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simo.bob

Circolo degli Antichi
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  1. La cripta prosegue per qualche decina di metri. I minatori non hanno trovato nulla di utile nella roccia e l'hanno lasciata così com'era, ma sicuramente hanno frugato tra i corpi, saccheggiando già tutto quello che poteva avere un valore. Jebbeddo nota che tutti i corpi sono di umani e risalgono a diverse centinaia di anni prima. A terra nessuna impronta sembra indicare il passaggio di creature da anni. Superata la cripta due sale si allargano nel cuore della montagna, una naturale che degrada piano piano verso un lago di un blu simile a quello di qualche pietra preziosa, l'altra scavata sicuramente per estrarre qualche materiale prezioso. Il risultato è uno strano contrasto tra un ambiente molto regolare e scavato quasi in maniera chirurgica e una grotta naturale meravigliosa. Mentre Eldon osserva il lago e Edwin gli scavi, Jebbeddo che è in testa al gruppo sente distintamente il rumore di pietra che striscia su pietra poco più avanti nel tunnel.
  2. Eldon accetta suo malgrado. Di animo meditabondo e cauto avrebbe preferito impiegare qualche ora nel rendere sicuro il passaggio, ma capisce anche l'urgenza della situazione descritta dai colleghi. "Allora proseguiamo" dice Edwin, felice per la decisione presa. Superato il trabocchetto il gruppo prosegue per un largo e dritto corridoio alto poco più di un metro e mezzo, dove Edwin e Keidros devono proseguire a testa china. I lati del condotto sono picchettati e scavati per tutta la lunghezza, segno che qui si trovò una ricca vena da cui estrarre. Ad un certo punto la pietra torna ad essere naturale e non più lavorata e il gruppo si ritrova in un cunicolo scavato dall'acqua millenni prima. Dopo poco arrivano in quello che nella mappa è segnato come la cripta: qui nicchie sui lati della grotta, a diverse altezze, ospitano i corpi mummificati o gli scheletri di un antico popolo.
  3. I quattro studiano la situazione e arrivano alla stessa conclusione: rimettere in sicurezza il passaggio farebbe perdere loro un paio di ore. Più indietro di potrebbero recuperare attrezzi di fortuna e qualche tavola per ricreare qualche gradino nella roccia e rendere più sicuro il passaggio, ma è sicuramente un lavoro complicato e con una certa dose di rischio. Edwin è per proseguire senza indugio, mentre Eldon vorrebbe avere una via di fuga più sicura.
  4. Code "Lenny" Ashtrayer
  5. Il riposo è ristoratore e permette al gruppo di partire per l'esplorazione più tranquilli avendo anche familiarizzato con l'ingresso della grotta. E' un'ampia apertura nella montagna dove la vegetazione tenta di entrare timidamente anche se presto viene fermata dalle tenebre. I resti delle attività minerarie sono ben visibili ma ormai quasi completamente distrutti: vagoncini di metallo per l'estrazione della pietra corrosi dal tempo, qualche resto di attrezzo non ben identificato, i segni della lavorazione della pietra per rendere più agevole l'accesso alle grotte. Sicuramente l'attesa li ha resi sicuri del fatto che non ci sono tracce recenti in entrata o uscita dalla grotta. "E' ora, andiamo." dice Edwin serio e teso. Il gruppo si inoltra, seguendo quello che c'è scritto nella mappa, mentre Edwin con un incantesimo rende luminoso il suo bastone. Poco dopo l'ingresso una curva preclude la vista dell'uscita. Poco dopo incontrano la Conca, una grande depressione nel terreno dove sicuramente c'è stata attività mineraria. "La mappa dice trabocchetto poco oltre, state attenti." Ed effettivamente superata la conca i quattro si trovano davanti ad un improvvisa voragine che risulta nascosta fino un passo prima. I minatori avevano scavato un percorso nella roccia per aggirare questo baratro ma il tempo e qualche movimento delle rocce lo hanno fatto crollare in parte e risulta ora molto pericoloso passare. Sicuramente una fuga a rotta di collo, in queste condizioni, non è possibile. Ad ogni modo con calma e attenzione si riesce a raggiungere l'altra sponda.
