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  • Sesso
    Maschio
  • Località
    Genova
  • GdR preferiti
    D&D 3.5
  • Occupazione
    Libero professionista
  • Interessi
    Lettura, motociclismo, modellismo
  • Biografia
    Qualcuno mi sta impersonando in questo GdR chiamato vita

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  1. La notte passa relativamente tranquilla, fin quando, durante l'ultimo turno di guardia di Eldon, Jebbeddo e Keidros si svegliano da un suo accesso di tosse violento. Fuori è ancora buio pesto, un vento gelido soffia contro le finestre portando polvere di neve ghiacciata a tintinnare sui vetri opachi. I due vedono l'halfling tranquillamente seduto sul letto con un taccuino in mano che ha palesemente simulato la tosse per svegliare i compagni. In fondo alla stanza Motsa e Buug stanno facendo i bagagli per partire.
  2. La notte è buia e dalle finestre dello stanzone penetra poca luce. Ogni letto ha a fianco un piccolo mobiletto con una candela e un cassettone. Eldon, dopo aver sorseggiato la sua tisana, posa il suo zaino su un letto vicino all'ingresso e va verso il bacile, per fare come Jebbeddo. I nani invece si mettono proprio nei letti verso il fondo della stanza, di fronte ai due sospetti, e senza neanche salutarli si buttano in branda e spengono la candela.
  3. La tisana riempie Keidros di un calore avvolgente, che lo fa sentire pronto a scalare la più alta delle montagne ghiacciate. La conversazione prosegue ancora per poco su argomenti poco interessanti, poi i nani si alzano e fanno per andare in camera, uno stanzone lungo e stretto con letti su entrambi i lati. Motsa e Buug sono su due letti vicini verso il fondo della stanza, già a letto. A metà stanza c'è un grosso mobile con brocche d'acqua e un bacile.
  4. Eldon ci pensa un pò. "Non so, non siamo tutori della legge, non sappiamo molto di questa storia. Ma se dovessi vedere il Mulazim sicuramente gli parlerei di quella strana coppia." Intanto fuori è calato il sole, Glimo butta qualche pezzo di legno nel camino e mette su una grossa pentola dell'acqua, nella quale Edira sparge fiori secchi, foglie, semi, miele e corteccia. Keidros riconosce il vasetto di miele: è lo stesso utilizzato dalla venditrice di Saadoun. Poi prende un boccale, lo immerge con cautela nell'acqua bollette e sorseggia soddisfatta. "Se volete, questa è la mia tisana, ottima per corroborare il fisico di un viaggiatore."
  5. Glimo sorride all'avvertimento di Jebbeddo. "Non si resta vivi a lungo in un posto come questo senza avere occhio per queste cose. Buug è lo stesso passato di qua da poco insieme ad un altro mezzorco. Ha addosso un costume di dubbio gusto che cerca di cammuffare i lineamenti, ma la mia signora se n'è accorta un attimo dopo che ha varcato la soglia. Sono fuggitivi, e se uno è un mutaforma ora mi spiego tutto. Ma non preoccupatevi, la casa del Rosso è sicura per i viandanti. Se si comportano bene continueranno a godere dell'ospitalità della Passamontagne e mia, altrimenti dovranno dormire all'addiaccio." I nani si dimostrano poco preoccupati: "Devono solo provarci. Comunque noi con le guardie non parliamo!" Eldon, mentre prende ancora un pò di birra dalla caraffa, chiede ai compagni. "E noi che facciamo? Se sono loro dovremmo fare qualcosa. Ma questo potrebbe farci ritardare..."
