Dipende dalla situazione.
Secondo te un Paladino può liberare degli schiavi quando il padrone non vuole, in un paese in cui la schiavitù è accettata e legalizzata?
Secondo me no, non può.
Se io fossi quel paladino proverei a parlare col padrone degli schiavi spiegandogli che quello che fa è sbagliato.
Se non mi ascolta, vado a parlare con il Re e cerco di convincerlo che la schiavitù non è fruttuosa a livello economico come può sembrare, e che eticamente è un'aberrazione.
Se nemmeno lui mi ascolta, provo a spodestare il Re in tutti modi corretti possibili (cercando se ha scheletri nell'armadio che il popolo non conosce, in modo che la sua autorità smetta di essere legittima)
Se fallisco ho fallito, mi spiace per gli schiavi, non posso liberarli.
Se andassi là con uno spadone +2 e tagliassi le catene avrei compiuto un'azione caotica, in nome del bene ma indegna di qualcuno che ha giurato di servire la legge.
Non dimentichiamo che in D&D bene, male, legge e caos non sono concetti, ma forze reali che regolano l'universo. Un Paladino che si contrappone al bene o alla legge smette di essere un Paladino.
Il Paladino è tenuto, in nome del codice in cui crede, a non violare mai i princìpi di bene e legge con le proprie azioni. E' chiamato al difficile compito di conciliare entrambe le cose nei limiti delle sue possibilità.
Troppo facile dire "io sono buono e se devo infrangere la legge per il bene lo faccio"
Sicuramente è un ragionamento da benefattore, ma non è qualcosa che un Paladino si possa permettere di dire.
Cioè, può farlo, ma perde i privilegi di classe e deve redimersi.