  6. Eldon concorda con la decisione di accamparsi, nascondere i cavalli e riposare prima di andare sotto terra. Edwin vorrebbe lanciarsi subito in esplorazione poiché non vede l'ora di tornare alle sue comodità in città, ma accetta la decisione degli altri. Esplorando nei dintorni, trovano alcuni punti interessanti: - un altro accesso a una grotta molto piccola, il cui fondo è così vicino all'entrata che lo si può vedere con la sola luce del sole. - un basso casolare utilizzato forse come ricovero per i lavoratori prima o dopo il turno in miniera. - le rovine di alcune costruzioni in legno, di natura sicuramente successiva alla chiusura della miniera, ma senza particolari che possano spiegarne le origini. Cercando qua e là Eldon inciampa quasi su una lancia quasi nascosta dai brughi. Controllando meglio, trova parti di uno scheletro di qualcuno, probabilmente una guardia. Nei pochi averi rimasti recupera alcune gemme giallo scuro chiuse in una scatoletta di metallo.
  7. Edwin guida quindi il gruppo per l'ultimo tratto. Presto il gruppo attraversa le rovine di un campo di estrazione, con le baracche per i lavoratori, le stazioni di carico, forse una mensa. Qui la montagna ha pesantemente subito l'attacco dell'uomo che ne ha modificato l'aspetto lasciando cicatrici inguaribili. Edwin prosegue sicuro oltre l'insediamento abbandonato e prende uno scabro sentiero. Un'ora dopo, in un raro momento di euforia, esclama "Eccola, la testa di cane!" Effettivamente poco più in alto le rocce assumono una forma che le fa davvero assomigliare alla testa di un cane, o forse di un lupo, con la bocca spalancata in un muto latrato. Edwin conduce oltre alla roccia il gruppo, trovando sulla loro strada una grande apertura sul fianco della montagna. "Finalmente l'ho trovata. Cosa facciamo? Ci accampiamo o ci inoltriamo subito?" Chiede Edwin al gruppo. La marcia è durata fino al primo pomeriggio, mancano ancora diverse ore al tramonto, ma comunque il percorso è stato difficile e faticoso. La decisione però resta agli avventurieri.
  8. Jebbeddo nota che la flora sulle montagne dell'alba è scarsa: rovi e brughi ispidi, cespugli spinosi e alberi radi e già spogli, sintomo di un autunno precoce. Pochi animali selvatici si vedono o sentono durante il cammino, anche se un grosso cervo appare in lontananza per un breve istante, per poi fuggire al galoppo non appena avvertito l'odore dei viaggiatori. Il casolare è in una buona posizione protetta dal vento e al suo interno si trovano tracce di bivacchi di viaggiatori precedenti, sicuramente molto vecchi. Intorno qualche traccia di selvaggina, come tane e escrementi, e niente di davvero rilevante. L'accampamento è sufficientemente confortevole e i quattro passano una notte tranquilla, senza particolari sorprese. Edwin la mattina condivide ancora qualche informazione sulla loro destinazione. "Siamo vicini, oggi stesso arriveremo all'ingresso della caverna. Dovremo superare a breve il complesso minerario abbandonato, poi dovrò fidarmi dei racconti e le informazioni raccolte per trovare il punto esatto: dovrebbe essere poco sotto un massiccio la cui forma ricorda vagamente la testa di un cane." Poi estrae una pergamena e la mostra ai tre. "Questa è la mappa che sono riuscito a trovare tra le cronache. Le annotazioni parlavano di scontri dalla zona di quello che è indicato come Lago Blu e poi, più in basso, dalle Sepulture. Dovremo scendere fino a trovare i Sepolti. Mi raccomando, dall'atrio in poi sarà vostro compito guidare la spedizione. Domande? Altrimenti proseguiamo."
  9. Il resto della serata passa abbastanza tranquillo. Il gruppo va a letto e passa una notte abbastanza tranquilla, interrotta ogni tanto da qualche urla in strada di ubriachi o piantagrane. Si svegliano la mattina con un cielo limpido e un freddo pungente. La colazione è abbondante e molto grassa, simile alla cena del giorno prima. Alla partenza, il gruppo passa nuovamente dalle porte, trovando un altro gruppo di guardiani variamente assortiti. "Oggi arriveremo alle pendici delle Montagne. Stiamo all'erta, sono zone selvagge, rifugio di creature e banditi. Evitiamo distrazioni durante il viaggio, studiate il percorso: potrebbe essere utile in caso di fuga." Effettivamente poco dopo la città la via diventa molto più stretta e poco manutenuta. Qui sicuramente passare con un carro sarebbe un'impresa lunga e faticosa. Le montagne si stagliano sullo sfondo, alte e scintillanti di neve, col sole che ha appena fatto capolino da una delle aguzze vette. A metà giornata i quattro sono obbligati a scendere dai cavalli e proseguire a piedi, per non rischiare di far infortunare le bestie sul terreno impervio. Edwin ogni tanto si ferma a controllare i suoi appunti per verificare il percorso. La strada prosegue in salita, in direzione di un massiccio. Verso tardo pomeriggio i quattro devono aggirare una frana che ha interrotto il percorso. Poco prima dell'imbrunire Edwin scorge fuori dalla strada un casolare, probabilmente un vecchio ricovero per animali da pascolo, consigliando di fermarsi li per la notte. E' una bassa struttura quadrata con una larga apertura e piccole alte finestre.
