Vai al contenuto

simo.bob

Circolo degli Antichi
  • Conteggio contenuto

    1.794
  • Registrato

  • Ultima attività

  • Giorni vinti

    1

Tutti i contenuti di simo.bob

  1. I tre danno un ultimo saluto al confortevole rifugio, con un brivido quando gli occhi si posano sulla porta barricata che nasconde quell'orrore innominabile. La chiave fa il suo dovere, apre la porta e la cela una volta il gruppo si allontana nel cunicolo. Fuori il freddo li colpisce quai inaspettato, abituatisi com'erano al tepore del rifugio dell'antico mago. Una bassa nebbia copre tutto ma deve essere circa ora di pranzo anche se i tre sono sicuri visto che il sole è celato dietro allo spesso strato di nubi. Sorprendentemente i cavalli sono ancora al sicuro, forse anche grazie alla nebbia che li ha in qualche modo protetti. Sono affamati e un pò sporchi, ma dopo qualche cura sono pronti a mettersi in cammino. I tre viaggiano cercando di seguire il sentiero, con pazienza e senza fretta. La luce inizia però a diminuire abbastanza presto e devono fermarsi per fare campo in un piccolo rudere a bordo strada. La notte passa tranquilla e i tre sono pronti per ripartire il giorno dopo. Il viaggio prosegue tranquillo e senza sorprese, in una nebbia che rischia di disorientarli, ma alla fine riescono a raggiungere la Capra di Montagna la sera del terzo giorno, felici di vedere le sue luci calde e accoglienti.
  2. Eldon concorda con Jebbeddo che trovare un posto amico e conosciuto sia la cosa migliore da fare, per raccogliere le idee e pensare ai prossimi passi. "Jebbeddo ieri eri esausto, ma abbiamo riposato molto più a lungo del solito. Ti senti comunque di intraprendere il viaggio che ci aspetta? Neve, mostri, banditi e abitanti della palude ci separano da Cimbar. Bisognerebbe fare come i miei parenti Evinrude e Justerini, avvezzi all'uso di portali. Anche se nessuno li ha più visti da un pezzo ormai."
  3. Evinrude Goodbottle Sono a terra ma non mi perdo d'animo. Il botta e risposta dei due incantatori mi stupisce un po' ma sono sempre più curioso di come andrà a finire questo confronto tra compagni di avventura. @Alonewolf87 @Darione
  4. @Alonewolf87 aspettiamo te per sapere come procedere, non so l'effetto di ciò che ha fatto Dardan può influenzarci.
  5. La voce torna ancora una volta dopo una pausa vibrante in cui quell'oscurità densa sembra stringersi ancor di più addosso al tiefling. "Io dormo…ma sognando...parlo...a chi...sa ascoltare........Ti ho...atteso.......Tu sei...diverso........Tu sei...pronto..........Tu saprai...quando sarà...il momento..." Poi la voce cessa di botto ed è come se anche tutte le entità ciclopiche che attendevano nel Vuoto cessassero di premere sulla coscienza di Keidros. I sensi tornano ad ovattarsi, il silenzio, il buio, l'incoscienza. Eldon sveglia i suoi compagni dopo un tempo che gli pare consono. Tutti sono riposati e nuovamente in forze. Keidros apre gli occhi riconoscendo subito lo studio, le finestre con l'illusione, la voce degli amici, anche se il sogno o la visione resta ben vivida nella sua mente insieme ad ogni sensazione che l'ha accompagnata. "E ora che facciamo? Abbiamo un sacco di cose da leggere, non sappiamo di chi fidarci ma credo avremo bisogno di aiuto... che dite?" chiede Eldon, che evidentemente ha rimuginato tutto il tempo sul prossimo futuro durante il suo turno di guardia.
  6. Quel tempo immobile e interminabile di attesa non fa che accrescere i timori di Keidros. Poi, come se arrivasse da mondi di distanza ma con una forza inarrestabile, una singola voce fa zittire tutte le altre. Anche definirla voce è azzardato: sono visioni in un linguaggio sconosciuto, è lenta e non è generata da nulla di simile di una bocca umana, ma è come se lo spazio stesso ne fosse l'origine. "Ora...sai........liberaci........Tu senti...il vuoto...vero?...il peso...della...tua...esistenza, ...così piccola, ...così limitata.......Io posso...liberarti.......il mondo...che conosci...è...una prigione..........IO...ti mostrerò...cosa si cela...oltre i veli........." Una pausa interminabile lascia il silenzio totale nella mente di Keidros.