  6. Glimo interviene: "I mercanti potrebbero aver fatto altre vie, o magari sono passati di qui di giorno e non si sono fermati anche se non ricordo niente del genere, di solito vedo tutti quelli che passano. E poi pochi resistono al richiamo della Capra di Montagna. Il suo calore è un pò come il richiamo di una sirena per i marinai." Il nano continua: "Però lo gnomo ha ragione. Cosa ci fa quella pellaccia qui? A quanto ne sappiamo quelle bestie qui non sono ancora arrivate." Eldon prende la parola: "Mastro Glimo ho un'altra notizia che vi farà piacere e che forse è una parziale spiegazione: una nave proveniente dal Thay è stata messa in quarantena al porto di Cimbar poichè qualcuno stava tentando di importare un Ferus in queste terre. Ci devono essere persone disposte a pagare per studiare, utilizzare o semplicemente possedere queste creature. Magari quella pelle era in viaggio verso un compratore particolare" Mentre il gruppo specula sull'argomento, Keidros vede che il mezzorco allontanandosi si tocca la faccia come per massaggiarsi; ma c'è qualcosa che non va, come se avesse qualcosa di posticcio sul volto che si sposta in maniera incoerente. Motsa gli da un leggero colpo di gomito e lo fulmina con una sguardo in cagnesco, per poi proseguire per le scale.
  7. Glimo approva le parole dello gnomo, i nani restano pensierosi, mentre il mezzelfo sembra seccato dalla risposta ma non dice nulla. Poi il nano con la tunica prosegue: "Fossi in voi non sventolerei così tanto quella cosa. Per quanto riguarda me e mio fratello, posso assicurarvi che non siamo interessati. Ma la via è piena di predoni..." E sottolinea quest'ultima frase con un impercettibile gesto del capo in direzione di Motsa che non si accorge di nulla perché ancora intento ad osservare la pelle. Glimo porta altra birra in tavola: "Queste si che sono notizie. Non ho mai visto un Ferus né spero di vederlo, se arrivano qui siamo spacciati. Mi hanno detto che nel Chondat hanno dovuto organizzarsi. Le fattorie e costruzioni isolate non hanno più accessi al piano terra. Sono tutte dotate di accessi ai piani più alti a cui si può accedere solo con lunghe scale che la notte vengono ritratte. I Ferus così non riescono ad entrare." Eldon risponde: "Speriamo allora non imparino mai a costruire scale!" Il mezzelfo improvvisamente si alza, e lasciando ancora un po' di birra nel bicchiere dice a tutti che andrà a letto. "Forza Buug, domani si parte all'alba, dobbiamo riposare." E detto ciò fa per andarsene di sopra.
  8. Glimo sorride ripensando al passato. "Quell'ogre magi era davvero singolare. Un bestione enorme ma con evidenti problemi di autostima personale. Pensava di essere un debole piccoletto, voleva studiare e non era malvagio come i suoi simili, da cui era scappato. Usava le sue capacità magiche per aiutare gli altri, spesso. Ma la gente aveva paura, fecero tanto che lo scacciarono. Non lo conoscevano e non si fidavano del nostro giudizio. Fecero lo stesso con dei duerghi, venuti solo per lavorare alle miniere ma allontanati per il colore della loro pelle." I nani rispondono, anche incuriositi dalla pelle ritrovata dai tre:"Pensiamo sia una speciale varietà di idra, rara e poco conosciuta. Definirci cacciatori di mostri mi sembra eccessivo, sicuramente non lo facciamo per il bene dei popoli. Questa idra potrebbe fruttarci un bel gruzzolo. Ma dammi qua quella pelle. Per l'Ascia di Hetir Trecciadoro, come ci è arrivata questa quaggiù?" L'esclamazione del nano incuriosisce anche gli altri che si avvicinano per vedere quel lembo di tessuto che tanto provoca fastidio al tiefling. "Questa è pelle di Ferus, non ci sono dubbi. Non ne ho mai vista così ben conservata. Solitamente si disintegrano con la lucedel sole, ma questa... Deve essere stata trattata per resistervi. O peggio deve essere di una specie nuova, più forte." Tutti restano molto stupiti da quella cosa. Glimo sembra sinceramente preoccupato, mentre il mezzelfo osserva con un sorriso beffardo quell'oggetto inusuale. "Se volete sbarazzarvene, sarò contento di alleviarvi dal suo peso." dice.
