del drago e dell’intrepido cavaliere. È l’ora dell’Eroe e delle sue epiche gesta. Le nostre menti congelate nel tempo rimasero alla domanda del piccolo essere al raggiante Eroe che ancora rifletteva sulla natura dell’interlocutore a lui anteposto. “Senta..messer..Freppi come mi dice lei di definirsi. I miei passi mi portano dove s’abbisogna l’aiuto mio e alla ricerca del universale bene, pacifico, coesistere. Spero di averla soddisfatta con cotanta risposta..” Il basso interlocutore che scomparire sembrava al cospetto del biondo crine,annuì con vivacità ed in nuvoletta azzurra scomparì, senza fretta, senza parola alcuna, lasciando il nostro paladinico essere quasi sgomento. Con filosofia la prese e se ne andò. Le imprese eroiche contano più di piccoli enigmi come quello di dove si possa essere cacciato un personaggio secondario, si disse Godric in tutta convinzione. Ma ad un tratto un patatracchico suono rombò dinnanzi all’Eore che pronto si coprì gli occhi e la permanente da paladino pagata, la settimana prima, trecento Mo da un parrucchiere alla moda..ovviamente moda paladinica. E con l’elegante cuffietta sguainò l’acciaio il cui suono, però, si perdette nel colore scuro e nel romboreggiare della violacea apparizione infradimensionale che giganteggiava dinnanzi al paladinico sembiante. Non aveva paura, certo, era pur sempre un paladino...ma avrebbe voluto provarne proprio perché almeno avrebbe avuto una scusa..almeno, se non plausibile, molto credibile, per scappare a gambe levate.. Ma, come già detto, non aveva paura e dinnanzi all’apparizione, che ora sembrava assumere aspetti antropomorfici, urlò: “WE! O LA SMETTE CON TUTTO STò VENTO O QUANTO è VERO IL GID TI TRAPASSO DA PARTE A PARTE SENZA NEMMENO CHIEDERE CHI E PERCHè SI è PALESATO DINNANZI A ME..MA HO..SONO PUR SEMPRE IL PROTAGONISTA DELLA STORIA!!UN PO DI RISPETTO..DICO IO!!!..” . Il vento dunque smise.. d’altronde il contratto è contratto..ed il protagonista è pur sempre il protagonista.. Al posto del vento, quindi, si agiunsero suoni terribili come ringhi e sfrigolii tipo quelli sulla lavagna con le unghie che danno un dannato fastidio ad i timpani quasi da impazzire..ai timpani mortali, ovvio..non a timpani paladinici. La sembianza celata dalle violacee cortine però sembrò offesa di cotanto oltraggioso urlo, dunque tracciò dei segni sulla sabbia del deserto e sparì quasi nell’immediatezza. Il paladino si chinò a leggere..anche se le scritte erano larghe SOLO una decina di metri doveva appurarsi che non fossero scritte blasfeme. Sul terreno si presentò una delle cose che più inorridiva il paladino..una semplice scritta quasi innocua, ma troppo giovanile..e per di più niueig, ( o new age come si dovrebbe scrivere..), : “NTVPUKDB”. Non era una la lingua ormai scomparsa da secoli nel mondo, non era un linguaggio arcaico, non era un linguaggio scritto in codice, non erano simboli di antiche civiltà, non era un formila magica..bensì qualcosa di molto più spaventoso e terribile.. Il tutto dopo attenta analisi risultò significare, (e prego quindi il lettore sensibile ai colpi di scena di prepararsi con calma adeguata al seguente evento per non dover sentirmi colpevole di nessuna violenza nemmeno verbale..): "Non Ti Voglio Più Un Kasino Di Bene” Ed un urlo squarciò il sentiero che dava sul torrente. L’eroe cedette alla pressione del peso che gravava sulla sua pia coscienza e si accasciò, privo di sensi, e terra. Si risvegliò, ed una strana luce gli velò lo sguardo. Verdognola e dipanata, doveva essere l’alba pensò e si rialzò. Qualcosa di strano accadde, sentendo la stranezza si girò di scatto, si guardò di nuovo davanti ed ai lati; ma non scoprendo da dove potesse giungere si accorse con curioso sentimento che era proprio da lui che proveniva. Una musica, orecchiabile e con ritmo interessante,( per tutti riconoscibile come: “more than a feeling” dei Boston), ed espresse le