  10. Code "Lenny" Ashtrayer
  11. Ganeth ci mette un pò ad afferrare le parole dello gnomo, poi annuisce ma non troppo convinto. Edwin sta scuotendo la testa: "Voglio quell'essere il più lontano possibile dalla mia persona. Potrebbe essere utile solo in mezzo a un campo di battaglia, ma non è ciò che cerchiamo." Si rivolge poi a Ganeth e prosegue: "Torna pure a fare la guardia alla città, c'è pieno di Feros fuggiti da Eltabbar che vorranno entrare stanotte." Ganeth se ne va, senza salutare, sperando di trovare qualcosa da combattere come detto dal mago. L'oste fa quindi accomodare su un tavolo i quattro e porta loro spezzatino e birra, per poi mettersi a pulire il caos lasciato dalla rissa.
  12. La scazzottata in breve si allarga. Ganeth proietta Hugon sul tavolo di due tizi che osservano divertiti, rovesciandone bicchieri e piatti. I due ovviamente di uniscono alla rissa malmenando sia il mezzorco che i suoi avversari, uno dei quali, Hugon, finisce a terra senza sensi dopo un poderoso destro di Ganeth. Mase intanto commenta annoiato "Almeno sta volta non c'è Rurik. Con lui si finisce sempre ad usare le armi!" In breve anche uno dei due nuovi rissaioli finisce a terra svenuto. Ora i tre si squadrano, fermi intorno a un tavolo spezzato. Lo stallo dura qualche lungo secondo, fino a quando Ganeth si gira con un grosso sorriso verso il gruppo, un bel occhio nero che spicca sulla pelle verdastra. "Visto? Ci si diverte alla città di frontiera... Mase, birre per tutti. Paga lui." Dice infine, indicando Hugon svenuto a terra. L'oste obbedisce senza fare domande mentre il mezzorco sfila dal bordello del tizio qualche moneta che poi posa sul banco. Poi con un po' di fiatone si appoggia al bancone e si rivolge a Jebbeddo. "Perché siete qui? C'è qualche taglia? Una missione? Posso venire?" Come stupito dalle sue parole resta un attimo pensieroso e aggiunge un po' preoccupato: "Non dite a Torik che Ganeth ve lo ha chiesto."
  13. Il mezzorco non coglie l'ironia e il dileggio nelle parole di Jebbeddo e si limita a grugnire infastidito dalle loro chiacchiere. Mentre beve la sua birra però risponde alle parole di Keidros: "Mortorio? Incendio e risse, ieri ci siamo divertiti. Rurik ha spaccato il cranio a uno come te, ieri. Anche se Ganeth spaccacrani di solito." Il mezzorco si guarda in giro, punta un avventore e dice: "Guarda un pò..." Quindi si alza e si dirige a grandi passi verso un tavolo al quale siedono due umani ben piazzati, armati di tutto punto. Qui la regola comune 'armi nel fodero in taverna' non vale. Una volta davanti ai due, Ganeth sbatte la grande ascia sul tavolo e insulta il più grosso dei due, dileggiandolo per la sua codardia dimostrata il giorno prima. "Hugon eri impegnato ieri? Non hai partecipato alla festa. Ti faccio vedere com'è andata." Senza preavviso il mezzorco rovescia il tavolo, urlando "Jokulhaups" (forse un'imprecazione tipica usata da lui e il suo gruppo). Hugon reagisce scagliandosi su Ganeth, subito seguito dal suo amico, scatenando una rissa. Mase sbuffa annoiato e inizia con calma a mettere al sicuro bottiglie e piatti, senza agitarsi troppo. Edwin si alza e indietreggia qualche passo, pronto allo scontro, seguito da Eldon che sembra già pronto a scagliare qualche incantesimo.
