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Latarius

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di Latarius

  1. Morvoren nin Taerin alt a Camora - Master & Anton
  2. Se non corressi il rischio di far scattare mille allarmi mi sarei riarmata direttamente dentro l'aeroporto. Normalmente sono molto paranoica, quando invece sono disarmata il mio livello di paranoia sale alla stelle, quasi al livello di una psicosi. All'interno dell'aeroporto era attenuato per il maggior livello di sicurezza, ma come mi avvio verso l'esterno inizio a tendermi sempre di più. Ed il fatto di sapermi benissimo difendere a mani nude non mi impedisce di sentirmi come un diavolo di bersaglio ambulante. «Ok...» dico atona mentre cammino al suo fianco, verso il taxi, con gli occhi che saettano frenetici a destra e sinistra. Scruto i volti, le espressioni, le mani, gli abiti alla ricerca di eventuali armi. Ogni cosa. «Basta che non crei problemi...» aggiungo dopo un poco.
  3. Quando ho finito con il cellulare lo spezzo e lo getto insieme al portafoglio in uno dei cestini della spazzatura dell'aeroporto, a debita distanza da dove ho parcheggiato l'auto. Alla sua battuta fingo di pensarci su per davvero «Mh... potrei far gonfiare la taglia ancora un po' per poi riscuoterla al momento opportuno!» gli dico con un brillio inquietante negli occhi. ---- Mi scosto dal vetro dell'aeroporto iniziando a camminare «Allora? Non mi hai risposto per quanto riguarda il tuo amico...» poi aggiungo «... anche cinese va bene...»
  4. Quando azzecco la password esclamo ad alta voce irritata «Merda che idiota! Abbiamo sul serio rischiato contro una testa di c4zzo che usa la sua fottutissim4 data di nascita come password?!» continuo a borbottare irritata tra me e me per un po' mentre controllo il cellulare. «Complimenti, la taglia sulla tua testa è appena salita a venticinque pezzi da mille!» e gli faccio anche l'OK con la mano destra chiusa a pugno ed il pollice alzato, come se fosse qualcosa di cui andare fieri. Poi do una controllata alla rubrica ed alle mail sperando di trovare qualcosa in più di interessante dei contatti di spacciatori e puttane. ----------- «È il tuo amico del NCPD a cui hai accennato ieri?» gli domando per poi fare spallucce «Ma io comunque ho fame! Tutto quello che ho mangiato da ieri mattina sono un hot dog ed una mezza porzione di patatine. Mi serve cibo vero...»
  5. Jonathan Hekmatyar «Se siamo tutti d'accordo non perdiamo altro tempo!» dico facendo strada verso lo spogliatoio, che per fortuna è vuoto. Una volta dentro vado dritto verso il mio armadietto «Io mi cambio nel frattempo, spero non vi scandalizziate» esclamo mentre sblocco la porticina in metallo blindato e ne caccio un grosso e pesante borsone scuro. «Hai detto delle cose interessanti prima Nick, per quanto riguarda la Malvezzi...» inizio a dire sfilandomi la maglietta a maniche corte beige sostituendola con una anonima di colore nero «... per quanto riguarda il fatto che lavori per la sovoil e che ci siano altri mastini pronti ad azzannarle il culo!» poi mi cambio anche il pantalone infilandomene uno lamellare di colorazione tan. Mentre mi cambio scoprite come le zone del mio corpo, normalmente celate alla vista, siano ancora più coperte di cicatrici del resto. Sulla schiena fa bella vista una sventagliata di proiettili di piccolo calibro che la risale dalla natica destra fin quasi alla spalla sinistra, evitando per pura fortuna, la colonna vertebrale. Le zone che spiccano di più invece sono il fianco, esattamente sotto il braccio, e la coscia sinistra. Queste due aree, sul lato esterno, sono ricoperte da ferite di schegge, frammenti ed ustioni. Sono in pratica un'isoletta di pallido tessuto cicatriziale che fa da contrasto con la mia carnagione olivastra. Per quelli che hanno già visto ferite del genere la riconoscono all'istante come il marchio indelebile di una granata a frammentazione.
