Quando l’undine pronuncia il termine grandi antichi, le scritte iniziano lentamente a cancellarsi, mentre alcune iniziano invece a brillare.
<<No...no...no!>> grida il vecchio mentre inizia a correre da una parete all’altra, sempre copiando.
Poi, quando i segni si fanno sempre meno, quelli luminosi invece mutano in vari alfabeti, fino a divenire quello comune.
Non avrai altro Dio all’infuori di me
La pietra d’ossidiana al centro della stanza inizia a brillare, rivelando la presenza al suo interno di...di qualcosa.
La luce vi abbaglia tutti e vi costringe a coprirvi gli occhi. Un rumore di roccia che si sposta è tutto ciò che sentite prima di riacquisire la vista. Dal lato opposto all’entrata in cui vi siete fermati si è aperta una fessura nel muro, una grossa nicchia da cui intravedere, grazie alla torcia inestinguibile, una figura alta quanto un ogre, anche se più magra. Il corpo in parte di metallo, in parte cadavere, ghigna con i suoi mostruosi denti ed è momentaneamente immobile.
Il vecchio dice, in un comune perfetto, come fosse in parte tornato in sé. <<Non nominate...alcunché, per carità!>>
Le creature per cui siete venuti si ritirano nelle nicchie, svanendo. Si sente nuovamente quel grattare di pietra che avevate sentito venire dall’altro cunicolo.