  14. Il gruppo di guardiani si scambia occhiate divertite alle parole dello gnomo. Il nano quindi prosegue. "Parli davvero come un signore, mastro gnomo. E di solito i signori hanno la scarsella pesante. Forse potremmo trovare posto in città per voi se viaggiaste più leggeri. Facciamo 10 pezzi a cranio e vi garantisco che Ganeth continuerà ad annoiarsi." Eldon sbuffa sonoramente e Edwin rimane impassibile qualche istante. Poi mette mano a una sacca di cuoio. "Ve ne daremo 50." dice il mago. "In cambio ditemi da chi stare lontano e come passare una notte tranquilla." "Ehi Rurik, 50 può andare? Non lo chiedo a te Savonarola, che di questi pezzi d'oro non sapresti cosa fartene." Il nano si rivolge di nuovo a Edwin, col sorriso sulle labbra: "E' un piacere per me darvi il benvenuto a Pyarados. Ganeth vi accompagnerà da Mase." Edwin sborsa la somma e il gruppo segue il mezzorco fino a una taverna senza che nessuno li disturbi. Le strade sono semideserte e i pochi che si vedono sono avventurieri o girovaghi. Molte attività commerciali a livello della strada sono chiuse, sbarrate o abbandonate. La taverna è poco distante dalle mura ma in una ampia piazza. Ha una grande stalla con altri tre cavalli e una bella veranda ingombra di tavoli, ma nessun avventore all'esterno. Ganeth entra in taverna e si dirige sicuro verso l'oste. Ci sono una quindicina di avventori, un bardo che canta uno sguaiato stornello che parla di una prostituta e due locandiere molestate verbalmente da un paio di tizi mezzi ubriachi. "Mase, dà loro una stanza e da mangiare. E una birra. Per me. Pagano loro."
  15. L'animaletto cade sotto l'effetto dell'incantesimo e diventa mansueto e amichevole. Adesso ha l'atteggiamento di un gatto molto affettuoso e segue per un bel tratto il gruppo, fino all'accampamento. La notte passa abbastanza tranquilla e al mattino dell'animaletto non c'è più traccia. Il resto del viaggio fino alla città non porta sorprese o imprevisti finchè, al tramonto del terzo giorno, il gruppo arriva in vista di Pyarados. E' una città arroccata su un alto crinale, ai piedi delle montagne dell'alba, già innevate di questa stagione. Le mura la proteggono per due lati, mentre gli altri due si affacciano su un baratro. Non ci sono edifici molto alti ma solo piccole e basse strutture con almeno un piano interrato, per combattere il freddo che arriva dalle montagne. Il fumo di un incendio appena spento si alza dalla zona ovest della città. Alle porte li attende un picchetto molto particolare, molto più simile ad un gruppo di banditi che a uno di guardie. C'è un mezzorco armato di ascia bipenne con il visto truce, due nani uno in armatura pesante e l'altro in tunica da incantatore e un bastone, e quello che potrebbe essere un monaco intento a legarsi le fasce ai pugni. Il nano con la tunica blocca il passo: "La città è chiusa. Non accettiamo visitatori. Cosa volete?" Edwin risponde calmo: "Siamo solo di passaggio, abbiamo bisogno di un giaciglio e un pasto caldo. Domani mattina ripartiremo." Il mezzorco prende la parola, e con un pò di speranza nella voce si rivolge al nano : "Torik, devo mandarli via?" "No Ganeth, forse i signori possono fare qualcosa per convincerci" dice il nano, restando in attesa fissando il gruppo. Edwin si spazientisce e guarda Jebbeddo:"Parlaci tu che sei più diplomatico. Mi prudono già le mani."
  16. L'animaletto è spaventato e si fida poco di Keidros, ma alla fine si avvicina e prende la ghianda. Si allontana rapido, guarda verso Jebbeddo e gli lancia la ghianda, colpendolo sulla testa ed emettendo quella che sembra una risata. Poi la bestiolina si allontana e per un po' scompare. Ma quando i tre riprendono il viaggio torna a tormentarli, facendo rumore, lanciando piccole pietre e spaventando i cavalli.
