Vai al contenuto

Latarius

Circolo degli Antichi
  • Conteggio contenuto

    8.624
  • Registrato

  • Ultima attività

  • Giorni vinti

    24

Tutti i contenuti di Latarius

  1. «Immagino Nicolaj si stia divertendo un casino. Beh, immagino che questo viaggetto servirà a renderlo più collaborativo...» dico mentre l'uomo guida come se ci fosse un mastino pronto ad azzannargli il culo. Ma mentre parlo dell'uomo mi rendo conto di aver scordato una cosa fondamentale. Ho dimenticato di controllare se avesse un'arma di riserva. Merda.
  2. Jonathan Hekmatyar - Master & Daniel - Master «Tic Tac Tic Tac! Cinque minuti! Alziamo i tacchi Signori!» ripeto continuando a fare da pappagallo a Guadalupe per quanto riguarda il conto alla rovescia.
  3. «Potreste, in fondo non posso revocare quel salvacondotto che vi coprirebbe per buona parte del viaggio di ritorno. E visto il vostro passato dubito fortemente vi interessi riservare alcuna cortesia alla corona. Ma prenderò le vostre parole come un si, con tutte le conseguenze del caso...» dice alzandosi dalla sedia di legno «Pensate a rifocillarvi ora, tornerò in un istante» l'uomo parla con una calma ed una noncuranza non adatta a qualcuno che si trovi a dover risolvere situazioni tale da richiedere il vostro ingaggio. Inizi a domandarti se sia così perché ritiene di avere tutto sotto controllo o se affronti ogni situazione in questo modo. In piedi l'uomo ti guarda dall'alto in basso «Ecco che arriva la tanto attesa minacciata. Avrei anche voluto evitarvela ma immagino capiate la mia posizione. Non posso proprio esimermi» dice con fare divertito «Tradite la mia fiducia e fotterò voi ed i vostri cari!» poi vi sorride e si volta come se nulla fosse andando verso le scale. Sale le scale mentre vi lascia a rimuginare sulle sue parole. Dopo qualche secondo di silenzio Dohan richiama la tua attenzione «Cosa facciamo? Vorrei tanto spaccargli quel visino da donnetta...»
  4. Morvoren nin Taerin alt a Camora «Se fosse una minaccia te ne saresti accorta...» dico alzando il braccio a poggiare il lato non affilato della scimitarra sulla spalla sinistra «Ma non penso che ti piacerebbe se lui sigillasse alcuni ambienti della casa. Come la libreria o la torre...» dico con noncuranza «Se vuoi mantenere i tuoi spazi devi fare lo stesso con gli altri» termino così il discorso per poi voltarmi verso Anton. «Perfetto così, per me» gli dico andando al mio posto nella fila.
  5. Entro nel suv anche io sbattendo la portiera con un tonfo sordo, non allaccio la cintura visto che mi rallenterebbe nell'estrarre nuovamente le pistole. Poggio il braccio destro sul bracciolo della portiera e quello sinistro sulla coscia fasciata dal jeans. Alzo un sopracciglio rispondendo con un laconico «Ah-Ha...» come a dirgli "si, certo". Resto concentrata sull'esterno nell'assicurarmi che i cinque tizi della metro non sbuchino fuori all'improvviso e riducano il suv ad un colabrodo.
