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Latarius

Circolo degli Antichi
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  1. «Merda, odio quando fanno così...» commento tra me e me. «Perché?» domando non capendo bene cosa stia accadendo e quel "in un modo o nell'altro" mi lascia ancora più perplessa. «Non penso tu mi abbia portata qui per lasciarmi uccidere 'sti tizi. Ma lo farò se non mi illumini, perché non so altro!» mi affianco a lui parlando in un soffio di fiato lasciando trasparire solamente nelle ultime quattro parole un filo di esasperazione.
  2. Dohan annuisce e va verso gli altri, sceglie rapidamente una decina di uomini del nord e li conduce in avanti spronando i cavalli e superandoti. Alle tue parole l'uomo alza le spalle guardandoti con i suoi occhi grigi, della stessa tonalità dei capelli. L'uomo sembra non provare nulla di particolare verso di te, ne simpatia ne ostilità, ma ti osserva ed in qualche modo sembra interessato a quello che fai e perché lo fai. «Questo o restare un altro mese tra quelle fottutissime nevi. Mi piaceva quella cavalla...» parla con tono spassionato e sembra più rattristato per la morte della cavalla che per la perdita della mano. «Servono due mani per ferrare e pareggiare i cavalli...» risponde semplicemente alzando il moncherino.
  3. Nel notare i tizi inforco gli occhiali neri a specchio hi-tech e rallento il passo fino a fermarmi. «Dimmi che siamo qui per ammazzare qualcuno e non per entrare in quel suv...» dico con il tono di chi odia le sorprese e questi giochetti.
  4. Studi la mappa con attenzione mentre la colonna degli uomini del nord inizia ad allontanarsi sempre di più. Ti trovi più o meno nel cuore del regno, sul confine dei territori dei Frey, la locanda in questione è ad una giornata circa di viaggio mentre per il fronte ci vuole una settimana spronando i cavalli. Ti concentri sulla marca di Ordeiz e quello che vedi ti lascia quasi deluso, la mappa non è molto precisa in materia. La marca si allunga verticalmente da sud a nord ed i suoi territori che non sono occupati dalla foresta di Cetre sono solamente quelli che vanno dal limite della foresta alla linea del confine. In pratica i territori abitati della marca sono una piccola fascia di terra libera racchiusa tra la foresta a nord, la dorsale ad est, il confine a sud e le marche di Cynrad ad ovest. La mappa riporta solamente tre punti sulla mappa. Due fortezze ed una città. La prima è arroccata a difesa di un valico formato dalla dorsale del drago con una montagna solitaria sulla linea del confine, la fortezza è praticamente isolata dal resto del mondo ed è di piccole dimensioni. L'altra fortezza invece si trova esattamente al centro della linea del confine, di medie dimensioni, è l'ostacolo principale per entrare nelle marche. Passi la mappa ad Exan e lui ripone il tutto rapidamente per poi voltare il cavallo e tornare dagli altri, nel frattempo Dohan ti ha mandato a chiamare il messaggero. «Khadgar» si presenta semplicemente tendendo il braccio sinistro per condividere la stretta. La sua stretta è forte, non forte come quella di chi riesce a tendere uno dei vostri archi lunghi ma come uno che sia abituato a tirare di scherma da lungo tempo. I calli sull'unica mano che gli resta sembrano confermare questa teoria. L'uomo ha passato la quarantina da qualche anno e ha già i capelli brizzolati, è di poche parole e ha accettato la perdita della mano senza fare storie o altro, come se fosse una cosa da nulla. Il suo cavallo era morto quindi gliene avete dovuto dare uno dei vostri e ci hai messo veramente poco per renderti conto che è veramente abile a cavallo.
  5. Arcuo un sopracciglio ma non rispondo ulteriormente, darei via volentieri il mignolo di entrambe le mani per non vederli mai insieme 'sti due. Mentre camminiamo continuo a guardarmi intorno ed a studiare gli ambienti come se dovesse saltare fuori un russo, o chiunque, da un momento all'altro. Cammino con le mani lungo i fianchi e sono pronta a scattare come una molla. «Nome?»