  9. I due nani si sciolgono un pò e iniziano a chiacchierare con Jebbeddo, forse convinti dalla prova di forza del gruppo che ha sconfitto i troll. "La creatura di cui ha sentito parlare deve averli spaventati per spingerli così vicini alla via. Noi siamo qui per questo. Se è come pensiamo, sappiamo a chi può interessare parte di quella bestia. Se doveste incontrarla non affrontatela, cercate riparo, usate i cavalli come esca o distrazione. E' letale ma non troppo intelligente." Buug aggrotta le sopracciglia e guarda un pò in cagnesco Jebbeddo, forse per il modo in cui ha contraddetto il suo amico. Sta quasi per alzarsi ma Motsa lo ferma con un gesto della mano quasi impercettibile. "Abbiamo già abbastanza problemi, senza che ci accolliamo quelli degli altri." Poi guarda il mezzorco e continua: "E soprattutto senza cercarcene di nuovi." Buug sbuffa e abbassa nuovamente la testa sul suo piatto, mangiando con stizza. Glimo volge la conversazione altrove. "Qui negli anni ho visto passare un sacco di creature. Un anno gli Aarakocra hanno combattuto proprio qui dietro con uno Slaad, chissà da dove era spuntato. C'è stato poi un gruppo di orchi che aveva deciso di stanziarsi in zona, finchè un contingente di mercenari pagati dai proprietari delle miniere non li ha scacciati: il commercio ne stava risentendo." Spunta nuovamente la Passamontagne e prosegue: "E ricordi l'ogre magi? Peccato che non piacesse ai viandanti, era così a modo..."
  10. Le notizie vengono assorbite da Glimo come acqua dalla terra. Per uno che vive in quel modo, lo sguardo sul mondo è dato proprio da notizie e pettegolezzi dei viandanti di passaggio. Trovare dei giramondo come Jebbeddo e gli altri per lui è una fortuna. "Conoscevo un mercante che passava di qua e aveva contatti con il Thay, ma da quando le miniere si sono esaurite non l'ho più visto. La via è sempre meno trafficata, purtroppo. Le grandi compagnie di minatori e il loro codazzo non sono più così frequenti." Il nano con il manto si inserisce nel discorso: "Avrete problemi con le creature di questi monti, allora. Noi abbiamo messo in fuga un gruppo di troll. Hanno ucciso i nostri cavalli per cibarsene, ne abbiamo uccisi tre ma un paio ci sono sfuggiti, maledetti." Glimo risponde: "Le creature si tengono lontane dalla Capra di Montagna. Abbiamo i nostri modi per difenderci." Poi rivolgendosi al mezz'elfo continua: "Ma voi non venivate da quella direzione? Se volete andare a Cimbar dovrete tornare indietro." Motsa torna a parlare di Cimbar, elusivo: "Beh Cimbar in futuro potrebbe essere interessante visitarla. Un posto tranquillo è un posto buono per gli affari. Poi so che il porto è ricco, il commercio fiorente malgrado il periodo. Meglio stare alla larga dai Cerchi di Vuoto, e meglio per tutti noi se il Chessenta non si fa coinvogere nelle guerre degli altri."
  11. Glimo sembra interessato: "La terra dei maghi rossi, è parecchio che non parlo qualcuno che l'ha visitata. Ho saputo che se la cavano male con il Cerchio di Vuoto." Accetta comunque di buon grado il denaro dei tre e lo consegna subito alla moglie che, dopo aver lasciato lo stufato caldo in tavola, va nuovamente via, questa volta al piano superiore. Anche il mezzelfo sembra interessato, ma più a Cimbar. "Una delle nostre mete potrebbe essere Cimbar, che si dice laggiù?" A questa domanda interviene il nano corazzato, che con uno sbuffo dice: "Città di precisini, tutti a pensare a tenere pulite le strade. Il massimo che potrete trovare laggiù è una noia mortale!"
  12. I due nani borbottano tra loro nella lingua e quasi non considerano i nuovi arrivati, quasi ostentatamente. Il mezzorco invece secondo Keidros sembra particolarmente a disagio ed evita il contatto visivo con i tre, mentre il mezzelfo si presenta brevemente e in maniera cordiale. "Sono Motsa, lui Buug. Anche noi non pensavamo di incrociare così tanta gente in questa stagione. Speriamo voi siate più loquaci dei due li dietro." Conclude sorridendo. Glimo risponde poi a Jebbeddo mentre la donna riempie tre ciotole di stufato. "La camerata al piano superiore ha una ventina di letti, ci starete comodi. Come pagamento va bene l'oro, ma notizie, racconti e merci possono sostituirlo. Se invece ne siete a corto, sono 10 pezzi di argento a testa a notte, pasto compreso."