  6. Nel frattempo la donna torna dalla cucina portando, in equilibrio precario sulle braccia, tutto quello che le avevate ordinato prima. Appena lascia le portate sul tavolo Maximilién la fa segno con le mani di andarsene, come se stesse scacciando una mosca «Sei congedata» dice semplicemente prima di disinteressarsi a lei. La donna grugnisce un qualcosa di volgare sottovoce e si allontana su per le scale. L'uomo scoppia a ridere, sinceramente. Nell'osservarlo ridere ti rendi conto che è una di quelle bellezze non comuni che fanno sciogliere i cuori delle donne con nulla di più di un piccolo sorriso. Quando finalmente si calma ti risponde «Io risolvo i problemi non li prevedo! O almeno solo entro un certo limite! Ed anche se avessi al mio servizio un oracolo comunque non vi rivelerei assolutamente nulla!». Quando stringi con forza il braccio del tuo vice lui sposta la sua attenzione su di te, dopo qualche secondo fa un profondo respiro e rilassa la muscolatura contratta. Annuisce anche se tutto dell'uomo gli da ai nervi. «Mentirei se dicessi di non avere già un problema spinoso da assegnarvi ma, ovviamente sono informazioni riservate. Se ve le rivelassi e voi decideste di fare marcia indietro sarebbe un bel guaio...» Il vino è ottimo, ha un sapore forte e secco ma non troppo da risultare sgradevole al palato. Ha un sapore iniziale fruttato, noci e frutti di bosco diresti, mentre ti lascia in bocca un retrogusto di rose. Viste tutte queste rose quasi ti viene quasi da pensare che stia per saltare fuori un tizio che si proclami Cavaliere della Rosa pronto a sfidarti per difendere l'onore della regina.
  7. Gli faccio segno di accomodarsi tranquillamente al posto di guida «Per andare dove? Io, il mio russo da compagnia l'ho ottenuto ma tu? Volevi entrare nel suv, giusto? Ecco. Ed ora?» raccolgo i due bossoli che ho espulso per poi ruotare intorno al suv ed aprire la portiera dal lato del passeggero. Mi assicuro che il sedile non sia sporco del sangue del russo che ho freddato.
  8. La donna vi porta prima i cinque bicchieri per poi scomparire nella cucina, nel frattempo il vostro interlocutore riempie i bicchieri di vino. Posa la bottiglia e alza il suo bicchiere mostrandotelo brevemente per poi portarselo alle labbra e fare un breve un breve sorso «Un'ottima annata...» commenta posando il bicchiere e leccandosi le labbra ma capisci chiaramente che l'ha assaggiato per primo solamente per mostrarti che non è avvelenato. «Se questa guerra non fosse mai iniziata pendereste già da una forca...» commenta sogghignando a sua volta «Ma non è con i "se" che si vive e quindi...» lascia la frase a metà allargando le braccia. «La Corona spesso impone una certa dose di volubilità ed a volte è necessario prendere delle... decisioni scomode...» ti risponde sorridendo in modo tenebroso. Qualcosa nel tuo cervello ti avvisa di non sottovalutare quell'uomo, anche se sei certo che potresti ucciderlo senza difficoltà ti mette a disagio allo stesso modo di Khadgar. «Ed io sono colui che prende queste decisioni scomode per conto della cara Zietta... Ma, torniamo a noi! Sei una persona divertente quindi sarò sincero con te. È molto semplice: siete spade ed archi sacrificabili. Io risolvo i problemi per la Corona e voi non dovrete far altro che risolvere problemi di tipo militare per me. Nulla di più e nulla di meno, parola da Signore degli Specchi!» esclama sghignazzando e portandosi ancora una volta il vino alle labbra. Quella del Signore degli Specchi è una delle tante leggende comuni al nord ed al sud. Il Signore degli Specchi o Maestro dello Specchio ha tanti nomi diversi a seconda da chi racconta la storia ma, a parte questo tutte le storie concordano. È un demonio tentatore camuffato da mendicante o commerciante di specchi che offre patti all'apparenza fruttuosi ai crocevia agli ignari viandanti. Il Signore non mente mai e non infrange mai il patto ma sfrutta ogni cavillo possibile per rivolgere i desideri dei contraenti contro loro stessi e per farli morire nella sofferenza e poter reclamare così la loro anima. Ora, dubiti che la storia abbia qualcosa a che fare con l'uomo davanti a te, eppure se ci rifletti bene... «Finite la guerra ed avrete così tanto oro da potervi ritirare fino alla vecchiaia...» dice strizzandoti l'occhio «Se poi vi rivelerete uno spreco di tempo e morirete prima beh, diciamo che nessuno verrà a piangere sulle vostre tombe... sempre a patto che qualcuno vi dia sepoltura. Di solito i traditori vengono lasciati ai corvi...». Al tuo fianco noti Dohan iniziare a spazientirsi sempre di più.
