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Ciao ragazzi! Cerco 4 giocatori per l'avventura "The Fall of Plaguestone". Si tratta della prima avventura pubblicata per Pathfinder Seconda Edizione e porterà i pg dal 1° al 4° livello. PF2 è un sistema che ho iniziato ad usare da poco, quindi se notate errori da parte mia, non esitate a correggermi. Per quanto riguarda i ritmi di gioco, il classico post giornaliero dovrebbe andare bene. Causa lavoro io potrò postare solo alla sera, ma nei giorni in cui sono di riposo invece non dovrei aver problemi a postare più volte nell'arco della giornata. Per la scelta dei pg, se ne riparla nel topic organizzativo, dove darò le varie info necessarie. L'unica cosa che mi sento di premettere, dato che per alcuni potrebbe essere un deterrente, è che essendo ancora poco pratico del sistema, preferisco usare solo il manuale Core. Quindi niente catfolk, niente pistoleri e via dicendo. Chi è interessato lo scriva qui. Quando avrò i 4 partecipanti creerò la gilda e invierò gli inviti.1 punto
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E dai un tempo alle sessioni la durata della curva di attenzione in una persona media ha un ciclo di 45 minuti. Ogni tanto fai delle pause. Dagli tempo di rifiatare.1 punto
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Secondo me la cosa migliore è il metodo "patti chiari, amicizia lunga": fagli presente il problema, chiedendo che, almeno durante le partite, cerchino di comportarsi meglio, altrimenti le partite sono sospese fino a che non cambiano atteggiamento. Se il problema è un solo giocatore, digli che al prossimo sgarro è fuori dal gruppo.1 punto
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Siamo un gruppo di amici, una bella strigliata e passa tutto 😁 È normale che a volte l'attenzione cali, certe volte lasci perdere mentre altre richiami direttamente l'attenzione. Nessuno dovrebbe prendersela a male, come arbitro è giusto che cerchi di mantenere una soglia di attenzione alta.1 punto
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Beli Che aspettate allora! Dico, mentre affianco Robur e inizio ad avvicinarmi ai balestrieri finché non sono a portata di tiro. Poi continuo a muovermi e tirare. Appena puoi, ingaggiali in mischia. Suggerisco all'elfo. Se li distrai abbastanza posso mirare un punto vitale.1 punto
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Gasparino il zuzzurro Osservo la tizia lì... Karim... "Seh... Attrice... Attrice fino alla settima ora, poi stacca e fa la mignotta, senza dubbio." Dico tra me e me. Ma mi faccio li cazz1 miei, che chi si fa i cazz1 suoi campa cent'anni...1 punto
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...Assassinio...lo è, quando si parla di alberi moventi senza libero arbitrio? Voglio parlare con un superiore. Passatemi barbalbero.1 punto
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DM "Li mortanguerieri aoh!" risponde Biascica alla cinquina del morgante, nitrendo e imbizzarrendosi "Ma te che ne sai? Ma te la sai 'a d'a savana? Tra noi c'era un rapporto equo, do ut des! Io je do, lui des, à capito?" nitrendo ancora, risentito. Karin intanto gira intorno allo stesso morgante, saggiandone i muscoli delle braccia "Aoh, so' proprio prosciutti questi in efetti..." @Cuppo1 punto
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Le Terre Selvagge di Dembraava - Parte 1 Articolo di GoblinPunch del 26 novembre 2015 Paladros C'è una città morta nel mezzo delle terre selvagge di Dembraava. La foresta l'ha uccisa. La città è un labirinto di radici tortuose e pietre spezzate. Nel secolo trascorso da quando è stata abbandonata gli alberi l'hanno fatta a pezzi. Noi umani non possiamo vedere tutta questa violenza, perché è accaduta troppo lentamente per i nostri sensi. Ma c'è dolore nelle fondamenta fratturate, e anche se non c'è sangue sparso sul terreno, possiamo indovinare la furia che è calata su questo luogo. Le mura sono state fatte crollare. I palazzi di pietra sono stati frammentati e i frammenti vengono afferrati da artigli di legno che nei prossimi cento anni finiranno per ridurli in polvere. Le vecchie mappe sono