  6. Visto che da ieri è nelle sale mi pare giusto postarla.
  7. «La farò breve... spero per te non sia una frase abituale!» commento ironica. Non mi piace il modo in cui mi sono lasciata sorprendere quindi eccomi a punzecchiarlo senza alcun motivo in particolare. «Riprova, con qualche dettaglio e qualche nome in più» aggiungo per poi riprendere subito a parlare «Ne sto cercando due in particolare, i gemelli inchiostro o come diavolo si fanno chiamare. Ma la città è grande e sarebbero un ago nel pagliaio da trovare anche se fossi della zona...»
  8. «L'inverno non mangia i lupi...» ripete tuo fratello «... ma il più smargiasso tra i lupi è quello che non vede il crepaccio...» termina per punzecchiarti sorridendo a sua volta. Ti stringe l'avambraccio con forza poi si stacca e volta il cavallo a sua volta, guidando i suoi uomini sulla strada che tende ad Ovest. Scambi rapidi saluti con alcuni di quegli uomini e così fanno loro con te e con alcuni dei tuoi Nell'ascoltare i tuoi ordini Dohan sembra galvanizzato dall'essere stato salvato dall'ennesima versione della storia «Abbiamo caricato così tanto i cavalli che dovremo metterci di impegno per finirle tutte!» a sua volta il mercenario sprona il cavallo per avvicinarsi «Certo Grande Capo!» esclama con fare ironico chinandosi sulla sella e staccando, tra le varie sacche che vi sono appese, un grosso tubo di cuoio. «Perché?! Perché non è mai abbastanza!» dice mentre stappa il tubo di cuoio e ne estrae una mappa, porgendotela. Purtroppo le mappe sono rare e quelle accurate ancora di più, specialmente al nord dove qualsiasi cosa oltre il Nír è considerata troppo a sud per essere di interesse. Non ne avete una nel dettaglio della zona dove vi trovate ma una generale del regno si. Mentre Exan ti passa la mappa Dohan va a chiamare il messaggero.
  9. Mentre mi sta davanti sulle scale do realmente un'occhiata al suo fondoschiena ma più per curiosità che per altro. «Tutta la storia con i russi, dall'inizio» gli rispondo quando mi affianca.
  10. Quando mi lascia andare lo fisso in silenzio per alcuni secondi, per poi scuotere il capo «Adesso capisco perché andate d'accordo voi due. Ed io che credevo che uno solo fosse anche troppo...» esclamo rimettendo le pistole al loro posto. Gli faccio segno di allontanarsi e di lasciarmi un po' di spazio per poi raccogliere il cellulare che avevo lasciato cadere nell'estrarre la seconda pistola. Dopo aver rimesso il telefono a posto faccio un cenno del capo verso l'uscita «Forza, fai strada. Così mi assicuro che non provi più a palparmi e nel frattempo posso ammirarti il culo» nonostante le mie parola dalla voce traspare solamente ironia e neanche la minima intenzione di provare a flirtare con lui.
  11. Tutte le terre a mezzanotte del Nír non avevano mai avuto un nome vero e proprio prima che fossero annesse ad Avallach. La regione veniva identificata come Kharakar dal nome della grande e verde valle al suo centro, così al momento della conquista il nome rimase. Al tempo il Re sapeva che una supervisione reale diretta non sarebbe mai stata possibile e così scelse la più importante delle famiglie locali e diede loro un titolo. È ormai passato più di un secolo da quando il primo Von Kharakar si sottomise allo scettro reale ed ottenne il titolo di Conte. A nord esistono solamente due stagioni, l’estate e l’inverno, ed entrambe durano sei mesi. Così, mentre voi finivate di svernare sulle montagne e la neve iniziava a sciogliersi, a sud la primavera già moriva, a sud già si moriva. Un uomo giunse nella vostra valle, era un povero messaggero dalla mano destra divenuta blu per il freddo. Nel periodo invernale raggiungervi era molto difficile e fu una sorpresa, anche se l’uomo ci rimise il cavallo, morto nel passare il valico, e più tardi la mano per la necrosi. Portava con se la notizia della guerra e due lettere per i Von Kharakar; una per il Signore di quelle terre, Axhaan, ed una per il suo fratellastro. Entrambe le missive erano dei rotoli di pergamena arrotolati e fermati da un sigillo impresso a caldo su della cera rosso sangue. Lo stemma che spiccava su entrambi i sigilli era quello reale. La prima lettera richiamava il Conte alle armi e gli imponeva di lasciare i suoi territori alla testa dei suoi uomini, per unirsi alla difesa del regno sotto la bandiera della Regina. La seconda lettera