  7. Keidros continua a fluttuare ma in qualche modo gli sembra di essere in posizione eretta, anche se sopra e sotto in quella condizione perdono quasi di significato. Il tiefling invoca l'arma ma qui il suo Patto non sembra funzionare e Hatreyus non risponde. Mentre cerca di capire come questo sia possibile gli sembra di scorgere qualcosa in quell'oscurità insondabile, tanto che dopo poco Keidros riesce a vedersi le mani, anche se gli sembra di non usare gli occhi ma di percepire la realtà intorno a sè con qualcosa di più dei suoi soliti sensi. Davanti a lui, l’oscurità non è solo assenza di luce, ma una sostanza pulsante, densa e liquida come un oceano senza superficie, brulicante di forme che non dovrebbero esistere. Ombre ciclopiche si muovono in uno spazio che non ha dimensioni fisse, rivelando sagome colossali come montagne dormienti, il cui respiro stesso è un mormorio nella trama della realtà stessa A tratti, echi di voci immense risuonano nel buio, frasi incomprensibili pronunciate con toni che vibrano nelle ossa, nel sangue, nell’anima, mischiandosi alle voci che ora, chiare, parlano nella testa dei tiefling: "sogniamo nei vortici del vuoto...il sangue dei mondi...mglw'nafh...il ciclo si chiude...apri i cancelli di ciò che è stato sepolto...il buio canta il nostro nome...fhtagn...fhtagn...i tuoi pensieri non sono tuoi...ti abbiamo sempre parlato...senti il battito al centro del Nulla...R'lyeh...l’ora è prossima..." E poi, all’improvviso, Keidros si accorge di un chè di davvero preoccupante: tra quelle masse colossali, qualcosa si è accorto di lui.
  8. Eldon concorda e aiuta gli amici a barricarsi. La porta sembra solida e può essere bloccata con un robusto chiavistello e su quella i tre aggiungono mobili, tavole e tutto quello che trovano. Ormai i tre hanno perso il senso del tempo, ma il riposo arriva presto. Decidono i turni, preparano il campo il più confortevolmente possibile e per una volta riposano finalmente in un luogo davvero confortevole malgrado tutto. La notte per Keidros però non è così tranquilla. Si sveglia improvvisamente, al buio più totale, completamente disorientato e con tutti i sensi ovattati. Le voci aliene che hanno iniziato a chiacchierare nella sua testa si fanno più chiare e insistenti. Provengono da lontanissimo ma con una forza inarrestabile, appartengono a diverse entità che a volte parlano in coro, altre volte si alternano, altre ancora parlano tutte insieme rendendo impossibile comprendere ciò che dicono. "Svegliaci...il peso delle anime...mglw'nafh...apri i Cerchi...ti vedo...fhtagn...il tempo non è nulla...Cthulhu...stiamo arrivando...eoni di nulla...ph'nglui...la sua dimora..." Pian piano il tiefling riprende coscienza e riesce ad aprire gli occhi, ma si ritrova al buio, fluttuante, nel silenzio più totale. L'ultimo ricordo che ha è quello della stanza illuminata dalle finestre illusorie, il suono del camino crepitante, il ruvido giaciglio sulla sua pelle. Ora invece gli sembra di galleggiare in un liquido denso ma senza consistenza nè temperatura, che non lo bagna ma lo avvolge come fango. Prova a muoversi e con fatica riesce a cambiare posizione, ma non trova nulla a cui aggrapparsi o da afferrare. Passa qualche minuto e la situazione non cambia.
  9. I tre finiscono di esplorare le stanze, con un tremito quando passano dalla porta sbarrata che cela al di là l'Arco e la creatura. Eldon esita un attimo: "Ce ne andiamo dunque? Jebbeddo tu sei sfinito, anche noi siamo stanchi. Fuori ci sono Ogre e chissà cosa che potrebbero crearci non pochi problemi. Sicuri di voler abbandonare questo posto?" Segue comunque i due, aiutando lo gnomo nell'avanzare.