inutilizzabili. La foresta è piombata su questo luogo con tutta la violenza che poteva radunare. I druidi che vedono questa città per la prima volta ne vengono sempre sconvolti. Odiano le città, ma questo è l'equivalente di un elevante che calpesta a morte un bambino. Fa sgomento perché è eccessivo: i druidi non provano dispiacere per la sorte della città, ma sono sorpresi che una foresta possa diventare così feroce. Le foreste hanno emozioni, e quella predominante a Brembraava è il freddo, calcolato odio. I Ranger di Dembraava Il loro compito non è facile e molti muoiono cercando di tenere una via aperta. Lo fanno perché così i mercanti possono continuare a passarvi attraverso e arricchirsi. Ma alcuni erano, un tempo, ranger di Paladros. La foresta è la casa dei loro antenati, e nella loro testardaggine sperano ancora di poter reclamare questa città-cadavere. Non si allontanano molto dalla strada. Nemmeno quando qualcuno di essi viene catturato dai clan di selvaggi e spellato vivo su qualche albero lontano. Nemmeno quando le pelli vengono poi appese sulla strada per provocarli. Sono troppo furbi per cascarci. Il Fiato delle Mosche Ci sono molti pericoli nelle terre di Dembraava, ma quello che è più temuto è il più subdolo. Viene chiamato Fiato delle Mosche, perché si dice che venga trasmesso dal fiato delle mosche che infestano le carcasse. Altri lo chiamano "Pazzia del Costruttore di Torri", e in effetti è vero che alcuni si mettono a costruire torri nel mezzo della malattia. Negli stadi iniziali si esprime come una leggera psicosi e un forte desiderio di stare da soli. Le persone si agitano e attaccano i propri compagni di avventure o, più comunemente, fuggono nella foresta. (Può essere un bel problema se la persona colpita aveva con sé qualcosa di importante). Se la persona malata si avvicina ad una città è necessario trovarla subito e bruciarne il corpo. Se venisse lasciato in vita potrebbe infettare l'intera città. Dopo qualche tempo la persona soggetta alla malattia comincia a mostrare segni di acrofilia e una quasi totale dissociazione della personalità. Li si sente spesso borbottare di cose come sentire la loro stessa voce che gli parla, oppure si sentono frasi come "aprire il sole segreto" o parlare dei "milioni di figli luminosi che ci sono dentro di loro". A questo punto della malattia di solito si arrampicano in luoghi molto alti. Alberi, torri, precipizi. Salgono più in alto che possono, là dove le cime degli alberi ondeggiano come navi nel mare. E quando sono lì, una volta che sono fortemente aggrappati alla cima degli alberi, entrano nella fase finale della malattia. Braccia e gambe divengono rigide e li fissano lì dove si trovano. La schiena si inarca in modo folle, come per i malati di tetano, e le labbra si ritirano in un rictus. Gli occhi si fissano sul sole e le palpebre smettono di battere, e diventano ciechi. Molti dicono che a questo punto la vittima è morta. Ma non è cosa certa. Infine il fungo si fa finalmente vedere. Le spore cominciano a fioccare fuori dalla bocca della vittima, rilasciate dopo il periodo di incubazione nei polmoni. Gli arti muoiono e si trasformano in una materia resinosa. E in realtà quasi tutto il corpo muore a questo punto, disseccandosi e indurendosi in qualcosa di simile al cuoio. Restano in vita solo i polmoni, che continuano ad inalare ed esalare finché l'ultima caloria del corpo non viene consumata (ovviamente anche il cuore è vivo, in questi ultimi momenti). Il fungo è in grado di stimolare i muscoli per conto proprio. Anche se la testa venisse rimossa, o se dovesse marcire, il corpo continuerebbe a respirare. Un intero essere umano semplificato fino ad essere un mantice. E un mantice davvero efficiente. Se lasciato a sé stesso, il cadavere continuerà a respirare per settimane dopo la morte del corpo, e ad ogni esalazione emette nuove spore. Cadono come una nevicata spettrale. Questo processo è di grande interesse sia per i guaritori che per i necromanti, che apprezzano le varie gradazioni della morte. Per una persona comune c'è solo la morte, ma per gli esperti ci sono molte, piccole morti. La fine dell'ultimo pensiero di