  9. «Non so se funzionerebbe con te» mi limito a dire atona mentre osservo quello che rimane dei due tizi seccati da Ace. Non è ne un complimento ne una frase detta per competizione ma, una semplice constatazione. Guardo il russo assicurandomi delle sue condizioni per poi alzarmi guardando prima il suv e poi di nuovo il russo «Beh? Fai il galantuomo e fai accomodare il Signor Nicolaj all'interno» faccio anche un cenno con il capo in direzione del veicolo come a dirgli "su, su!". Inserisco nuovamente la sicura alla pistola e la metto a riposo nella sua fondina.
  10. Viste le munizioni a doppia funzione che utilizzo neanche il kevlar lo avrebbe salvato da questa distanza. Se Ace non mi avesse colta alla sprovvista non avrei dovuto fare qualcosa di così azzardato ma, non volevo sparare a Nicolaj. Quando utilizzi munizioni che sono allo stesso perforanti e ad espansione c'è poco da scherzare anche se non utilizzi calibri grossi. Sposto la mia attenzione sul vano passeggero aperto del suv per assicurarmi che non ci sia nessuno neppure lì. Se è libero continuo a mantenere l'area sotto controllo per vedere che fine ha fatto la donna curiosa e per vedere se qualcuno scende o sale sul piano.
  11. La donnona fa per rispondere ma il tuo interlocutore si intromette nella discussione mentre finisce di scendere le scale «Sapendo del vostro arrivo mi sono permesso di farvi preparare qualcosa» esclama per poi voltare il capo verso la donna «Allora? Non far ripetere il Cavaliere. E prendi La bottiglia». Noti come a te dia del voi e parli con tono gioviale per poi dare del tu alla donna ed usare un tono freddo. Il Cavaliere viene pronunciato con una vena velata di sarcasmo che sfugge alla donna ma non a te ed ai tuoi «Ed anche cinque bicchieri...» termina alla fine avvicinandosi al bicchiere. Cinque bicchieri? Inizia a riflettere sul fatto che incluso il conte siete in sei ma, nel voltarti ti rendi conto che Khadgar non è entrato nella locanda con voi e sembra aver colto l'occasione per defilarsi di soppiatto. La donna intimidita ed infastidita dal conte ti risponde che ha della zuppa calda e del pollo arrosto con le patate. Nel frattempo mette una mano sotto al bancone e tira fuori un fiasco di vino rosso, il tappo è sigillato a cera con il marchio dei Frey. I vigneti dei Frey sono molto famosi e dubiti che la locandiera possa permettersi di servire una bottiglia del genere, sicuramente è opera del tuo interlocutore. Infatti l'uomo caccia un corto coltello da dietro la schiena e lo usa per rimuovere il sigillo di cera. Sembra pratico in questo ma dalle sue mani e da come maneggia il coltello dubito che abbia mai impugnato una lama per tagliare qualcosa di più letale di un foglio di carta o di un tozzo di pane. «Perché?» esclama con fare sorpreso a sua volta «La corona non dimentica. Siete stato lasciato in pace, non dimenticato...» mentre parla si avvia verso il tavolo da te scelto. Quello vicino al cammino è occupato ma ce ne sono solamente altri due sugli angoli, soltanto uno dei due permette a voi quattro di sedervi tutti dallo stesso lato del tavolo, così scegliete quello. Incidentalmente ha anche una visuale perfetta sulla sala. «Ah, perdonatemi pare che io abbia dimenticato le buone maniere...» dice con fare teatrale passandosi una mano sul volto «Maximilién de la Frey. È un piacere per me fare finalmente la vostra conoscenza...» esclama poi facendo un mezzo inchino ed occupando il posto a sedere dinanzi al tuo. Quando ti rivela il suo nome capisci immediatamente chi è. Lo avevi visto nel tuo unico incontro con la regina, tra le persone che componevano la sua cerchia interna ma, non avevi mai potuto collegare un nome a quel viso. Conosci anche il suo nome, o almeno sai qualche voce sul suo conto. Sai che Maximilién de la Frey è il figlio primogenito del defunto fratello della regina. Sai inoltre che per qualche motivo venne allontanato da corte in età adolescenziale per qualche motivo, alcuni dicono che sia stato inviato in qualche monastero ma nessuno lo sa per certo. E tutto questo lo sai per via dei pettegolezzi di alcune damigelle che hai conosciuto.
