Calma ragazzi: qui stiamo cadendo nel relativismo, ma cito direttamente, Libro delle Fosche Tenebre, pag. 5, che si ricollega a sua volta al Manuale del Giocatore
"Il bene e il male in D&D non sono affatto concetti filosofici. Sono le forze che plasmano l'universo."
Ciò vale anche per legge e caos e questo taglia la testa al toro: in un multiverso dove gli dei donano la magia in base alle azioni che loro stessi giudicano un'azione o è buona o è cattiva. Punto. E il DM impersona e controlla questi dei, dunque deve SEMPRE prendere una decisione sul comportamento dei PG, fosse anche solo tirando un dado. Altrimenti oggetti come un filatterio della fedeltà non saprebbero mai dire se l'azione è consigliabile o no. Con questo ovviamente non voglio dire che il DM non può decidere che esistano i dubbi di coscienza o che a volte il confine tra bene e male sia labile, ma questa precisazione serve a dare la certezza che quel confine esista. Un giocatore in questo modo sa che ogni azione ha una conseguenza, e il gioco può continuare.