una mente. Il punto oltre il quale una mente non può più essere riportata indietro. La fine del corpo fisico, funzionante. La fine di un singolo organo. La morte dell'ultima cellula nel corpo. Chiedete ad un necromante, e vi diranno che ci vuole davvero molto prima che tutte le parti di un uomo muoiano del tutto. Togliete la testa di un uomo, impalategli il cuore, e diventerà freddo. Ma ci vorrà un giorno perché i suoi spermatozoi smettano di nuotare, e tre giorni perché il suo sangue smetta di avere della vita (i globuli bianchi). Questa maleducata ostinazione a restare in vita, simile ad un ospite che non se ne vuole andare dopo una festa, è il motivo per cui i cadaveri più freschi non sono (paradossalmente) i migliori per la non-morte. Ma sto divagando. Quando la persona colpita dalla malattia finalmente muore, l'ultimo corpo fruttifero finalmente emerge dai polmoni, percorre la trachea ed emerge dalla bocca, da dove si estende nel cielo. La malattia dissemina anche le sue spore passivamente, rilasciandole lentamente nella brezza. Il corpo fruttifero sembra una specie di corno di cervo di chitina rosa-marrone. In questo stadio a metà tra un corpo di carne e una scultura di resina, il corpo viene divorato dai predatori, tra i quali le mosche che sciamano su di esso. Le uova che le mosche depongono nella sua carne vengono intrappolate dalla resina prima della schiusa. Si dice che siano queste mosche a trasmettere la malattia. Ma in realtà i polmoni sono in questo caso l'organo che resta umido più a lungo (e quindi sono i più ricchi di appetitosa carne avariata), e la vista di migliaia di mosche che fanno avanti e indietro dalla bocca dei cadaveri ha dato il nome alla malattia. Come il cadavere, anche il corpo fruttifero alla fine si indurisce in una resina secca. Le terre di Dembraava sono piene di questi resti spaventosi. Attraverso tutta la foresta si possono intravedere cadaveri abbarbicati alle cime degli alberi. Dopo una tempesta li si ritrova sparsi sul terreno, come delle sculture di cera scolpite a rappresentare uomini mangiati dai corvi, in pose contorte. Staccare le braccia e le gambe spesso richiede martello e scalpello, ma molte si spezzano quando i corpi cadono a terra. A volte non cadono mai dalle cime e l'albero cresce attorno ad essi. Se il corpo è abbastanza intatto può essere usato da scoiattoli e vespe come nido. I ranger di Dembraava li chiamano "sentinelle" e li usano come punti di riferimento. Spesso si attribuiscono loro nomi e storie colorite. Ma stanno sempre molto attenti a non toccarli e quelli che cadono a terra vengono lasciati lì dove si trovano. La città di Paladros è piena di queste "sentinelle". Si trovano su ogni tetto in rovina, gli occhi fissi su strade in rovina. Si può vedere, attraverso le costole, ciò che resta del fungo ormai fossilizzato. Zhilov Nelle terre di Dembraava c'è anche un uomo nero, chiamato Zhilov. Un demone dei funghi. Un angelo della guarigione. Uno spirito della fertilità e della crescita. Una cosa strisciante che scava tunnel nel terreno, come un grande intreccio di piccoli vermi bianchi. Una donna con un abito verde. La voce di un uomo che parla da dentro un albero. Non c'è consenso sulla vera natura di Zhilov. Ma tutte le storie concordano su una cosa: quando Zhilov è vicino, i cadaveri delle "sentinelle" riprendono a respirare. Link all'articolo originale: http://goblinpunch.blogspot.com/2015/11/the-breath-of-flies-part-2-of-dembraava.html1 punto
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Worship Day 4 Twilight Home 351 A.C. - Tarda Mattinata [Pioggia - Autunno] I compagni non si resero conto subito di ciò che stava accadendo Quando Tass fu entrato nella stanza dirigendosi alla successiva porta, dalla parete alla sua destra e dalla sua sinistra uno sciame di frecce partì verso di lui. Ma non era frecce normali, bensì etere che quando colpivano un oggetto sparivano dopo averso danneggiato. Le frecce provenivano da celate feritoie poste sulle due pareti. Molte frecce mancarono il bersaglio ma 4 colpirono il kender che cadde a terra morente. @all0 punti
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