  12. Continuo a tenergli il braccio con la sinistra e se per caso si risveglia dal dolore gli affondo le dita nelle fratture con tutta la forza che ho. Con la mano destra estraggo una delle mie pistole e le sporgo verso la posizione indicativa dei due tizi sospetti mentre mi sporgo leggermente per vedere la situazione. Sparo al primo tizio armato diverso da Ace che vedo.
  13. «Cos-» esclamo a mezza voce nel vederlo fare la cazz@ta del secolo. Ma come se stessi iniziando a sviluppare una certa prontezza alle stronz@te di Elliot ed Ace mi riprendo prima del russo. Scatto per la breve distanza che ci separa, gli sferro un calcio torcendo il piede al ginocchio con tutta la forza che ho e sfruttando il duro tacco del basso stivale per mandargli la rotula fuori dall'articolazione. Nel frattempo gli afferro il braccio che sta estraendo la pistola per afferrarlo. Sfruttando la posizione del braccio nel mezzo dell'estrazione non devo fare altro che prendere il suo braccio spostarlo verso il basso e poi ruotarlo verso l'esterno, in direzione opposta alla fondina per metterlo in trazione. In modo da provare a slogarglielo o comunque a lasciare l'arma. Nel mezzo del tutto ruoto intorno a lui in modo da usarlo come scudo umano contro gli altri due tizi, vista la mia statura mi coprirebbe anche se crollasse su un ginocchio. Spero però che non abbiano armi pesante o munizioni perforanti. O che sparino al russo per fottere me. In quel caso beh, potrei essere leggermente nella merda.
  14. Uno dei tuoi sveglia bruscamente, a pedate, il garzone della stalla e gli lasciate i cavalli per poi spingere il battente della porta ed entrare nell'edificio. L'interno della locanda è esattamente come te lo aspettavi. Un classico. Sulla sinistra c'è il lungo bancone correlato di alti sgabelli con alle spalle una porta che da sicuramente sulla cucina. Di fronte a te c'è una rampa di scale che sale e sulla tua destra una dozzina di tavoli, di fronte al bancone e quindi sulla facciata alla tua destra spicca un caminetto in mattoni, che ne avrà da ardere ancora per qualche ora. Quando spalancate la porta ed entrate noti solamente due persone. Il primo, il cantastorie appoggiato sul tavolo di fronte al camino sta usando le braccia come cuscino e lo sentite russare dalla porta. La seconda persona è la locandiera, un donnone più largo che alto dalle spalle quasi più grosse delle tue. Indossa un grembiule unticcio e ti guarda con fare svogliato ed assonnato, come se non vedesse l'ora di chiudere la baracca. Non hai neanche da chiederti dove sia il tuo contatto che dalle scale fa la sua apparizione la terza persona descritta da Drak. È giovane, sulla ventina o forse qualcosa in più. I suoi lunghi capelli sono rossi, quasi arancio, e tirati all'indietro in una coda che scende fino alle spalle. I lineamenti del volto sono dolci e ha il naso che punta leggermente all'insù, le sopracciglia sono curate e gli occhi sono verde pallido, quasi gialli quando illuminati. Indossa una camicia di seta ed una giubba verde che mette in risalto il colore degli occhi, la giubba è ricamata a tema floreale e riconosci subito l'argento dei bottoni. Porta degli aderenti calzoni marrone chiaro infilati in un paio di stivali da cavallerizzo alti fino al ginocchio. Ricordi vagamente il suo viso, quindi sai di averlo già visto da qualche parte anche se sei sicuro di non averlo ne conosciuto ne di sapere il suo nome. Ma sei certo che sia lui il tuo contatto perché tra i suoi capelli spicca una rosa bianca. E lo stemma del casato di Frey è una corona avviluppata dai tralci spinati e fioriti di una rosa bianca. «Ancora un altro po' e mi sarei preoccupato...» commenta scendendo le scale.
