Maldazar, il punto è che io studio giurisprudenza e sono abituato ad applicare certi criteri quando interpreto.
In D&D è nata una certa scuola di pensiero, che pretende di essere l'unica corretta. Questa scuola di pensiero è fondamentalmente basata su tre principi interpretativi:
1) L'interpretazione letterale del testo è l'unica corretta, il resto sono HR;
2) Laddove una regola può essere interpretata in più di un modo, si applica un'interpretazione estensiva del testo;
3) Se non c'è scritto espressamente che una cosa non si può fare, allora si può fare.
Personalmente non condivido neanche uno di questi principi, ma ormai nei forum specializzati in D&D se non li applichi non ti caga nessuno neanche di striscio. Sappi almeno però che l'interpretazione delle regole in base a questi principi non sono "le regole", sono le regole interpretate in un certo modo.
Per quanto riguarda l'analogia, siamo seri. Indomitable soul funziona allo stesso identico modo di grazia divina, ma ha un campo di applicazione più ristretto. Non esiste alcuna ragione razionale per cui grazia divina debba essere cumulabile con benedizione oscura e non con indomitable soul. Evidentemente gli sviluppatori quando hanno proibito la cumulabilità di grazia divina e di indomitable soul volevano evitare che un paladino/crusader sommasse due volte il Carisma ai tiri salvezza sulla Volontà. È evidente che, se questa era la ratio, essa vale ancora di più in una situazione dove si potrebbe sommare il Carisma due volte a tutti i tiri salvezza e non solo quelli sulla Volontà. E questa interpretazione è confermata dall'incompabilità tra loro delle varie classi che forniscono benefici simili con il paladino. A questo sommiamo ulteriormente il fatto che situazioni simili (bonus Sag alla CA) sono state rese non cumulabili ed ecco qua il trend interpretativo corretto.
Esiste un solo controargomento a questa argomentazione, ed è il molto fantasioso "Là c'è scritto, qua no". Che però vale solo a condizione di ritenere valido il principio 3) sopra, che a sua volta implica la non applicabilità dell'analogia in D&D. Io non lo ritengo un principio valido. Per me, applicando un criterio interpretativo logico-sistematico, è possibile concludere che da regole non si può applicare due volte lo stesso modificatore di caratteristica allo stesso tiro a meno che questo non sia espressamente previsto.