era invece ben più curiosa ed interessante oltre che essere correlata da un salvacondotto per te ed i tuoi uomini della durata di cinquanta giorni, di cui quaranta rimanenti al momento della lettura. La missiva era molto diplomatica per provenire dalla stessa persona che ti aveva condannato a morte ed a tuo dire era anche un pizzico pretenziosa ed ipocrita. Ti veniva offerta una seconda ed ultima possibilità, e per un traditore e rinnegato ricevere una proposta del genere non è maledettamente comune. Non per chi si macchia di uno dei crimini più disonorevoli. I toni della missiva erano in ogni senso molto chiari: la Regina non chiede, la Regina pretende ed ordina. A quanto pare, secondo loro, persino un suddito rinnegato e condannato all'impiccagione aveva dei doveri da rispettare. Ma la parte veramente interessante era un’altra: l’offerta a fine guerra di un enorme quantitativo d’oro e la grazia reale, per l'ultima volta. Certo, poteva trattarsi di una trappola ma, eri abbastanza sicuro che la Regina non avrebbe sacrificato neanche uno soltanto dei suoi uomini per occuparsi di te. Fino ad ora eri stato completamente ignorato ed avresti scommesso qualsiasi cosa sul fatto che se anche avessi bruciato la lettera asserragliandoti a nord nessuno sarebbe venuto a darti noie. Almeno non fino alla fine della guerra. Ma nonostante tutto ti lasciasti tentare principalmente dall’oro e solamente secondariamente dalla riappacificazione con il regno. Ti lasciasti incuriosire anche dal luogo scelto per incontrare l’emissario reale, non era come ti eri aspettato Arduard, il cuore pulsante del regno, ma una semplice taverna molto più a sud-est della capitale. Una in cui per giunta eri già stato. ~ ~ ~ Avete atteso due settimane prima che il valico si liberasse abbastanza da far passare due uomini a cavallo affiancati. Axhaan ha sfruttato questo periodo per richiamare i suoi uomini, decidendo di portarsene dietro quattrocento, con altrettanti e letali archi lunghi. Avete speso altri due giorni per scendere dall'altro versante e raggiungere le sponde del fiume Nír, la linea guida sulla quale sono stati tracciati i confini delle vostre terre. Da quel momento avete viaggiato per altri dieci giorni. Le centinaia di uomini del nord che viaggiavano dietro di voi e sotto le insegne di Axhaan Von Kharakar hanno fatto in modo che nessuno vi infastidisse fino ad ora. ~ ~ ~ È il ventisettesimo giorno, e da poche ore il sole ha iniziato la sua discesa dopo aver toccato il suo zenit, quando Axhaan ferma la colonna. La via maestra si biforca ed è ora che le strade dei due fratelli si dividano. Axhaan deve piegare ad ovest per addentrarsi nei territori del caso di Frey, il casato della regina, per raggiungere Arduard. Tu invece devi continuare a scendere verso sud per almeno un’altra giornata, a seconda del passo che decidi di dare alla banda. Senti Exan, una fila più indietro, rivolgersi a Dohan e chiedergli per l’ennesima volta se gli ha mai raccontato del giorno in cui si è guadagnato il bacio della Signora della foresta. L’orco, sconsolato, per tutta risposta si limita a sbuffare ed a brontolare qualcosa di incomprensibile. È da quando lo hai conosciuto che lo spavaldo mercenario continua a ripetere quella storia. Nel frattempo tuo fratello avvicina il suo cavallo al tuo, per salutarti. Ti porge il braccio destro come saluto, alla maniera degli uomini del nord. Non ci si stringe le mani, ma gli avambracci in una breve morsa «Cerca di non farti impiccare…» esclama con un tono a metà tra il serio ed il faceto.
  12. «Sei tu che hai iniziato a giocare biondino...» esclamo in un filo di voce mentre rilasso la muscolatura contro di lui.
  13. Avrei potuto attutire l'urto contro il muro con il palmo aperto della mano sinistra, quella libera. Ma preferisco non farlo, evitando solamente di sbattere il capo. Invece di attutire l'urto estraggo la seconda pistola puntandola sempre attraverso la felpa ma senza fare fuoco, con un estremo sforzo mentale evito di sparare all'uomo per puro riflesso. L'alternativa sarebbe stata un cazzotto alla trachea ed una ginocchiata tra le gambe. Con il dito teso sul grilletto caccio fuori la mia espressione da killer, come la chiamo io, «A quanto pare non mi hanno ancora soffiato l'onore...» esclamo pronta comunque a far fuoco al minimo segno di ulteriore ostilità.