  6. Morvoren nin Taerin alt a Camora - Master & Anton & Chiunque sia al primo piano della locanda
  7. Faccio vedere l'idcard ad Elliot «Mai sentito?» gli dico girando la carta mentre la reggo tra indice e medio della mano destra, avvolta dal guanto in pelle. Mi frego i trentacinque eurodollari per poi lasciar perdere il portafogli e concentrarmi sul cellulare. Guardo l'immagine di sfondo e faccio schioccare la lingua seccata Sembra un idiota, vediamo se lo è veramente così tanto... penso mentre provo a sbloccare il cellulare provando come password varie combinazioni della sua data di nascita oppure provo addirittura il suo nome se la password è alfanumerica. ------ «Troviamo un posto dove mangiare e poi pianifichiamo la prossima mossa. Sei già stato qui in città?» domando mentre continuo a scrutare il profilo della città da dietro il velo. Da lontano riescono a nascondere alla perfezione tutta la merda di cui sono pregne, è sempre affascinante.
  8. Morvoren nin Taerin alt a Camora > Il trio a delinquere si scioglie dunque - Master - Master & Anton
  9. Volare non mi piace, non perché ne abbia paura, perché non posso controllare quello che succede. Qualsiasi cosa accada all'aereo mi troverei a non poter far altro che assistere impotente... e sentirmi impotente non è da me. Come l'aereo decolla mi irrigidisco leggermente ed inizio a canticchiare il ritornello della solita canzone che piaceva così tanto ad Edward da inculcarmela a forza nel cervello; al punto da domandarmi se la canzone mi piaccia realmente o se ormai si sia stata impressa a fuoco nella mia anima. Atterrati, quando il funzionario mi chiede di aprire la busta mi avvicino e lo faccio per lui. All'interno della busta rivelo una lunga e riccia parrucca bionda accoppiata ad un pacchetto di plastica rettangolare che contiene un paio di lenti a contatto blu cobalto.
  10. «Sicuro di non procurarti solamente altri debiti in questo modo?» rispondo a tono mentre indirizzo l'auto verso il parcheggio coperto dell'aeroporto. Una volta parcheggiato spengo i motori ed indossando ancora i guanti prendo il portafoglio preso al solo e lo apro. Lo rivolto come un calzino e poi passo al cellulare. Qui mi aspetto di trovare poco o addirittura nulla, visto che sarà sicuramente protetto da una password.
  11. «Se ti offri di pagare anche il mio, di certo non mi tiro indietro! Anche perché in un modo o nell'altro mi hai fatto saltare il lavoro per i russi!» esclamo sorridendo. Durante tutto il viaggio non smetto un secondo di controllare lo specchietto retrovisore ma, per paranoia e non per nervosismo. «E poi sono qui a titolo gratuito!» commento infilando il veicolo nella deviazione.
  12. «Ed io che credevo scherzassi riguardo allo stendersi sulla sdraio...» esclamo fingendo stupore mentre ingrano la marcia successiva e faccio scattare la vecchia carretta in avanti. «Sul serio non ti alletta l'idea di un motel a mezza stella dall'inconfondibile odore di vomito?!» gli chiedo dopo un poco «E poi anche volendo ora sono praticamente al verde!» esclamo strizzandogli un occhio.
  13. Io suggerisco gli spogliatoi, solamente perché un posto vale l'altro e Jonathan deve cambiarsi prima di prendere il volo.
  14. «Destinazione Night City allora» commento mettendo in moto l'auto e partendo in direzione dell'aeroporto.
  15. Prendo il cellulare ed il portafoglio assicurandomi ancora una volta di non ficcarmi in tasca nulla che sia sporco di sangue. Pulire gli inserti interni del soprabito è sempre una seccatura. «Se mi crepi per la strada per un'emorragia interna non sarà a nulla, però...» sospiro «Comunque sono d'accordo, la città inizia a scottare troppo, togliamoci prima di mezzo...» dico andando verso l'auto e reggendolo se necessario. «Siamo stati fortunati, ce la siamo cavati con poco, ma lo sono stati anche loro ad averci trovato così in fretta. In ogni caso questo significa che ora, in teoria, abbiamo un po' di tempo a disposizione, a patto che non ne abbiano assoldati altri in contemporanea. Che poi non è neanche così improbabile, visto quanto facilmente riesci a calamitare i proiettili!» dico soddisfatta dal fatto di essere io per una volta a fargli la predica.