  10. I tre tornano ad esplorare la struttura. Frugano un po' meglio nella stanza con il cadavere del funzionario di Cimbar, spostando i resti dei mobili e scavando tra le macerie. Keidros recupera alcuni oggetti d'arte di valore: due coppe in bronzo, un pettine d'oro, alcuni segnaposto in argento e gemme. Eldon trova dentro il cassetto schiantato si un armadio, un piccolo borsello in cuoio con dentro quello che sembra essere un kit essenziale da notaio: diversi tipi di fogli e pergamene in un panno cerato per proteggerle dall'acqua, penna e inchiostro, qualche bastoncino di cera colorata, un cucchiaino e una candela, un sigillo in legno ancora da intagliare. A ben vedere, tutto il kit sembra infuso da qualche incantamento di illusione, forse studiandoci un po' potrebbe risultarne qualcosa di utile. Jebbeddo invece, più interessato ai documenti e simili, trova una parte di una mappa raffigurante il Faerun nord occidentale. Visto il colore dell'inchiostro sono segnati sicuramente di recente dei cerchi su Baldur's Fare, Sundabar e Luskan, mentre ci sono due piccoli triangoli rovesciati, uno su Iron Keep dell'isola di Oman e uno su Waterdeep.
  11. Evinrude Goodbottle Dalla mia posizione cerco di richiamare l'attenzione del nostro nuovo compagno di avventure. "Ehi ser... Che aspetti? Siamo qui! La mossa della curcuma mette sempre un po' a disagio." @Alonewolf87 @SIIP
  12. Lo gnomo controlla il tomo e, osservandone il retro, riconosce i simboli incisi sulla pelle: sono molto simili a quelli che vide anni prima a Baldur's Gate, su quel tappeto nel palazzo del quartiere dei Bassifondi poco prima dell’apertura del primo Cerchio di Vuoto. Il triangolo equilatero rovesciato risalta sempre su tutti. Messo via anche questo tomo i tre continuano a controllare la scrivania e trovano, in un cassetto, alcune scarselle con diversi preziosi: un centinaio di monete d'oro, un sacchetto di diamanti e due blocchi di ambra grezza. A lato della scrivania invece Eldon trova un piccolo taccuino, con il nome di Michares sulla copertina. Al suo interno si trovano pagine e pagine di numeri legati a nomi di persone, beni o servizi. Sembra essere una lista di spese fatte da Michares che, da buon funzionario, teneva traccia di tutto. Nessun nome dice qualcosa ai tre, che però trovano tra le ultime pagine indicato "Groozor", con diversi pagamenti in monete e, a margine, una nota: "Lasciato borsa con chiave al dannato Ogre. Non uscirò finchè non avrà concluso l'Arco."
  13. I libri vengono accuratamente riposti nella borsa, quindi il tiefling si avvicina alla scrivania. Nuovamente la ragnatela compare sopra al tomo centrale. Keidros e gli altri si avvicinano e cercano di capire come procedere, controllando i punti di ancoraggio dei fili, gli spazi liberi, eventuali reazioni della ragnatela alla vicinanza di altri oggetti, ma nulla accade. Quando poi Keidros si avvicina un pò di più, sporgendosi sulla scrivania per controllare meglio la parte più lontana dal bordo, Jebbeddo si accorge che i fili si ritraggono da lui, in particolare da una tasca. Controllando meglio, capisce che nella tasca era custodito l'anello con il marchio di Thogloron e che i fili sono resi visibili proprio da quello e che si ritraggono quando ci si avvicinano, liberando il manoscritto. Riescono così a recuperare anche il libro con il grande triangolo rovesciato in copertina.
  14. Jebbeddo recupera uno ad uno i libri e li mette nella borsa finché non arriva a quello che, per descriverlo, potrebbe definire il Codex, visto che quella parola è l'unica immutabile nell'aspetto di quell'oggetto. Quando lo prende in mano appare come un tomo incredibilmente antico le cui pagine sembrano essere fatte di sostanza onirica, che mutano colore e consistenza ogni volta che vengono sfiorate. Jebbeddo tenta di sfogliare quell'artefatto misterioso ma quello che accade è che è il Codex a sfogliare Jebbeddo, o meglio quella è la sensazione che lo gnomo ha. È come se ogni pagina raccogliesse informazioni da lui, scandagliasse la sua mente e la sua anima per comprenderlo, adattando poi la sua forma e i suoi contenuti ai desideri e le ossessioni del lettore. In poche pagine a Jebbeddo sembra di aver scoperto diversi misteri per la cui spiegazione un ricercatore come lui darebbe anche la vita, ma allo stesso tempo si sente svuotato ed estremamente debole, tanto da vacillare per un istante.