  14. Faccio per voltarmi lasciando il cellulare con la mano destra. Inizio a voltarmi mentre infilo la mano sotto la felpa muovendo il meno possibile il braccio ed il gomito, celando il movimento con il corpo e con il muro al quale ero appoggiata. Se la prima metà del movimento è fatta come se mi stessi voltando normalmente, la seconda metà è conclusa in modo repentino. Finisco di voltarmi ruotando velocemente su me stessa mentre finisco di estrarre l'arma allo stesso tempo puntandola da sotto la felpa, pronta a sparare.
  15. Osservo i cinque che si avvicinano ai bagni cercando di non farmi notare. Certo, cinque solitari alla ricerca di due ex-forze speciali o di un sicario donna in trench nero non si fermerebbero a notare una ragazzina con problemi verso la figura paterna ma, è meglio non attirare la loro attenzione. Li osservo, evitando i loro sguardi, mentre la loro presenza mi fa riflettere. La prima cosa che mi viene in mente è che Ace sia morto sul serio. Resta ancora da capire come abbiano scoperto dell'incontro. Che lo abbiano torturato? Eppure mi risulta difficile credere abbia ceduto così mentre parlavo con Rowahn, stando a come ne parlava Elliot. Non sembrava preoccupato o nervoso quando gli ho parlato ma potrebbe c'entrarci qualcosa il modo in cui Gagarin ha risposto al telefono. Altrimenti quale sarebbero le alternative? Che ascoltino le chiamate di uno dei due, oppure di entrambi? Non mi sembra migliore come ipotesi.
  16. Scendo dal vagone un po' a spallate visto che la mia bassa statura mi sfavorisce in questo tipo di situazioni. Cerco di darmi una sbrigata per quanto possibile dalla folla che mi circonda, mi aggiro per la stazione alla ricerca dei bagni fermandomi in una posizione un po' defilata rispetto ad essi. Mi assicuro che Ace non sia già arrivato e poi cerco un buon compresso tra visuale sui bagni e vicinanza\distanza da essi, sempre in base alla folla che c'è nei loro pressi. Trovata una posizione mi siedo o mi appoggio da qualche parte, collego delle cuffie al cellulare ma non metto alcuna musica. Apro qualche pagina internet di ricerca a caso per usarla come copertura e fingo di farmi i fatti miei mentre cerco chi sa quale cosa sul cellulare ed ascolto chi sa quale musica. Sto con le spalle leggermente piegate in avanti come se fossi molto focalizzata sul cellulare ma è solo per avere il cappuccio della felpa a celarmi ancora di più gli occhi. Così resto in attesa che Ace si presenti all'appuntamento. È un po' come se fossi qui per ucciderlo, a patto che sia ancora vivo.
  17. Jonathan Hekmatyar Assisto allo sfoggio di imponenza del russo senza esserne impressionato. Lo lascio avvicinare perché so che non ha intenzioni ostili, in un'altra situazione ed in previsione di uno scontro non avrei mai lasciato che si avvicinasse così tanto. Se lui volesse fare la parte di Golia io potrei sempre fare Davide con la mia fidata fionda. Sorrido alla sua battuta sul veleno «Meglio se la riprendiamo fuori la questione...» esclamo rendendomi conto che è stato un errore metterla in mezzo proprio ora, meglio concentrarsi. --- «Otto minuti e trenta secondi...» ripeto a bassa voce a beneficio degli altri due. Prendo la chiave ficcandomela in tasca, la esaminerò con calma più tardi nella speranza che ci sia qualche logo sopra. Poi torno vicino la cubo-bara e rimetto il pacchetto di sigarette a posto. Faccio segno a Daniel di sostituirmi un attimo all'angolo per poi spostare il taser nella tasca esterna del giubbotto corazzato, sul lato destro in modo da poterla estrarre con quella mano. Lascio la postazione e mi avvio verso i distributori con fare noncurante e la mano destra in tasca. Mi piazzo proprio di fronte a quello vicino alla donna studiando il distributore per una decina di secondi abbondanti come se fossi interessato alla roba al suo interno. Poi mi volto verso la donna rivolgendole un cenno del capo «Salam aleik» esclamo con fare cordiale. - Master
  18. Come prima cosa cerco la mappa della metro, lo schema delle linee ferroviarie sotterranee per capire quale treno prendere. Poi faccio il biglietto presso una delle macchine automatiche pagando ovviamente in contanti. Anche se potessi scavalcare agilmente i tornelli preferisco evitare anche lontanamente la possibilità di attirare l'attenzione. Oblitero il biglietto, passo i tornelli e resto in attesa dell'arrivo del mio treno mentre studio l'ambiente e le persone intorno a me.
