Demian
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Parliamo di estetica della fiction
Se si parla di estetica della fiction, io i save or die non li ho mai capiti.
Le scelte sbagliate esistono e - lavoro nel campo della sicurezza sul lavoro - spesso hanno risultati tragici: su questo non vi è alcun dubbio.
Il punto è che accoppare i personaggi - principali - stupidamente perché hanno preso un bivio sbagliato, o perché piace giocare al di là delle regole, o ancora peggio per punire i giocatori - che cattivissimamente ci hanno rotto le uova nel pianificato paniere del divertimento - almeno per come la vedo io, rende il tutto non solo brutto, ma anche molto insensato.
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Cose che smontano il GM
In fine il punto con cui ho sempre discusso con Blackstorm e che ripeto a te visto che sei mancato nelle precedenti puntate è che, per come la vedo io, il GM non è una console! Non è da lui che dipende il divertimento in gioco ed è, per come la vedo io, un grave errore considerarlo in tale maniera almeno per due ordini di motivi:
[a]la mancanza di affettività verso il contesto può essere data da vari fattori:
1) problemi a casa, però la cose si risolve una volta risolti i problemi o con la pazienza perché se un amico ha problemi mi pare molto più corretto buttare a balle la serata di gioco e parlare con lui;
2) dalla noia del giocatore verso il gioco che si sviluppa al tavolo, che se non ha voglia di giocare, magari è meglio che ci si becchi più tardi al bar o un altro giorno (magari più delicatamente di così );
3) dal fatto che sia normale un atteggiamento passivo in gioco;
Le prime due sono risolvibili.
La terza è risolvibile giocando con giocatori il cui atteggiamento sia quello attivo, propositivo e creativo, che vogliano giocare a contribuire attivamente alla creazione della storia, da una parte, dall'altro smettere di credere che l'unico giocatore che possa fare colpi di scena, che possa rendere interessante la giocata sia il GM.
Perché il GM non è una console ne tantomeno il dominatore dell'universo mondo conosciuto.
Il GM è un giocatore con compiti differenti, non il datore di lavoro, non la console o l'attore comico che ha il lavoro di fare divertire gli astanti, il che significa accettare e stimolare, nel rispetto delle funzioni differenti, i contributi creativi di tutti quelli che stanno al tavolo.
Questo ovviamente è come vedo io i problemi da te sollevati, poi non è che sia tutta questa autorità.