  13. Glimo li invita a sedersi e va verso la cucina dove recupera boccali, piatti e posate per rifocillare il gruppo. "Miniere Sandwisper? Siete il primo che sento chiamarle così dopo parecchio. E sicuramente il primo che è diretto nuovamente laggiù. Spero ci siano buone nuove per noi, magari un nuovo filone di zolfo?" Posa tutto sul tavolo e torna alla cucina, dove riempie una grossa brocca di birra da un barilone poggiato sul banco. "I viandanti qui non sono mai troppi in inverno, questo è vero. Ma in questi giorni non ci lamentiamo. Abbiamo ospitato una coppia molto strana l'altra notte, due mezzorchi, forse mercenari, taciturni e senza voglia di parlare, provenienti da Mordulkin. Poi un manipolo di soldati, gente di mondo. Hanno mangiato e sono ripartiti di gran carriera. Oggi ci hanno raggiunto gli altri ospiti che vedete qui, quindi una buona compagnia per la stagione fredda." Lascia la brocca di fronte a Keidros proprio quando una donna alta e ancora molto bella malgrado la mezz'età spunta dalle scale che portano alle cantine. "Benvenuti, la Capra di Montagna sia vostro rifugio tra i monti."
  14. Dopo aver consultato ancora una volta la mappa, Jebbeddo è certo che quel posto sia la sosta suggerita anche se sicuramente non si aspettavano un posto tanto accogliente in mezzo alle montagne. I tre portano i cavalli sotto la tettoia, li legano ed entrano nello stabile, accolti subito da un tepore accogliente e una luce calda, seguiti da un intenso profumo di birra, tabacco e stufato. L'interno è formato da un grande stanzone, ad un lato un enorme caminetto su cui bolle un grande calderone scuro, dall'altro una cucina, con una stufa, un tavolaccio, un bacile e dietro un grande mobile ingombro di stoviglie. Sul fondo le scale portano ad un piano superiore ed inferiore. Al centro un tavolaccio che potrebbe ospitare almeno venti persone ingombra la scena con le sue panche. Cinque persone sono sedute al tavolo e chiacchierano: due nani dall'aspetto intimidatorio, uno armato di tutto punto con una corazza di piastre mezza slacciata e un mazzafrusto posato sulla panca, l'altro dal volto emaciato, con gli occhi infossati, stretto in una tunica; un grosso umano, con tracce di sangue orco nelle vene, vestito di pelli e corteccia, con in mano una grossa ciotola da cui mangia avidamente; uno smilzo mezzelfo dai capelli argentei, lo sguardo guizzante e con indosso delle comode vesti da viaggio, fin troppo grandi per uno della sua taglia. un umano dai capelli una volta rossi, ormai bianchi e radi, gli occhi chiari, un sorriso compiaciuto e la pancia prominente che fuma una lunga pipa di legno scuro. Tutti si voltano a guardare i nuovi arrivati. L'umano dai capelli bianchi si alza e chiama a gran voce:"Edira, porta altro pane già che sei giù, sono arrivati altri viandanti." Poi si avvicina e sorride ai tre:" Benvenuti alla Capra di Montagna. Sono Glimo il Rosso. Mia moglie la Passamontagne ed io viviamo qui, non è proprio una locanda ma diamo rifugio a chi attraversa queste lande. Siete i benvenuti. Volete dello stufato? Poca carne, più che altro patate e cavoli."
  15. I due cavalieri, felici per l'incontro, riprendono il cammino salutando i tre i quali viaggiano fino a tardo pomeriggio. La strada è innevata ma battuta, malgrado il clima quella via è percorsa da più persone di quante si potessero aspettare. Quando il sole ormai è dietro ai picchi innevati, una isolata casetta su due piani spunta dietro ad una curva, il camino fumante e le strette finestre illuminate da una calda luce accogliente. Fuori due cavalli sono legati sotto una tettoia, paglia fresca davanti a loro per nutrirli e una coperta sulla groppa.
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