  15. «A parte la locandiera, che è una di quelle che fai prima a saltarle da sopra che a girarle intorno, c'erano solo due persone sveglie. Un cantastorie sulla sessantina, capelli bianchi, mantello e liuto; ed un ragazzo con non più di una ventina di inverni alle spalle. Capelli rossi e curati, uno di quelli che non dovrebbero girare da queste parti senza scorta. Forse un signorotto o qualcosa del genere...» termine Drak alzando le spalle. Dohan ridacchia alla tua domanda «Certo come no, c'è uno svenuto nel proprio vomito dietro quel pollaio. Poi ho visto un cane e qualche gatto se ti interessa...». Il posto è un "villaggio" solo di nome visto che sono due grandi edifici con una mezza dozzina di casupole vicino. Se fosse giorno i tuoi uomini spiccherebbero come una volpe in un pollaio, ma è notte ed a parte voi nessuno si aggira da queste parti. Exan riceve i tuoi ordini e poi ti fa quella che è la parodia di un saluto militare. Voi cinque tornate sulla strada e vi avviate verso la locanda, nel frattempo i tuoi uomini escono dall'altro lato del boschetto e se la fanno di corsa sfruttando l'oscurità come copertura. Il crocevia è deserto a parte e nessuno vi salta alla gola mentre mi avvicinate alla locanda. Quando la raggiungi ti rendi conto con un brivido che non è stata scelta in modo casuale come luogo d'incontro. L'oca appesa è il nome del posto ed un'oca finta, di legno, è impiccata ad una spessa corda ed appesa alla facciata dell'edificio.
  16. «Semplice biondino, balliamo!» esclamo sorridendo a mia volta per poi aggiungere «Ma ho delle domande da fare a Nicolaj...». Mentre cammino mi allargo un po' verso destra per lasciare più spazio di manovra ad entrambi e per essere più vicina al pilastro quando e se le cose si faranno incandescenti. Con la coda d'occhio controllo i tre sospetti e mi preparo ad estrarre e fare fuoco non appena qualcuno inizia a fare il cattivo.
  17. Scegli il ritmo di marcia e partite tutti al galoppo, scegli di arrivare durante la notte e di bruciare le tappe ma così facendo perdi l'occasione di fare due chiacchiere con il misterioso uomo che ti cavalca di fianco. Tirate fuori il massimo dalle bestie facendo solamente qualche breve pausa per cenare e sgranchirvi le gambe. Il sole tramonta e la luna si alza nel cielo rischiarando il cammino ed evitando che spezziate una zampa a qualcuno dei vostri cavalli. Gli orchi e gli elfi che sono tra di voi riescono a vederci chiaramente nonostante l'oscurità ma per quelli che sono umani c'è solo la luna a farvi da guida. Quando arrivi in vista della meta ti rendi conto che mancano solo poche ore al sorgere del sole. La tua destinazione è l'incrocio tra la strada che hai appena percorso ed uno stradino che porta ad alcuni villaggi poco più ad est. All'incrocio c'è un grosso e lungo edificio che riconosci come una stazione di posta, ed una locanda a due piani con una piccola stalla di fianco. La locanda della lettera. Poi vedi qualche altra baracca, un piccolo recinto per gli animali e più in là noti qualche campo coltivato. Le luci al piano terra della taverna sono ancora accese e così qualcuna di quelle al piano superiore. Prima di raggiungere il crocevia sulla destra della strada noti un boschetto e... Dohan, appoggiato ad un albero che richiama la tua attenzione. Avvicinandoti noti che hanno nascosto i cavalli tra gli alberi e sono rimasti di guardia. Appena li raggiungi fa rapporto «Siamo qui da un'ora circa e non è ne successo nulla di particolare ne si è visto qualcuno di sospetto» inizia a dirti in attesa di qualche altra domanda «Prima ho mandato due ragazzi dentro ma a parte il vino annacquato non hanno notato nulla di strano». Come a confermare le sue parole esce fuori un altro dei tuoi, Drak, «Sapeva di piscio!» esclama sputando in terra.