  17. La serata continua tranquilla anche se a metà serata arriva la notizia di un gruppo di mercenari alle porte della città, in rotta dopo lo scontro con alcune creature. "La notte non è più fatta per noi, è delle creature del Vuoto" borbotta qualche avventore, scoraggiato dal costante clima di terrore che ormai circonda la città. Per il resto la notte passa senza problemi e un bel sole sveglia il gruppo che si appresta a partire. La notte in taverna, al caldo e ben rifocillati, ha fatto riprendere il gruppo dalle scomodità del viaggio e adesso li aspetta l'ultima tratta prima della città al confine con le montagne dell'alba. La prima parte della giornata fa loro capire che la strada non sarà agevole come i giorni precedenti. La via infatti è molto mal tenuta, con fossi scavati dalle piogge, piccoli cedimenti sui lati, alberi caduti e erbacce cresciute. In qualche punto un carro più grosso del solito potrebbe far fatica a passare. La velocità di viaggio è quindi ridotta, il che li obbligherà a un paio di notti fuori. Durante la breve sosta per il pranzo, un piccolo animaletto del bosco simile a uno scoiattolo blu inizia a disturbare il gruppo: si avvicina per rubare cibo e viene scacciato da Edwin, poi si mette a saltellare su equipaggiamento e cavalli facendoli innervosire, quindi si mette a lanciare piccoli sassi e ghiande. "Se non la smette lo fulmino" dice Edwin rabbioso.
  18. Edwin fornisce qualche indicazione sulla prosecuzione del viaggio. "La prossima tappa è la città di frontiera Pyarados. Lì la situazione ultimamente è molto instabile, i maghi rossi non riescono a controllare la zona come un tempo a causa degli sforzi in atto per arginare il Cerchio di Vuoto. Stasera mi informerò sulla situazione ma sappiate che ci fermeremo in città per il minor tempo possibile, magari anche non la notte. Stasera tenete le orecchie aperte e non create problemi. Avremo tempo di rilassarci al ritorno. Infine, Eltabbar è a qualche giorno di viaggio a nord di qui, le informazioni che reperiremo saranno fresche ma non sempre attendibili." La taverna trovata da Edwin è poco frequentata ma ha camere dignitose e mediamente pulite. Chiacchierando con i presenti mentre si sorseggia qualcosa, i tre scoprono che in città c'è scarsità di beni visto che spesso le carovane non commerciano qui ma vanno dirette a Eltabbar o a Nethentir. L'abbattimento dei Ferus non stupisce nè fa gioire gli avventori: a quanto pare da queste parti sono abituati a combattere con quei mostri. Le dimensioni delle creature abbattute però provocano qualche reazione, mista tra il preoccupato e l'incredulo: si sà che i cacciatori di mostri spesso esagerino. Infine i problemi interni sembrano essere di ordine pubblico. Piccole azioni violente verso privati, saccheggi di attività commerciali, rapine. L'ultimo fatto preoccupante è il linciaggio di due guardie da parte di una piccola folla riunita dopo il tramonto davanti a un panificio, anche se le motivazioni della riunione e del linciaggio restano sconosciute.
  19. Code "Lenny" Ashtrayer
  20. Eldon accetta senza remore di finire la guardia. "Ci penso io" dice grave osservando i corpi delle creature ormai quasi scomparsi. "Non riuscirei comunque a dormire. E poi mi basterà pregare all'alba per essere di nuovo in sintonia con Urogalan, che vegli sempre sul nostro sonno." Detto ciò aiuta Jebbeddo nel ripulire al meglio lo scempio e quindi si piazza di guardia. La notte passa senza nuove sorprese anche se il sonno del gruppo è comunque disturbato dai versi di animali che si avvicinano alla taverna proprio a causa dei resti del cavallo sbranato. Si tratta però di saprofagi selvatici che non hanno intenzione di disturbare creature viventi ma solo di cibarsi dei resti organici che la fortuna gli fa trovare sul loro cammino. Keidros in particolare è tormentato anche da sogni in cui le creature appena affrontate continuano ad arrivare senza sosta, mentre lui sfinito dalla lotta continua a combattere. Il mattino porta finalmente giovamento a tutti, con la luce del sole che è benvenuta da sospiri di sollievo e anche qualche sorriso. La giornata si preannuncia fredda ma senza pioggia, il che aiuta il morale. Si mettono presto in viaggio e, di buon passo, raggiungono la città poco prima dell'imbrunire. Edwin trova nuovamente posto per loro in una taverna, cambia i cavalli e ne acquista altri due per i carichi ed altri eventuali intoppi durante il viaggio. Dai primi discorsi con i locali, il gruppo apprende che la sera vige una specie di coprifuoco: porte della città sbarrate, ronde intensificate, divieto di feste serali. Ultimamente attacchi esterni e anche qualche strano evento interno alla città hanno obbligato il governatore a imporre queste misure eccezionali fino a data da destinarsi.