  16. «Perché non smetti allora?» gli dico rintuzzando la battuta. «Ti reggi in piedi, no?» gli chiedo per sicurezza «Reggiti un attimo qui» gli dico accostandolo ad un muro «Torno subito...» gli dico rinfoderando la pistola per poi avvicinarmi al suv demolito dal colpo di cannone. Prendo dalle tasche del soprabito i miei soliti guanti, rigorosamente in pelle nera, e li indosso mentre raggiungo la portiera aperta del veicolo. Senza sporcarmi di sangue cerco di vedere se l'unico cadavere ancora integro abbia con se un cellulare o un portafoglio. In ogni caso non ci perdo troppo tempo prima di pulirmi i guanti sui suoi abiti e tornare rapidamente verso il vicolo. Raccolgo la valigia e ficco il bossolo espulso dalla mia calibro nove in tasca, che lasciarli in giro non fa mai bene. Poi mi affretto verso Elliot e lo sostengo fino alla macchina. «Se sono rotte, devi farti vedere da qualcuno...»
  17. Affretto il passo per raggiungerlo «Merda...» commento anche io in riferimento un po' a tutto: all'imboscata, ai due tizi sventrati ed a lui. «Hai un aspetto orribile, quasi come se ti avesse investito un suv!» commento con fare ironico prima di provare ad aiutarlo a rialzarsi. Quei tizi probabilmente erano da soli, ma non mi va di riporre l'arma e rischiare di essere presa alla sprovvista un'altra volta. Gli tendo la mano sinistra «Tutto ok?» domando conscia della stupidità della domanda che ho appena fatto.
  18. Faccio altri due passi cauti verso il furgone mentre tengo sotto tiro i cadaveri, o quello che ne rimane, quasi come se volessi assicurarmi ulteriormente che siano appunto morti. Poi accelero il passo e vado a vedere, correndo quasi, cosa è successo ad Elliot.
  19. Cos-? il mio cervello ci mette una frazione di secondo di troppo per capire che c'è qualcosa che non va, poi non posso far altro che osservare Elliot essere travolto da un treno nero su quattro ruote. NO!! urla la mia mente con tanta forza da assordarmi quasi, le dita delle mani si contraggono mentre il mio volto si trasforma in una maschera di preoccupazione, odio e furia omicida. La mano sinistra, più lenta lascia cadere la valigetta mentre la destra libera corre già alla pistola e la estrae meccanicamente ed istintivamente, senza la necessità di un input intenzionale del mio cervello. La pistola è nella mia mano quasi senza che io me ne accorga, così come deve essere. Ma non è questo ciò a cui sto pensando, anzi in questo momento non sto affatto pensando. Se potessi descrivermi ora come ora, lo farei definendomi come un proiettile sparato contro quel suv. La portiera del suv si apre e la pistola è salda nella mia mano puntata contro l'uomo. Per una frazione di secondo scruto nel bianco del suo occhio poi premo il grilletto e sparo, con le tacche di mira centrate in mezzo ai suoi occhi. Il cervello mi urla che dovrei trovarmi un riparo, qualcosa come quel cassonetto dei rifiuti qui a fianco. Invece faccio un singolo passo in avanti. Sparo ancora, so benissimo che i proiettili che la pistola sta incamerando possono passare le fiancate del suv come burro anche fossero blindate.
  20. Lo seguo mentre fa strada verso la macchina, scrutando il suo profilo di spalle. Trasporto la piccola valigia con la mano sinistra mantenendola sollevata da terra e senza farla sbattere contro la gamba, la mano destra è libera ed ondeggia a tempo con le falcate. Non sono abituata ad avere nella mia vita una voce narrante, uno spettatore che commenti o osservi tutto quello che faccio. Mi domando se si comporti così esclusivamente di suo o se lo faccia in parte perché ci sono io a guardarlo. Non saprei dirlo con certezza ma, nel secondo caso mi darebbe sicuramente molto più fastidio. Alla fine scaccio quei pensieri ed accelero il passo per azzerare il distacco.
