Oceiros
<<Valhöll?>> chiese confusamente, mentre metteva da parte le ultime droghe, quasi non sentendo le ultime parole di Celeste, mentre si alzava in piedi.
<<Ah, la fede del nord, il Valhalla. Perdonami, non conosco i termini nella tua lingua nativa, ma solo gli adattamenti classici, per così dire. Il discorso su simili oggetti, il loro utilizzo e lo stato di ciò che vi è custodito all’interno è qualcosa di cui non parlo di solito...a parte tutto, di solito non esprimo la mia opinione in tali questioni se non interrogato con tizzoni ardenti, a ben pensarci. >> rispose a Bjorn, senza però farniente per i due ricettacoli: li avesse voluti distruggere avrebbe potuto.
Quando fu con Celeste, cercò un punto vicino alle radici di un albero che fosse leggermente incavato. Il terreno di solito in inverno non è amico delle sepolture, ma si impegnò facendosi forza e sfruttando le ormai inutili case dei puzzi a mo di piccone o di pale improvvisate.
Ottenuto abbastanza spazio, adagiò piano il corpo nella nicchia nella terra nera, lo ricoprì con cura. Poi, sulla terra smossa posò un poco di neve ed un poco di acqua, affinché ghiacciasse il terreno, rendendo più difficile agli spazzini della natura cibarsi del cane.
Si pulì le mani con un fazzoletto, e soltanto dopo mise sulla spalla della ragazza una mano. Poi iniziò a cercare nello zaino, dove trovò una piccola fiaschetta di liquore. Ne bevve un goccio, poi passò il bicchierino della borraccia alla giovane.