  18. «Beh, dubito che gli altri resteranno in metro ancora per molto...» cammino con fare disinvolto mentre lancio qualche occhiata in giro per assicurarmi che gli altri presenti nel parcheggio non siano sospetti.
  19. «Grazie, per aver ammazzato il mio contatto...» dico sospirando con fare leggermente sarcastico anche se Gagarin non si è rivelato affatto utile fino ad ora. «E questi invece?» dico accennando ai tizi vicino al furgone «Aspettavano lui? E perché è così importante entrare nel suv?» domando mentre scopro le pistole dalla felpa lasciando che sia solo la giacca a celarle alla vista.
  20. Quando accenni alla sua dialettica abbozza a sua volta un lieve sorriso divertito «Molti sono gli interrogativi a cui non posso rispondere ma non apprezzo che le menzogne lordino le mie labbra. Schierarmi non è affine alla mia natura. Se un domani le nostre strade si incroceranno ancora ricorda che la scelta non sarà stata mia. Non è mai la freccia che sceglie il bersaglio. Se la freccia viene scoccata è sempre a causa del tiratore e del bersaglio». L'uomo sembra non curarsi di aver lasciato cadere la maschera, anche se in realtà non avendo mai detto nulla di se l'unica maschera ad aver lasciato cadere è quella che tu ti eri creato di lui sulla base di alcune supposizioni. Danza con le parole e da un lato sembra provare gusto nel farlo ma allo stesso tempo c'è qualcosa di più. Sembra non poterti parlare in modo diretto. Hai due scelte davanti a te. La prima è spronare i cavalli al galoppo e raggiungere la locanda a notte fonda, la seconda è viaggiare fino al tramonto per poi accamparti da qualche parte e raggiungere la locanda l'indomani verso mezzogiorno.
  21. «Almeno per un'altra giornata condividerò la tua strada giovane lupo. Oltre questa qualsiasi altra previsione sarebbe vacua, da lungo tempo non sono più padrone del mio destino» parla in modo leggermente artefatto ma stranamente per lui sembra essere una cosa normale. «Da molti luoghi ma da nessuno in particolare. Un uomo, diverso da alcuni e uguale a tanti altri...» ora invece hai la quasi certezza che sotto la sua espressione imperscrutabile si stia burlando di te.
  22. «Ah, quindi mi hai appena detto che quel tizio potrebbe essere uno dei pochi a sapere qualcosa e ti aspetti che me ne vada?!» scuoto il capo «Non hai idea di quanto vorrei spararti in questo momento...» gli dico senza per nulla condividere il suo sorriso. «Prima Gagarin ti voleva morto, poi dice di averti ucciso ed ora hai parlato con lui? Quando? Ed è ancora vivo?»
  23. L'uomo ti ascolta mentre parli ma non sembra dare molto peso a quello che dici, alla fine ti scruta negli occhi e risponde con un laconico «Molte cose...» la frase sembra innocua ma il tono duro con cui lo dice e lo sguardo gelido nei suoi occhi ti fanno quasi pensare che dietro quelle parole si celi una minaccia. Poi distoglie lo sguardo e torna a fissare avanti. Quel breve istante ti spinge a riconsiderare tutto quello che sai sul conto dell'uomo: in pratica nulla. Sai che è un messaggero ma solamente perché vi ha consegnato due missiva e ha portato notizie della guerra neanche lui si è mai definito tale. Non ha mai neanche detto nello specifico di volersi unire a voi ma solamente di poterti seguire.
×
×
  • Crea nuovo...