  21. Ritorno all'abitazione rispettando tutte le mie solite precauzioni da paranoica, una volta che sono certa che non sia entrato nessuno mi rilasso visibilmente. Prendo una valigia ed inizio a riempirla rapidamente ma con meticolosità, poi recupero il borsone dal vano nel controsoffitto. Vi getto all'interno le due granate che avevo preso prima visto che di certo non potrò portarle sull'aereo «È un peccato essere costretta a lasciare così tanta bella roba qui...» sospiro riferendomi soprattutto al fucile modulare prima di prendere due scatole di munizioni ed ordinarle nella valigia. La prima scatola è di tipo standard, la seconda è di tipo dual-purpose. Carico all'interno anche la mia borsa degli attrezzi ed una busta nera sigillata, con sopra una T cerchiata scritta con un pennarello bianco. Porto un paio di ricambi di abiti e lascio lo spazio per le fondine e le pistole, che riporrò solamente prima di arrivare in aeroporto. Chiudo la valigia, rimetto a posto il borsone e torno a celare il vano nascosto. Poi inforco i miei occhiali magici e mi volto verso Elliot «Possiamo andare!»
  22. «In ogni caso dobbiamo cambiare aria per un po'...» dico divertita «Ai russi ormai non interessa più tenere la cosa tra di loro, hanno appeso il tuo manifesto anche alla bacheca dei ricercati, quella aperta ai professionisti...» dico per restare in tema western mentre continuo a guardare fuori dalla finestra, un po' per distrarmi un po' per soddisfare la mia paranoia. «Hanno chiamato anche me e... mi hanno sparato una cifra minimamente decente solamente perché hanno il pepe al culo e devono rimediare in fretta e furia a questo casino! Fottuti spilorci...» dico sospirando «Se siamo fortunati il cartellone lampeggiante con scritto "riempitemi di piombo" è appeso solamente sopra la tua di testa, se invece mi hanno vista quando ho seccato i due compari, come credo sia successo, i cartelloni sono due!» parlo con fare noncurante, come se stessi parlando di questioni futili. Allungo le mani in avanti sul tavolo, incrociando le dita per farle scrocchiare «È solamente una seccatura...» commento riferito al fatto di essere cacciati «Eppure mi prudono le mani!» commento con gli occhi che brillano quasi, gli occhi di una che non è meno assuefatta all'adrenalina dell'uomo che gli sta di fronte. È da tanto che non mi trovo da questo lato della barricata, di solito sono io quella che insegue... mi ritrovo a pensare. «È la prima volta che non porto a termine un lavoro e... ne sono contenta...?» mi faccio per un po' pensierosa prima di scacciare quei nuvoloni mentali bruscamente «Comunque... andiamo? Mi serve della caffeina, la mia roba e poi possiamo anche andare in vacanza!»
  23. Jonathan Hekmatyar Leggo il bigliettino, sorrido tra me e me per poi fare spallucce e riporlo in una delle tasche interne della giacca. «Grazie Doc! Nel caso ci assicureremo che sia fresco e ben cotto!» gli dico quando se ne va, mi volto divertito verso gli altri due «Credo sia ora di fare due chiacchiere!»
  24. Scuoto il capo domandandomi, con un sorrisetto in volto, con chi me la stia facendo. «Non si scherza con il fuoco Signor Price... prima o poi ci si scotta!» esclamo mimando il gesto di sparargli con la patatina, per poi avvicinarla alle labbra e soffiare, come se fossi in uno di quei vecchi film western. Poi la mangio semplicemente. Ne mangio un altro paio prima di rendermi conto di non avere realmente così tanta fame «Ora prendiamo il volo?...» domando con fare distratto mentre guardo la strada attraverso la vetrata del locale.
  25. Morvoren nin Taerin alt a Camora - Il trio scatenato innamorato
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