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  1. Visto che, giustamente, non possiamo intasare una discussione semiseria di gioco con discorsi letterari, mi sono preso la libertà di aprirne una in questa sezione. Se già qualcosa del genere esisteva sperduto in qualche angoletto buio del forum, chiedo venia. Ma torniamo a bomba. Il personaggio del vampiro con sprazzi di umanità e di sofferenza per la sua condizione non è un'invenzione della Meyer. Anzi. ha dietro di sé almeno 34 anni, con la pubblicazione di "intervista col vampiro" di Anne Rice. E forse anche di più, se si considera che anche Varney il vampiro (Preskett-Priest/Rymer, metà dell'ottocento) ogni tanto pare che si dolga della sua condizione. Quindi quello che ha fatto la Meyer è solo l'ennesima rifrittura. O forse qualcosa di nuovo l'ha fatto. Già, ha trasformato l'angoscia di un essere condannato ad una non-vita nella classica teen angst di migliaia di altri romanzetti per adolescenti. I vampiri glitterosi sono solo una declinazione pseudo-horror del classico "bel tenebroso" che non è mai passato di moda dall'epoca del giovane Werther, ma che dico, di Amleto. Con la differenza che questo nuovo "bel tenebroso" è un bamboccio imbelle buono solo a farsi *** mentali, e la sua bella una scimunita. In pratica, due esempi stereotipati del peggior modello di adolescente immaginabile. Spiderman (che in realtà tanto stereotipato non è, è il primo esempio di "supereroe con superproblemi") è mille volte più credibile, anche se si arrampica sui grattacieli. Batman, con la sua sete di vendetta sublimata, idem. Come modelli letterari sono lontani anni luce. Non sto nemmeno a esaminare personaggi come gli X-men, o gli (anti)eroi di Alan Moore. Il confronto sarebbe troppo impari. Un'ultima considerazione. I romanzi della Meyer non sono importanti perché letti. Sono dannosi. L'abitudine alle buone letture è come un esercizio fisico. Se un atleta si abitua fin dall'inizio a fare un movimento sbagliato, sarà molto difficile che impari a fare quello giusto. Lo dicevano anche i maestri di musica greci, che prendevano il doppio dagli allievi che avevano avuto altri insegnanti, per lo sforzo di togliere loro le cattive abitudini apprese. Allo stesso modo, un adolescente che si abitua a leggere pattume non passerà automaticamente a leggere Kafka o Maupassant, tenderà invece a restare ad un livello di lettura infimo, a meno che non venga rieducato alle buone letture, ed è dura. Lo dico come insegnante, che ha dovuto combattere per togliere dalla mente dei suoi studenti le fesserie pseudoleonardesche di Dan Brown (altro bel tomo che prenderei volentieri a schiaffi). Gli adolescenti sono di bocca buona e non hanno ancora sviluppato del tutto lo spirito critico, proprio per questo ritengo che far loro ingurgitare del letame con la scusa "almeno leggono" sia criminale. A quel punto meglio che non leggano proprio.
    3 punti
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