  15. Jebbeddo legge i titoli dei sei tomi più interessanti: - Litania del Vuoto, un grimorio rilegato in un cuoio chiaro con venature violacee. - Gli Antichi dal Profondo, un tomo con una spessa copertina in carta nera con un inchiostro che cambia colore a seconda dell'angolazione con cui lo si guarda. - Un insieme di lastre di metallo brunito legate insieme da anelli di metallo bluastro senza un titolo vero e proprio. - Il Corpus degli Arconti del Vuoto, più che un tomo vero e proprio una raccolta di fogli, pergamene, lastre e tavolette rilegate con uno spago dorato. - Un libro dal titolo in una lingua che nessuno dei tre conosce, con una fibbia che accoglie un lucchetto di bronzo aperto. - Il Codex, un oggetto che definire libro è un azzardo: la sua forma continua a cambiare non appena si distoglie lo sguardo così come la grafia con la quale è scritto, restando un libro solo quando osservato e diventanto un oggetto vivo alla periferia della vista.
  16. L'avvertimento di Keidros sembra fondato perché, non appena lui si avvicina alla scrivania, sopra ai volumi compare come dal nulla, quasi svelata da una nebbia magica, una fitta rete di fili rossi sottilissimi che protegge i tomi. Dopo un attento studio i tre convengono che si tratti di una trappola in qualche modo resa visibile dalla presenza del tiefling: non appena si avvicina i fili compaiono, mentre svaniscono quando si allontana. Stessa cosa accade alla vetrina. A quanto pare la vicinanza di Keidros dissolve una qualche illusione che cela una libreria piena di tomi e pergamene singolari e dagli svariati argomenti, tutti sicuramente molto antichi.
  17. I tre tornano alla stanza precedente dove hanno lasciato una sola porta da esplorare. È in legno decorato con finiture di bronzo, di pregiata fattura. Al suo interno i tre scoprono una stanza principesca, uno studio con una scrivania centrale decorata e intagliata, un paio di poltrone in velluto blu e una elegante vetrina con cristalli e un paio di bottiglie. Sulla scrivania sono sparsi alcuni volumi, ma al centro c'è un grosso tomo rilegato in pelle nera con in copertina inciso grossolanamente un grosso triangolo rovesciato di colore blu acceso. Una grande finestra tonda con una illusione simile a quella dell'ingresso si affaccia su una valle innevata illuminata da un basso sole invernale.
  18. Eldon scuote sconsolato la testa:'"Mai visto nulla del genere!" Keidros non ha avuto la forza di entrare, ma aiuta comunque a barricare. Non può fare a meno di dare un'occhiata dentro, un po' per caso, un po' per sfortuna, un po' per quella curiosità che accompagna spesso la paura. E quello che vede lo sconvolge forse anche più di quanto abbia fatto con suoi amici. Lo Shoggoth sembra sentire lo sguardo del tiefling su di sé e per un lungo, interminabile istante prima che la porta venga chiusa, tutti gli occhi malevoli della creatura si volgono verso Keidros, tutte le braccia si protendono verso di lui, tutte le bocche invocano in lingue aliene il suo nome. È un istante di cui gli altri neanche si accorgono, ma al tiefling sembra passare una vita. Scorge quello che si nasconde oltre al velo, quello che laggiù riposa e attende, qualcosa di infinitamente peggio dello Shoggoth, anche se questo può sembrare impossibile. Keidros rimane a fissare la porta chiusa mentre Eldon e Jebbeddo si danno da fare per barriccarla con tutto quello che trovano: mobili, armadi, sedie e pali. Poco prima di aver concluso Keidros si riprende, senza quasi che gli altri se ne siano resi conto.