  19. «Crepi» esclamo in risposta all'augurio dell'uomo. Quando poi mi assicura che baderanno loro ad Elliot mi fermo per alcuni secondi a fissarlo negli occhi «Ci conto» gli rispondo con il volto improvvisamente inespressivo e la voce atona. Mi assicuro che capisca che si tratta di una promessa a doppio senso: loro promettono di proteggerlo ed io, beh io prometto di ammazzarli tutti in caso falliscano... Poi mi alzo il cappuccio della felpa sulla testa e scendo dall'auto chiudendomi la portiera alle spalle. Mi addentro nella stazione camminando con calma, senza fretta.
  20. Morvoren nin Taerin alt a Camora «In ogni caso non si sbircia nei diari degli altri...» dico ammonendola «Mi raccomando, altrimenti glielo dico...». Quando Styve parte all'avventura mi limito a rilassare il braccio cui reggo la scimitarra, abbassandolo e poggiando la lama contro il lato della coscia.
  21. Segno il numero di Carlos e mi faccio lasciare anche i numeri degli altri due. «Te l'ho già detto, dovrai chiedermelo in ginocchio e dovrai comportarti da bravo bambino!» esclamo con tono malizioso e senza fargli capire se quel bravo vada inteso alla lettere o in senso contrario. Poi seguo Ian sia in ascensore sia nel suv.
  22. «Ottimo. Quando voglio rientrare come faccio?» Alla domanda di Elliot lo guardo come se mi avesse fatto una domanda molto stupida «Certo che ho un costume da infermiera. Per chi mi hai preso?!» dico fingendo che sia una cosa normalissima averne uno Anche se non ti piacerebbe sapere per cosa l'ho usato... «Andiamo?» aggiungo qualche secondo dopo.
  23. Quando mi guarda con fare sorpreso poggio la mano sinistra sul fianco a formare un triangolo tra le braccia ed il torace. «Da qualche parte dovrei avere un costume da infermiera, se me lo chiede in ginocchio potrei anche mostrarglielo...» dico accennando ad Elliot ma strizzando l'occhio ad Ian. Annuisco quando accenna al tono in più di innocenza «Quello è lo scopo, apparire il meno aggressiva possibile... anche se avrei dovuto portare qualcosa di più colorato...» dico facendomi pensierosa per un attimo. «Non serve per ora. Lui rimane qui» rispondo a tempo con Ian alle parole della donna «A patto che non rimanga da solo...» aggiungo dopo qualche secondo.
  24. Jonathan Hekmatyar Mentre camminiamo resto a qualche passo di distanza dagli altri, sanno la destinazione quindi lascio che siano loro a battere la pista. Mi avvicino solamente quando Nick inizia ad aprire la cubo-bara, volevo parlargliene prima ma nella confusione mi è passato di mente «Due consigli Nick. La prossima volta niente elmetto e niente uniforme. Spiccano troppo. A meno che la donna non abbia riconosciuto una delle nostre facce credo abbia notato proprio te...» Quando la apre noto quel luccichio nel pacchetto di sigarette e lo prendo per esaminarlo, poi mi faccio da parte e lascio che siano gli altri ad esaminare la cubo-bara. Mi faccio all'angolo con il corridoio per fare da palo ed assicurarmi che nessuno ci disturba e che la donna non esca dal bagno. «Dieci minuti» ripeto le parole di Guadalupe a beneficio della squadra. - Master
  25. Jonathan Hekmatyar «Ok, Bambolina, fai la tua magia! Le scale, la stanza con la bara e tutti i corridoi che puoi» esclamo sussurrando attraverso il laringofono. Riprendo a salire ma, resto qualche passo indietro agli altri cercando di capire se la donna ci segue oppure no.
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