paladiniche parole al cauto vento che tra gli alberi si insidiava di primo mattino: “La “maledizione della Colonna”!!!!!!!!!!!!” Urlò. Dunque, successo tutto ciò, mi vedo costretto ad interrompere per breve tempo la narrazione, (ma non temere caro lettore!l’eroe tornerà a garrire nel vento della leggenda!),per far comprendere a chi leggesse queste mie righe cosa sia mai questa”maledizione della Colonna”. Ebbene, questa è una maledizione che solo in pochi riescono a rifuggire e ad eliminare del tutto. Solo pochissimi e potenti maghi sanno pronunziare le parole che la compongono. E dunque in pochissimi ne sorbiscono l’effetto. Uno di questi è il nostro Eroe che, ad ogni passo, ogni movimento, ogni singolo respiro, si troverà ad avere una “musica di accompagnamento”. Dunque in momenti di azione la musica si farà più veloce e feroce. In momenti di tranquillità si farà flebile e melodiosa per meglio accompagnare i paladinici passi dell’eroe. E nei momenti di gloria questa si farà più regale e goliardica, celestiale. Per cui, il nostro eroe, accompagnato dal famoso motivo si rimise in viaggio, abituatosi già all’eroico fardello. Il tramonto giunse sul terreno che calpestava, e già cantava il motivo dei Boston come se ci fosse nato dentro. E, quasi senza accorgersene, preso dalle melodie della propria colonna sonora, si mise a rockeggiare per la via, non badando alla figura che gli stava innanzi. Appena se ne accorse si rimise in paladinica posa e, ricomposto si mise ad osservare il gigantesco essere che lo sovrastava. Il Gigantesco rettile a scaglie, di color verde, con velature che sfumavano in marroni autunnali, lo osservava con i cauti occhi mentre quello che doveva essere il suo dragoniere si muoveva convulsamente nelle vicinanze. Rockeggiando, contagiato dalla colonna paladinica. Il tutto si rimise nel proprio ordine in non meno di mezz’ora, e appena il dragoniere si fermò l’Eroe gli si rivolse con le proprie sante parole: “Ecco che incontro dunque un dragoniere, Godric è il nome che porto, paladino di Gid e servitore del bene universale. Posso sapere qual è il vostro nome?” E l’uomo in arme che gli si presentava innanzi rispose leggermente preso dalla canzone: “Il mio nome è..(rockegiatura)..è..(movenza rockeggiante)..si insomma..(rock..rock..rock..)mi chiamo..(parole della canzone..)RE..(movenza da batterista )..Re dei Draghi..piacere di conoscere un paladino tanto musicale!” E si rimise a suonare la propria chitarra d’aria al ritmo ormai plurifamoso. “Allora siete un sire!” Disse il paladino. “Ah..eh?..ah..beh si certo..cioè..si..avevo sentito di movimenti sospetti e sono venuto di persona, visto che stavo vagando per le mie contee”. In un batter d’occhio quell’uomo che si era dimostrato re fece comparire un servo che, già piegato in un inchino innaturale, sparì al cenno del suo sire. E ricomparve dopo mezzo secondo con un bianco destriero per il nostro eroe. Esso lo giudicò un ottimo cavallo, uno dei migliori che avesse mai visto, e convenne che sarebbe stato per lui comoda una cavalcatura per il suo lungo viaggio. “Seguitemi, amico mio paladino!”disse Re ”Sono ansioso di sentire la vostrastoria, e di ospitarvi nel mio palazzo”. Il paladino non oppose nessuna obiezione. Non voleva affatto sembrare scortese nei confronti di un ospite così generoso, e non voleva certo dormire un'altra notte al chiaro di luna, preferendo di gran lunga una stanza. Ed ecco dunque le trame del tempo richiudersi davanti agli occhi di comuni mortali, ancora una volta la leggenda farsi polvere e rientrare nel proprio corso d’acqua. Quando ancora il viaggiatore ci si ristorerà? Nessuno lo può sapere, solo il fato conserva in noi la speranza! Cadono ora i sipari sull’intricato percorso dell’intrepido viaggiatore. Quando dunque si rialzeranno? Lo vedremo..nelle trame del tempo. Alla prossima..1 punto
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