  19. Eldon supera Keidros e dà una sbirciata alla stanza. Sopprime con fatica un urlo che risulta in un verso strozzato che risuona nel silenzio come quello di un animale agonizzante. La creatura ha un fremito e sembra forse aver coscienza del fatto di non essere sola, ma vaga all'interno del cerchio magico di pietre, in cerca di qualcosa. L'halfing torna sui suoi passi, pallido e quasi tremante: "Che diavolo volevano farci con quello? Questo Culto vuole davvero il ritorno di questi esseri?" Anche Keidros si avvicina, ma la repulsione è tale che non riesce a superare l'anticamera. Dovrebbe sforzarsi e andare contro ogni istinto che gli chiede di allontanarsi per riuscire ad entrare e posare il suo sguardo sulla creatura. Eldon prosegue: "Là dentro... penso sia un Arco del Nulla. Ma nessuna traccia dei documenti. Chiudiamo quel coso là dentro e andiamocene, non voglio affrontarlo."
  20. Evinrude Goodbottle Sorrido alla mossa di mio zio, riconoscendo l'incantesimo che più volte abbiamo usato durante le nostre battaglie. Entro quindi nella nebbia con un passo, nascondendomi in essa. @Alonewolf87
  21. Jebbeddo entra con cautela in quella che sembra una cantina o un ripostiglio. Una piccola anticamera lo porta in una spoglia stanza, ampia e alta, con pareti e pavimento molto grezzi. Addossato al muro, un cerchio di pietre irregolari e coperte di simboli estranei ad ogni alfabeto conosciuto riluce debolmente di azzurro. Appena all'interno del cerchio, immobile e sibilante, sosta una creatura mostruosa che scuote l'animo di Jebbeddo. Lo gnomo riesce in qualche modo a reprimere l'impulso di urlare e fuggire lontano da quell'abominio, ma deve distogliere più volte lo sguardo. Quello deve essere lo Shoggoth, una massa informe di carne nera e viscida, brulicante di occhi effimeri che si aprono e svaniscono, e bocche grondanti di bava che sussurrano lingue dimenticate. L'aria è densa del suo fetore alieno, e ogni tanto un tentacolo sfiora il limite del cerchio, sprigionando scintille azzurrognole. Una striscia di bava a terra fa supporre che la creatura si sia infilata nuovamente nel cerchio superandone la barriera magica, forse nel tentativo di tornare a quella che normalmente si può chiamare casa.
  22. Eldon ci riflette un attimo, poi prova a ricordare quanto sa di questo tipo di incantesimi: "Credo che tra una settimana potremo nuovamente porre alcune domande al compianto Sandwisper. Ma portarlo con noi? Non è decoroso. E poi il corpo deve essere in qualche modo intatto. Temo che il viaggio di ritorno lo distruggerebbe completamente. Inoltre girare con un cadavere non so se sarebbe salutare, sia per il nostro fisico che per le attenzioni che potremmo attirare su di noi. Comunque questo posto è asciutto e salubre, il corpo sembra quasi mummificato. Lasciamolo qui, potremo sempre tornare nel caso in cui avessimo nuovamente bisogno." Poi pensa agli scavi: "La chiave magica mostrava il passaggio, senza di essa non si poteva trovare la dimora. E gli scavi seguono le vene della terra, probabilmente non hanno cercato in questa direzione. Forse l'Ogre ha trovato la chiave senza sapere cosa fosse. Forse il povero Michares era ormai folle, o l'aveva perduta. Poi Jebbeddo va verso la porta dalla quale arrivava il simbolo. Sembra però tutt'altro che la porta di uno studio, più quella di una cella o di una cantina. E' sicuramente aperta, solamente accostata, con il chiavistello dal lato dello gnomo violentemente spaccato, come se qualcosa ne fosse uscito con violenza.
  23. "Di là, nello studio di Zarelith." sono le ultime parole che provengono dal corpo. Dopodiché un ultimo sospiro debole conclude il dialogo, mentre il piccolo bacchetto di incenso si spegne.
  24. Passa qualche istante carico di tensione in cui il corpo, immobile, sembra combattere per evitare la risposta, vincolato com'era in vita a qualche patto oscuro. Poi continua, lento e quasi affaticato. "I Cerchi di Vuoto sono la via attraverso cui torneranno gli Antichi."
  25. Ancora un filo di voce, ma questa volta più sicuro, proviene dal cadavere. "Sto cercando la conoscenza per liberare il Potere Antico."
×
×
  • Crea nuovo...