Ripensando per l'ennesima volta ai libri dell'Eneide su cui ho preparato l'esame, e rileggendo il Silmarillion come "lettura rilassante", ho forse trovato la soluzione alla questione "delle ali" (ovvero: i balrog come li intendeva Tolkien hanno o no le ali? la menzione compare poche volte, e non sembra che usino le ali).
La soluzione che ho trovato non nasce dalla logica discutibile di chi usa in senso reale i termini quando conviene a lui e viceversa (per dirne una, nel passo delle ali Gandalf dice ai membri della Compagnia "fly!": che è, Boromir aveva le ali anche lui? o avevano mangiato fagioli nanici?), ma dal confronto con uno dei maestri dell'epica.
Nel passo del Signore degli Anelli dove si parla di "ali" riferendosi al balrog (La Compagnia dell'Anello, libro 2°, capitolo V) mi sa proprio che è presente una raffinta citazione da Virgilio (Eneide, II 15 e successivi).
Il verso virgiliano suona così:
"instar montis ecum diuina Palladis arte".
Traduzione rozza: grande come un monte un cavallo con la divina arte di Pallade.
Si riferisce al cavallo di Troia creato dagli Achei.
Ora, nei versi successivi Virgilio fa riferimento a seconda dei casi al ventre del cavallo o alle "cauernas", "caverne". Il cavallo NON ha caverne, ma metaforicamente è un monte e quindi ci sta che sia descritto in questo modo.
Una immagine molto ardita, ma segno di grande arte.
Ora, il passo in cui Tolkien accenna sul serio alle ali è: "and the shadow abot it reached out like two vast wings"; tradotto: "e la tenebra attorno ad esso si estese come due ampie ali". La frase è riferita al Balrog.
Notate una certa similitudine formale?
In seguito, per tutto il passo Tolkien usa ora "ali" e ora "tenebra" o altri sostantivi equivalenti per riferirsi all'oscurità che accompagna il Balrog, così come Virgilio nel II libro dell'Eneide parla ora di "ventre" e ora di "caverna" pur riferendosi sempre a un cavallo (che a rigord di logica caverne non ne ha).
Altro che una certa similitudine: recupero bello sostanzioso del testo virgiliano da parte di uno dei massimi autori epici moderni!
Se si aggiungono altri passi interessanti, e il fatto che Virgilio non può non essere stato un riferimento quantomeno formale per Tolkien (come per buona parte degli autori posteriori, in effetti), mi sa che il mistero si può dire svelato. Il fatto che si riveli essere una ripresa da uno dei capisaldi dell'epica e della letteratura occidentale supporta decisamente la tesi della similitudine (quasi un rupaka, in effetti) e affossa, a mio parere, qualsiasi obiezione: so come ragionano gli studiosi di letteratura! :lol:
... sì, lo so, sono un comparatista pazzo.