  21. Jebbeddo trova una breccia nella carne del mostro e affonda lo stocco fino all'elsa mentre la falce cala dall'alto conficcandosi nel cranio del nemico e i due incantatori scaricano raggi di energia contro la bestia. Con un ultimo verso stridulo la creatura crolla a terra in un lago di liquido blu scuro. Subito anche questa comincia ad emettere vapori mentre l'altra continua a dissolversi senza lasciare traccia. "Erano due Ferus" dice Edwin "Più grandi del solito e insolitamente aggressivi, per essere isolati dal gruppo. È raro attacchino in inferiorità numerica, anche se questi erano davvero pericolosi. Abbiamo rischiato grosso." Eldon si sofferma a guardare lo strano fenomeno legato ai corpi e Edwin spiega:"Evaporazione. La chiamiamo così. Una volta uccisi i loro corpi si disfano in pochi minuti in un valore blu scuro, senza lasciare traccia. Anche per questo non si riesce ad avere una zoologia approfondita su queste creature." Detto questo il mago chiede di poter continuare a riposare, anche se ormai gli incantesimi sono persi. Eldon intanto si prodiga a ristorare le ferite dei suoi amici. Keidros venendo investito da un refolo di vapore fuoriuscito dalla creatura vicina, ha una fugace visione di un sogno dimenticato, come quando un profumo ci ricorda un preciso istante del passato. Nel sogno il tiefling è davanti a una creatura enorme e potente che fuoriesce solo in parte da un Cerchio di Vuoto di dimensioni sconfinate. La creatura ha la testa simile a quella di un polpo, con tentacoli che sferzano il cielo strappando il tessuto stesso di cui è composta la realtà e lasciando intravedere qualcosa di caotico aldilà di essa.
  22. Lo stocco di Jebbeddo cozza su una scaglia del mostro senza ferirlo, mentre Keidros penetra le difese e infilza un arto della creatura. Eldon invoca la morte sul nemico, facendo risuonare ancora le campane a morto nell'aria, seguita dalla falce eterea che si abbatte sulla schiena del mostro aprendo un nuovo squarcio dal quale gocciola icore bluastro. Edwin compiaciuto scaglia un altra saetta di energia oscura verso il nemico, colpendolo ad un arto che inizia ad avvizzirsi, quasi prosciugato dall'interno. Il mostro, pazzo di dolore, si scaglia sui nemici con tutta la sua furia, agitando gli artigli e le zanne in ogni direzione, colpendo sia Jebbeddo che Keidros nella foga. Intanto la creatura morta a terra continua a fumare, quasi come stesse evaporando, decomponendosi a una velocità impressionante. Già la pelle si è ritirata in poi punti mostrando la muscolatura che pian piano si sgonfia e atrofizza.
  23. Con un'abile mossa Keidros infilza lo stocco in profondità nella gola mostro proprio mentre questi ha la bocca spalancata dal dolore per il colpo subito da Jebbeddo. La creatura si accascia con un gorgoglio e subito dal suo corpo inizia a fuoriuscire del vapore blu scuro, impalpabile e inodore. Eldon capisce che lo gnomo potrebbe avere bisogno di aiuto e subito si avvicina per curarlo. Edwin intanto dirige la falce verso il nuovo nemico che ha già sbranato un cavallo e ora pone la sua attenzione verso il gruppo. L'arma spirituale cala dall'alto e squarcia in profondità la schiena del mostro, che si contorce per il dolore emettendo un suono raccapricciante. Intanto dalle mani di Edwin scaturisce una tempesta di energia violacea che crepitando si scarica sulla creatura, lasciandogli profonde bruciature sul volto che restano leggermente luminose. Accecato da rabbia e dolore, il mostro si scaglia prima sull'arma spirituale ma, una volta capito che quell'entità è completamente immune dai suoi danni, si lancia verso Keidros.
  24. Jebbeddo, anche grazie ai compagni che fiancheggiano l'avversario, riesce a perforare i fianchi del mostro, ferendolo gravemente. La creatura urla e tenta quasi di ritrarsi dagli attacchi, accecata dal dolore.
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