Non posso che darti ragione su questo: io personalmente prima di iniziare una campagna avverto i giocatori di come sia lo stile del mio gioco e chiedo se gli va bene. In seguito periodicamente faccio "indagini di mercato" ovvero chiedo ai giocatori cosa secondo loro può non andare, se si divertono. In caso ci sia qualcosa nello stile di gioco (e solo in questo, niente contrattazioni di equip o roba simile O_o) che i giocatori preferirebbero fosse un poco diverso, beh, io provo a cambiarlo. Ovvio che se ad un certo punto ci si trova a giocare in un modo che per me è orrido, avviso i giocatori e o cambio o smetto... ma il bello è che questo non è mai successo! Capita magari che qualcuno mi dica "vorrei menare un po' di più le mani": aggiungo qualche scontro in più, lo vario un poco... insomma, alla fine ai giocatori questo piace, anche loro cambiano il loro stile di gioco: alla fine in questi casi sono sempre giunto ad un compromesso che ha sempre soddisfatto (almeno finora) anche loro, ma posso dire che, quando è capitato, questo compromesso era comunque molto vicino alla mia concezione di gioco. Insomma se il master è educato e ha voglia di far divertire gli altri e non solo sè stesso e un po' di comunicazione coi giocatori... penso che alla fine svolga una funzione "educativa" (virgolettato perchè è nel senso che influenza i giocatori al suo stile di gioco, non chissachè scuola di vita, ben inteso ).
Alla tua domanda posso rispondere solo in chiave personale:
- ho imparato a giocare con D&D, in stile piuttosto ruolistico, per cui è il sistema che conosco meglio, e così i miei giocatori; è anche il motivo per cui faccio il master, con un diverso sistema magari non lo farei se non dopo essermi impratichito non poco
- siamo grandi fan di una o due ambientazioni nate per D&D (e sarebbe una faticaccia riconvertire tutto)
- come dicevo poc'anzi, credo che in quanto flessibile d&d si presti anche per l'interpretazione, dipende dall'approccio, per cui non avrebbe nè più ne meno la valenza degli altri sistemi
- credo che il "menare le mani" sia parte integrante del gioco: io sono un fiero sostenitore del ruolo, del calarsi nei personaggi, del ricreare un ambiente coerente, del dar vita a quello di cui si narra... ma se pur nelle mie sessioni il combattimento occupa uno spazio minore (credo al massimo 1/3 del tempo) della parte interpretativa, esso è pur sempre presente; il sistema di D&D si presta bene anche al combattimento; la creazione di tattiche diverte quanto ruolare e magari alleggerisce un po' l'atmosfera di gioco. Pur essendo fiero propugnatore del ruolo difficilmente dirò "la sessione più fantastica e insuperabile e memorabile e mitica della mia vita è stata quella in cui non ho sfiorato i dadi"; piuttosto dirò "ho fatto sessioni memorabili senza tirare nemmeno un dado; ma ne ho fatte anche tirandoli".
Insomma, attenzione a non confondere un giocatore di stampo "ruolista" con un attore; perchè altrimenti invece di essere qui a parlare di questo argomento saremmo tutti a recitare in varie compagnie teatrali sparse per la penisola.